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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2014

 
Radio2 Social Club, 1.3.2014


Andrea Camilleri con i conduttori Lucia Ocone, Luca Barbarossa e Andrea Perroni

Radio2 Social Club torna in studio con il Maestro Andrea Camilleri, Ferzan Ozpetek, Carla Signoris, Francesco Arca, Riccardo Sinigallia e Brunori Sas.
Cliccare qui per il podcast della trasmissione.
 
 

Università di Cagliari, 1.3.2014
Come ho disegnato le sfaccettature del commissario Montalbano

Cagliari – L’incontro con Luca Zingaretti, il popolare volto televisivo del Commissario Montalbano chiuderà sabato 1 marzo alle 11 il secondo seminario sull’opera di Andrea Camilleri, coordinato dal prof. Giuseppe Marci, che dal 4 febbraio ha visto alternarsi a Cagliari decine di illustri relatori.
L’incontro con Zingaretti, dal titolo “Come ho disegnato le sfaccettature del commissario Montalbano”, si terrà nell’Aula Magna del Campus Aresu (via San Giorgio 12) a Cagliari e verrà trasemsso in streaming.
 
 

Sardegna Oggi, 1.3.2014
Zingaretti a Cagliari: "Così sono diventato il commissario Montalbano"
Grande folla di studenti all'ex clinica medica, all'Università di Cagliari, per l'incontro con Luca Zingaretti, storico interprete del Commissario Montalbano. L'attore romano ha parlato del suo rapporto con il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri.

Cagliari - Durante l'iniziativa, organizzata dall'ormai storica associazione Jan Palach, Luca Zingaretti ha raccontato la sua esperienza professionale, partendo dai sei mesi di provini che lo portarono ad essere designato come attore protagonista della serie televisiva Rai e del suo rapporto con Andrea Camilleri. Un racconto ricco di retroscena durante il quale viene svelata l'esortazione dello scrittore: “Sei già Montalbano, e se non lo sei già non lo sarai mai”.
Notevole importanza è stata data anche al territorio di Ragusa, luogo in cui è ambientata la storia del Commissario. La provincia viene descritta come “piccola nicchia ecologica”, che negli anni è rimasta libera dalle contaminazioni del turismo di massa e dalla mafia così radicata come nei territori circostanti.
“Montalbano piace perchè ragiona come i nostri nonni, uomini di una generazione che non aveva il cartellino del prezzo attaccato addosso – ha detto Zingaretti – una volta c'era integrità, ed un personaggio che ragiona all'antica a noi affascina perchè tuttavia non siamo contenti di esserci venduti”. L'attore ha poi avuto modo di fare una breve riflessione anche sull'attualità nazionale, confrontata a “quell'Italia che non c'è più” descritta nei romanzi di Camilleri: “Negli ultimi vent'anni il Paese si è devastato dal punto di vista dei conti ma soprattutto dal punto di vista etico, viviamo una situazione che - sostiene Zingaretti – può essere cambiata solo se ognuno nel proprio piccolo fa le cose per bene: questa è la battaglia che va combattuta e nella quale non mi sento di arretrare”. In conclusione poi una breve riflessione che sa di esortazione ai tanti studenti e appassionati giunti all'appuntamento: “E' mai possibile che una regione come la Sardegna non riesca a fare sistema?”
I temi di grande rilevanza affrontati durante l'incontro, come l'importanza di valorizzare il senso dello Stato, della cooperazione civile, e della necessità di mantenersi entro margini di integrità, hanno lasciato spazio anche a momenti di ironia: “Ho fatto molto bene Montalbano perchè sono un attore straordinario”, così ha voluto esorcizzare Zingaretti per giustificare il grande successo della serie Tv.
Alessio Ghiani
 
 

La Sicilia (ed. di Enna), 1.3.2014
Camilleri e Giuffrè diventano cittadini onorari

Sarà una giornata all'insegna della legalità quella programmata per oggi ad Enna dove verrà consegnata la cittadinanza onoraria allo scrittore Andrea Camilleri e al Prefetto Santi Giuffrè. Due i momenti pensati per questo evento dall'amministrazione comunale, dalla presidenza del Consiglio e dalla Questura. Alle 10,30 al Teatro "Garibaldi" gli studenti si confronteranno con il prefetto Fernando Guida, il questore Ferdinando Guarino ed il sindaco Paolo Garofalo sul tema "Legalità tra finzione e realtà". La tematica mette a confronto le due figure: Camilleri - colui che ha creato il commissario Montalbano - e Giuffrè, rappresentante dello Stato che ha iniziato la carriera proprio ad Enna.
Per favorire il rapporto, che si vuole sempre più simbiotico, tra Polizia di Stato e cittadini, soprattutto quelli giovani, sarà presente dinanzi al Teatro un tir della Polizia Postale allestito con tecnologie di ultima generazione che illustreranno a studenti, genitori ed insegnanti le principali insidie della rete.
L'occasione permetterà di dar voce alla campagna itinerante di educazione alla legalità denominata "Una vita da Social" volta alla sensibilizzazione e prevenzione sui rischi e pericoli connessi all'uso di Internet.
Nel pomeriggio, invece, il momento clou con la consegna della cittadinanza anche se Camilleri non potrà essere presente (interverrà un nipote), ma gli sarà comunque consegnata a Roma nei prossimi giorni.
Ci sarà invece il prefetto Santi Giuffrè che assisterà al Consiglio comunale che è stato chiamato a conferirgli la cittadinanza.
I lavori consiliari, che si svolgeranno al Teatro, saranno diretti dal presidente del Consiglio Maurizio Bruno: «Il civico consesso esprime la volontà di tutti i cittadini ennesi nel conferire la cittadinanza onoraria a Giuffrè e Camilleri di cui siamo orgogliosi» dice Bruno che motiva così la scelta del Teatro: «Per come è strutturato è la culla della cultura e sarà un'ottima cornice per questo momento storico».
w. s.
 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 1.3.2014
Europee, Emiliano sfiderà Fitto “A Matteo ho detto: obbedisco”

[…] Il capolista invece sarà Andrea Camilleri.
(g.f.)
 
 

Vivienna.it, 2.3.2014
Enna. Camilleri e Giuffrè sono cittadini onorari; il saluto della città

È stata una seduta storica quella svolta al Teatro Garibaldi dove è stata conferita la cittadinanza onoraria al Prefetto Santi Giuffrè e allo scrittore Andrea Camilleri, una seduta di Consiglio che ha dato a Madre Enna due nuovi illustri figli che la città non li ha visti in culla, ma li ha stretti ed abbracciati come figli propri.
“Tutto è nato dall’idea di rappresentare al meglio la città con i suoi amici più illustri” confessa il sindaco Paolo Garofalo motivando la scelta della cittadinanza a Camilleri e Giuffrè che da Enna hanno iniziato la loro carriera: “Enna è una città onesta, calda nei rapporti, in prima linea per la legalità e le due figure ben si inseriscono in questo concetto” ha aggiunto Garofalo.
Il consueto suono della campanella ha dato inizio al Consiglio Comunale con il Presidente Bruno che ha letto la motivazione che ha portato a consegnare le due onoreficenze. Ha iniziato da Andrea Camilleri, di cui ha letto una scheda a cui è seguito un video, ed ha proseguito con Santi Giuffrè seduto in prima fila accanto alla moglie.
“Affidarsi alla memoria è d’obbligo per non scomparire” ha esordito Bruno, mentre il colpo di scena l’ha regalato il Maestro Camilleri che si è collegato telefonicamente: “Sono onoratissimo e commosso, mi dispiace non essere tra voi. È un piacere per me ricevere la cittadinanza perchè ad Enna ho vissuto anni splendidi, subito mi è piaciuta. Metà della mia cultura la devo a quelle giornate vissute nella Biblioteca a leggere i lasciti di Lanza e Savarese. Cari concittadini – ha poi concluso Camilleri – vi ringrazio e mi auguro che la nostra città possa conoscere un futuro sempre migliore e di speranza”.
[...]
william
 
 

La Sicilia (ed. di Enna), 2.3.2014
Cittadinanza onoraria
Ieri solenne cerimonia in Municipio. Il sindaco: «La nostra è una città onesta, calda nei rapporti, in prima linea per la legalità e le due figure ben si inseriscono in questo concetto»
Nuovi "figli" illustri di Enna
Il Consiglio comunale ha conferito l'onorificenza ad Andrea Camilleri e a Santi Giuffrè

"In esecuzione della volontà del consiglio comunale di Enna si conferisce la cittadinanza onoraria". Con questa frase il presidente del consiglio comunale di Enna, Maurizio Bruno, ha conferito la cittadinanza onoraria allo scrittore Andrea Camilleri e al prefetto Santi Giuffrè, una decisione votata all'unanimità dall'intero Consiglio che stravolge anche il rituale e si alza per confermare il proprio sì. È stata una seduta storica quella svolta a pochi metri da Sala d'Euno, sede ufficiale del consesso civico, una seduta di Consiglio che ha dato a Madre Enna due nuovi illustri figli che la città non li ha visti in culla, ma li ha stretti ed abbracciati come figli propri.
"Tutto è nato dall'idea di rappresentare al meglio la città con i suoi amici più illustri" racconta il sindaco Paolo Garofalo motivando la scelta della cittadinanza a Camilleri e Giuffrè che da Enna hanno iniziato la loro carriera: "Enna è una città onesta, calda nei rapporti, in prima linea per la legalità e le due figure ben si inseriscono in questo concetto" ha aggiunto Garofalo.
Il consueto suono della campanella ha dato inizio al consiglio comunale con il presidente Bruno che ha letto la motivazione che ha portato a consegnare le due onoreficenze. Ha iniziato da Andrea Camilleri, di cui ha letto una scheda a cui è seguito un video, ed ha proseguito con Santi Giuffrè seduto in prima fila accanto alla moglie.
"Affidarsi alla memoria è d'obbligo per non scomparire" ha esordito Bruno, mentre il colpo di scena l'ha regalato il maestro Camilleri che si è collegato telefonicamente: "Sono onoratissimo e commosso, mi dispiace non essere tra voi. È un piacere per me ricevere la cittadinanza perché a Enna ho vissuto anni splendidi, subito mi è piaciuta. Metà della mia cultura la devo a quelle giornate vissute nella Biblioteca a leggere i lasciti di Lanza e Savarese. Cari concittadini - ha poi concluso Camilleri - vi ringrazio e mi auguro che la nostra città possa conoscere un futuro sempre migliore e di speranza".
I riflettori si sono, quindi, accesi sul prefetto Giuffrè la cui emozione era ben palpabile. Nel suo intervento ha voluto ringraziare il questore di Enna, Ferdinando Guarino, e la città svelando anche un piccolo segreto: "Prima che si parlasse della cittadinanza io e mia moglie siamo stati qui per una passeggiata in incognito ed ho vissuto e apprezzato i momenti belli della mia vita". Santi Giuffrè, che ha associato a Enna un "mondo di bei ricordi che sorgono spontanei arrivando qui", ha anche ricordato il nostro ex collaboratore Emanuele Fonte che lo soprannominò il "Questore più giovane d'Italia" e l'accoglienza ricevuta al suo arrivo: "Enna mi ha dato la forza, ho sentito sempre una marcia in più, i cittadini ennesi sono stati gli azionisti del mio successo".
William Savoca


Camilleri ringrazia per telefono, riceverà la pergamena a Roma

Andrea Camilleri dal 1946 al 1948 soggiornò ad Enna e oggi affida a quei due anni la paternità della sua formazione da scrittore. Un biennio che tanto gli ha lasciato dentro e che molto ha lasciato in eredità al capoluogo di provincia più alto d'Italia che oggi lo annovera tra i cittadini noti.
A Enna Camilleri ha dedicato anche uno scritto, "Da Enna l'interna", che resterà nella storia, così come degli interventi video sulla sua permanenza a Enna e sulla Settimana Santa.
Il maestro, 88 anni, non era presente a Enna ma la sua voce è riecheggiata al Teatro "Garibaldi" con un collegamento telefonico a sorpresa salutato da un applauso che non ha nascosto tutta la sua emozione per la calorosa accoglienza da parte del pubblico presente alla manifestazione Il sindaco Paolo Garofalo ha intanto promesso che nei prossimi giorni porterà personalmente a Roma la pergamena che assegna ad Andrea Camilleri la cittadinanza onoraria. «Sarà l'occasione - ha detto il sindaco - per portargli tutto l'affetto della città».
W. s.


«Qui si piange all'arrivo e quando si va via» Citazione confermata dai due personaggi premiati.
Citazione confermata dai due personaggi premiati. Il prefetto Giuffrè salutato da tutti gli uomini della Polizia ennese

La giornata di ieri, con la consegna alla cittadinanza onoraria a Camilleri e Giuffrè, ha fatto ritornare la mente ad una frase che erano soliti dire gli anziani ennesi, ossia "Chi viene ad Enna piange due volte, quando arriva e quando va via". Mai espressione fu più azzeccata a sentire le testimonianze dei due neo cittadini ennesi che ad Enna, è proprio il caso di dirlo, devono le loro fortune. Camilleri ha ammesso che ad Enna deve metà della sua cultura, mentre Giuffrè già a Enna, da dirigente della squadra mobile, dimostrò d'avere la stoffa del grande investigatore.
E da lassù, da quei mille metri d'altezza, i due hanno ricevuto un ringraziamento che è reciproco. A volergli dare risalto l'amministrazione comunale, da un'idea del sindaco Paolo Garofalo, il Consiglio Comunale e la Questura di Enna che con a capo il questore Ferdinando Guarino ha fatto da tramite con Giuffrè. "La cittadinanza onoraria rappresenta un gesto di affetto e un riconoscimento a tutti i poliziotti che svolgono la loro attività in questo territorio, al fianco e al servizio dei cittadini" ha detto Guarino.
Per l'occasione Enna si è fatta trovare pronta e si è presentata a Giuffrè con quella peculiarità che certamente non avrà dimenticato: temperature rigide, ma calda nei rapporti personali. Al suo arrivo il prefetto Giuffrè è stato salutato da tutti gli uomini della polizia e ha visitato il truck brandizzato della polizia postale. La tappa successiva è stata quella del saluto dei consiglieri comunali mentre qualche minuto in più si è soffermato nella stanza "Francesco Paolo Neglia", adiacente al teatro, che ancora oggi conserva gli affetti del noto compositore ennese.
Il prefetto Giuffrè ha apprezzato quanto fatto da Neglia e ha concesso anche una memoria storica ricordando "l'allora premio a lui dedicato". Un premio ancora oggi molto richiesto ma caduto nel dimenticatoio. Ad accompagnare la visita il suono del pianoforte di Neglia affidato alle giovani mani di Claudia Belmonte e Alice Castellana. Durante la seduta del consiglio comunale ha seguito attento i lavori e a fine cerimonia ha dispensato abbracci a tanti amici ennesi che ha ritrovato dopo tanti anni. "È proprio vero, Enna rimane unica nel suo genere, una città che si fa amare" ha detto Giuffrè ai tanti che lo salutavano.
W. s.


"Una vita da social"
Campagna di sensibilizzazione sui rischi della rete di Internet

Due eventi di particolare interesse sociale hanno fatto ieri mattina da preludio al conferimento della cittadinanza onoraria allo scrittore Andrea Camilleri e al prefetto Santi Giuffrè. Due momenti in cui la legalità, il rispetto delle regole di convivenza collegate all'evoluzione della tecnologia sono stati protagonisti e condivisi con i cittadini ennesi, dagli studenti agli adulti. In piazza Umberto, gli operatori della polizia postale, con il dirigente del dipartimento di polizia postale di Palermo, Vincenzo Macrì e l'ispettore Antonio Diego Celi dirigente della sezione di Enna, hanno illustrato all'interno di un "truck" di 18 metri allestito con tecnologie di a studenti, genitori ed insegnanti le principali insidie della rete.
«La campagna, una vita da Social - ha spiegato Vincenzo Macrì - è stata fortemente voluta sia dal capo della polizia Alessandro Pansa che dal direttore centrale delle specialità della polizia di Stato Santi Giuffrè, per sensibilizzare i giovani sui rischi connessi all'uso della rete Internet. Internet è un mezzo straordinario che contiene realmente tutto al suo interno, per questo è importante essere consapevoli delle sue potenzialità e dei pericoli che si possono correre durante la navigazione o nell'uso dei social network». Il progetto è di particolare importanza per la prevenzione di fenomeni dilaganti come il cyber bullismo e per la sua impostazione che parte dal diretto coinvolgimento diretto dei giovani utenti della rete contribuisce a rafforzare il rapporto tra le istituzioni e i cittadini, con particolare attenzione per gli adolescenti.
L'importanza della divulgazione della cultura della legalità è stata sottolineata dall'amministrazione comunale anche con il convegno di ieri al teatro Garibaldi su "Legalità tra finzione e realtà" che ha registrato una soddisfacente presenza da parte degli studenti ennesi. Il tema, che prende spunto dal personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri, il commissario Montalbano per entrare poi nella realtà quotidiana, è stato affrontato dal sindaco di Enna, Paolo Garofalo, dal questore di Enna Ferdinando Guarino e dal prefetto Ferdinando Guida. A moderare Pierelisa Rizzo. Durante l'incontro è stato anche proiettata l'intervista ad Andrea Camilleri dove ripercorre gli anni vissuti a Enna.
Tiziana Tavella
 
 

La Repubblica, 2.3.2014
Il torbido Kokoschka riletto da Camilleri

È una storia delirante, fascinosa e vera. Nel 1912 il pittore Oskar Kokoschka si vota per intero ad Alma Mahler, splendida vedova del compositore e musa di personaggi quali Gustav Klimt, Walter Gropius e Franz Werfel. Kokoschka, a cui Alma ispira il magico quadro La sposa del vento, cade in una passione che lo agguanta come un maleficio. Vuole entrarle nel sangue, controllarle il respiro. La genialità di Andrea Camilleri, autore de La creatura del desiderio, il libro che (giocando sui documenti) registra quest’incontro ferocemente fisico, sta nel concentrarsi sulla reazione di Kokoschka davanti all’abbandono di Alma, che presto fugge dalle ossessioni dell’amante. Il quale, per rimpiazzarla, si fa costruire una bambola di dimensioni umane, simulacro perfetto nel riprodurre le sembianze della donna nei più intimi dettagli. Con l’effigie parla, va a teatro, fa l’amore. Per poi compiere con furia l’uccisione simbolica della femmina ribelle. Un mondo di proiezioni e miti si specchia in questa cronaca perversa.
Il sogno di Pigmalione. Il dottor Coppelius e Coppelia, suo bramato manichino. I feticci erotici dei corpi gonfiabili.
La creatura del desiderio di Andrea Camilleri Skira, pagg. 144, euro 14,50
Leonetta Bentivoglio
 
 

L’Altra Europa con Tsipras, 2.3.2014
Camilleri, Spinelli, Ovadia e Prosperi candidati per L'Altra Europa

Siamo convinti che L’altra Europa con Tsipras costituisca alle prossime elezioni europee uno straordinario elemento di novità: una lista della società civile, autonoma dai partiti, capace di dar vita, raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana, indicandola come la “via maestra” da realizzare, anziché una carta obsoleta da calpestare.
Proprio perché la lista dei candidati è la “carta d’identità” di questa iniziativa politica, siamo felici di essere candidati di L’altra Europa con Tsipras, per sottolineare il nostro impegno pieno e convinto.
Ci rivolgiamo in primo luogo ai cittadini delusi dalla politica e tentati dall’astensione. Ma siamo persuasi che tanti militanti ed elettori del Pd e del M5S troveranno uno strumento più coerente con le aspirazioni che li hanno fin qui spinti ad appoggiare, magari criticamente, i rispettivi partiti e movimenti, tanto più che la nostra lista è la sola ad avere sul tema europeo una posizione inequivoca: no all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle Grandi Intese fra Socialisti e Popolari, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta contro i privilegi. Dunque più Europa, non meno. E un’Altra Europa, radicalmente.
Se eletti, lasceremo il nostro posto al parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze. Non ci consideriamo però “candidati di bandiera”, come spesso riduttivamente si dice, ma protagonisti, insieme a tutti voi elettori che lo condividerete, di un progetto in cui crediamo fermamente.
Andrea Camilleri
Barbara Spinelli
Moni Ovadia
Adriano Prosperi

 
 

La Stampa, 2.3.2014
Camilleri, Spinelli, Ovadia e Prosperi: quattro candidati di lusso per Tsipras
Una squadra di intellettuali, registi e scrittori per L’Altra Europa del leader greco di Syriza. Se eletti, dicono, lasceranno il posto ad altri “più competenti”

Torino. Sono in quattro. Uno scrittore-regista, Andrea Camilleri, una giornalista, Barbara Spinelli, un poliedrico attore teatrale, Moni Ovadia, e uno storico-membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, Adriano Prosperi. Definizioni che certo non rendono merito a questa squadra “di lusso” che ha annunciato di candidarsi alle europee con la lista di Tsipras, il leader greco del partito di sinistra Syriza. «No all’Europa delle oligarchie finanziarie e delle Grandi Intese tra Socialisti e Popolari, sì a un Parlamento costituente e all’Europa dei cittadini e della lotta ai privilegi», scrivono nella lettera pubblicata nel sito ufficiale che promuove la campagna elettorale per «L’Altra Europa».
PERCHE’ «L’ALTRA EUROPA»
I cinque spiegano i motivi della loro adesione. «Siamo convinti - dicono - che “L’altra Europa con Tsipras” costituisca (..) uno straordinario elemento di novità: una lista della società civile, autonoma dai partiti, capace di dar vita, raccogliere, rilanciare le lotte civili e sociali, di opinione e di piazza, che nel corso del ventennio berlusconiano, e di compromessi di potere tutt’altro che estinti, hanno tenuto alta la bandiera dei principi di giustizia e libertà della nostra Costituzione repubblicana». L’idea è di pescare nell’elettorato deluso grillino e di sinistra come già anticipato oggi su La Stampa da Stefano Rodotà. «Siamo persuasi - scrivono i cinque - che tanti militanti ed elettori del Pd e del M5S troveranno uno strumento più coerente con le aspirazioni che li hanno fin qui spinti ad appoggiare, magari criticamente, i rispettivi partiti e movimenti, tanto più che la nostra lista è la sola ad avere sul tema europeo una posizione inequivoca: (..) più Europa, non meno. E un’Altra Europa, radicalmente».
VADE RETRO BRUXELLES
Ma c’è un però. I cinque non hanno nessuna intenzione di diventare eurodeputati. «Se eletti, lasceremo il nostro posto al Parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce e i nostri valori in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze». Insomma, se fossero eletti - attraverso un sistema preferenziale - non andrebbero a rappresentare gli elettori a Bruxelles. Candidati di facciata? «Non ci consideriamo però “candidati di bandiera”, come spesso riduttivamente si dice, ma protagonisti, insieme a tutti voi elettori che lo condividerete, di un progetto in cui crediamo fermamente». Sarà, ma il rischio di votare sulla scheda Barbara Spinelli e ritrovarsi in Parlamento europeo uno sconosciuto, magari «più competente» ma senza la stessa profondità di analisi, potrebbe scoraggiare più di qualche elettore. Bisognerà attendere martedì quando oltre al lancio del simbolo sarà comunicata la lista di tutti i candidati. Maggio è vicino.
Davide Lessi (Nexta)
 
 

3.3.2014
Il comitato dei garanti della lista “L’Altra Europa – per Tsipras” ha diffuso la seguente
Smentita
"La notizia della candidatura di Andrea Camilleri è destituita al momento di fondamento ed è stata infatti tolta dal sito www.listatsipras.eu. La definizione della lista è ancora in fieri”
 
 

L’Altra Europa con Tsipras, 3.3.2014
In merito alla candidatura di Andrea Camilleri

Per quanto riguarda le candidature comunicate ieri di Barbara Spinelli, Moni Ovadia, Adriano Prosperi e Andrea Camilleri, si precisa che mentre i primi tre hanno già accettato di mettersi a disposizione della lista, Andrea Camilleri scioglierà la sua riserva entro i prossimi due giorni. L'elenco ufficiale della candidature sarà comunque comunicato solo mercoledì' mattina alla conferenza stampa di presentazione della lista L'Altra Europa con Tsipras, che si terrà a Roma in presenza di Barbara Spinelli.
 
 

Europa, 3.3.2014
La lista Tsipras litiga sui candidati ed è giallo-Camilleri
Il veto su Sonia Alfano irrita il papà di Montalbano. E su Luca Casarini i garanti si dividono

La partita per le europee targata Tsipras entra nel vivo non senza colpi di scena. E la lista "L'altra Europa con Tsipras" candida pezzi da Novanta come Barbara Spinelli, Moni Ovadia e lo storico Adriano Prosperi. Fino a questa mattina risultava certa anche la candidatura di Andrea Camilleri, che avrebbe dovuto essere capolista per le isole. Ma nel pomeriggio sul sito di Micromega è comparsa una smentita del comitato dei garanti: la candidatura del padre di Montalbano è al momento destituita di fondamento. E la definizione delle liste, che doveva essere in dirittura d'arrivo tanto da poter essere resa nota domani, «è ancora in fieri». In serata la notizia: i nomi arriveranno mercoledì.
La battuta d'arresto sarebbe dovuta a un accesa discussione proprio fra i sei garanti (Guido Viale, Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Marco Revelli, Luciano Gallino, Paolo Flores) che hanno il compito di dire l'ultima sui nomi indicati dai comitati locali, dalle realtà territoriali e dai partiti che sostengono la lista. Nello specifico, l'autore di Montalbano si sarebbe risentito per il mancato via libera all'europarlamentare dell'Italia dei Valori Sonia Alfano, che avendo un ruolo attivo a Bruxelles non sarebbe candidabile secondo le regole che la lista Tsipras si è data fin dall'inizio.
Ma si è sollevato anche un caso Luca Casarini, con Spinelli, Viale e Revelli a favore dell'ex leader delle Tute bianche (Genova 2001) e Flores, Gallino e Camilleri contro per alcune condanne legate alla sua attività di movimento (come resistenza a pubblico ufficiale).
[...]
Fabrizia Bagozzi
 
 

Università di Cagliari, 3.3.2014
Luca Zingaretti e Montalbano: "Una meravigliosa avventura"

Cagliari – “Una meravigliosa avventura”: così Luca Zingaretti ha definito il lavoro compiuto per portare sullo schermo l’opera di Andrea Camilleri, ed in particolare le gesta del Commissario Montalbano, che interpreta per la fortunata fiction in onda sulla Rai.



Dopo un “assolo” di quasi un’ora, l’attore romano non si è sottratto al fuoco di fila delle domande del numeroso pubblico accorso negli spazi dell’ex Clinica Aresu. Il Commissario Montalbano? “E’ un personaggio all’antica come i nostri nonni – ha spiegato – Ci affascina così tanto perché non ci va che ci siamo venduti. Nel suo mondo c’è ancora l’integrità, quel pudore che in tanti perdono facilmente nella nostra società. Una delle ragioni del successo del personaggio è l’essere costantemente fuori dal coro, forse ci restituisce quell’autenticità che abbiamo perduto”.



A conclusione del secondo seminario sull’opera camilleriana organizzato e coordinato dal prof. Giuseppe Marci (e patrocinato dall’Ateneo), l’incontro con Luca Zingaretti – cui ha partecipato anche il prorettore vicario, prof.ssa Giovanna Maria Ledda - ha consentito di svelare ulteriori aspetti anche della lavorazione del film: “E’ la prima volta che racconto il lavoro di trasposizione del libro dalle pagine all’immagine – ha ammesso l’attore – Sono stato allievo di Camilleri all’Accademia, e devo ammettere che era capace di trovare lo straordinario nel quotidiano, e ce lo insegnava. Era, già allora, un saggio che vedeva la vita con un sano distacco. Tra me e lui nacque all’epoca un buon rapporto, ma nulla di più. Dopo anni trovai con sorpresa nello scaffale di una libreria una sua opera, e ne rimasi fulminato”.



Segue la scoperta – quasi per caso – dell’avvenuta vendita dei diritti di quel volume al produttore Carlo Degli Esposti per la messa in onda di uno sceneggiato: “Dissi al mio agente che avrei voluto quel ruolo a tutti i costi – ha svelato il volto televisivo del Commissario -  Così mi sottoposi a lunghi provini, e alla fine ottenni la parte, e riannodai anche i fili del rapporto con Camilleri. Dopo essere stato scelto, studiai a lungo - annotando appunti per sei mesi - il personaggio, che risulta davvero desiderabile per un attore, per la quantità di informazioni fornite dall’autore nei suoi libri”.
testi Sergio Nuvoli -  foto Francesco Cogotti
 
 

Il Recensore.com, 3.3.2014
La creatura del desiderio

“La storia che racconteremo ha il suo inizio nel 1912 a Vienna e la sua fine nel 1919 a Dresda”. Il romanzo La creatura del desiderio di Andrea Camilleri (Skira 2014) racconta “una reale passione amorosa, spinta fino all’ossessione e alla follia” basata “in gran parte su documenti autentici di vita vissuta” come scrive nella nota finale del volume l’autore siciliano.
I protagonisti di questa liaison del secolo scorso, vissuta nel cuore della Mitteleuropa, sono il pittore austriaco e drammaturgo Oskar Kokoschka (1886 – 1980) e la compositrice e pittrice austriaca Alma Schindler nota come Alma Mahler (1879 – 1964), classica femme fatale allora da poco vedova del “notissimo compositore e direttore d’orchestra Gustav Mahler”. Nel 1911 il giovane Kokoschka apprezzato e nello stesso tempo discusso nei circoli artistici tedeschi, nonché stroncato dalla critica, era tornato da Berlino a Vienna dove vivevano i genitori.
Qui Oskar aveva trovato un posto stabile in un liceo privato come insegnante di disegno. Galeotto per l’incontro tra Kokoschka e Alma era stato il ritratto che il noto pittore Carl Moll aveva commissionato a Oskar. Frequentando la bella casa di Moll nella spumeggiante Vienna, Oskar aveva conosciuto una delle due figliastre dell’artista, Alma “bellissima, di grandissimo fascino” a 18 anni già amante di Klimt, aveva sposato Mahler “divenendo così la regina del mondo intellettuale dell’epoca”. In quel periodo storico nel quale l’Europa “sembrava ballare spensieratamente sull’orlo di un abisso” Alma aveva deciso di sedurre l’impacciato, timido e “selvaggio” pittore.
Al primo incontro ne sarebbero seguiti altri focosi e sempre più appassionati per poi divenire soprattutto litigiosi, perché Oskar aveva preteso che Alma abbandonasse il mondo dorato da lei frequentato che vedeva come un pericolo costante per il loro amore. Nessun uomo al mondo avrebbe potuto imbrigliare l’anima libera e indomita di Alma alla quale interessavano solamente artisti, musicisti e scienziati, cioè persone non comuni. Alma desiderava essere per loro (tra le sue conquiste l’architetto Walter Gropius, lo scrittore Franz Werfel e molti altri) non solo un’amante ma una sorta di musa ispiratrice. Con Oskar questa donna dal “palato raffinato” aveva provato “un benessere perfetto” ma le continue incomprensioni avevano posto la parola “fine” a una relazione durata quasi tre anni. Alma era uscita dalla vita di Koloschka. “È stato l’uomo col quale ho più litigato ed è stato l’uomo col quale sono stata più felice”.
Il sempre bravo Andrea Camilleri in questo romanzo ben tratteggiato diventa cronista di una passione intensa, bruciante, divorante, una vera e propria fissazione da parte del protagonista, ossessionato dal corpo di Alma. Oskar Kokoschka era geloso di ogni influenza esterna su di lei e umiliato di non poterle offrire quel tenore di vita al quale la Mahler era abituata. Testimonianza di ciò sono le oltre 400 lettere che gli amanti si scrissero e i disegni che l’artista fece alla sua musa, disegni che Alma aveva recuperato insieme alle missive nella casa che avevano condiviso sul Summering. Nel frattempo Oskar, una volta scoppiata la I Guerra Mondiale, si era arruolato come volontario cercando la morte. “Alma, il desiderio di te mi consuma… Non so dove sei adesso, ma credo che tu sia entrata totalmente dentro di me, dentro le mie emozioni…”.
Alma, fisicamente assente ma presente nei taciuti pensieri di Oskar, un’immagine tanto forte da sovrapporsi a quella di altre donne, giacché nessun’altra era riuscita a scalfire la sua presenza costante, inarrivabile, inafferrabile creatura del desiderio, entrata nel sangue come un veleno sottile o meglio come una potente droga. Impossibile dimenticarla, da qui l’idea di Kokoschka di farsi costruire, una volta rientrato in patria nel 1918 al termine del conflitto pieno di ferite materiali e morali, una bambola a grandezza naturale con le sembianze del perduto amore. “Gioco immaginario”, copia conforme, simulacro di Alma Mahler. “… sono di mese in mese sempre più impaziente di vedere questa creatura del desiderio…”. Alma Mahler e Oskar Kokoschka si incontrarono per caso nel 1922 a Venezia alla Biennale mentre lei era intenta a guardare delle tele dell’artista. Oskar le fissò un appuntamento al Florian per il mattino seguente ma l’indomani il pittore preferì non presentarsi. “Probabilmente, se ci fosse andato, non vi avrebbe trovato Alma”.
Alessandra Stoppini
 
 

Leggeremania, 3.3.2014
La concessione del telefono di Andrea Camilleri: la divertente storia di un grande papocchio.

Siamo a Vigàta, nel giugno del 1891, sono passati trent’anni dall’unificazione italiana e la situazione non sembra ancora chiara. A Filippo Genuardi, piccolo commerciante di legnami ed ex perdigiorno, viene in mente di richiedere la concessione di una linea telefonica per la sua attività. Dopo aver scritto una prima lettera al prefetto di Montelusa, per avere delucidazioni, e non aver ricevuto alcuna risposta, scrive due solleciti. Tramite un boss mafioso, che s’interessa alla faccenda, il Genuardi scopre di aver sbagliato il cognome del prefetto. Quello in realtà si chiama Marascianno e non Parascianno, che in napoletano significa “membro di notevoli dimensioni”. Il prefetto, insomma, si è convinto che Pippo Genuardi gli abbia dato della testa di c..
A questo punto inizia a succedere l’incredibile. Innanzitutto Filippo Genuardi viene scambiato con un altro F. Genuardi, segnalato da tempo alle autorità come sobillatore e rivoluzionario, e per questo viene perseguitato quasi da tutti: lo Stato, la polizia, i suoi stessi concittadini; gli voltano le spalle perfino i grossisti presso cui comprava la legna. Viene mandato a nascondersi a Palermo, con la scusa di doversi occupare di affari importanti. E la cosa carina è che Pippo Genuardi, di politica, non ci ha mai capito nulla, anzi se n’è sempre tenuto lontano, pensando solo ai fatti suoi.
La concessione del telefono di Andrea Camilleri è una storia in cui ognuno pensa a fare i propri interessi e in cui, come succede quasi sempre, vince chi non ha nessun merito: funzionari statali incompetenti vengono promossi, chi deve pagare la passa liscia e chi si è adoperato nella difesa della verità (compreso il tentativo di scagionare Pippo) viene declassato e trasferito lontano. Addirittura, alla fine, un delitto d’onore per adulterio viene fatto passare per delitto politico, come a dire che le cose bisogna farle quadrare.
Scritto nel 1998, questo è un romanzo di Andrea Camilleri che presenta molte particolarità. Innanzitutto, anche se i personaggi e le situazioni risultano grotteschi e divertenti, la trama è più seria di quanto possa sembrare. L’autore di Porto Empedocle racconta, servendosi dell’ironia e della finzione, ciò che realmente accadeva nel periodo post-unificazione e che purtroppo accade spesso anche oggi. Come dichiarato dallo scrittore stesso, l’idea è venuta fuori grazie al ritrovamento di un decreto ministeriale del 1892 per la richiesta di una linea telefonica. Un ottimo pretesto per raccontare un po’ di storia della Sicilia.
Per quanto riguarda la struttura, non c’è una trama raccontata dal narratore. I capitoli sono divisi in “cose scritte”, cioè biglietti, lettere, circolari degli uffici pubblici o articoli di giornale, e “cose dette”, ovvero le conversazioni che avvengono tra i vari personaggi. L’unica cosa che scandisce il tempo della narrazione è la specificazione della data nelle cose scritte. Il detto e lo scritto si alternano fino alla fine del romanzo, quando poi si mescolano quasi in concomitanza con il definitivo precipitare degli eventi.
Insomma, riuscirà il povero Filippo Genuardi ad avere questa concessione della linea telefonica? Sta a voi scoprirlo leggendo questo piccolo capolavoro di Andrea Camilleri.
VOTO: 9
Valentina Accardi
 
 

Bif&st, 4.3.2014
Il Festival Gian Maria Volonté. Un tributo 20 anni dopo

Il poster ufficiale del Bif&st 2014 – Bari, 5-12 aprile – è dedicato a Gian Maria Volonté. Per ricordare il grande attore teatrale, cinematografico e televisivo – che il 9 aprile 2013 avrebbe compiuto 80 anni e del quale nel 2014 (6 dicembre) ricorrono i 20 anni dalla scomparsa – il Bif&st gli dedica il più vasto tributo finora mai realizzato. Un Tributo incentrato sul mestiere e sull’arte dell’attore, e sul suo profilo umano e politico, ripercorsi da alcuni di coloro (registi, attori, produttori) che gli furono vicini e sodali sul set e talora nella vita e che negli 8 giorni del festival terranno 9 incontri su Volonté, allievo anche lui, come Andrea Camilleri e come tanti grandi attori, di Orazio Costa all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma.
Il “Festival Gian Maria Volonté” – un festival nel festival – è realizzato con la collaborazione determinante di RAI Teche dirette da Barbara Scaramucci, della Cineteca Nazionale-Centro Sperimentale di Cinematografia diretta da Emiliano Morreale, dell’Istituto Luce-Cinecittà amministrato da Roberto Cicutto, dell’Archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico e dell’Associazione culturale Quasar di La Maddalena presieduta da Giovanna Gravina Volonté.
[…]
A PROPOSITO DI GIAN MARIA VOLONTÉ
Sono in programma nove incontri su Volonté – curati da Giovanna Gravina Volonté, figlia di Gian Maria e di Carla Gravina – che saranno tenuti da alcuni registi e attori che con lui hanno lavorato e che saranno condotti da Maria Pia Fusco:
[…] - 12 aprile: al mattino, al termine della proiezione di A ciascuno il suo di Elio Petri, Lezione di cinema al Teatro Petruzzelli di Andrea Camilleri su Volonté, Sciascia e il cinema ricavato dai quattro romanzi di Sciascia interpretati da Volonté.
[…]
 
 

Porta a porta, 4.3.2014
"Il commissario Montalbano" di Andrea Camilleri
Servizio di Valeria D'Onofrio
Cliccare qui per vedere il servizio
 
 

Italia Oggi, 4.3.2014
Storia borderline, cupamente divertita, Il delitto dell'Immacolata di Cacopardo sottrae il noir siciliano dal monopolio di Montalbano

[...]
Storia borderline, cupamente divertita, Il delitto dell'Immacolata sottrae, e non è un merito da poco, il noir siciliano (e italiano) al monopolio politically correct di Salvo Montalbano, commissario telegenico. Non che l'Italia sia esattamente questa, naturalmente. Però non c'è altro modo di cucinare le allegorie che la descrivono: le inchieste d'Italo Agrò o il cinepanettone, tertium non datur.
Diego Gabutti
 
 

Corriere TV, 5.3.2014
Camilleri: «Io, i miei 88 anni e la felicità della scrittura»
L’autore vincitore della nona edizione del Premio Pepe Carvalho
Andrea Camilleri incontra la famiglia Vázquez Montalbán

Andrea Camilleri ha vinto la nona edizione del Premio Pepe Carvalho. Il 6 febbraio, nell’ambito dell’ultima edizione di BCNegra, il festival che Barcellona dedicato al noir, lo scrittore è stato premiato perché ritenuto «uno dei più autentici rappresentanti del noir mediterraneo». «Salvo Montalbano e Pepe Carvalho sono personaggi pieni di vita, tentazioni e contraddizioni, che preferiscono la strada agli uffici, che scelgono di affidarsi al proprio sguardo e alla parola piuttosto che ai computer». Così si è espressa la giuria. E proprio quel cognome, Montalbano, è esso stesso un omaggio allo scrittore Manuel Vazquez Montalban, «padre» dell’investigatore Pepe Carvalho. Tanto Carvalho quanto Montalbano sono «testardi e intransigenti nel perseguire la giustizia. Entrambi hanno bisogno di conoscere la verità e ci rendono partecipi della loro lotta per un mondo in cui i potenti non siano al di sopra della legge». Il Premio Pepe Carvalho, giunto alla nona edizione, è nato per celebrare la memoria di Manuel Vázquez Montalbán, è un ambito premio internazionale dedicato al romanzo poliziesco. In Italia i romanzi di Andrea Camilleri con Montalbano sono pubblicati da Sellerio editore, in Spagna da Ediciones Salamandra.
 
 

La Repubblica, 5.3.2014
Elezioni europee, tutti i nomi di Tsipras. Spinelli: "Ci metto la faccia, ma non so fare politica"
Presentati a Roma simbolo e candidati della lista capeggiata dal leader greco di Syriza. "Non è un inganno per l'elettore - spiega la scrittrice -: la questione della visibilità che in qualche modo io ho, grazie alla scrittura, è stata centrale nella decisione. Con la mia scelta, questa visibilità è data a tanti invisibili, a tanti combattenti d'Europa"

Roma - Non c'è più Andrea Camilleri, una candidatura smentita, ma accanto a quelli di Barbara Spinelli, Moni Ovadia e Adriano Prosperi, che tre giorni avevano spiegato il senso della loro candidatura con una lettera aperta, altre personalità della cultura e del giornalismo italiano hanno sposato la causa della lista Tsipras per le elezioni europee del prossimo maggio.
[...]
 
 

La Repubblica Tv, 5.3.2014
Lista Tsipras, Viale: ‘’Camilleri non si candida ma è con noi’’

Tra i candidati della Lista Tsipras, presentata nella Sala Stampa Romana, non c'è il nome di Andrea Camilleri. ''A differenza di quello che tutti speravamo, non si è candidato,'' - spiega Guido Viale, uno dei sei garanti de L'Altra Europa - ''questo però non vuol dire che ha rinunciato a sostenere la lista''
(video di Angela Nittoli)
 
 

l’Unità, 6.3.2014
Con Tsipras. Da Spinelli a Ovadia (ma solo in lista)

[…]
Andrea Camilleri alla fine ha deciso di non candidarsi, a quanto pare perché il suo nome è circolato sui media prima della sua decisione finale.
[…]
Rachele Gonnelli
 
 

La Repubblica, 6.3.2014
“I disobbedienti sono finiti e non litigo con Montalbano”

Milano — «Sono solo uno dei tanti...». Eppure la candidatura di Luca Casarini con la lista “L'altra Europa per Tsipras', circoscrizione Centro, è già un caso. Il comitato dei garanti si è spaccato: tre contrari (Camilleri, Flores d’Arcais, Gallino) e tre a favore (Spinelli, Revelli e Viale). Poi è intervenuto Alexis Tsipras, e l’ex leader dei disobbedienti del Nordest, sul cui capo pendono diverse inchieste giudiziarie, è stato messo in lista.
Casarini, per lei non sembra una buona partenza...
«Trovo che le personalizzazioni facciano molto male. La cosa più importante, e mai vista, è il processo messo in moto da migliaia di persone molto diverse tra loro. Mi interessa solo cogliere l’ampiezza e la trasversalità di questo progetto, che è molto più grande di me».
Sta di fatto che sul suo nome c’è stata una spaccatura.
«Non solo sul mio, credo. Anche se essendo io abbastanza noto, la cosa ha fatto rumore. Ma è normale».
Normale?
«Occorreva fare una selezione, ci si è confrontati. Ma se davvero noi vogliamo cambiare l’Europa, dobbiamo riconoscere che tutte le persone in lista hanno la loro storia, che va rispettata. Per favore, non riduciamo tutto a una disputa tra me e il commissario Montalbano».
Questa è ovviamente per Camilleri...
«Io non rinnego nulla di quello che ho fatto. Ma poi le cose cambiano».
[…]
Rodolfo Sala
 
 

Corriere della Sera, 6.3.2014
Ricordo di Montalbán
Camilleri: Manolo, mio fratello minore

Considerava Manuel Vázquez Montalbán (1939 - 2003) «come un fratello minore», gli aveva dedicato il personaggio di Salvo Montalbano, e pianse il giorno della sua morte: lo racconta Andrea Camilleri (1925) nella videointervista realizzata a Barcellona nei giorni della vittoria del Premio Pepe Carvalho, a febbraio (Carvalho è il detective creato da Montalbán) e pubblicata oggi [in effetti ieri, NdCFC] sul sito Corriere.it. Nel video, una produzione Sellerio-Anele, oltre a brani del discorso di Camilleri al conferimento del Premio, vi è un’intervista a cura di Gabriella D’Angelo allo stesso Camilleri, in compagnia della moglie e del figlio di «Manolo», nomignolo dello scrittore spagnolo. «Montalbán - ricorda Camilleri - ha rappresentato molto per me. Mi trovavo a scrivere Il birraio di Preston e mi sembrava noioso, finché mi trovai tra le mani un libro di Montalbán, Il pianista : fu un’illuminazione, capii che cosa non funzionava nel mio romanzo. Così, quando scrissi il primo giallo, per ringraziarlo, chiamai il protagonista Montalbano».
Ida Bozzi
 
 

AgrigentoWeb.it, 6.3.2014
“Francescortugno e il sacro”. All’Auditorium si apre la Mostra d’Arte Sacra

Porto Empedocle - Sarà  il sindaco Lillo Firetto, sabato sera, 8 Marzo, alle 19.00 ad inaugurare la Mostra d’Arte Sacra di Francesco Ortugno organizzata dal Comune di Porto Empedocle e dalla Fondazione Andrea Camilleri presso l’Auditorium San Gerlando ex chiesa vecchia.
[…]
 
 

Sold out, incidenti di percorso, 7.3.2014
Un programma di e con Malika Ayane
I feticci

Ospite: Andrea Camilleri [che parla de "La creatura del desiderio", NdCFC].
Cliccare qui per il podcast della trasmissione
 
 

ANSA, 7.3.2014
Futuro libro: scrittori, con internet nuove sfide
Futuro del libro: Camilleri, umanesimo resterà. Angela, motivare alla lettura

[…]
Andrea Camilleri è più prudente e curioso e, in un mondo dominato dalla tecnica, mette intelligentemente questa in relazione al pensiero: "Se lo scopritore dei quanti afferma che nei suoi studi si è rifatto ai filosofi greci allora significa che la cultura classica è fondamentale". Dunque, "resterà", il tempo non la spazzerà via. Ma si tratta anche qui di un gruppo ristretto di persone.
La questione che si pone lo scrittore siciliano è: "Scomparirà il senso della cultura? Siamo alla vigilia della nascita di una cultura utilitaristica e non più umanistica? Forse l'umanistica resterà e resterà anche nel supporto cartaceo ma ad uso esclusivo degli studiosi", ipotizza. E tuttavia Camilleri dice di essere "sbalordito" dai "ragazzi, che sono tanti, interessati ai libri, e dalle tantissime lettere ed e-mail di giovani e giovanissimi" che riceve. Una "presenza che contraddice quelli che ai libri non si avvicinano".
[…]
Francesco De Filippo
 
 

NanoPress, 7.3.2014
Andrea Camilleri vince il Premio Pepe Carvalho 2014 e ringrazia Vázquez Montalbán

Andrea Camilleri è il vincitore della nona edizione del Premio Pepe Carvalho, il personaggio immaginario creato dalla penna dello scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, scomparso nel 2003. Camilleri, premiato perché considerato “uno dei più autentici rappresentanti del noir mediterraneo”, ha svelato alcuni aneddoti che lo legano intrinsicamente a Vázquez Montalbán, a partire dalla nascita del suo personaggio più famoso: Il Commissario Montalbano.
Andrea Camilleri è stato insignito, dunque, del premio letterario nato per onorare la memoria di Manuel Vázquez Montalbán e sono molte le ragioni che lo legano allo scrittore spagnolo: “Salvo Montalbano e Pepe Carvalho sono personaggi pieni di vita, tentazioni e contraddizioni, che preferiscono la strada agli uffici, che scelgono di affidarsi al proprio sguardo e alla parola piuttosto che ai computer”, si legge nella motivazione della giuria, composta da Jordi Canal, Andreu Martín, Rosa Mora, Sergio Vila-Sanjuan e Paco Camarasa. Sia Carvalho sia Montalbano, poi, sono “testardi e intransigenti nel perseguire la giustizia. Entrambi hanno bisogno di conoscere la verità e ci rendono partecipi della loro lotta per un mondo in cui i potenti non siano al di sopra della legge.”
In questa intervista, Camilleri racconta cosa lo lega a Vázquez Montalbán e sottolinea l’importanza della felicità per uno scrittore: “E’ chiaro che c’è una certa felicità nella scrittura, e questo è dato anche da una spia esteriore, che si può pesare con una bilancia: lo si capisce dalla quantità dei libri che uno scrittore felice di scrivere pubblica.” Daniel, il figlio di Vázquez Montalbán, ricorda una frase del padre che gli piace molto: fino ai sessant’anni aveva vissuto per scrivere e a partire dai settanta “cominciò a scrivere per vivere.” Quando, dunque, uno scrittore si definisce felice? Secondo Camilleri “uno scrittore fortemente infelice di scrivere pubblica pochi libri, pochissimo. I grandi scrittori che erano felici di scrivere si chiamavano Maupassant, Balzac; Vázquez Montalbán apparteneva a questa categoria, la categoria del sentirsi sempre e continuamente scrittori.” Tanti i punti in comune con Vázquez Montalban, a partire dal bisogno costante di scrivere perché “condividevamo questo senso dell’essere impiegati della scrittura.”
Il Commissario Montalbano è certamente il personaggio più famoso creato dalla mente e dalla penna dello scrittore siciliano e in molti si saranno chiesti perché Camilleri abbia scelto proprio quel nome. La risposta la fornisce l’autore stesso che, spiegando lo stile di Vázquez Montalban, svela anche l’aneddoto che gli fece scegliere quel nome anziché un altro. “Non è un mondo semplice, è un mondo complesso quello di Vázquez Montalbán: avevo letto il suo romanzo, il suo primo romanzo che era Assassinio al Comitato Centrale e mi aveva colpito in un modo straordinario. Anni dopo mi trovai a scriere un romanzo storico, Il birraio di Preston; alla fine lo rilessi e mi resi conto di aver scritto uno dei libri più noisi del mondo, irrimediabilmente noioso, da prendere e buttare nel cestino. Non sapevo che fare. Un giorno mi capitò tra le mani i libro di Vázquez Montalbán, Il pianista, ed ebbi come una illuminazione, cioè, scoprii, capii cosa non funzionava nel mio romanzo.”
Ed ecco che arrivò in soccorso il genio di Vázquez Montalbán: “Ne Il pianista c’è una alterazione del tempo narrativo: era questo che non funzionava nel mio romanzo. Alterai i tempi narrativi e venne fuori un romanzo reputato tra i miei migliori. Quasi contestualmente cominciai a scrivere il primo romanzo di indagine. Come lo chiamo? Eh, devo ringraziare Montalbán, lo chiamo Montalbano.”
Durante la cerimonia di premiazione del Premio Pepe Carvalho, un Camilleri commosso ha ripercorso il giorno della morte di Vázquez Montalbán, raccontando ai presenti le emozioni provate con quella straordinaria capacità di suscitare emozioni che solo gli scrittori hanno: “La triste mattina appresi dal giornale radio che era morto. Mi chiusi nel mio studio e lo piansi come si può piangere un fratello minore che è ingiusto che muoia prima di te. Due ore dopo bussarono alla porta, era mia moglia; mi disse ‘La posta ha portato un pacco per te’. Era un pacchetto, lo aprii distrattamnente. Sussultai perché era l’ultimo romanzo di Vázquez Montalbán pubblicato in Italia: il titolo era ‘Happy end’, il sottotitolo diceva ‘ma la storia non finisce qui’. Messaggio ricevuto, Manolo, grazie.”
Alice Penzavalli
 
 

Corriere della Sera, 7.3.2014
Il caso. Divisioni per la scelta del No Global Casarini
Da Camilleri a Sonia Alfano, già una spaccatura per Tsipras

Roma - Il caso di Sonia Alfano farebbe la gioia di Pirandello: così è se vi pare. Ovvero: ha rifiutato lei di entrare nella lista Tsipras? O sono state le regole stesse della lista che le hanno impedito di candidarsi alle europee di maggio visto che prevedevano l’esclusione di persone già in carica? Non ci può più venire in soccorso uno che di letteratura se ne intende come se ne intende Andrea Camilleri: padre nobile della lista portata in Italia dal leader greco, infatti, da pochi giorni ha sbattuto la porta e se ne è tornato ai suoi libri. Presunto motivo: la candidatura dell’ex no global Luca Casarini. «Credo che Camilleri, una delle persone migliori di questa lista, abbia avuto questioni con la candidatura di Luca Casarini», sostiene Sonia Alfano. Poi aggiunge: «Del resto neanche io non me la sono sentita di accostare il mio nome a quello di Luca Casarini, visto che da sempre la mia politica si basa sulla legalità, sulle lotte alla mafia, sul rispetto delle divise». Luca Casarini è uno dei 73 nomi scelti dai garanti della lista per le prossime europee benedetta dal leader che in Grecia ha fatto spopolare la sinistra. «E adesso diventerà il facile bersaglio di tutte le polemiche», chiosa Curzio Maltese, giornalista di Repubblica, messo capolista in Lombardia ed entusiasta di questo progetto. Dice Maltese: «Sul nome di Casarini, Camilleri ha avuto ragione a protestare, ma non per altro. Nella lista ci sono nomi eccellenti come testimoni di mafia, operai e come Antonia Battaglia che ha denunciato tutte le vicende dell’Ilva , ma adesso tutte le polemiche si concentreranno su questo unico nome. Questa lista ha tutte le potenzialità per recuperare tutti i voti di sinistra che non andranno più al Pd di Renzi, ma anche i tanti pentiti del Movimento 5 stelle». Davvero Camilleri ha sbattuto la porta alla lista Tsipras per colpa dell’ex-no-global veneto Casarini? Così è se ci pare. In questo caso non ci può venire incontro nemmeno un altro grande della letteratura finito nella lista europea di ispirazioni greche: Ermanno Rea sarà capolista nella sua Napoli. «Questa storia di Camilleri l’ho capita solamente in parte», dice lo scrittore-giornalista. E poi spiega: «Quello che ho capito è che non si è trattato di un problema di carattere ideologico o politico, ma di una semplice incomprensione. Io alla lista Tsipras ho aderito perché mi sembrava una buona proposta, anche se ho chiarito e ricordato che ho 87 anni ed è la prima volta in assoluto che mi candido in qualche cosa di politico. Spero di portare fortuna». Sul nome di Luca Casarini un’altra candidata della lista Tsipras (zona nord-ovest), Giuliana Sgrena, preferisce tagliare corto: «Le liste sono state gestite dai garanti. Io ci sono entrata perché ho trovato una piena identità di vedute».E lui? Luca Casarini cosa dice di tutte queste polemiche? Sorride: «Che ci sia stata una discussione sul mio nome, non ne dubito. Ma io, per dirla con una battuta, mi auguro che il commissario Montalbano voglia arrestare i potenti e i mafiosi, non prendersela con chi come me tutte le sue condanne le avute per conflitti sociali a fianco di persone come Don Gallo a Genova o con gli zapatisti in Messico o con i palestinesi a difendere gli ospedali. Ho smesso di essere nei movimenti, ma lo rivendico come mio Dna».
Alessandra Arachi
 
 

Porta a porta, 10.3.2014
Luca Zingaretti tra cinema e Tv
Nella seconda parte della puntata Bruno Vespa intervista Luca Zingaretti, tra cinema e tv.
Cliccare qui per vedere l'intera puntata
 
 

MicroMega, 11.3.2014
Comunicato stampa

Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais comunicano di avere scritto venerdì 7 marzo una lettera a Alexis Tsipras con cui prendono atto di non fare più parte [dal 3 marzo] dei garanti della lista “l’Altra Europa con Tsipras” e restano come due tra i trentamila cittadini impegnati per l’iniziativa che hanno contribuito a far nascere.
Andrea Camilleri e Paolo Flores d'Arcais
 
 

La Repubblica, 11.3.2014
Tsipras, Flores e Camilleri lasciano il comitato dei garanti. I tanti travagli delle candidature
I due accusano di essere stati estromessi dalla gestione delle liste. Il casus belli è il ritiro della candidatura di Antonia Battaglia, in polemica con la presenza nella circoscrizione sud di alcuni esponenti di Sel. Ma c'è anche il caso di un'imprenditrice siciliana accusata di aver partecipato a iniziative di Fdi

Non sono semplici i primi giorni di vita della lista Tsipras. Prima le auto-esclusioni di alcuni candidati. Poi la crepa che arriva sin dentro il comitato dei garanti che ha sostenuto in Italia il leader di Syriza. Una frattura certificata da un comunicato stampa firmato da Paolo Flores D'Arcais e Andrea Camilleri. Poche righe in cui accusano di essere stati estromessi nella gestione delle candidature: "Comunichiamo di avere scritto, venerdì 7 marzo, una lettera a Alexis Tsipras con cui prendiamo atto di non fare più parte - dal 3 marzo - dei garanti della lista". L'impegno dei due intellettuali resta. Ma - con amarezza - solo come "cittadini impegnati per l'iniziativa che abbiamo contribuito a far nascere".
Il casus belli è il ritiro della candidatura di Antonia Battaglia, esponente pugliese di PeaceLink, il contenitore di numerose associazioni del pacifismo italiano. Una scelta dettata dalla presenza, tra i candidati de L'Altra Europa con Tsipras nella circoscrizione sud, di due esponenti di Sinistra e Libertà. La Battaglia scrive: "I miei principi morali ed etici e la netta consapevolezza di non voler portare avanti una campagna per Taranto e per il Sud tutto in Europa, accanto ad esponenti di un partito che ancora ieri ha continuato a disconoscere le proprie gravi responsabilità sulla questione Ilva, mi inducono a ritirare la candidatura".
E a nulla vale la lettera che Guido Viale, Barbara Spinelli e Marco Revelli - altri garanti della lista - le inviano per chiedere un ripensamento. Antonia Battaglia non cede. Ma proprio questo scambio di lettere apre una ferita. Paolo Flores D'Arcais interviene su Micromega. Accusando gli altri garanti di aver "occultato" la missiva della Battaglia. Non solo. Aggiunge: "Ricordo che nella teleconferenza per le candidature del 3 marzo, e in ogni altra precedente circostanza, di fronte alla possibilità che Antonia Battaglia ponesse come condizione sine qua non"o i dirigenti di Sel o lei", avevo espressamente detto - anche a nome di Andrea Camilleri che mi aveva delegato a rappresentarlo - che avemmo dovuto rispondere lei". La separazione in casa è sancita.
[…]
Carmine Saviano
 
 

L’Huffington Post, 11.3.2014
Tsipras: Paolo Flores D'Arcais e Andrea Camilleri lasciano la commissione dei garanti

Ennesimo scossone in casa Tsipras. Dopo le polemiche e gli addii dei giorni scorsi, la lista che fa capo al leader della sinistra greca fa i conti con un ulteriore doppia defezione. Paolo Flores D’Arcais e Andrea Camilleri lasciano i vertici. Un addio che farà senza dubbio rumore visto che i due facevano parte di una commissione di garanti composta da sei persone.
Dopo le polemiche di ieri, la decisione oggi con un comunicato pubblicato sul sito di Micromega: “Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais – si legge - comunicano di avere scritto venerdì 7 marzo una lettera a Alexis Tsipras con cui prendono atto di non fare più parte dei garanti della lista 'l’Altra Europa con Tsipras”.
Camilleri avrebbe dovuto essere candidato come capolista dalla lista Tsipras, ma ha rinunciato per il suo dissenso su alcune candidature. mentre Flores D’Arcais non aveva per nulla digerito l’esclusione della candidatura di Antonia Battaglia, l’attivista ed esponente di primo piano dell’associazione PeaceLink di Taranto. “Ricordo – scrive il giornalista in una lettera indirizzata ai colleghi - che di fronte alla possibilità che Antonia Battaglia ponesse come condizione sine qua non ‘o i dirigenti di Sel o lei’, avevo espressamente detto (anche a nome di Andrea Camilleri che mi aveva delegato a rappresentarlo) che avremmo dovuto rispondere ‘lei’, cioè Antonia Battaglia, escludendo i dirigenti Sel”.
La questione Battaglia è però solo la più classica delle gocce che ha fatto traboccare il vaso in una lista nata già divisa dove il vero nodo è un altro: la divisione nei vertici. Da una parte il blocco dei “giustizialisti” (Flores, Camilleri, Gallino) che spingevano per candidature di peso (vedi Travaglio Scanzi) costretti ad incassare il no su Sonia Alfano, dall'altra la corrente più “movimentista” (Spinelli, Revelli, Viale) che invece ha voluto a tutti i costi il ritorno sull’agone politico dell’ex no global Casarini. Due visioni troppo distanti per trovare una sintesi.
Andrea Punzo
 
 

L’Altra Europa con Tsipras, 11.3.2014
Tsipras risponde a Camilleri e Flores D’Arcais

Caro Andrea Camilleri e caro Paolo Flores D`Arcais,
vi ringrazio per la vostra lettera e volevo esprimere tutto il mio dispiacere per la mancata candidatura di Andrea Camilleri, che rappresenta un punto di riferimento per la sinistra italiana e tutti i cittadini democratici e progressisti in Europa e non solo.
Mi sono informato per l’errore fatto, ma anch’io avevo espresso inizialmente la mia soddisfazione per la candidatura di Andrea. I fatti però ci hanno smentito e ho cominciato a seguirli con particolare preoccupazione.
Come sapete, durante la videoconferenza del 3 marzo, aveva partecipato anche il mio rappresentante in Italia, che mi ha informato dettagliatamente della situazione. Durante la videoconferenza Argiris Panagopoulos ha tentato di parlare con l'assistente di Andrea Camilleri, ma non è stato possibile. Ha chiesto di parlare con lei al telefono, ma nemmeno questo è stato possibile. Ha scritto due lettere per conto mio il 3 e 4 marzo, ma non ha ricevuto nessuna risposta. Si è creata una situazione abbastanza triste.
Mi sono informato sul fatto che durante la videoconferenza, sul sito e nella conferenza stampa per la presentazione delle liste, Barbara Spinelli ha riconosciuto l’errore fatto e ha chiesto ripetutamente scusa. Fatto che non si riconosce nella vostra lettera, con il risultato di alimentare solo inutili polemiche, lontane dall'entusiasmo e dal clima unitario che si è creato in Italia intorno al nostro comune tentativo.
La formazione di liste rappresenta sempre un compito difficile, perche si deve rappresentare una proposta politica attraverso la scelta di determinate persone. La chiusura della liste si è svolta con eccezionali procedure democratiche, espresse con la votazione sulle candidature che non incontravano una comune accettazione, rispettando sempre le regole poste dai garanti.
Abbiamo dato a Barbara Spinelli il mandato assoluto di presentare le liste nella conferenza stampa, fatto che è stato svolto con assoluta coerenza e grande successo.
Volevo ringraziare Barbara Spinelli per la sua decisione straordinaria di essere candidata ed esprimere la mia assoluta fiducia ai suoi tentativi unitari sulla lista e ai nostri sforzi comuni.
Volevo riaffermare il mio impegno di rimanere garante della lista “L’altra Europa con Tsipras” e la mia stretta collaborazione con Barbara Spinelli, che ha svolto un lavoro unitario e positivo, chiamando tutti noi a sostenerla e a lavorare per un risultato positivo.
Sostengo anche tutti i garanti che concorrono al successo della lista, senza alimentare continue e superate tensioni, che tutti voi volevate evitare con il manifesto che avete pubblicato, con l’obiettivo di unire società civile e sinistra, passando sopra alle contrapposizioni personali, politiche e di partito.
Lo spirito unitario del manifesto che avete firmato tutti sottolinea il bisogno di un cammino unitario, specialmente ora che con la presentazione della lista è aumentata la responsabilità di tutti noi di fronte ai nostri compagni ed ogni semplice uomo e cittadino che si sono mobilitati per rovesciare l’austerità e ricostruire l’Europa dalle distruzioni che ha provocato il barbaro neoliberismo.
Ho accettato con soddisfazione lo spirito finale della vostra lettera e non ho nessun dubbio che svolgerete un ruolo importante nella nostra lotta comune per la ricostruzione di una sinistra italiana forte nella società, i movimenti e la vita politica.
Con profondo rispetto
Alexis Tsipras
 
 

Corriere della Sera, 11.3.2014
Marzo 1994, nasceva Montalbano: 20 anni di indagini e copertine
Cliccare qui per la galleria di immagini

“La forma dell’acqua” è la prima indagine del commissario Montalbano creato dalla fantasia di Andrea Camilleri. Il libro viene pubblicato da Sellerio ed esce il 10 marzo 1994: è l’inizio di una lunga storia d’amore con i lettori. Una serie che va avanti da venti anni e che ha conquistato anche la televisione
(a cura di Angela Geraci)
 
 

Il Tirreno, 11.3.2014
Tante penne famose per la nuova biblioteca

Pontedera. Affettuosi messaggi di stima firmati da importanti scrittori, intellettuali, rappresentanti delle istituzioni (tra i primi ad inviare il proprio pensiero: Dario Fo, Andrea Camilleri, Pietro Grasso, Salvatore Settis, Luciano Canfora). Gli illustratori hanno spedito disegni e vignette, tanti autori di libri per ragazzi parlano dell'amicizia che li lega a Pontedera, alla sua Biblioteca, che da almeno dieci anni, attraverso il costante impegno di Manola Franceschini, anima del settore riservato ai piccoli lettori e irrinunciabile, amatissima colonna portante della Biblioteca Comunale di Pontedera (recentemente, l'associazione Amici di Bibliolandia l'ha nominata “Bibliotecaria dell'anno”), li invita e coinvolge in progetti di promozione della lettura. Parole dal mondo della cultura, in nome e a favore della cultura. Il progetto si chiama “Penne per la nuova Biblioteca”, a lanciarlo è stata Silvia Bracaloni, altro fondamentale centravanti della squadra dei bibliotecari pontederesi, indaffaratissimi, in questi giorni, a organizzare, programmare, seguire le tante iniziative legate al prossimo cambio di sede. «Una data precisa non ce l'abbiamo ancora - spiega Bracaloni - ma il “countdown” è già partito. Abbiamo deciso di scandirlo attraverso i messaggi che ci sono arrivati: sulla pagina Facebook della Biblioteca ne pubblichiamo uno al giorno. L'inaugurazione della nuova struttura di viale Rinaldo Piaggio, intitolata a Giovanni Gronchi, verrà probabilmente organizzata per la fine di aprile». […] Camilleri ricorda di dover «tutto alle biblioteche, a partire da quella di mio padre per continuare in tutte quelle in cui sono passato nei tanti anni della mia vita...». […]
Andrea Lanini
 
 

La Repubblica, 12.3.2014
Paolini, Baliani e Celestini per Camilleri, è la commedia dell'arte 2.0
Si intitola "Inedito d'autore" ed è una rassegna di tre sere all'Auditorium di Roma. Letture personalizzate alla scoperta di tre storie clamorose ma sconosciute scelte dallo scrittore siciliano

Prendi un meccanismo del teatro classico e fanne uno spunto articolato per più orientamenti attuali del teatro di narrazione. Ecco l'impresa che si sperimenta all'Auditorium di Roma dove, come se fossimo in un clima di commedia dell'arte del terzo millennio, Andrea Camilleri ha escogitato una terna di soggetti, di canovacci storici, per affidarli uno alla volta alle tecniche, ai linguaggi e alle letture personalizzate di tre popolari e stimati teatranti-raccontatori italiani, Marco Paolini (appuntamento lunedì 17 marzo), Marco Baliani (sabato 22), Ascanio Celestini (sabato 29). La rassegna, nata da un'intuizione di Camilleri, affiancato nell'ideazione e nella cura da Annalisa Gariglio, s'intitola Inedito d'autore, ed è promossa dalla Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con l'Associazione Culturale 15 Lune.
"La formula mi venne in mente due anni fa - spiega lo scrittore - e nasceva dall'interesse che m'avevano suscitato certe vicende vere non di pubblico dominio quanto le clamorose condizioni ambientali, umane e storiche in cui gli stessi fatti specifici erano inseriti, di cui erano una conseguenza, una variante, un aspetto caduto in ombra, un po' finito nel dimenticatoio. Avrei potuto occuparmene io, scriverne altrettante ricostruzioni sia documentate sia romanzate. E invece è stato più stimolante offrire tre tracce ad altrettanti attori solisti, tre in grado di tener banco col pubblico in forza della loro energia verbale, della loro grinta cronistica, e anche della loro improvvisazione". E c'è una sottile linea rossa che unisce il senso dei tre temi ispirativi. "Sì, la domanda (che dà anche luogo al titolo suggerito per il primo pezzo assegnato a Paolini) è: quanto vale un uomo? E l'unità di misura ha a che fare con la morale, con lo spirito, né più né meno che con la carne e col sangue".
Restano da svelare i meccanismi del perché delle assegnazioni delle storie a questo o a quello dei tre artisti specializzati nel raccontare il bello e il brutto degli esseri umani. "Quando mi sono soffermato sull'avventura a piedi nelle bufere del Polo Nord di due italiani e di uno svedese che s'allontanarono nel 1928 dalla famosa Tenda Rossa in cui era rifugiato il generale Umberto Nobile e alcuni altri del dirigibile Italia, la materia m'è parsa subito congeniale a Marco Paolini, che ha già evocato in palcoscenico la neve di Rigoni Stern e di Jack London.
Approfondendo la biografia foltissima e stranamente trascurata di Giuseppe Mario Bellanca, un ingegnere aeronautico originario di Sciacca e naturalizzato statunitense, pioniere nella creazione di carlinghe chiuse di aerei, che contese a Lindbergh la prima traversata aerea dell'Oceano Atlantico, ho immaginato che la sua esistenza proiettata in una favola a grande altezza riguardasse da vicino i miti e i sogni di cui si fa tanto tramite Marco Baliani. E nel caso delle stragi toscane di Niccioletta ad opera dei reparti nazisti e fascisti che nel 1944 fucilarono un'ottantina di minatori armati solo per difendere il loro posto di lavoro, non ho avuto dubbi che il più adatto a queste tragedie di guerra e di occupazione fosse Ascanio Celestini".
I rapporti tra lei ispiratore e i tre ben diversi protagonisti-portavoce? "Sono venuti fuori tre incontri singolari, preziosi, all'insegna di esigenze differentissime. Paolini voleva inventare una lettera mai scritta alla madre dall'esploratore svedese che morì, ma ha rinunciato. Baliani ha posto molte domande sull'infanzia del progettista di aerei Bellanca. Celestini è stato attento al contesto famigliare dei minatori uccisi, alle reazioni immediate". E qual è il commento alla rovescia dei tre raccontatori? Sentiamoli. "Io metto a disposizione il mio punto di vista - dice Paolini - l'uso del teatro, la negazione di ogni esercizio di stile, e penso a un laboratorio di oralità sulla traccia di Camilleri". "Io ho (ri)scritto un testo di 36 pagine - ammette Baliani per il suo La Nave Volante - con approfondimenti anche inventati sulla giovinezza dell'ingegnere dell'aria, e con diario particolareggiato della sfida del 1927 all'aeroporto Roosevelt con lo Spirit of St. Louis di Lindbergh". "E io ho incluso nella serata frammenti di registrazioni con la voce di Camilleri - confida Celestini per Niccioletta - e riprendo frasi di Padre Balducci che era del Monte Amiata, mi servo pure di brani del libro I minatori della Maremma di Bianciardi e Cassola, e trovo importante parlare di minatori che operavano sotto terra e finiscono sotto terra ammazzati".
Rodolfo Di Giammarco
 
 

Adnkronos, 12.3.2014
Europee: Battaglia (Peacelink), grazie a Flores e Camilleri

Taranto - ''Ringrazio Paolo Flores d'Arcais e Andrea Camilleri per le parole che mi hanno rivolto e per la posizione che hanno assunto riguardo alla vicenda Ilva di Taranto, nel loro comunicato di ritiro dal Comitato dei garanti della Lista Tsipras''. Lo afferma Antonia Battaglia, esponente dell'associazione pacifista e ambientalista tarantina Peacelink, in predicato di essere candidata nella circoscrizione meridionale nella lista di sinistra alle elezioni europee ma poi ritiratasi per la presenza di esponenti di Sel vicini al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. ''Da parte mia - aggiunge - non posso che ribadire ancora ora una volta l'onesta' intellettuale che mi ha guidata in questo difficile passaggio. Il mio impegno per Taranto, per la risoluzione dei suoi problemi ambientali, sanitari e sociali esce rafforzato, nella consapevolezza che la lotta da condurre deve essere ancora piu' vasta e profonda di quanto finora sia stata. Taranto, che appare oggi abbandonata, ha dentro di se' le risorse necessarie per condurre questa battaglia e uscirne vincente''.
 
 

Il Foglio, 12.3.2014
Grosso guaio compagno Tsipras, i garanti Flores e Camilleri sull'Aventino

Non si fa neanche in tempo a risorgere dalle ceneri del grillismo o dell’ingroismo, scegliendosi un compagno greco come testimonial (Alexis Tsipras), in barba a qualsiasi precedente teoria sull’avversione della sinistra per l’uno che dà luce al tutto – “leaderismo, leaderismo!”, si diceva ai tempi dei gran calderoni arcobaleno in cui perdersi (e perdere), ma ora fortunatamente, tra compagni, si è deciso di non elucubrare e di mettersi in lista per le europee sotto l’unico nome di Tsipras, appunto.
Marianna Rizzini
 
 

SiciliaInformazioni, 12.3.2014
L’avventura elettorale di Camilleri finisce. Montalbano approva…

Qualche giorno fa Andrea Camilleri aveva postato su Facebook [Camilleri non ha un account su Facebook, NdCFC] una considerazione indecifrabile: uno sfogo pacato ma puntuale, per riferire lo stato dell’arte e sono stati in tanti a cercare d’indovinare che cosa avesse voluto comunicare. “Avrei alcune cose da dire, ma è meglio che me le tengo per me, altrimenti…”. Questo il senso del post, che ha preceduto il nuovo, e definitivo, passo indietro di Camilleri dalla lista della sinistra per Tsipras alle prossime europee.
Lo scrittore siciliano è uscito dal comitato dei garanti, la squadra che avrebbe dovuto comporre le liste, cercare candidati e trovare testimonial autorevoli. Un ritiro clamoroso se si tiene conto  che Camilleri, insieme con la Spinelli e Flores D’Arcais – anche lui dimissionario – avevano firmato l’appello originario per puntare sul giovane leader greco in contrapposizione al Pse e ad Ppe.
Andrea Camilleri era stato addirittura inserito nella lista dei candidati, una notizia diffusa da fogli autorevoli, e poi smentita nel giro di poche ore. Infine l’uscita dal comitato dei garanti.
Che cosa è accaduto?
Flores D’Arcais, con Camilleri e Gallino hanno manifestato strategie distanti da quelle della Spinelli, Ravelli e Viale. Il primo terzetto avrebbe voluto in lista Travaglio e Scanzi, rappresentanti dell’ala giustizialista, mentre l’altro terzetto capeggiava l’ala movimentista e sponsorizzava, con successo, il ritorno in campo dell’ex no global Casarini. Ma l’episodio  che ha provocato la rottura riguarda la candidatura di Antonia Battaglia in Puglia, attivista dell’Associazione PeaceLink, esclusa dalle candidatura per avere posto il comitato davanti ad una scelta: lei o i candidati di Sel. Ora Andrea Camilleri è “solo” un sostenitore, non militante, dell’Altra Europa con Tsipras.
Meglio di niente, commenta qualcuno.
L’avventura politica di Camilleri è finita prima di cominciare. Che cosa avrebbe fatto il suo Montalbano? Probabilmente la stessa cosa.
 
 

Affaritaliani.it, 12.3.2014
Lista Tsipras in crisi? Il 'paesologo' Arminio: "Basta polemiche, serve ambizione. E Camilleri deve tornare"
Tra ritiri, esclusioni e polemiche, la lista Tsipras continua a far discutere. Franco Arminio, scrittore e "paesologo" irpino, candidato alle Europee, intervistato da Affaritaliani.it parla della necessità di superare le divisioni ("alcuni esponenti locali vicini di Sel e Rifondazione Comunista, si accontenterebbe di superare la soglia di sbarramento... ragionano per piccoli gruppi. E invece bisogna essere ambiziosi. Questa lista può raggiungere il 12% e durare oltre le Europee...") e fa un appello a Camilleri: "Deve restare un nostro sostenitore e deve contribuire alla crescita di quest'esperienza..."

La sorpresa delle prossime Europee? Il nuovo movimento in grado di ridare slancio alla sinistra? Per ora, la lista Tsipras continua a perdere pezzi, e più che per le proposte politiche fa parlare per le polemiche al suo interno: lo scrittore Andrea Camilleri ha confermato il suo ritiro dal Comitato dei garanti, e ha fatto la stessa scelta Paolo Flores D'Arcais: ai due intellettuali non sono andate giù l'esclusione di Sonia Alfano e la presenza dell'ex leader No Global Luca Casarini.
[…]
"Colgo l'occasione per fare un appello a Camilleri: deve restare un sostenitore della Lista Tsipras, e deve contribuire alla sua crescita. Tutti insieme dobbiamo costruire una politica nuova, lontana dagli slogan".
Antonio Prudenzano
 
 

NanoPress, 12.3.2014
Il Commissario Montalbano compie vent’anni: il primo libro di Camilleri comparve nel 1994

Il Commissario Montalbano di Andrea Camilleri ha da poco festeggiato il suo ventesimo compleanno. Era, infatti, il 10 marzo del 1994 quando venne pubblicato il primo romanzo con protagonista il personaggio letterario nato dalla penna e dalla fantasia di Andrea Camilleri: il libro si chiamava La forma dell’acqua, ed era edito – naturalmente – da Sellerio. Da quel momento è nata e si è sviluppata una delle saghe più note e amate dal pubblico italiano: merito anche dei film tv creati dalla Rai negli anni seguenti, con protagonista Luca Zingaretti.
Ma chi è Montalbano? Commissario di polizia impegnato a Vigata, immaginaria cittadina della costa siciliana, deve il proprio nome allo scrittore spagnolo Manuel Vàzquez Montalbàn, omaggiato da Camilleri in quanto creatore di Pepe Carvalho, un altro famoso detective: i due investigatori in comune hanno la passione per le buone letture e l’interesse per la cucina, rapporti complicati con donne problematiche e soprattutto modi non convenzionali – a volte spicci – di trovare una soluzione alle indagini.
Sin da La forma dell’acqua lo stile di scrittura di Andrea Camilleri si è caratterizzato per l’utilizzo di una lingua italiana impura, decisamente sporcata da elementi provenienti dalla lingua siciliana, ma anche per una grande attenzione all’ambientazione siciliana.
Ma di cosa parlava La forma dell’acqua? Il romanzo partiva dal ritrovamento del cadavere di un uomo all’interno di un’automobile da parte di due geometri munnizzari nella mànnara, una zona malfamata ritrovo di prostitute. I due sceglievano di non avvertire la polizia ma di avvisare un amico, l’avvocato Rizzo, il quale consigliava loro di avvisare le forze dell’ordine.
A questo punto, irrompeva in scena il commissario Montalbano, che veniva a sapere che il cadavere apparteneva a un ingegnere, noto esponente politico del posto, morto nel corso di un incontro sessuale: da qui si sviluppava il mistero (e la conseguente indagine, risolta grazie a due donne).
Già dal primo libro, insomma, era possibile riconoscere i caratteri distintivi della saga montalbaniana e dello stile di Camilleri. Da allora, è seguita una lunga serie di romanzi e racconti [...]
Simone Morano
 
 

Quotidiano.net, 12.3.2014
Leggere (e scrivere) il lavoro

Una volta, qualche tempo fa ("tempo" non secoli) andava di moda, nelle case di alcuni intellettuali, avere una carriola di legno. Intellettuali "impegnati". Si definivano "operaisti". E la carriola era un preciso riferimento al duro lavoro dei cantieri, alla calce, ai "palazzi" che sorgevano nelle sterminate periferie delle grandi città, Roma su tutte. Ma, direte, che se ne facevano delle carriole? Qui sta il bello - o il comico, a seconda dei punti di vista. Esse servivano, infatti, a trasportare i libri da una stanza all'altra. Il tutto per ribadire come cultura e classe operaia fossero un tutt'uno. Poi s'è visto com'è finita. Con gli operai che ormai si guardano bene dal votare a sinistra e, tantomeno, dall'ascoltare "i professori" (ammesso che lo abbiano mai fatto).
Questo "incipit" per consigliare agli amici lettori di segnare, bene in evidenza sulla loro agenda, la data di domani, 13 marzo. Infatti, a Roma, Auditorium Parco della Musica (viale Pietro De Coubertain 30), parte l'edizione numero cinque di "Libri come", la festa del libro e della lettura. Tre giorni (la manifestazione chiude domenica) di approfondimento culturale da non perdere. Per vari motivi.
[...]
Impossibile non segnalare, a esempio, Andrea Camilleri che, conversando con un altro scrittore di certa notorietà e bravura come Francesco Piccolo, presenterà Inseguendo un'ombra, il nuovo romanzo, edito da Sellerio, del Maestro di Porto Empedocle, in uscita sui banchi delle librerie proprio domani. Inutile raccontarvi la trama dell'ultima fatica di Andrea: di certo siamo nel Quattrocento, di certo c'è tanta Sicilia, di certo c'è Roma. Di certo non è un romanzo storico, ma, come avverte giustamente l'Autore, "invenzione non viene da invenire che in latino significa riscoprire, ritrovare?". Tenete inoltre conto che il Nostro trovò questa (bellissima) storia grazie a Leonardo Sciascia. E più (un po' sadicamente: lo so che avete già l'acquolina in bocca) non dico. Il faccia a faccia Camilleri-Piccolo è previsto il 16 alle 18 nella Sala Sinipoli.
[...]
Francesco Ghidetti
 
 

l’Unità, 13.3.2014
Camilleri, nel nuovo romanzo la parabola del camaleonte
Il nuovo romanzo dello scrittore racconta la figura ambigua di Samuel ben Nissim e delle sue tre identità


Ritratto di Guglielmo Raimondo Moncada in una incisione del 600

Vi sono personaggi che segnano la storia per la loro grandezza, la loro coerenza etica. Ve ne sono altri che sul palcoscenico della storia si affacciano per la loro capacità camaleontica, per il loro opportunismo, e pur avendo notevole talento non vogliono davvero realizzarlo ma utilizzarlo per ottenere sempre nuovi vantaggi.
Nella ricostruzione romanzesca del nuovo libro di Andrea Camilleri, Inseguendo un’ombra , (pagine 256, euro 14, da oggi nelle librerie edito da Sellerio), l’ambigua, complessa e misteriosa figura di Samuel ben Nissim, poi divenuto Guglielmo Raimondo Moncada e ancora Flavio Mitridate, rientra in questa seconda categoria. Con un’aggiunta non irrilevante: una forma di cattiveria, spesso sadica, che più volte depotenzia la pragmaticità del suo opportunismo creandogli effetti negativi e controproducenti.
Le vicende di Samuel ben Nissim nel nuovo romanzo storico sui generis di Camilleri, partono dal 1465, il luogo d’ambientazione è in Sicilia, precisamente a Caltabellotta, cittadina in provincia di Agrigento. Così Camilleri nella parte iniziale del libro tratteggia la figura del fanciullo: «Ha quindici anni, Samuel ben Nissim Abul Farag, ma già a quell’età oltre all’ebraico, che talvolta usano in famiglia e con gli amici, ha studiato il greco, il latino, il caldeo e l’aramaico. Nella judicca però l’arabo e il siciliano sono le parlate correnti. Ha una straordinaria vocazione a imparare le lingue e la storia, gli usi, i costumi di altri popoli. Inoltre, a notte alta, quando tutti dormono, Nissim sussurrando gli spiega gli scritti difficili e misteriosi della qabbaláh, il Ma’aseh merkabah, la visione di Ezechiele, e il Sefer ha-Zohar, ma soprattutto con lui ragiona delle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico e delle dieci sefirot, o numeri primordiali, della cui combinazione Dio si è servito per creare il mondo».
Molte di queste competenze culturali gli serviranno per la sua ascesa, le usa strumentalmente ma non crede in nessuna di esse, né alle religioni che muterà, né alle idealità laiche. Suo padre, Nissim, pensa che il figlio Samuel diventerà il capo della scuola ebraica. Invece con la sua abilità dialettica Samuel in poco tempo diventerà «defensor» della fede cristiana, lascerà il suo popolo, la sua religione, abbandonerà la sua famiglia per diventare un paladino del cristianesimo.
Invincibile nei duelli dialettici pubblici, la sua fama giunge sino a Giovanni re di Aragona e di Castiglia. Ma non è più Samuel, entrato in un convento carmelitano è divenuto convertendosi al cristianesimo Guglielmo Raimondo Moncada (come era possibile allora, ha preso il nome del suo padrino, uno degli uomini più potenti del tempo in Sicilia). La fama delle sue predicazioni contro gli ebrei giunge sino in Vaticano.
Ma non vi è idealismo autentico nei suoi sermoni, né fervente passione, in realtà instilla odio verso il suo popolo, e addirittura giunge a impossessarsi dei beni della scuola ebraica del suo paese natio. Violenze, turpitudini ed inganni, caratterizzano la sua esistenza. Utilizza tutto per accrescere il suo potere, riesce a sostenere una tesi ed il suo contrario, ma non vi è nobiltà filosofica nel suo modo d’essere, solo obiettivi, spesso biechi, da raggiungere. Così entrato nelle grazie di un potente cardinale, giunge all’apice della sua carriera ecclesiastica nel 1481, quando vien chiamato da Papa Sisto IV a recitare il sermone della Passione. Il potere e la fama non gli bastano, è sempre alla ricerca di nuove entrate di denaro, ma la sua sfrenata bramosia lo spinge ad un errore gravissimo. Nella ricostruzione di Camilleri si tratta dell’omicidio di un usuraio al quale si era rivolto per le sue manie di grandezza.
Dopo l’ascesa, l’ennesima caduta. Ma fugge e si rialza, va all’estero, in Germania grazie alla sua cultura entra in contatto con il fine umanista Agricola, potrebbe vivere tranquillamente in quella terra, apprezzato ed ammirato. Ma il desiderio di tornare in Italia è troppo forte, e così nella nuova veste di Flavio Mitridate riesce ad entrare dopo qualche tempo nella cerchia di Pico della Mirandola. Molto efficace la ricostruzione del contesto storico-sociale e culturale del mondo umanistico dell’Italia centrale. Camilleri intersecando storie e libri preziosi, utilizzando filologia e filosofia, struttura un romanzo che fa riferimento ad una seria bibliografia ma al solito ne colma i molti vuoti inventando narrativamente.
Salvo Fallica
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.3.2014
Esce per Sellerio il nuovo romanzo dello scrittore ispirato a un cabalista del Quattrocento
Camilleri affronta l’enigma dell’ebreo

«Sono essenzialmente uno che s’inventa e racconta storie, un contastorie». Mette le mani avanti Andrea Camilleri (reduce di una “disavventura” politica, ossia dell’abbandono del ruolo di garante nella lista che sostiene Tsipras), giustificando la sua nuova fatica. Si tratta di “Inseguendo un’ombra” (Sellerio, da oggi in libreria), un’invenzione letteraria che non è romanzo storico ma neanche d’ambiente, pur prendendo le mosse da un personaggio realmente vissuto, nella Sicilia del Quattrocento: Guglielmo Raimondo Moncada, ebreo siciliano di Caltabellotta, esperto di lingue orientali e profondo conoscitore della cabala.
A proposito di numeri e di ricorrenze: è inquietante il fatto che esca sul Moncada questo romanzo di Camilleri e che, a ridosso di poco, vedrà la luce un volume scritto a quattro mani da Licia Cardillo Di Prima, scrittrice di Sambuca di Sicilia, e da Angela Scandaliato, di Sciacca, esperta di ebraismo. Nascosto nelle pieghe dei secoli, Flavio Mitridate (uno dei tanti nomi del cabalista isolano), si mostra adesso con prepotenza, quasi alla stregua del ritorno del rimosso.
A dare la stura all’immaginario di Camilleri, una chiosa critica di Sciascia posta ad apertura del catalogo di una mostra: che ha lavorato come un tarlo nell’officina creativa dello scrittore empedoclino, scavando un cunicolo che porta dritto a questo romanzo concepito in tre tappe e inframmezzato dalla voce dell’autore, per giustificare una forzatura. Perché, pur avendo solleticato la curiosità di non pochi ricercatori, Guglielmo Raimondo Moncada, precettore niente meno che di Pico della Mirandola, traduttore di una parte del Corano in latino, rimane una sorta di ammaliante sciarada, un crittogramma da decifrare: anche per via delle sue intemperanze, per la sua ambiguità (non solo sessuale). Ci ha provato Camilleri a tallonare l’imponderabile, ad acciuffare quest’ombra caravaggesca, con le armi della finzione e della menzogna.
Salvatore Ferlita
 
 

GR1, 13.3.2014
Camilleri per il teatro. "Quanto vale un uomo?"
L'autore di Montalbano affida a tra grandi attori altrettanti testi da portare in scena. Al Gr Ascanio Celestini
Cliccare per ascoltare la trasmissione (da 18'50" a 20'34")
 
 

SiciliaInformazioni, 13.3.2014
Il commissario Montalbano compie 20 anni, ne dimostra di più

È una buona idea festeggiare il compleanno di un personaggio che non è mai esistito, se non nella fantasia dello scrittore? Certo che lo è, a patto che il personaggio si sia guadagnato il diritto di vivere come gli umani e le sue parole, i gesti, le azioni che compie siano “riconoscibili”.
Il Commissario Montalbano compie venti anni, è nato nel 1994. Dubitiamo che Andrea Camilleri abbia preparato la torta, magari il suo editore potrebbe avere brindato a champagne, sarebbe già tanto.
Il maestro lo ha accompagnato per mano, “nutrito”, fatto crescere e non l’ha mai tradito, ma ha bisogno di essere se stesso e non il Commissario che ha creato. È capitato infatti che lo scrittore siciliano ne avvertisse l’invadenza, ne subisse la sudditanza e che, perciò, volesse liberarsene, ma è durato poco. La crisi di un ciclista durante una tappa lunga e faticosa.
Montalbano non vive soltanto nei gialli di Camilleri, ma anche nei film per la tv. Luca Zingaretti si è “appropriato” di Montalbano ed il commissario si è appropriato di lui, l’attore ne ha indossato la divisa e non se l’è più ancora tolta di dosso. Ogni tentativo di cambiare abito è finito male “a causa” del successo. Zingaretti sa fare altro, ma è grazie a Montalbano che è diventato il beniamino di un grande pubblico. Come Camilleri, autori di romanzi, racconti e saggi deliziosi, che ne hanno fatto forse l’autore italiano più amato.
Il libro ed il film sono frutto di un parto gemellare. Chi vede il film in tv ed ha letto il libro, non riesce a distinguere la diversità, e viceversa, se la lettura di una storia precede il film, ne conferma i caratteri.
Il nome, Montalbano, è stato imposto da Camilleri al commissario in omaggio ad un giallista straordinario spagnolo, Manuel Vasquez Montalban, creatore di Pepe Carvalho.
Il detective di Montalban non è al servizio della legge, ma della giustizia, al pari del commissario di Vigata. Quando è necessario prevalgono le deroghe sulle regole. L’umanità li avvicina, gli stili di vita no. Carvalo è un poco strampalato e ama una prostituta, Montalbano ha una fidanzata seriale, che va e viene, e convive con le piccole storie d’amore del Commissario, che spesso non “consuma”. Il personagio di Montalban ama la buona cucina ed a tavola trova buonumore e serenità, giusto come il commissario.
Vasquez Montalban è catalano, Andrea Camilleri siciliano dalla testa ai piedi: la scrittura ed e il commissario di Camilleri parlano, gesticolano e pensano come tanti siciliani. Ma se cercate di trovare in qualche posto, nell’isola, qualcuno che parla come Montalbano non lo trovate. Il dialetto siciliano, del resto, non c’è più. C’è la lingua di Camilleri, che è entrata in confidenza con i lettori e li ha conquistati.
Ecco qui, di seguito, i titoli della Montalbano-story. Giusto per averne memoria:
[...]
 
 

l’Unità, 13.3.2014
«Liti in Lista? Tristi regolamenti di conti»
L’intervista. Barbara Spinelli
La giornalista, tra i garanti della Lista Tsipras: «Tremendo perdere Camilleri. Ma non capisco rotture così grandi per incidenti di percorso»

Roma. Sull’abbandono di Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais, che hanno lasciato il comitato dei garanti in polemica con gli altri quattro membri. Barbara Spinelli sembra amareggiata ma evita toni drammatici. «È successo quello che per forza succede quando bisogna tenere insieme anime tanto diverse, partiti, movimenti, comitati, senza che tutto si sfasci», commenta il giorno dopo l'ufficializzazione del divorzio la giornalista scrittrice, unica donna "garante" della lista Tsipras.
Ci racconta come è andata?
«Io non riesco a spiegarmi una rottura così grande per incidenti che a mio avviso non sono enormi. Soprattutto considero triste e grave che nel momento in cui sarebbe così importante portare avanti un'idea di Europa diversa ci si perda in piccoli regolamenti di conti che non hanno senso, non sembrano interessare affatto chi frequenta le affollatissime assemblee della Lista, sono molto nazionali e non hanno nessun rapporto con la crisi che attraversa l'Europa. Trovo che l'idea di un'Europa diversa resti necessaria e valga la pena continuare a difenderla. Non ho intenzione di raccontare degli scontri che ci sono stati. Un comitato è come il consiglio della corte di giustizia: si discute, ma poi si tiene una linea unica. Io continuo ad attenermi a questa regola».
[…]
Alessandra Rubenni
 
 

Corriere della Sera, 13.3.2014
La direttrice del manifesto: ma non finirà come Ingroia
Lista Tsipras, defezioni e litigi. Rangeri: «Mi cascano le braccia»

Milano - Polemiche e dimissioni. «Quando ho visto le ultime notizie sulla lista Tsipras mi sono cadute le braccia». La direttrice del manifesto Norma Rangeri al cartello della sinistra per le prossime Europee (con un leader greco come riferimento) crede. E proprio per questo è sconcertata dalle ultime «rivalità poco commendevoli». Hanno sbagliato Camilleri e Flores D’Arcais a dimettersi? «Sì. Se ciascuno si mette a litigare poi si è autorizzati a pensare ‘ la solita sinistra che spacca il capello in quattro’. E invece no, bisogna rendere la lista Tsipras popolare». […]
Massimo Rebotti
 
 

La Sicilia, 14.3.2014
"Inseguendo un'ombra" sull'umanista del 400, ebreo siciliano
Camilleri racconta le contraddizioni di Moncada

Un quindicenne ebreo poliglotta è il protagonista del nuovo romanzo di Andrea Camilleri ("Inseguendo un'ombra", Sellerio, pagine 256, euro 14,00). Si tratta di un fanciullo il cui nome è Samuel ben Nissim Abul Farag. Un adolescente colto e sveglio, che non solo conosce diverse lingue, ma storie, culture e costumi di diverse popolazioni. Vive nel quartiere ebraico di Caltabellotta, in provincia di Agrigento, e la sua storia Camilleri l'ha inizia a raccontare dal 1465.
Il padre nutre verso Samuel grandi speranze, lo intravede come colui che lo riscatterà socialmente, a 15 anni può già puntare a fare carriera nella scuola ebraica, in futuro ne potrà diventare il capo. Ma all'ambizioso Samuel questa prospettiva non piace, lui guarda oltre, punta a convertirsi al cristianesimo. Non vi è in lui alcuna passione ideale, non crede ad alcuna religione o ad alcun valore, il suo obiettivo è fare carriera. Entra in convento, e ha già un omicidio che pesa sulle sue spalle. E' ambiguo, contorto, spregiudicato, amorale, utilizza la sua dialettica per ottenere potere, fama, soldi. Diviene un difensore della fede cristiana, sfida pubblicamente gli ebrei, predica contro di loro creando le condizioni di attacchi violenti. Ma sa affievolire il suo radicalismo appena coglie la possibilità di trarne vantaggi, soprattutto economici. In realtà non è più Samuel ben Nissim, dopo la conversione al cristianesimo è Guglielmo Raimondo Moncada, ha preso dunque il nome del suo padrino di battesimo. Che non ha scelto a caso, si tratta di un prestigioso conte, un uomo potente. Nel giro di poco tempo ha cariche e ruoli importanti, ricche prebende, la sua fama giunge sino in Vaticano. La sua ascesa sembra inarrestabile, ma il suo avido attaccamento al denaro e la voglia smisurata di potere lo portano alla caduta.
Per Camilleri, che colma le lacune delle ricostruzioni storiche con la sua capacità inventiva, non v'è dubbio, si è macchiato di un grave crimine: l'omicidio. Guglielmo vien visto dal suo giovane servo mentre spappola la testa a un usuraio. Riesce a scappare, va all'estero. Ma non è più Guglielmo, adesso si è trasformato in Flavio Mitridate, uno studioso poliglotta esperto di culture orientali. Nel clima dell'umanesimo entra in contatto con illustri intellettuali d'oltralpe, e tramite loro torna in Italia creandosi un collegamento con Pico della Mirandola. Nessun ardore filosofico, ancora una volta Nissim-Flavio cerca di ottenere vantaggi e potere. Camilleri prendendo spunto dall'introduzione al catalogo di una mostra scritto da Leonardo Sciascia nel 1972, letto da lui nel 1980, si è incuriosito della "Faccia ferina dell'umanesimo", e dopo tanti anni ha creato questo romanzo storico, che nel far luce sul passato diventa l'indagine di una personalità oscura e piena di pericolose contraddizioni.
Salvo Fallica
 
 

ANSA, 15.3.2014
Montalbano: 20 anni in libreria e 1 miliardo di spettatori

Marzo 1994: Montalbano debutta in libreria con La forma dell'acqua (Sellerio), indagando sul primo omicidio in terra di mafia della seconda repubblica. Lo sguardo ironico e sornione sulla vita, l'intelligenza di scrittura, la facilità d'inventiva di Andrea Camilleri impongono subito il commissario all'attenzione dei lettori. Sarà poi l'esordio in tv, nel maggio 1999, a consacrarlo come un eroe cult, complici l'interpretazione sanguigna, gli scatti d'ira e le debolezze malcelate, la dolcezza e la cocciutaggine, la stazza mediterranea e persino le gambe arcuate di Luca Zingaretti.
Vent'anni dopo, Montalbano è un po' una persona di famiglia: tra le pareti del commissariato di Vigata, come tra i muretti a secco, la terra arsa, gli ulivi e le tonnare abbandonate della Riserva dello Zingaro, molti ormai si sentono a casa. Ma soprattutto è un fenomeno da milioni di copie - con Sellerio ha raggiunto quota 15 milioni, per 21 romanzi dedicati alle gesta del commissario, presenti anche nel catalogo Mondadori con tanto di Meridiano - e veleggia verso il miliardo di telespettatori in totale nel mondo.
Se Sellerio prepara una festa evento per maggio, al Salone del libro di Torino, il pubblico tv dovrà invece aspettare il prossimo anno per il ritorno del commissario e per la seconda serie del prequel, Il giovane Montalbano, che ha il volto intenso di Michele Riondino. "Stiamo scrivendo entrambi, sia il Montalbano classico, sia il giovane: entrambi andranno in produzione nel 2015, quattro serate per il primo (una sarà la trasposizione dell'ultimo romanzo sfornato da Camilleri, Un covo di vipere, in attesa dei prossimi, ndr), sei per il secondo", spiega Carlo Degli Esposti, che con la Palomar produce entrambe le serie.
"Ho sempre pensato, ma dopo Braccialetti rossi ne sono ancora più convinto, che un successo nasca innanzi tutto dalla potenza di scrittura. I nostri prodotti non sono industriali, ma artigianali". Alla Palomar hanno un gran da fare ad aggiornare continuamente i numeri del boom di Montalbano: "Siamo arrivati a un ascolto complessivo di 877,036 milioni di spettatori e, visto l'enorme successo anche all'estero, ci prepariamo a superare il miliardo", gongola il produttore. Un traguardo che sarà sicuramente raggiunto per il 6 maggio 2019, quando il commissario festeggerà il ventennale dal debutto televisivo, all'epoca su Rai2 (prima del trionfo su Rai1), con Il ladro di merendine.
Da allora il fascino di Montalbano, la terrazza sull'infinito e la spiaggia di Marinella, il faro sullo scoglio chiatto, la presenza discreta dell'eterna fidanzata genovese Livia, gli arancini e la pasta 'ncasciata di Adelina, i pizzini minuziosi di Fazio, l'inguaribile passione per l'universo femminile di Mimì Augello, l'irruenza pittoresca di Catarella sono entrati nell'immaginario e hanno macinato record su record di ascolto, grazie a 26 episodi che hanno generato oltre 110 serate, con risultati impressionanti anche in replica. Il più visto di sempre è Una lama di luce, con 10 milioni 715 mila spettatori e oltre il 38% di share raggiunti a maggio scorso su Rai1.
Un successo che ha assunto le dimensioni di un fenomeno mondiale: in questi anni, il Montalbano tv è stato venduto negli Stati Uniti, in Canada, in tutta l'America Latina, in Australia, Francia, Spagna, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in Ungheria, Slovacchia, Ex Jugoslavia, Albania, Georgia, Bulgaria, Germania, Inghilterra, Galles, Scozia, Romania e persino in Iran.
Angela Majoli
 
 

La Sicilia, 15.3.2014
Il “compleanno”. Il 10 marzo 1994 è uscito “La forma dell’acqua”, il primo romanzo di Camilleri
Montalbano compie 20 anni e il turismo ibleo ringrazia
Il commissario e i luoghi della fiction cult per gli appassionati

Ragusa. Non c'era una torta con le candeline per il suo speciale compleanno ma il commissario Salvo Montalbano, il fulgido personaggio letterario nato dalla penna di Andrea Camilleri, ha da qualche giorno compiuto 20 anni.
Il 10 marzo 1994 è infatti uscito "La forma dell'acqua", il primo romanzo di Camilleri, edito da Sellerio, con cui si è aperta, visto il successo suscitato, una vera e propria saga che ha contributo alla fortuna della casa editrice ma anche a quella del Sud Est siciliano.
Dal romanzo, agli inizi del 2000, è stata realizzata un fiction di grandissimo successo con attore protagonista Luca Zingaretti, ambientata in provincia di Ragusa. E quelle avventure del poliziotto più amato d'Italia sono divenute non solo le letture di un genere letterario che si è aperto alla massa, ma anche il piacevole intrattenimento televisivo per un pubblico vastissimo, internazionale perché la fiction viene proposta anche all'estero.
Salvo Montalbano è il protagonista assoluto di questi romanzi polizieschi di Camilleri e delle serie televisive derivate. Montalbano è un commissario di polizia che svolge le sue funzioni nell'immaginaria cittadina di Vigata, sulla costa siciliana.
In verità è assai probabile che la Vigata letteraria, differente da quella televisiva, sia Porto Empedocle, città originaria di Camilleri e dove nel 2009 è stata perfino inaugurata una statua bronzea raffigurante un baffuto commissario Montalbano, nella centralissima via Roma, proprio a suggellare quel binomio con il luogo letterario in cui sono ambientati i romanzi.
I racconti sono caratterizzati dall'uso di un italiano fortemente contaminato da elementi della lingua siciliana che però piace ai lettori ed è di facile comprensione.
Sembra che il nome Montalbano sia stato scelto da Camilleri per omaggiare lo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, ideatore di un altro detective famoso, Pepe Carvalho. E a ben guardare, i critici hanno riscontrato nei due personaggi molte cose in comune, a partire dall'amore per la buona cucina e per le donne.
Montalbano è in ogni caso un successo e una garanzia al punto tale che per molti romanzi è stata necessaria la ristampa non solo in Italia ma anche all'estero, dove le avventure rocambolesche del commissario Montalbano sono piaciute fin da subito, ancor prima della trasmissione in tv della fiction targata Palomar.
Montalbano è un commissario sui generis, «maturo, sperto, omo di ciriveddro e d'intuito», con innata abilità nel dipanare intrighi complicati e difficoltosi.
Attorno a lui girano tanti personaggi ormai cari ai lettori e ai telespettatori di tutto il mondo, dalla ormai ex fidanzata Livia Burlano al suo vice Domenico Augello, all'ispettore Giuseppe Fazio, solerte e efficientissimo, al tonto ma simpatico agente Agatino Catarella.
Personaggi che nella trasposizione cinematografica sono stati caratterizzati da attori bravissimi, scelti dalla produzione ed inseriti all'interno di un cast che si muove nella Vigata televisiva, che è per lo più la provincia di Ragusa e in generale il Sud Est siciliano.
Una fiction-cartolina, come in molto la definiscono, che con la produzione di Carlo Degli Esposti e la curata regia di Alberto Sironi, ha portato la Sicilia del Sud Est nel cuore di milioni di telespettatori. Paesaggi incontaminati, vedute di spiagge dorate, cieli azzurri che fanno da sfondo alle chiese barocche, tutti presi a prestito da Ragusa, Modica, Scicli, divenuti set naturali della fiction.
E poi l'immancabile casa di Montalbano, che si trova proprio sulla spiaggia di Punta Secca, nel territorio di Santa Croce Camerina. Chi non ha mai voluto vivere in una casa con un balcone realizzato con piccole colonne che si sporge verso il mar Mediterraneo? E chi non ha provato almeno un po' di invidia nel vederci il commissario Montalbano, interpretato da Zingaretti, al chiar di luna mentre cena con la sua fidanzata o con le donne che entreranno poi nella sua vita.
La "Montalbanomania", come in molti la chiamano, è una "patologia" di cui in molti sono affetti, perché vogliono conoscere quei luoghi prima letti e immaginati nelle pagine dei romanzi di Camilleri e poi guardati in tv nella fiction guidata da Sironi. E in questi decenni sono stati molti i turisti che sono andati a caccia dei luoghi di Montalbano. La stessa casa del commissario si è trasformata in un lussuoso bed and breakfast, ma addirittura a Scicli, dove il municipio nella fiction viene usato come commissariato, si è reso necessario spostare il sindaco in un ufficio diverso perché la sua stanza, nella serie tv usata da Montalbano, è divenuta tappa irrinunciabile per i turisti. Al punto tale che il Comune ha dovuto fare un bando per l'affidamento ad una cooperativa che realizza le visite guidate e che, solo nei primi tre mesi di gestione, assieme ad altri siti, ha incassato quasi 40mila euro.
Ma Montalbano è davvero servito al turismo? Per Mario Papa, presidente del distretto turistico degli Iblei, «senza alcun dubbio ha permesso di ottenere una promozione indiretta che altrimenti sarebbe costata milioni. Io ci ho creduto fin dall'inizio, organizzando alcuni eventi anche alla Bit di Miliano. Ha avuto il suo grandissimo effetto, forse adesso in parte superato, ma probabilmente non è servito fino in fondo ad aumentare le presenze turistiche nel senso che chi è da queste parti cerca i luoghi di Montalbano, e dunque va a beneficio di negozi, ristoranti, ma certamente non viene appositamente».
Per Pinuccio La Rosa, ristoratore e vicepresidente provinciale di Federalberghi, «Montalbano è stato un faro che ha acceso l'attenzione sulla provincia di Ragusa. Ha funzionato anche con l'estero. Abbiamo avuto turisti inglesi che hanno alloggiato addirittura dieci notti consecutive proprio per vivere i luoghi di Montalbano. E' ovvio, però, che il turismo funziona se ci sono servizi, strutture, iniziative e soprattutto se ci sono i collegamenti aerei su cui adesso, grazie all'apertura di Comiso, abbiamo la possibilità di contare».
E proprio agli inizi di aprile, grazie alla sinergia con la Ryanair, l'assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris, sta organizzando un educational di operatori del settore che scopriranno la terra di Montalbano, tra sole, mare, buon cibo e un compleanno tutto speciale. A proposito di compleanno, proprio ieri ha festeggiato i suoi 35 anni l'attore Michele Riondino, protagonista della fiction del commissario Montalbano da giovane. Auguri anche a lui.
Michele Barbagallo
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 15.3.2014
Tre attori per Camilleri monologhi d’autore al Parco della Musica
Auditorium
viale Pietro de Coubertin 30 lunedì 17, alle ore 21 tel. 06-80241281
PAOLINI
Marco Paolini in scena lunedì con il monologo “Quanto vale un uomo”
BALIANI
Marco Baliani sabato 22 marzo in scena con il monologo “La nave volante”
CELESTINI
Ascanio Celestini in scena sabato 29 marzo con il monologo “Niccioletta”

Per dirla in termini calcistici, lunedì sera Andrea Camilleri sarà autore di un “assist”, di una traccia drammaturgica, di un tema ispirativo che sarà sviluppato sulla scena dell’Auditorium da una “punta”, da un attore-raccontatore che segnerà una rete grazie a un proprio monologo, e la prima azione sarà portata a termine da Marco Paolini, con l’a solo Quanto vale un uomo. Seguiranno Marco Baliani sabato 22, e Ascanio Celestini sabato 29. Un’impresa promossa dalla Fondazione Musica per Roma, con L’Associazione Culturale 15 Lune. «Ho condiviso l’idea con Annalisa Gariglio - spiega Camilleri - e abbiamo creato una staffetta di artisti della narrazione cui abbiamo proposto e assegnato dei canovacci, lasciandoli liberi di apportare varianti, approfondimenti, linguaggi personali. A Marco Paolini abbiamo associato la storia dei due italiani e dello svedese che s’allontanano nel 1928 dalla Tenda Rossa dove il generale Umberto Nobile ed altri s’erano rifugiati nel pack del Polo Nord dopo il guaio col dirigibile Italia. A Marco Baliani è spettata la vicenda umana e aeronautica ( La Nave Volante) del siciliano Giuseppe Mario Bellanca che nel 1927 brevettò negli Stati Uniti il primo aereo con carlinga chiusa, quasi contendendo a Lindbergh la prima traversata dell’Oceano Atlantico. E ad Ascanio Celestini era congeniale la ricostruzione di una strage sconosciuta in Toscana, con un’ottantina di minatori fucilati nel 1944 dai nazisti-fascisti a Niccioletta (che è anche il titolo del pezzo), perché colpevoli di detenzione di armi in difesa delle miniere».
Tre episodi di lotta dell’uomo contro la natura, contro gli ostacoli dell’aria e contro la cecità della guerra. E ogni artista, dopo essere stato ispirato dalle ricerche di Camilleri, mette a disposizione la propria oratoria, le proprie tecniche. Creando, leggendo, documentando con la testa e col cuore. «Io sono abbonato al freddo - ragiona Marco Paolini - dopo le mie epopee “bianche” tratte da Rigoni Stern e da London. Qui parlo di una pattuglia che si stacca dalla Tenda Rossa, di vaghe accuse di cannibalismo a carico dei due superstiti italiani sospettati d’aver mangiato il compagno svedese che non ce l’aveva fatta ed era morto, e della discolpa finale ad opera della moglie dello scandinavo, cui bastò guardare in faccia i nostri connazionali».
Rodolfo Di Giammarco
 
 

Cultura e Culture, 15.3.2014
Andrea Tidona: "Sul set di Bracialetti Rossi emozioni vere"

Tra le interpretazioni più intense sicuramente quella del film “La meglio gioventù”, che gli valse il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista, ma anche altri ruoli in grandi film come “I cento passi” di Marco Tullio Giordana e “La vita è bella” di Roberto Benigni. Richiestissimo sul piccolo schermo, apprezzato attore di teatro, impeccabile in veste di doppiatore, Andrea Tidona si racconta in quest’intervista.
[...]
Quando inizierete a girare le nuove puntate del giovane Montalbano?
Non vi ancora è certezza. Sembrava che si potesse partire tra un paio di mesi e invece pare ci sia qualche problema e forse si girerà a settembre.
[...]
Emilio Buttaro
 
 

SiciliaInformazioni, 15.3.2014
“Se posso, ti ascolto”
L’enigma di Camilleri su Facebook

“Se posso cercherò di ascoltarti”. È il penultimo post di Andrea Camilleri su Facebook. Lo scrittore siciliano da qualche tempo frequenta il social network. [Ribadiamo ancora una volta che la notizia è assolutamente priva di fondamento, NdCFC] Non attivamente, invero, ma con una certa regolarità. Pillole di saggezza, ma anche enigmi, come quel “se posso cercherò di ascoltarti”, commentato dagli “amici” di Fb con interesse e in modo assai variegato.
C’è chi sospetta che Andrea Camilleri abbia dato una risposta pubblica e chi invece crede che abbia semplicemente perorato la causa dell’ascolto. Scavare sul Camilleri privato è un desiderio comune, ma difficile da realizzare. Così, gli amici riflettono sul senso comune. Nino Milici scrive che “chi sa ascoltare sa amare”. E Rosa Demuro: “Beato colui che sa ascoltare”. Nicola Quadraro esterna la sua stima per lo scrittore siciliano, ma lo invita alla semplicità. “È sempre un piacere ascoltarla”, scrive, “ma le parla per enigmi…”. Marcello Barranco, infine, esterna il bisogno di conoscere “il maestro di persona, personalmente…”, facendo il verso all’esilarante Catarella.
A chi promette Camilleri l’ascolto? Ai suoi amici di Facebook o agli amici, lasciati per strada, della lista “per Tsipras”. O, addirittura, come qualcuno sospetta, a Papa Francesco che dedica all’ascolto le sue riflessioni?
 
 

Libri come. Festa del Libro e della Lettura "Il Lavoro", 16.3.2014

Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli ore 18
Andrea Camilleri
Come un ebreo

interviene
Francesco Piccolo
Cliccare qui per l'audio integrale dell'incontro
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Zitti tutti, parla Camilleri. Ogni incontro con il maestro, che forse non ama essere chiamato così, è una grande occasione per perdersi nella letteratura, ma anche nella storia, nel presente, nell’arte e nell’impegno. A 88 anni Camilleri non si risparmia, si tratti di scrivere un nuovo romanzo, di andare a Barcellona a ritirare il Premio Montalbán, di promuovere un appello per candidare il leader greco Tsipras alla presidenza della Commissione Europea. “Ho sempre preso una posizione – ha dichiarato in una recente intervista - La cultura è soprattutto un modo di vita e di prendere posizione. Ancor più di fronte ad una crisi come questa che distrugge la società e i suoi valori. Io sono un raccontastorie, ma sono anche un cittadino italiano e un cittadino europeo. Devo partecipare obbligatoriamente a tutto ciò che accade nel mio paese, l’Italia e l’Europa”. L’impegno dunque, come intellettuale, che trasmette ai suoi personaggi e alle sue storie: siano queste le indagini del commissario Montalbano o le vicende che, dai tempi de Il birraio di Preston, Camilleri ricostruisce attingendo alla storia, al passato, agli archivi. É il caso del suo ultimo romanzo, appena pubblicato dal suo editore storico, Sellerio: Inseguendo un’ombra è un’indagine psicologica su un ebreo siciliano del XV secolo, un personaggio ambiguo e oscuro, che aveva incuriosito anche Leonardo Sciascia, e che scopriremo insieme al cantore di Vigàta e allo scrittore Francesco Piccolo.
 
 

Rai Edu - Letteratura
Francesco Piccolo presenta Inseguendo un’ombra di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri mette da parte le avventure del Commissario Montalbano per regalare ai suoi lettori Inseguendo un’ombra,un libro che Salvatore Silvano Nigro ha definito più che un romanzo storico “una potente azione narrativa”. Camilleri racconta le vicende di un personaggio che Leonardo Sciascia aveva definito un’ombra: un uomo educato alla religione ebraica, camaleontico, di grandissima cultura capace di diventare, una volta battezzato, feroce persecutore degli ebrei, abilissimo a far perdere le sue tracce, a cambiare nome e identità fino ad arrivare vicino a un umanista come Pico della Mirandola.
Cosa spinge uno scrittore come Camilleri a inseguire quest’ombra e perché la letteratura vuole raccontare chi non vuole essere raccontato?
Ecco cosa ha risposto Andrea Camilleri a Francesco Piccolo a Libri come. Festa del libro e della lettura
 
 

SiciliaInformazioni, 16.3.2014
Falso Camilleri su Fb: da 556 giorni dialoga con gli “amici”

Il mistero s’infittisce. L’enigma di Andrea Camilleri non appartiene al vero Andrea Camilleri ma a qualcuno che si spaccia per lo scrittore su Facebook. “Se posso cercherò di ascoltarti” è il post che ha suscitato curiosità fra gli “amici” di Facebook. C’è chi sospetta che Andrea Camilleri abbia dato una risposta pubblica a qualcuno e chi invece crede che abbia semplicemente perorato la causa dell’ascolto. Politica o pillola di saggezza, elargita, a quanto pare, dal “finto” Camilleri. Scavare sul Camilleri privato è un desiderio comune, ma difficile da realizzare. Anzi, impossibile.
Abbiamo riferito il post su Siciliainformazioni corredandolo con alcuni commenti. Alle 13,07 di domenica ci è pervenuta in redazione una mail da parte di Valentina Alferj, assistente dello scrittore siciliano. “Volevo informarvi, ci scrive”, che Andrea Camilleri non possiede un profilo Facebook, le notizie che riportate sono totalmente false”.
L’enigma, quindi, ha permesso di smascherare l’impostore? Se così è, da 556 giorni, ovvero dal 6 settembre 2012, data in cui il profilo di Andrea Camilleri si trova su Facebook, “qualcuno” scrive e dialoga con gli amici, i lettori e gli estimatori dello scrittore – si tratta di migliaia di persone. E’ un furto di identità sopravvissuto ad un anno e mezzo di “forum”, dibattiti, commenti e “mi piace” senza che alcuno denunciasse l’impostura.
Il misterioso “ladro” di identità, tuttavia, con i suoi post cerca di accreditarsi come il vero Camilleri, perché le sue riflessioni, provocazioni, suggerimenti ed informazioni stanno “dentro” il personaggio.
L’impostura, insomma, è ben costruita e ben alimentata. Andrea Camilleri ha raccolto plausi, considerazione, attestati di amicizia e stima. Il ladro, insomma, vuole essere creduto e, desidera rendere magari un servigio allo scrittore. Naturalmente “si diverte”.
La vicenda è così curiosa che abbiamo sospettato perfino che fosse la mail di Valentina Alferj un falso piuttosto e non il profilo Facebook dello scrittore. [Mai dire mai..., NdCFC]
 
 

Inedito d'autore, 17.3.2014
Sala Sinopoli, ore 21
Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con L'Associazione Culturale 15 Lune
Marco Paolini "Quanto vale un uomo"
da un’idea di Andrea Camilleri
traduzione orale Marco Paolini

 

La storia prende spunto dalla trasvolata sull’artico del 1928 ad opera del Generale Umberto Nobile. Durante la seconda spedizione il dirigibile Italia, dopo aver raggiunto il Polo Nord, fu protagonista di un drammatico incidente: appesantito dai ghiacci urtò il pack, la gondola di comando rimase distrutta nell'impatto e 10 uomini furono sbalzati sui ghiacci, mentre i restanti membri dell'equipaggio rimasero a bordo dell'involucro. Di loro e del dirigibile non si seppe più nulla. I superstiti, fortunatamente, si trovarono circondati dai materiali caduti con l'impatto tra i quali cibo, una radio e la famosa tenda rossa entro la quale si adattarono a vivere per sette settimane. Qui si inserisce la “storia nella storia”. Camilleri ricostruisce, con dettagli intrisi di commovente pathos umano, un canovaccio ricavato dagli atti della commissione d’inchiesta, voluta dal governo Italiano a seguito della terribile vicenda del dirigibile Italia.
In questa storia non c’è niente d’inventato. Essa ricalca fedelmente, sia pure con parole mie, le conclusioni della Commissione d’inchiesta voluta dal Governo italiano dopo il disastro del dirigibile “Italia” e pubblicate nel numero di novembre-dicembre 1928 dalla “Rivista Marittima”.
Andrea Camilleri
 
 

Radio Capital - Soul Food, 17.3.2014
Andrea Camilleri presenta “Inseguendo un'ombra” e parla dei 20 anni di Montalbano
Cliccare qui per scaricare il podcast
Cliccare qui per ascoltare la puntata
 
 

ANSA, 17.3.2014
Camilleri, a maggio il nuovo Montalbano
Autore, pronte tre storie, tra temi anche appalti opere pubbliche

Montalbano compie vent'anni e a maggio arriverà una nuova avventura del famoso commissario che ha venduto 15 milioni di copie con i titoli, oltre venti, pubblicati da Sellerio. Ad annunciarlo è Andrea Camilleri che spiega all'ANSA: "Ci sono tre libri pubblicabili. Il terzo arriverà a giorni e deciderà l'editore quale far uscire per primo". Sellerio ha anche l'ultimo, quello che conclude il ciclo, "con titolo provvisorio 'Riccardino' e quello - aggiunge - quando lo riprenderò in mano sarà una tragedia perché la mia scrittura si è evoluta". Ma ci sarà qualche sorpresa nelle nuove storie di Montalbano? "E' il solito tran tran del commissariato e poi diversifico l'andamento di quello che succede. Ma veramente in uno dei tre libri affronto un argomento che non avevo mai toccato: gli imbrogli negli appalti delle opere pubbliche" spiega Camilleri. "I miei libri su Montalbano - dice Camilleri - seguono un ordine cronologico preciso invece l'editore li ha mescolati. Lo abbiamo fatto anche ai tempi di Elvira Sellerio. E' meglio che sia così". Ripensando ai vent'anni del suo commissario, Camilleri racconta che "all'inizio è stata una sorpresa. Mica mi aspettavo tutto questo successo? Nelle mie intenzioni finivo con il secondo romanzo. Non mi facevo capace di avere una tale fantasia per la lunga serialità. Però ci sono riuscito". Montalbano "è un monumento che se ne sta lì ancora destinato a crescere per qualche anno. Terminerà quando finirò io" conclude Camilleri, vera superstar nel giorno di chiusura di Libri Come dove è venuto con il suo nuovo libro 'Inseguendo un'ombra' (Sellerio) su un camaleontico personaggio, l'ebreo siciliano del XV secolo Samuel Ben Nissim.
 
 

Skira, 17.3.2014
Andrea Camilleri incontra Manuel Vázquez Montalbán
In libreria il 23 aprile

Andrea Camilleri ha voluto ricordare l’amico scomparso con la trascrizione del loro incontro, avvenuto nel 1998 a Mantova nell’ambito del Festivaletteratura.
Un dialogo in cui affrontano i temi più disparati: la letteratura, i gialli che li hanno segnati, i libri letti e a volte (ma solo nella finzione) bruciati, i loro personaggi Pepe Carvalho e Salvo Montalbano, ma anche i rapporti dei loro protagonisti con le donne, il calcio, la cucina, il vino... A testimoniare un’amicizia e un’affinità nate sui libri e divenute realtà.
Questo libro esce in occasione del Premio Pepe Carvalho che gli è stato assegnato quest’anno.
 
 

La Repubblica, 17.3.2014
Il nuovo romanzo del padre di Montalbano è ambientato nel Quattrocento con protagonista un esperto della cabala
Il libro. Inseguendo un’ombra di Andrea Camilleri (Sellerio, pagg. 256 euro 14)
Rinascimento siciliano
Camilleri torna storico inseguendo le tracce di Pico della Mirandola

L’ombra ha un alone. Ed è uno sputo. I contadini lasciano Kal’at-al-ballut – oggi Caltabellotta – dove hanno venduto le loro cose e se ne tornano in campagna con i carri. Un ragazzino si ferma sul ciglio della strada a guardarli; si chiama Samuel, porta appuntata in petto una rotella di panno rosso, il segno identificativo degli ebrei. Vedendolo, vedendo il rosso del panno, uno dei villici si sporge dalla sponda del carro e gli scaracchia su un piede. Ed è come a volerlo cristianamente battezzare, ma con una pece pesta d’odio: non è neppure degno di essere sputato in faccia.
Nella messa in scena di Andrea Camilleri, Inseguendo un’ombra (Sellerio), il sole alto di Sicilia che asciuga quel catarro lascia l’alone sul ragazzo: un’ombra, una maschera che – dall’orbita dell’occhio lungo il volto – gli cola dentro. Non avrà altro destino che la fuga. Da se stesso.
Si chiama Samuel ben Nissim Abul Farag e abita nella giudecca della città, dove l’unico dio concreto è il fiume Verdura. Si chiamerà anche Guglielmo Raimondo Moncada, prendendo il nome del conte – signore di fiume Salso, Pietra d’Amico e Motta sant’Agata – che gli farà da padrino quando, immerso con la nuca e la fronte nell’acqua benedetta, il giovanissimo ebreo diventerà cristiano.
Il ragazzino dal piede sputato, vestito di un panno che gli copre solo la natura, già nell’accostarsi al fonte – a Catania, in cattedrale, mentre la sua carne viene maledetta per tre volte da chi l’ha generato – si trasforma in un predicatore in grado di incendiare nel petto i peccatori, soprattutto quelli del suo stesso sangue, verso i quali si mostrerà spietato e infame.
Diventato uomo – rispettato nei pulpiti, accolto nelle corti, ascoltato nella Roma del Papa – il ragazzo svela il suo profilo, per dirla con Leonardo Sciascia, nella faccia ferina dell’Umanesimo. Catturerà Pico della Mirandola nelle spire della sua esistenza labirintica. Ne parla Giulio Busi in Vera relazione sulla vita del conte della Mirandola (Aragno). E il converso siciliano, facendo proprio il mondo del Quattrocento, si rivelerà per tre volte infame. Nella moltiplicazione della propria vita, mai sazio di potere e di bellezza (quella di giovani uomini cui dedicherà baci e notti e perfino sinceri sentimenti di amore), troverà modo di usare la sua doppia natura e il suo innegabile talento.
Si chiama senza più un nome il ragazzo dal piede sputato, ed è teologo, scienziato, kabbalista, giurisperito, alchimista, corruttore, assassino, impostore e ladro per diventare – tra gli altri – Flavio Mitridate, ma senza mai svelare tutte queste esistenze a un solo bandolo per cavarne, infine, come confessa nella narrazione Camilleri, che si misura con l’avvincente vicenda di Samuel, «il protagonista di un romanzo storico che non scriverò mai».
Un enigma avvolge il mistero di un uomo i cui segreti sono propri della speciale natura dei Cagliostro. Questo è quel che un tempo fu Samuel, quindi Guglielmo Raimondo – ovvero Mitridate, o, ancora, un enigma nel suo essere un’ombra – mai abbastanza gettato nel pozzo remoto degli archivi se Camilleri, catturato dal personaggio, s’è ritrovato tra le mani, stampato su Il Messaggero, dunque consultabile in emeroteca, un avviso: «Dal 23 dicembre, il mago di Perugia Raimondo Moncada al circo di Nando Orfei».
Un colpo di scena, il ritaglio. È una fotocopia che lo scrittore ha fatto stampare nel capitolo finale dal titolo “L’ultima apparizione”. La promessa del mago, ospite in un tendone issato a Roma, su via Cristoforo Colombo, è quella di scoprire i problemi e dare «giuste soluzioni, felicità e fortuna». E poiché nulla, nella fabbrica del racconto, è inverosimile – poiché la realtà s’inchina alla verità della narrazione – è assai probabile che Samuel continui a vivere tra noi, visto che nei giorni suoi, e con la sua arte, il prodigio di nascondersi nel futuro era facile soluzione. Giusto per sfuggire alle catene e al supplizio.
L’ombra è come un vuoto nella memoria e Camilleri, in questo incastro di avventure e di congetture, si fa carico – da scrittore – della fatica propria dello storico. Descrive un mondo in cui le strade erano ancora segnate in lingua araba e i medicamenti si generavano dai formulari della scienza cabalistica, e così svela l’universalità di una terra – quella della Sicilia prossima a generare la stagione delle accademie e delle università – non ancora precipitata nella residualità campagnola o, peggio, nella pacchianeria provinciale del folk pittoresco.
Con Samuel, pur tre volte maledetto dal suo stesso sangue, pur segnato dallo sputo del disprezzo, Camilleri onora la suggestione di Lucio Piccolo: «Non abbiamo i tramonti celtici, certo, abbiamo tutto questo rosseggiare di fuoco ma cosa non avrebbero fatto i poeti elisabettiani con le nostre storie…». Il poeta dei Canti barocchi, erede di un’aristocrazia tanto antica quanto generosa di grazia, meritatamente signore feudale per compiacersi nel pieno degli anni Settanta dei racconti dei suoi contadini, immaginava un Marlowe che mettesse mano al doloroso caso della Baronessa di Carini o, affinando le tecniche dei cuntisti, ai Beati Paoli, che è il capolavoro della letteratura di appendice dell’Ottocento, una sorta di ur-Padrino se solo fosse possibile immaginare una radice al capolavoro commerciale di Mario Puzo.
Nel rosseggiare di fuoco c’è la vita, e c’è una Sicilia le cui radici di memoria gemmano malgrado il vuoto; e Inseguendo un’ombra convoca, infatti, nella riuscita di un gioco di pura letteratura, una vena non sufficientemente svelata. È quella dell’ebraismo che, fatta eccezione per le ricerche specialistiche e le vestigia di una presenza (la più importante delle quali è ad Agira, l’aroon ha kodesh in pietra in quella che fu una sinagoga, oggi una chiesa), non ha avuto un Michele Amari (la sua Storia dei musulmani di Sicilia è tra le fonti primarie dell’islamistica, fu ministro della Pubblica istruzione nel primo governo dell’Italia unita) e, a differenza dell’identità musulmana, non ha avuto voci come quella del Canzoniere di Ibn Hamdis (Sellerio), la cui presenza, dall’anno Mille – tramite il sentire popolare, la musica stessa, da Franco Battiato a Etta Scollo – è vena viva. Rispetto alla stagione saracena che trovò in Federico II un sovrano presso cui specchiarsi – o una cassata moresca su cui accogliere la glassa normanna – la radice giudaica di Sicilia ebbe a patire l’ombra, quella stessa ombra che Camilleri, inseguendola, ha almeno in parte tradotto in luce. Nell’avvicendarsi di un prodigio di puro alone. E di pura scrittura.
Pietrangelo Buttafuoco
 
 

Wuz, 18.3.2014
Inseguendo un'ombra di Andrea Camilleri
Questa è la storia di Samuel Ben Nissim Abul Farag, di Guglielmo Raimondo Moncada, di Flavio Mitridate. Non si tratta di tre persone ma di un solo individuo.

Nell’estate del 1980 Andrea Camilleri si reca nella bella casa in Toscana del suo amico pittore Arturo Carmassi.
In quella occasione gli capita per le mani il catalogo di una sua mostra fotografica del 1972 che si pregiava di una bella introduzione di Leonardo Sciascia. Ad attirare l’attenzione dello scrittore siciliano Camilleri una riflessione particolarmente acuta e illuminante del suo conterraneo, intitolata “La faccia ferina dell’Umanesimo”, in cui si traccia il profilo di un personaggio storico realmente vissuto nella Sicilia di fine ‘400: Flavio Mitridate, famoso precettore del filosofo umanista Giovanni Pico della Mirandola.
 

 
Pare che Mitridate, colui che secondo Sciascia rappresenta la faccia ferina di quel periodo storico, fosse in realtà un siciliano, nato a Caltabellotta sotto il nome di Samuel ben Nassim Abul Farag, da una famiglia ebrea e poi convertito, seguendo un percorso tortuoso, alla fede cristiana col nome di Guglielmo Raimondo Moncada.
Andrea Camilleri rimane talmente colpito dalla presentazione che Sciascia fa di questo personaggio, un mentitore, un falsario aggressivo e spietato, che da quel giorno si metterà all’inseguimento della sua ombra. Percorrendo le esili tracce lasciate dagli storici dell’epoca, l’autore costruisce la vicenda biografica di Mitridate, inventando nelle parti in cui manca la documentazione storica, immaginando scenari plausibili, ma ricostruendo quasi tutta la sua vita, dall’infanzia alla giudecca di Caltabellotta, alla morte, nelle carceri dello Stato pontificio.
 

 
Un romanzo che non è storico, né di costume, ma neanche una biografia, si tratta invece di un’invenzione, intesa nel senso latino del termine come ritrovamento, di una vita fatta di altalene e trasformazioni: da Samuel l’ebreo a Guglielmo, il monaco che aizza i principi cristiani contro il suo stesso popolo, fino all’ultima trasformazione, dopo una mirabolante fuga in Germania, in Flavio Mitridate, fine umanista e pensatore, traduttore di testi sacri e precettore di Pico della Mirandola.
Tre personaggi diversi e un solo uomo dall’esistenza turpe che fa capolino nell’età dell’umanesimo portando con sé il lato oscuro del Medioevo. L’intrigo, il delitto, le lotte per il potere, l’inquisizione, il nepotismo, la sodomia, ma anche il misterioso insegnamento della kabbalah, il fascino oscuro delle biblioteche e dei monasteri, i testi sacri delle civiltà dimenticate, le lingue criptiche, la sottile arte della dialettica per difendere le proprie posizioni di potere. Quello che risulta da questo caravanserraglio di vicende e personaggi è un romanzo destrutturato eppure squisitamente barocco, in cui il grande affabulatore Andrea Camilleri per una volta lascia i panni del cantastorie e avanza cautamente nelle pieghe di una storia complessa.
Tra apparizioni e sparizioni, sotto nuove vesti e vecchi vizi, Camilleri insegue l’ombra di un uomo “errante” ma anche il progetto di un romanzo storico che, ammette lui stesso, non scriverà mai.
Annalisa
 
 

La Sicilila (ed. di Siracusa), 18.3.2014
Fondazione Inda «Ritardi eccessivi sul nuovo Cda»

E' in dirittura d'arrivo il decreto ministeriale di nomina di Giancarlo Garozzo a presidente della Fondazione Inda. Dalla Funzione Pubblica, dove attualmente si trova, dovrebbe essere inviato entro il mese di marzo alla presidenza del Consiglio per il via libera finale. «A seguire l'ultimo tratto del tortuoso iter del decreto - commenta Salvo Baio, esponente del Pd - è il sottosegretario Delrio su incarico del presidente del Consiglio Renzi al quale il "caso Inda" è stato segnalato in occasione della sua recente visita a Siracusa. L'altro decreto che si aggira nei meandri ministeriali è quello di nomina della Consulta per il centenario, formata da nomi eccellenti, fra cui lo scrittore Camilleri e Tornatore. Quali siano i compiti della Consulta non è dato sapere, ma soprattutto si fa fatica ad immaginare quale programma di iniziative culturali potrà realizzare visto che siamo a meno di un mese dal centenario e di essa non c'è nemmeno l'ombra».
[…]
Laura Valvo
 
 

La Voce, 19.3.2014
Il grande teatro di narrazione all'Auditorium
Paolini racconta 'Quanto vale un uomo?'
La vicenda del generale Nobile e della tenda rossa nella versione di Andrea Camilleri

E' stato Marco Paolini a inaugurare la rassegna "Inediti d'Autore", all'Auditorium Parco della Musica, raccontando una storia creata per lui da Andrea Camilleri. La storia è quella del generale Umberto Nobile, che nel 1928 compì una trasvolata artica a bordo del dirigibile Italia.
La spedizione finì in tragedia: 10 uomini vennero sbalzati dalla cabina e finirono dispersi nei ghiacci. Nella sfortuna, furono piuttosto fortunati: tra i detriti del naufragio trovarono provviste, una radio e la famosa tenda rossa in cui si sarebbero rifugiati per sette settimane, quando finalmente un radioamatore russo riuscì a captare il debole segnale della radio.
E' una storia po...polare! come dice Paolini all'inizio dello spettacolo.
Nel racconto di Camilleri-Paolini, la vicenda principale è voutamente lasciata sullo sfondo per privilegiare quella dei tre uomini che si staccarono dall'accampamento per andare a cercare aiuto sulla terraferma: il viaggio prevedeva una traversata quasi alla cieca nel pack per quasi duecento chilometri. Un'impresa titanica. Uno di loro, un meteorologo svedese, prostrato dal freddo e dalla fatica, chiese di essere abbandonato per non rallentare i compagni. I due superstiti vennero ritrovati molti giorni dopo il ritrovamento della tenda rossa, miracolosamente sopravvissuti senza cibo e senza equippaggiamento.
Tratto interamente dagli atti della commissione d'inchiesta, pubblicati qualche tempo dopo l'incidente, il racconto rischiava di diventare schematico, tecnicistico, una cronaca.
La scrittura di Camilleri e la grande abilità di narratore di Paolini hanno reso questo episodio un'avventura degna di un grande romanzo d'appendice di altri tempi.
Il coraggio, la lotta dell'uomo contro sterminati spazi disumani, la smania irrefrenabile di ampliare la conoscenza del mondo diventano i veri protagonisti dello spettacolo, perché gli uomini passano, ma le loro azioni restano e all'attore, all'affabulatore il compito di trarne un esempio, o una bellezza, almeno.
Paolini parla, tanto, ma sta attento anche ai silenzi: il suo mestiere, dice, è quello di "immaginare di essere al posto di qualcun'altro in un luogo sconosciuto" e se riesci a stimolare nel pubblico almeno un alone di quel luogo sconosciuto allora il rito ha avuto il suo effetto.
La seconda serata della rassegna è prevista per sabato 22, con "La nave volante", raccontata da Marco Baliani. Si concluderà poi il 29 Aprile con Ascanio Celestini.
Prima che iniziasse lo spettacolo, la mia simpatica vicina di poltrona mi ha fatto notare come fosse interessante la scelta di mettere a confronto i tre più importanti esponenti del nostro teatro di narrazione all'interno di un'unica rassegna.
Mi pare che oltre a essere interessante (soprattutto per un appassionato di narrazione come me), questa iniziativa è preziosa e coraggiosa, perché c'è bisogno di persone che raccontino storie per il solo gusto di raccontarle e di altre, sotto al palco, pronte per un'ora o due ad abbandonarsi ad esse.
Antonio Careddu
 
 

Mauxa, 19.3.2014
Libro
Andrea Camilleri, Inseguendo un'ombra: sulle orme della faccia ferina dell'Umanesimo di Sciascia
Inseguendo un'ombra di Andrea Camilleri (Sellerio editore Palermo)

"Inseguendo un'ombra" è un'opera "verosimile", un "falso" secondo uno storico: "In tal caso" - sottolinea Camilleri - "mi farei dare autorevole mano da Italo Calvino quando scrive che la letteratura trova il suo posto e la sua verità nella mistificazione, e quindi «un falso, in quanto mistificazione di una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza».
Camilleri, tuttavia, si propone due requisiti: non vuole scrivere un romanzo storico e vuole indagare sulle tracce esistenziali dell'ombra protagonista. Nell'estate del 1980, Camilleri in visita dall'amico pittore Arturo Carmassi riceve in dono un catalogo di una mostra del 1972, impreziosita dalla presentazione di Leonardo Sciascia, "La faccia ferina dell'Umanesimo". Sono pagine poco conosciute che impressionano Camilleri e che vengono riportate: “Io stavo inseguendo un'ombra: un personaggio di difficile, sfuggente e mutevole identità; misterioso, indecifrabile. Un ebreo siciliano (di Girgenti, della Girgenti che sarà poi di Pirandello) del secolo XV che in età di ragione si converte e si fa battezzare cristiano; e prende il nome di colui che lo tiene a battesimo, il conte Guglielmo Raimondo Moncada; e con questo nome si fa prete cattolico, riceve dalla Chiesa beni sottratti dalla sua gente, e contro la sua gente li tiene e li difende; e poi va Roma, esperto di lingue orientali in Curia e predicatore di fama; e poi, caduto in grave errore, perde lo stato ecclesiastico e i beni; scompare; ricompare, col nome di Flavio Mitridate, maestro di lingue e cabale orientali a Pico della Mirandola. Gli storici siciliani che si sono occupati di lui lo lasciano al momento in cui la Curia romana gli ritoglie i beni; gli studiosi di Pico lo ritrovano come Flavio Mitridate. L'anello di collegamento tra le due identità è un Guglielmo di Sicilia che nelle cronache del tempo è detto giudeo di nascita e profondo conoscitore della religione ebraica: «e ha svelato tanti segreti dei giudei che noi finora non conoscevamo, e dimostrato che essi persistono nei loro errori non tanto per cecità e ignoranza quanto per una inveterata ostinazione» (il che, è il caso di dire, aggiungeva legna ai roghi dell'Inquisizione). Ma che cosa succede a Guglielmo di Sicilia, alias Guglielmo Raimondo Moncada, alias Giuda Samuel ben Nissim Abul Farag, perché perda i privilegi conquistati con tanto zelo e diventi Flavio Mitridate? Probabilmente, dice il suo più attento biografo, François Secret, commette un omicidio. Traditore del suo popolo, mistificatore di dottrina (dice Levi della Vida); e anche omicida. E non basta: una parola, naar, resta sospesa e controversa nei suoi rapporti con Pico; e un'altra lancia, metafora erotica allora frequente, aggiunge probabilità a un rapporto equivoco, torbido”.
Sciascia inseguirà l'ombra fino al 1986 con “Delle cose di Sicilia”: in uno dei volumi dell'antologia, curati per la casa editrice di Elvira Sellerio, pubblica le due biografie, quella di Raffaele Starrabba e quella menzionata di Secret.
Samuel ben Nissim Abul Farag ha quindici anni. Alto e magro, con i capelli ricci e neri, gli occhi grandi e vigili, il naso adunco, la carnagione chiara. Conosce l'ebraico, il greco, il latino, il caldeo, l'aramaico e l'arabo. Di notte il padre Nissim gli spiega gli scritti della qabbaláh: “ma soprattutto con lui ragiona delle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico e delle dieci sefirot, o numeri primordiali, della cui combinazione Dio si è servito per creare il mondo. In principio non è stato il Verbo, ma sono stati il Verbo e il Numero. Da lì, le cose, e la ragione delle cose, e la conseguenza delle cose, sono tutte già scritte ma tutte da decifrare”.
Il rabbi Nissim sa che quel figlio è destinato a diventare una personalità di spicco. Colto e stimato, Nissim prepara anche pozioni ben retribuite a facoltosi clienti cristiani. Samuel deve consegnarne una Donna Virginia, un rimedio contro la sterilità per concepire un erede che aggiusti certe questioni patrimoniali, e una a Don Ramunno che l'aiuti a recuperare la virilità di gioventù. Sta per uscire di casa, ma viene richiamato dalla madre: sulla camicia nuova manca la rotella di panno rosso che tutti gli ebrei fuori dalla judicca devono esibire sul petto. Mentre gli viene cucita la rotella, per la prima volta, Samuel riflette su quel simbolo di diversità eterna: “Che minchiata sullenni! Che grannissima fissaria! Come può un pezzettino di panno colorato segnare veramente una differenza? La vera differenza tra un uomo e un altro uomo semmai risiede nelle loro teste, nei loro pensieri, e non nelle insegne, nelle bandiere, nelle divise, nelle rotelle di panno. Queste sono tutte cose che si possono cangiare a seconda delle occasioni, delle circostante. Più difficile deviare il corso dei pensieri di un uomo, ma anche quello si può fare. Comunque, non c'è questione. I cristiani lo vogliono diverso? Non li deluderà”.
Intanto, attraversa quella campagna di Caltabellotta benedetta - da Dio secondo i cristiani, dal fiume Verdura secondo lui - lungo un sentiero di capre con molte grotte naturali. Sosta in una di queste con una vasca di acqua: svuota l'ampolla destinata a Donna Virginia, suo padre perderà una cliente “ma perchè far nascere un altro cristiano, un altro sputacchiatore di ebrei?”. La polvere per Don Ramunno, invece, la venderà a Salvatore Indelicato, il maestro di erbe. Il ricavato lo nasconderà nel pozzo di Cirinnà, dove sta mettendo da parte un bel gruzzoletto: del segreto ne è a conoscenza solo Hakmet che sta per raggiungerlo nella grotta.
Samuel dovrà a rifugiarsi nel convento di frate Arrigo. Il padre maledice il figlio davanti agli abitanti della judicca. Con la fronte e la nuca immersi nell'acqua benedetta, battezzato con il nome del padrino, il conte Guglielmo Raimondo Moncada, Samuel resuscita a nuova vita: “Le spoglie dell'ebreo Samuel ben Nissim Abul Farag, il cui nome è stato tre volte maledetto da chi lo generò, le sta disperdendo il vento che si sente sibilare al di là delle vetrate della cattedrale”.
Andrà a Napoli per impratichirsi dei bassifondi e “attraverso la loro assunzione quotidiana mitridatizzarsi contro il veleno di sentimenti debilitanti quali la pietà e l'amore”. Diventerà celebre grazie alle dispute pubbliche con i rabbini più colti. Giungerà a Roma sotto l'ala protettrice di Giovanni Battista Cybo, futuro papa Innocenzo VIII. Sarà incaricato da Papa Sisto IV del Sermo de passione Domini in occasione delle predica del Venerdì Santo in San Pietro. Poi cadrà "in grave errore". Fuggitivo in Germania, torna in Italia come Flavio Mitridate, stimato letterato umanista al servizio del Duca di Urbino e Pico della Mirandola.
Sciascia ha notizia di un manoscritto custodito nella Biblioteca Vaticana di un "supposto" ritratto di Mitridate che “mostra un uomo «grasso, sensuale, ipocrita, beffardo». In esso Sciascia vede, in opposizione alla «pensosa bellezza» di Pico della Mirandola, alla sua «giovinezza cara agli dei», la faccia ferina dell'Umanesimo”. Camilleri, invece, è convinto del contrario, non dovrebbero esistere ritratti: “Il nome, la personalità stessa, possono cambiare. La faccia, almeno allora, no, è il signum identificationis di ogni singolo esistere. Samuel-Guglielmo-Flavio sa d'essere destinato a non avere un volto reale. Immaginari, quanti se ne vuole”.
 
 

Il Tirreno (sez. Cecina), 20.3.2014
Camilleri insegue l’ombra del camaleontico Ben Nissim

Andrea Camilleri con la sua inseparabile sigaretta, festeggia a 88 anni il ventennale del suo Commissario Montalbano del quale annuncia nuove avventure in arrivo a maggio. Ma lo scrittore si è anche lasciato affascinare dalla storia di un oscuro personaggio dalle grandi doti intellettuali, l'ebreo siciliano convertito del XV secolo Samuel Ben Nissim al quale ha dedicato il suo ultimo libro, “Inseguendo l'ombra” (Sellerio), con cui è arrivato nei giorni scorsi anche alla Libri Come, la Festa del Libro e della Lettura di Roma. Un libro che ha già scalato la top ten e secondo diversi rilevamenti ha già conquistato il primo posto. «Tanti gruppi di ebrei si trasferirono in Sicilia dopo la cacciata dalla Spagna e costituirono grosse comunità soprattutto a Caltabellota, allora centro politico assai importante, e Agrigento, che allora si chiamava Girgenti, dove c'era un centro molto forte di cultura ebraica» racconta Camilleri. Indagine psicologica su un uomo oscuro e ambiguo, ebreo convertito al cattolicesimo con il nome di Guglielmo Raimondo Moncada e poi insegnante di cabala e lingue orientali per Pico della Mirandola con il nome di Flavio Mitridate, il libro è anche un omaggio a Leonardo Sciascia che lo aveva citato nel catalogo della mostra di un suo amico pittore. «L'attrazione che uno può nutrire per un personaggio così è per la sua natura camaleontica. Ogni volta che cambia nome, cambia personalità e interessi culturali. È questa faccia ferina dell'umanesimo che si contrappone alla bellezza». È un libro d'invenzione, non un romanzo storico, racconta Camilleri. «Cerco i contorni, cerco di mettere in luce le zone d'ombra per raccontare una storia biografica che non cada nel buio», spiega. Personaggi così non ne esistono oggi: «Questa possibilità di trasformazione è data dalla sua stupefacente conoscenza di lingue e abitudini altre». Questo strano individuo è in realtà un laico: «Non crede a nulla. Né alla fede ebraica, né alla cattolica cui si converte. È un autentico cinico che mette il suo sapere al servizio non di un ideale, ma della sua sopravvivenza personale». Non c'è, fa notare Camilleri, «la maschera, ma l'essere. Sostanzialmente rimane se stesso. Un po’ uno Zelig che ha contribuito anche alla rovina di Pico della Mirandola, Sciascia, a cui Camilleri ha fatto molti omaggi, »ne avrebbe fatto un libretto teso più a individuare i moti del cervello di quell'individuo che i sentimenti. Io ho scelto alcune cose e ne ho scartate altre«, dice Camilleri che questa volta usa di più l'italiano, perchè »sarebbe stato assurdo far parlare in vigatese un siciliano del Quattrocento».
 
 

21.3.2014
La Sicilia degli scrittori contemporanei, in bianco e nero



Al via la mostra fotografica itinerante “Scrittorisiciliani”, ideata da Lia Vicari in omaggio a Salvo Fundarotto, il talentuoso fotoreporter palermitano scomparso prematuramente nel 2011. Ecco gli scatti di venticinque protagonisti della letteratura isolana, da Andrea Camilleri a Vincenzo Consolo, ma anche venticinque personaggi che cancellano i confini della Sicilia portando nel mondo la sua cultura e la sua identità. Inaugurazione a Palermo il 21 marzo, a palazzo Ziino, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando e dell’assessore alla cultura, Francesco Giambrone. La mostra farà poi tappa nelle librerie Feltrinelli di Milano, Roma, Catania, Napoli e Palermo.

Sguardi, espressioni, pose. Venticinque scrittori siciliani ripresi del fotografo Salvo Fundarotto in mostra a palazzo Ziino. La mostra sarà inaugurata il 21 marzo 2014, alle 18 a palazzo Ziino (via Dante Alighieri, 53), e si protrarrà fino al 18 aprile 2014. La mostra farà poi tappa nelle librerie Feltrinelli di Milano, Roma, Catania e Napoli, per poi tornare, in chiusura, nuovamente a Palermo nella libreria Feltrinelli. Queste ultime due mostre avverranno in contemporanea, con esposizione di foto differenti. Per questi 5 appuntamenti le librerie Feltrinelli ospiteranno, all’interno delle sedi principali delle città coinvolte, 25 scatti, uno per ciascuno scrittore, formato 60X60 cm.
”Scrittorisiciliani” si propone di promuovere l’identità e la letteratura siciliana in Italia. Gli scatti di Salvo Fundarotto, assolutamente inediti, riescono a esprimere l’anima dei soggetti ritratti attraverso espressioni catturate in istanti significativi. La selezione di scatti comprende buona parte della letteratura siciliana contemporanea: venticinque scrittori che hanno scritto pagine importanti della storia letteraria, ma anche venticinque personaggi che cancellano i confini della nostra isola portando nel mondo la cultura e l’identità siciliana. Ecco gli scrittori presenti nella mostra:
Andrea Camilleri, Daniela Gambino Daniele Billitteri, Evelina Santangelo, Francesco Gambaro, Franco Scaldati, Gaetano Basile, Gaetano Savatteri, Gaetano Testa, Francesco La Licata, Lirio Abbate, Mario Genco, Matteo Collura, Michele Perriera, Piergiorgio Di Cara, Roberto Alajmo, Salvo Palazzolo, Santo Piazzese, Saverio Lodato, Silvana La Spina, Simonetta Agnello Hornby, Turi Vasile, Valentina Gebbia, Vittorio Bongiorno, Vincenzo Consolo.
Nell’appuntamento inaugurale di palazzo Ziino saranno esposte 50 opere, 2 ritratti per ciascuno scrittore. Le foto esposte sono del formato 70X100 cm. Un’area della sala espositiva è destinata alla proiezione di un video riguardante i 25 scrittori siciliani, realizzato dallo stesso Salvo Fundarotto, con musiche di Mario Crispi.
 
 

La Stampa, 21.3.2014
Ai punti
La classifica di TuttoLibri
Camilleri insegue Espinosa<

Meno di 10 punti separano i primi due, con il valore dei 100 ancora in discesa, di poco sopra le 5000 copie: sui sogni di Espinosa incombe l’ombra di Camilleri.
La sua nuova indagine è una abbagliante caccia, sulla pista di Sciascia, a un misterioso personaggio nell’Italia del ‘400: da ragazzo prodigio destinato alla sinagoga a ecclesiastico cattolico persecutore di ebrei a dotto umanista, maestro di lingue per Pico della Mirandola; metamorfosi per fuggire il disprezzo, la colpa, la condanna, studiando tutte le fedi senza «credere nemmeno in una», soddisfacendo appetiti del corpo (che repelle «l’odore della pelle di donna») e ambizioni della mente, con una avida ferocia, «capace di tutto».
La maestria di Camilleri cuce buchi e strappi nella trama della Storia con i fili dell’immaginazione letteraria.
[...]
Luciano Genta
 
 

Inedito d'autore, 22.3.2014
Sala Sinopoli, ore 21
Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con L'Associazione Culturale 15 Lune
Marco Baliani "La nave volante"
da un’idea di Andrea Camilleri
traduzione orale Marco Baliani
musiche e fonica Mirto Baliani

 

Giuseppe Mario Bellanca è stato un ingegnere aeronautico italiano naturalizzato statunitense. Fu il progettista del primo monoplano a cabina chiusa realizzato negli Stati Uniti e fondatore nel 1927 della Bellanca Aircraft Company.
Arroccato sulla stufa di San Calogero, Bellanca bambino osserva il mare solcato dalle navi, gli uccelli e gli aquiloni fendere il cielo. Immagina che esista un’analogia tra gli elementi e, mentre sogna di costruire navi per il cielo, progetta inconsciamente il suo futuro. L’America, dedicandogli la copertina del Times come uomo dell’anno, lo riconoscerà pioniere dell’aviazione moderna grazie alle sue scoperte e innovazioni scientifiche.
A partire da un piccolissimo paese della provincia siciliana all'inizio del XIX secolo la passione e la volontà di un uomo danno vita ad un'avventura intensa e non priva di ostacoli, che lo porterà a solcare l’Oceano per essere riconosciuto in tutto il mondo come padre dell’aviazione moderna. L’affascinante storia di un uomo che seppe tramutare un piccolo sogno in una grande impresa.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 22.3.2014
“La nave volante” il monologo di Baliani
Auditorium viale Pietro de Coubertin 30, stasera alle ore 21, tel. 06-80241281

Ci si è appassionato, Marco Baliani, al rapporto idea-performance che lo ha legato al soggetto fornitogli da Andrea Camilleri nella rassegna 'Inedito d’autore” che stasera lo vede in scena all’Auditorium con La Nave Volante.
«Seguendo il suggerimento di Camilleri, dirò 36 pagine d’un mio racconto. Parlo di Giuseppe Mario Bellanca, siciliano che in America brevettò l’aviazione civile a cabina chiusa, e invento la sua giovinezza da noi, lo immetto nel ciclo emigratorio, e descrivo come non riesca a partire in tempo (causa un sabotaggio) per contendere a Lindbergh la prima trasvolata dell’Atlantico...».
Rodolfo Di Giammarco
 
 

Giornale di Brescia, 22.3.2014
Letti, Visti & Ascoltati
Camilleri. Dalla cabala a Pico inseguendo un'ombra tenue
Il nuovo libro dello scrittore siciliano dedicato alla vita di un erudito del Quattrocento conosciuto come Flavio Mitridate. Tre esistenze di un personaggio complesso: nato ebreo si converte al cristianesimo e cambia nome, poi si macchia di un delitto, sparisce e torna con una nuova identità. Un racconto fra verità storica, fantasia, scavo psicologico

Inseguire l’ombra di una vita lungo tre esistenze. Raccogliere e tirare i fili di una storia, riannodarli dove si spezzano, aggiungerli dove mancano. Costruire la biografia, in parte vera e in parte romanzata, di un personaggio, interpretandone sentimenti, emozioni, odi, aspettative. Leggere nella mente geniale di un uomo di lettere, capace di grandi elevazioni culturali come di meschine bassezze. È ciò che ha fatto Andrea Camilleri con questo racconto, «Inseguendo un’ombra» appunto: quella di Samuel ben Nissim Abul Farag alias Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate in ordine cronologico. Vale a dire un ragazzo israelita di origine arabo spagnola, poliglotta, esperto di lingue orientali; un ebreo convertito al cristianesimo, persecutore della sua gente; l’umanista erudito, maestro di kabbaláh di Giovanni Pico della Mirandola. Tre esistenze in una vita, dipanatasi nella seconda metà del Quattrocento fra la Sicilia, Napoli, la Germania, Roma, Urbino, Firenze, Viterbo. La peregrinazione di un animo inquieto, in cerca di conoscenza e piaceri, vendetta e amore. Una storia che Andrea Camilleri scrive in forma cronistica, con poche concessioni al dialetto siciliano. Uno scavo nella psicologia del personaggio, per ricostruire fatti e ragioni della sua vita laddove le cronache del tempo, e la ricerca storica, si fermano.
Samuel ben Nissim Abul Farag è un quindicenne che in famiglia ha studiato latino, greco, caldeo ed aramico; il padre gli ha svelato i segreti della kabbaláh, i misteri che legano Dio e l’universo. Vive nella Sicilia profonda, nella judecca - il ghetto - di Caltabellotta. Disprezzato, come tutta la sua gente. La svolta, forse, il giorno in cui un contadino, incrociando il ragazzo ebreo riconoscibile dalla rotella di panno rosso cucita sulla giubba, gli sputa sul piede. Un disprezzo senza appello. Samuel accetta, per convenienza, l’idea di convertirsi, alimentata da un frate che cerca di attirare dalla parte cristiana il ragazzo prodigio. Il quale, allorché finalmente sceglie il monastero, viene maledetto tre volte dal padre. Samuel diventa Guglielmo Moncada, assumendo col battesimo il nome del suo potente protettore, un aristocratico di Catania. Formidabili capacità dialettiche, acuta intelligenza, alte protezioni, spietato cinismo: gli strumenti per la vendetta contro il suo popolo. Diventa un ecclesiastico potente, senza mai prendere i voti; intimo del cardinale Cybo, nell’entourage papale. Fino ad un delitto di cui Guglielmo si macchia e che lo costringe a fuggire in Germania. Da dove ritorna per la sua terza esistenza: Flavio Mitridate, esimio umanista. Intimo, collaboratore, insegnante del grande Pico della Mirandola. Fino alla caduta e al misterioso epilogo. Fra verità storia, romanzo, scavo psicologico. Alla Camilleri.
Enrico Mirani
 
 

SiciliaInformazioni, 22.3.2014
“Inseguendo l’ombra”, Camilleri ripropone Shemuel

Dell’ebreo, di Caltabellotta, Shemuel Ben Nissim Abu-l Farag mi ero occupato, a volo d’uccello, qualche anno fa, in due brevi articoli con l’intento di metterne in luce la genialità e la vastità culturale ma, soprattutto, per sottolineare la qualità della presenza ebraica in Sicilia prima del poco edificante e, direi, delittuoso editto del 1492 che ne decretò l’espulsione dal regno salvo che avessero abiurato la fede mosaica convertendosi a quella cristiana.
Ritrovarlo protagonista dell’ultima opera di Andrea Camilleri, parlo di “Inseguendo l’ombra” da poco uscito per i tipi di Sellerio, mi ha, dunque, oltremodo intrigato predisponendomi ad una lettura che andava al di là del piacere che il leggere normalmente mi procura. Di Shemuel, meglio conosciuto come Flavio Mitridate, personaggio sfuggente e di personalità complessa, Camilleri ricostruisce un profilo romanzesco cucendo insieme poveri brandelli biografici di verità storica ma, soprattutto, colmando i vuoti con l’estro creativo che ogni buon scrittore deve necessariamente possedere.
Ecco allora il racconto, la rielaborazione, il narrare del personaggio “come se non fosse realmente esistito ma come un’invenzione – scrive l’autore – interamente partorita da me”. Impresa, indubbiamente, difficile perché una cosa è inventare ex nihilo, ciò che da agio di muoversi in completa libertà, altra cosa è partire dal dato storico per poi lasciarsi andare a percorsi carichi della preoccupazione di potere falsare, mistificare lo stesso dato storico. Immagino, a questo proposito, le perplessità dell’autore, seppure il personaggio che occupa la sua mente appartenga ad un tempo così lontano da impedire ogni probabile reclamo, sulla correttezza di questa sua riscrittura di una vicenda umana che potrebbe tradire la verità.
Perplessità che traspare dalle ripetute sue affermazioni, o giustificazioni!, che la storia scritta, pur essendo probabile potrebbe non esser vera e la responsabilità di mettere in guardia il lettore dalla pretesa di trovare nella pagine del libro la biografia reale di un personaggio dai contorni troppo sfuggenti, un’ombra, appunto.
Dunque, con queste premesse, chi conosce le vicende storiche verrebbe disarmato dalle armi critiche rispetto a qualche svarione che, con licenza artistica, Camilleri si permette di fare. Faccio un esempio per tutti evidenziando, a proposito del luogo di provenienza di Hakmet amasio del giovane Shemuel, che, negli anni in cui il protagonista del romanzo visse, non esistevano, sicuramente comunità islamiche in Sicilia, visto che l’imperatore Federico II facendo vera e propria pulizia etnica le aveva liquidate più di due secoli prima. Non è dunque la storia vera da seguire, ma quella invenzione letteraria sapientemente proposta che, pur indirettamente, eccita nel lettore curiosità e voglia di saperne di più. Ma chi è Shemuel che, a seguito del battesimo, prese il nome del suo padrino conte Guglielmo Raimondo Moncada e che dopo diverse traversie lo ritroviamo negli ultimi anni della sua complicata vita, come Flavio Mitridate? Poche notizie ci offrono i documenti, sappiamo con certezza che fu un geniale erudito, che aveva familiarità con il greco, l’ebraico, l’aramaico, l’arabo e il caldeo; sappiamo che era un esperto della Cabbalà di cui conosceva i significati reconditi; sappiamo che ebbe frequentazioni altolocate, che fu famiglio di colui che sarebbe divenuto papa Innocenzo VII, si parla del genovese cardinale Cybo; sappiamo che davanti al papa Sisto IV lesse il suo “Sermo de passione Domini”; sappiamo che si fece maestro di uno dei geni dell’umanesimo, il riferimento va a Giovanni Pico della Mirandola; sappiamo che ebbe momenti di gloria e momenti di decadenza; sappiamo tutto questo e poco altro, talché apparirebbe ardua ogni ricostruzione puntuale. Ecco che allora l’opera di Camilleri, un rincorrere, appunto un inseguire un’ombra, apporta qualcosa in più, quel qualcosa che noi ricercatori, spesso frustrati nel nostro lavoro, desidereremmo ritrovare.
Piacevole lettura, dunque, ma anche strumento utile a coltivare un’illusione per chi ama la storia più delle storie, quella di squarciare la coltre che come un pesante velo che copre il spesso il nostro passato.
Pasquale Hamel
 
 

Gazzetta di Parma, 23.3.2014
Intervista. Lo scrittore siciliano è nuovamente in libreria con il romanzo storico “Inseguendo un’ombra”
Camilleri sulle tracce di Samuel Ben
Cliccare qui per leggere l’intervista
”Narro l’avventurosa vita di un ebreo del ‘400 convertito al cristianesimo”
Francesco Mannoni
 
 

SienaFree, 23.3.2014
'Inseguendo un'ombra' di Andrea Camilleri

Samuel Ben Nissim Abul Farag, Guglielmo Raimondo Moncada, Flavio Mitridate. Non sono tre amici, ma la stessa persona, un uomo che, nell'Italia del 1400, parte dalla Sicilia arrivando dovunque ci sia un intrigo, riuscendo anche in modi abbietti a influenzare la politica della sua epoca. La sua appassionante storia termina con una morte che lascia molto perplessi, quasi fosse piuttosto l'uscita di scena di un grande attore.
Annamaria Guerrini Vanni
 
 

La Sicilia, 25.3.2014
Roma
Paolini, Baliani e Celestini tre attori per Camilleri

Tre attori per Andrea Camilleri: Marco Paolini, Marco Baliani e Ascanio Celestini. Questi tre funamboli della parola sono accomunati in un progetto varato dalla Fondazione Musica per Roma con l'Associazione Culturale 15 lune, cui s'è dato il nome "Inedito d'autore". Una rassegna dedicata al teatro di narrazione, una staffetta di attori-autori cui lo scrittore siciliano ha donato una storia destinata alla creazione di una piéce o mise en espace ad opera di autentici "mattatori" di questo genere teatrale, lasciandoli liberi di apportare varianti, approfondimenti, linguaggi personali. Luogo d'azione la Sala Sinopoli dell'Auditorium - Parco della Musica, dove per primo si è esibito Marco Paolini con l'assolo di grande tensione "Quanto vale un uomo", la storia di due italiani e dello svedese che s'allontanano nel 1928 dalla Tenda Rossa dove il Generale Umberto Nobile ed altri si erano rifugiati nel pack del Polo Nord dopo il guaio col dirigibile Italia. Camilleri ricostruisce, con dettagli intrisi di commovente pathos umano, un canovaccio ricavato dagli atti della commissione d'inchiesta, voluta dal governo italiano a seguito della terribile vicenda del dirigibile Italia.
A Marco Baliani è spettata la vicenda umana e aeronautica de "La nave volante", nella quale Camilleri descrive in maniera vibrante l'impresa dell'ingegnere siciliano, Giuseppe Mario Bellanca, originario di Sciacca, ma naturalizzato statunitense, che nel 1927 brevettò negli Stati Uniti il primo aereo con la carlinga chiusa, quasi contendendo a Lindbergh la prima traversata dell'Oceano Atlantico, in solitario e senza scalo. Marco Baliani esalta la scrittura di Camilleri, la rende pulsante e fa rivivere con la sua voce chiara ed espressiva l'atmosfera di un piccolo paese siciliano all'inizio del XIX secolo, la passione e la volontà di un uomo di fronte a un'avventura intensa e non priva di ostacoli, che lo porterà a solcare l'Oceano per essere poi riconosciuto in tutto il mondo come padre dell'aviazione moderna. L'affascinante storia di un uomo che seppe tramutare un piccolo sogno in una grande impresa.
Chiude il trittico (sabato 29) Ascanio Celestini, cui è affidata la ricostruzione di una strage sconosciuta in Toscana, con un'ottantina di minatori fucilati nel 1944 dai nazi-fascisti a "Niccioleta" (che è anche il titolo del pezzo), perché «colpevoli di detenzione di armi in difesa delle miniere». Un progetto che esalta l'inconfondibile estro narrativo di Camilleri e la capacità di un attore a narrare una storia attraverso la voce il corpo.
Osvaldo Scorrano
 
 

Adnkronos, 25.3.2014
Turismo: tour in 'luoghi Montalbano', assessore Sicilia 'grande successo'

Palermo- Dopo quattro anni la Sicilia torna ad organizzare un evento rivolto agli operatori del settore turistico, sfruttando il successo mediatico della fiction 'Il commissario Montalbano'. Grande adesione, infatti, per l'Educational Press Tour, evento realizzato con la collaborazione di Enit Londra, in programma dal 30 marzo al 2 aprile nel sud-est della Sicilia. Un programma che prevede la visita di tutto il comprensorio turistico ed appuntamenti culturali ed enogastronomici, tra cui, ad esempio, un aperitivo organizzato sulla terrazza resa famosa dalle scene del commissario Montalbano personaggio di Camilleri. "Volendo trasformare un evento televisivo in una grande attrazione per il territorio - spiega l'assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione siciliana, Michela Stancheris - ho deciso di investire su questa terra e sul mercato inglese particolarmente interessato a visitare i luoghi della fiction, considerato il grande riscontro di pubblico della messa in onda sul network BBC". L'esponente dell'Esecutivo Crocetta si dice "molto entusiasta di questa eccezionale partecipazione. Questo successo dimostra che quando l'Amministrazione è messa nelle condizioni di operare in maniera sistemica può raggiungere risultati talvolta inattesi. "Questa è solo la prima tappa di un programma intenso e articolato già previsto nel Piano di propaganda regionale - conclude Stancheris - e che vede l'intensificarsi degli investimenti da parte della Regione in tutte quelle attività rivolte agli operatori e mirate a migliorare la promo-commercializzazione del prodotto turistico".
 
 

Il Piccolo, 25.3.2014
Nella Trieste di Roberta De Falco i fantasmi della guerra balcanica

[...] “Bei tempi per gente cattiva” (pagg. 291, euro 16,90), seconda tappa delle avventure del commissario Ettore Benussi che Sperling & Kupfer distribuisce da oggi nelle librerie. Dietro lo pseudonimo di Roberta De Falco, in realtà, c’è Roberta Mazzoni. [...] A Trieste non c’è spazio per un gigione come Montalbano. Anche se i compagni di scuola di Livia, la figlia del commissario Benussi, la canzonano sempre attribuendole come padre l’affascinante poliziotto nato dalla penna di Andrea Camilleri. [...]
Alessandro Mezzena Lona
 
 

Icone, corpi che parlano, 26.3.2014
Claudio Magris e Andrea Camilleri
Rai 5, ore 22:40

Claudio Magris riunisce in sé i profili del saggista, narratore, traduttore, affabulatore di storie, accademico e viaggiatore. Icone dedica una puntata a Magris, (ri)scopritore di mondi scomparsi, uomo di frontiera e studioso della cultura mittleuropea, in odore di Nobel.
Andrea Camilleri è una vera e propria rivelazione letteraria in un'Italia che legge sempre meno libri. Icone esplora il fenomeno di uno scrittore pop che ha ereditato il valore letterario degli scrittori siciliani e conserva la verve di un combattente politico.
 
 

Kalós edizioni d’arte, 26.3.2014
Sabato 29 marzo 2014 alle 19:00, presso l’Hotel Villa Sturzo di Caltagirone (CT) (via Mons. F. Fasola 3), sarà presentato il volume di Giuseppe Leone e Salvatore Ferlita “L’Isola immaginaria. Andrea Camilleri e la Sicilia”.
Sarà presente Giuseppe Leone.
 
 

La Repubblica, 27.3.2014
Gli anti-Roth Non si è mai troppo vecchi per scrivere

[…]
«Mi creda, non ho mai pensato alla scrittura come a qualcosa che possa stancare», racconta Andrea Camilleri, che ogni volta, a 88 anni, vende più di tutti in Italia, anche con l’ultimo Inseguendo un’ombra (Sellerio). «Smetterò di scrivere quando semplicemente non ci sarò più», continua il padre di Montalbano, «la scrittura è la mia disciplina per stare al mondo, il mio vivere quotidiano. Solo la tecnica è diventata più facile grazie all’esercizio continuo, ma le storie restano ugualmente difficili da scrivere. Il mio recente La creatura del desiderio (Skira) mi è costato una fatica terribile perché trattava temi come la gelosia di cui pensavo di essermi liberato con gli anni. Invece, è riemersa con una potenza devastante».
Camilleri ha mai pensato di smettere? «L’unica volta è stata con il secondo Montalbano, ma poi i lettori mi hanno chiesto di continuare. D’altronde, non sono mai stato bravo a impormi privazioni, come con il bere e le sigarette. Poi certo», continua, «intorno a uno scrittore di successo si muovono troppe macchine ingombranti: la promozione dei libri, le pressioni degli editori, le richieste continue della stampa. Lo capisco, Roth».
[…]
Antonello Guerrera
 
 

La Sicilia, 27.3.2014
Il caso. La Regione porta i turisti britannici nel Ragusano, ma i luoghi letterari del Commissario sono qui «Montalbano è anche nostro»
«Montalbano è anche nostro»

Porto Empedocle. Il caso è sempre aperto. L'effetto turisticamente trascinante derivante dalla fiction sul Commissario Montalbano pare non riguardi la provincia di Agrigento. Ovvero la terra di Andrea Camilleri, nato e ispiratosi a Porto Empedocle, il quale a suo tempo convenne con i registi della serie tv sulla necessità di trovare altri luoghi dove inscenare le riprese. Ovvero nel Ragusano. Da allora, quelle zone sono tenute in grande considerazione dai Governi regionali.
L'ultima buona parola ce la mette l'assessore regionale al Turismo Michela Stancheris: «Dopo quattro anni la Sicilia torna a organizzare un grande evento rivolto agli operatori e soprattutto per gli operatori del settore turistico. Sfruttando il successo mediatico della fiction Il commissario Montalbano e trasformando un evento televisivo in una grande attrazione per il territorio, ho deciso di investire su questa terra e sul mercato inglese particolarmente interessato a visitare i luoghi della fiction considerato il grande riscontro di pubblico della messa in onda sul network Bbc». Stancheris parla della «grande adesione registrata per l'Educational Press Tour, evento realizzato con la collaborazione di Enit Londra grazie al grande successo avuto lo scorso anno da parte della Regione presso il Wtm, dal 30 marzo al 2 aprile nel sud-est dell'isola, con un programma che prevedeva la visita di tutto il comprensorio turistico e appuntamenti culturali ed enogastronomici, come tra l'altro il suggestivo aperitivo organizzato sulla terrazza resa famosa dalle scene del noto personaggio di Camilleri».
Mentre il sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto che è anche deputato regionale vicino al governo Crocetta sceglie «di non fare la guerra ad altre realtà territoriali, puntando sulla Vigata letteraria», Gaetano Pendolino, amministratore del Distretto Turistico Regionale Valle dei Templi la pensa così: «Apprezziamo l'impegno di Stancheris nel promuovere il territorio siciliano puntando anche sul Cineturismo, attraverso un Educational Press Tour nel sud est con Enit Londra. Riteniamo che lo stesso impegno potrà essere esteso anche al resto della Sicilia, ed in particolar modo, sempre sull'onda dell'interesse suscitato dagli episodi del Commissario Montalbano, nei luoghi che hanno realmente ispirato lo scrittore Camilleri nel descrivere storie e personaggi, come Vigata e Montelusa. E' infatti anche sul fronte letterario che può essere rivolta ulteriore attenzione nel promuovere il nostro territorio: come ricordiamo, proprio Stancheris con le colleghe di Giunta, alla presenza dell'allora ministro Bray, nel novembre scorso ha promosso il progetto di valorizzazione della Strada degli Scrittori, per unire in un unico itinerario Sciascia, Pirandello e Camilleri. Sia Agrigento che Ragusa, possiedono medesime qualità, dai siti Unesco, alle riserve naturali, alle ambientazioni cinematografiche e letterarie. Le proposte di ogni singola realtà sono in perfetta relazione e si rafforzano a vicenda nell'unicità del brand Sicilia».
Francesco Di Mare
 
 

Irno, 28.3.2014
Letture, "Inseguendo un'ombra" di Andrea Camilleri

"Inseguendo un'ombra" è il nuovo romanzo dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, edito dalla casa editrice palermitana Sellerio, e inserito nella collana "La memoria" di Feltrinelli. Lo scrittore con questa sua nuova opera si è allontanato dal Commissario Montalbano, personaggio che gli ha permesso di farsi conoscere al grande pubblico, e si è concentrato sulla figura di un uomo che potremmo definire "uno e trino": Samuel Ben Nissim Abul Farag, che però è anche Guglielmo Raimondo Moncada e Flavio Mitridate. Uscito solo il 13 marzo scorso, "Inseguendo un'ombra" è balzato subito ai primi posti delle classifiche letterarie, perchè è un romanzo che si legge tutto d'un fiato. Pagina dopo pagina, la storia diventa sempre più intrigante. Si tratta non di un romanzo storico, sebbene il personaggio sia realmente esistito, ma di un racconto d'immaginazione, perchè Camilleri riempe i vuoti della biografia di Samuel inventando narrativamente. Ambientata nel quindicesimo secolo la storia è tanto reale quanto fantastica. Il protagonista è infatti una vera e propria ombra capace di sparire e ricomparire sotto altre vesti con una facilità disarmante. Inseguendo la vicenda incredibile di quest'ombra inafferrabile, Andrea Camilleri costruisce una storia affascinante in cui verità e finzione si confondono fino a diventare la medesima cosa, tenendo anche conto del lavoro fatto da Leonardo Sciascia e da altri autori sul medesimo personaggio. La vita di Samuel parte dalla giudecca di Caltabellotta, in Sicilia, in provincia di Agrigento. Egli è un quindicenne molto più sveglio rispetto ai ragazzini della sua età, appartiene alla comunità ebraica e porta cucita sulla camicia la rotella di panno, che lo distingue dai cristiani. Samuel conosce già molte lingue, è molto colto ed incline anche a pratiche non lecite come la sodomia. Il padre nutre grandi speranze nei suoi confronti, ma le cose vanno diversamente e Samuel decide di chiudersi in convento, rinnegando la sua religione e la sua famiglia, diventando un ebreo convertito. Diventato ormai cattolico, prende il nome del padrino che l'ha tenuto a battesimo. Da quel momento in poi, sarà Guglielmo Raimondo Moncada. Si stabilisce a Roma, diventa prete e grande è la sua fama di predicatore. Giunge all'apice della sua carriera ecclesiastica nel 1481 quando il venerdì santo recita davanti al papa Sisto IV il sermone sulla Passione. Ma poi accade qualcosa, di non esplicitamente decifrabile dai documenti rinvenuti. Si ipotizza però che abbia commesso un omicidio e per questo perde il suo status di uomo di Chiesa ed è costretto a fuggire da Roma. Dopo un periodo trascorso in Germania, lo ritroviamo in Italia con il nome di Flavio Mitridate, che insegna a Pico della Mirandola la cabala e le lingue orientali. Il suo rapporto con Pico resta avvolto da un alone di mistero, così come anche la sua fine. Sappiamo solo che viene rinchiuso nel carcere di Stato, ma non sappiamo se sia morto lì, oppure grazie alle sue capacità sia riuscito a fuggire e far perdere le proprie tracce, magari continuando la sua vita con un'ulteriore nuova identità. Camilleri racconta di essersi imbattuto in questa storia leggendo casualmente, nell'estate del 1980, la presentazione di Leonardo Sciascia al catalogo di una mostra di un suo amico pittore. Di essersi incuriosito della curiosità di Sciascia, preso anche lui dal desiderio di sapere, di capire, di inseguire quell'ombra e di aver quindi creato non un romanzo storico, ma di invenzione nel senso letterale del termine e cioè riscoprire, ritrovare l'identità di un uomo affascinante e misterioso.
Ida La Rocca
 
 

La Stampa, 28.3.2014
Ai punti
La classifica di TuttoLibri
Recalcati sfida Camilleri

Prevedibile il primato di Camilleri, domani sera in tv da Fazio, che rialza il valore dei 100 punti a quota 10 mila copie: succede quando torna alla casa madre e indossa il blu Sellerio, mentre gli riesce più arduo con altri marchi, pur con indagini non meno avvincenti, come le ultime sulla morte di Edoardo Persico o il folle amore di Kokoschka per Alma Mahler, edite da Skirà.
[...]
Luciano Genta
 
 

Inedito d'autore, 29.3.2014
Sala Sinopoli, ore 21
Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con L'Associazione Culturale 15 Lune
Ascanio Celestini "Niccioleta"
da un’idea di Andrea Camilleri
traduzione orale Ascanio Celestini

 

È il 13 giugno del 1944 quando i reparti nazisti e fascisti invadono Niccioleta, in Toscana. Molti abitanti di questa frazione non si sono presentati ai posti di polizia fascisti e tedeschi di Massa Marittima a causa di un manifesto di Giorgio Almirante affisso in tutti i comuni della provincia di Grosseto: è questo il motivo per cui devono essere puniti.
Dietro il forno della dispensa, in un piccolo cortile, 6 minatori vengono fucilati, un settimo riesce invece a scappare nascondendosi nella boscaglia grazie a un attimo di distrazione del fascista di guardia. Dei 150 operai deportati a Castelnuovo di Val di Cecina, 77 minatori sono giustiziati sulla strada per Larderello, 21 mandati in Germania e gli altri vengono infine liberati.
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 29.3.2014
Giorno & Notte
Auditorium viale Pietro de Coubertin 30, Sala Sinopoli, stasera alle ore 21, tel. 06-80241281

Nel comporre il suo intervento, la sua traduzione orale di un’idea fornitagli da Andrea Camilleri nell’ambito della rassegna “Inedito d’autore” all’Auditorium, Ascanio Celestini ha lavorato di suo su Niccioleta. Una strage/storia poco nota, e a proposito dell’eccidio messo a punto da reparti nazisti e fascisti il 13 giugno del 1944 nella località toscana richiamata dal titolo, una condanna a morte comminata contro minatori trovati in possesso di armi solo per la difesa del proprio posto di lavoro, le miniere, Celestini ha (ri)costruito un percorso, un monitoraggio, una mappa dell’orrore che comminò la morte di un’ottantina di maestranze del sottosuolo. Nella sua esposizione di stasera, c’è posto per dichiarazioni di padre Balducci, per i contenuti del libro “I minatori della Maremma” di Bianciardi e Cassola, per una lettera a una madre, e per la conversazione avuta con lo stesso Camilleri.
Rodolfo Di Giammarco
 
 

La Stampa - Ttl, 29.3.2014
Bestseller. Andrea Camilleri
L'uomo misterioso che fu maestro di Pico
Una biografia storica incalzante come un thriller
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Un Camilleri diverso, quello di Inseguendo un’ombra, eppure sempre uguale a se stesso, alle prese non con un giallo ma con una biografia storica, seppure incalzante come un thriller.
Una Sicilia diversa da quella di Montalbano, perché siamo nel 400 e l’isola è un crogiuolo di razze e religioni, araba, ebraica e cristiana, eppure sempre uguale a se stessa nel suo mistero.
Un viaggio avventuroso tra il Mediterraneo e Roma, tra la Germania e Ferrara, tra intellettuali, cortigiani e criminali, nel tentativo di afferrare l’essenza di un uomo misterioso: il ragazzo ebreo Samuel Ben Nissim poi convertito cristiano e prete col nome Guglielmo Raimondo da Moncada, poi spretato e maestro di greco di Pico della Mirandola col nome di Flavio Mitridate.
«Un’ombra», lo definiva Leonardo Sciascia, che per primo è rimasto incuriosito dalla sua vita, «un personaggio di difficile, sfuggente e mutevole identità», indecifrabile come la sua terra: incarna «il volto feroce dell’Umanesimo» ma anche l’eterno animo siciliano ricco di contrasti, vitalità e senso di morte, sensualità e intellettualismo.
Camilleri si tuffa nel racconto di quest’anima tormentata e oscura, piena di sete di conoscenza nel cui nome compie le azioni più vergognose, capace di raggiungere la gloria più scintillante e buttarla via per un gesto inconsulto. Un uomo del suo secolo e di oggi, sempre uguale a se stesso.
Raffaella Silipo
 
 

La Repubblica, 29.3.2014
Il Pil della poesia ecco perché i versi valgono un tesoro

Roma. Italiani popolo di poeti, soprattutto se poesia fa rima con l’anglofono “brand”. Il segreto è tutto lì: abbinare quella parolina inglese, traducibile con qualcosa a cavallo tra marchio e riconoscibilità, a piccoli paesi e autori celeberrimi. L’equazione matematica trasforma borghi, altrimenti ignoti, in luoghi di grande bellezza. I Colli dell’Infinito fanno triplicare la riconoscibilità di Recanati e La montagna incantata quella di Tenno. Aci-Trezza risplende con I Malavoglia.
Bolgheri furoreggia per I Cipressi. Sirmione rivive le vacanze di Catullo e Longone quelle di Gadda. E così, l’italica prospettiva di sconfiggere la crisi, per una volta è slegata da pizza e mandolini. Centri minori, grazie ai letterati che in quei siti sono nati, hanno soggiornato o sono andati in vacanza, diventano famosi in tutto il mondo.
Mentre infuria la polemica sulla profana ipotesi, assai malvista dal ministro Franceschini, di far sorgere una “country house” sui luoghi dell’infinito di Leopardi, l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza fornisce una mappatura del business della poesia. «Il marchio va oltre l’indotto», spiega Renato Mattioni, segretario generale della Camera di Commercio, «si tratta di un valore economico intangibile che comprende l’indice di reputazione, la vivacità economica, il valore del territorio e la conoscibilità dei luoghi ». Il risultato? Stupefacente. Recanati, grazie a Leopardi, ha un aumento di valore di 1,4 miliardi di euro. I Malavoglia donano ad Aci Trezza 826 milioni. Catullo arricchisce Sirmione di 577 milioni. Levi regala ad Eboli 500 milioni e Collodi 389 alla sua città. E così via per più di venti località. Storceranno il naso i paesi vicini (ad esempio Corridonia distante da Recanati solo 24 chilometri), guardando località gemelle per clima, stile e attitudini, che valgono cento volte in più. Pazienza, succede in tutto il mondo, c’è chi ha maggior fortuna degli altri. La Torre Eiffel di Parigi vale 434 miliardi di euro, il Colosseo 91 miliardi e la Sagrada Familia 90 miliardi.
«Rivalutare la storia e i territori mentre tutti guardiamo alla tecnologia», suggerisce il sociologo Aldo Bonomi autore del libro Dalla smart city alla smart land, «è una rivoluzione che fa capire quanto può essere un valore la nostra cultura pur se lontana dalla modernità». Per Bonomi vince la tradizione: «La Fondazione Marche ha finanziato un film sulla vita di Giacomo Leopardi, realizzando un investimento sul territorio. Pensiamo a cosa sarebbe Sansepolcro senza Piero della Francesca o la Sicilia senza Sciascia». La macchina del turismo è la prima a rallegrarsi della possibilità di riaccendere le braci del marketing territoriale. Spiega Cristina Tasselli direttore BIT: «La storia è fondamentale, ma non basta ci vuole la reputazione. Il Canada ha conquistato il primo posto, seguito da Svezia e Svizzera, nel Reputation Institute ». Un’occasione perduta per l’Italia? Sembrerebbe, sentenziano da New York: «C’è una stretta correlazione tra la reputazione di un Paese e la decisione di visitarlo. La reputazione è denaro che alimenta l’economia».
Irene Maria Scalise

Porto Recanati
Il brand della città di Leopardi vale un miliardo e mezzo
(aumento del brand)

[…] 44.747.000 Andrea Camilleri (Punta Secca, RG) […]
 
 

Che tempo che fa, 30.3.2014

i nostri ospiti
domenica 30 marzo
Graziano Delrio, Carlo Zoratti e Enea Gabino, George Ezra, Alexander Polli, Andrea Camilleri, Diodato, Afterhours. Con Massimo Gramellini e Luciana Littizzetto
Rai3, 20:10

Cliccare qui per la prima parte
Cliccare qui per la seconda parte (Andrea Camilleri - da 3’18” a 8’50”)
 
 

la Lettura - Corriere della Sera, 30.3.2014
La pagella
Andrea Camilleri, Inseguendo un’ombra, Sellerio
Voto: Tripla A
L'investimento sicuro della letteratura
Cliccare qui per leggere l’articolo
Antonio D'Orrico
 
 

SiciliaInformazioni, 30.3.2014
Reputazione in euro. Corleone batte Tindari e Racalmuto

Giovanni Verga al primo posto, Andrea Camilleri, molto staccato, al secondo, Leonardo Sciascia al terzo. Chiude la top four siciliana, Salvatore Quasimodo. E’ la classifica dell’Economic reputation index, della quale si parla con curiosità e sorpresa. E’ stata compilata sulla base del valore che viene attribuito ad un sito “baciato” dalla fortuna letteraria. Una poesia, un romanzo, un racconto, entrato nella storia.
La classifica potrebbe essere riproposta, dunque, più correttamente. Trova Aci Trezza in testa, grazie ai Malavoglia, romanzo di Giovanni Verga, cui si deve la celebrità. Seguono Punta Secca, in provincia di Ragusa, diventata importante grazie al Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, Racalmuto, resa famosa dalle Parrocchie di Regalpietra, raccontate da Leonardo Sciascia, e Roccalumera, “scoperta” dai versi di Salvatore Quasimodo.
Aci Trezza secondo l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza, che ha compilato la classifica, utilizzando dati e informazioni di autorevoli fonti, vale 826 milioni e mezzo, circa, 45 milioni circa Punta Secca, 10 milioni Racalmuto e 435 mila euro Roccalumera. Gli scarti fra un sito e l’altro sono paurosamente alti. Ma dobbiamo fidarci, perché non possiamo fare alcuna controprova, sconoscendo le procedure e le fonti.
La Sicilia, questo possiamo segnalarlo, dispone di altri siti celebri, grazie alle performance letterarie di grandi scrittori. Di essi, nelle classifiche che sono state proposte al pubblico, non abbiamo notizia. Per esempio, restando al poeta siciliano, Salvatore Quasimodo, dobbiamo ricordare Tindari (“Tindari, mite ti so. Fra larghi colli pensile sull’acque. Delle isole dolci del dio, oggi m’assali e ti chini in cuore…”) e Gela (“Sulla sabbia di Gela colore della paglia mi stendevo fanciullo in riva al mare…).
Ci chiediamo, infine, se l’Ufficio Studi della Camera di Commercio monzese abbia allargato lo sguardo ai siti resi celebri dal cinema piuttosto che dalla poesia e il romanzo. Per esempio, quanto vale Corleone? A questa città sono stati titolati pizze, ristoranti, tour ed hotel. Se Aci Trezza vale quasi novecento milioni, Corleone “vale” una decina di miliardi. O no?
 
 

Il Fatto Quotidiano, 31.3.2014
Andrea Camilleri e il suo senso per le parole

Andrea Camilleri ieri sera da Fabio Fazio ha pronunciato alcune parole chiave come solo un vero Maestro sa fare; parole piene di saggezza utilizzate non per stupire, ma per chiarire concetti anche complessi che riguardano direttamente la vita di ciascuno.
Con una leggerezza degna del migliore Calvino, ha individuato pochi punti essenziali con i quali capire ed affrontare i mali italiani. Parole come fantasia, onestà e speculazione; quest’ultima nel senso proprio di mettere in moto il pensiero.
La magia di Camilleri è stata anzitutto quella di farci entrare nel suo studio “perché il mondo di fuori mi è necessario“; con un breve e incisivo intervento egli ha saputo fornire risposte concrete a parole vuote o addirittura inglesi per nascondere le magagne. E allora come non pensare a quel concetto di flessibilità così abusato in un momento in cui come giustamente ha affermato tale termine rappresenta di fatto “un orizzonte oscuro e incerto”?
Sono tempi questi nei quali l’uso della parola assume significati importanti. E’ condivisibile l’eliminazione della terminologia ad effetto che non arriva alla gente rimanendo circoscritta alla freddezza di improbabili ragionamenti della politica più inconcludente. C’è bisogno di chiarezza, per arrivare agli ultimi anche con una giusta distribuzione delle parole non urlate ma maneggiate con cura. A cominciare dalla parola onestà, “perché non si sa mai che a furia di ripeterla, cominci ad esistere davvero”. Aggiunge Camilleri che un’altra parola che va salvaguardata è fantasia, perché è bellissima “come quando sento che ci sono degli italiani che si sono inventati un lavoro per affrontare la crisi“. L’altra è leggerezza, ci vuole sempre un pizzico, un nulla, un’eco di leggerezza per risolvere i problemi della vita.
Cosa ci insegna Camilleri con questa sua “speculazione”? Ci insegna a dare importanza alle parole e per questo occorre leggere il più possibile al fine di arricchire la nostra esperienza formativa. Avere una mente pensante che possa distinguere le promesse dai fatti, per spazzare via le nubi artificiali di un potere autoreferenziale che non bada agli interessi della comunità.
In questo particolare momento occorre rovesciare il tavolo ed essere protagonisti di un lessico onesto, quello che serve a chiamare le cose con il giusto nome e non con invenzioni che raggirano più deboli.
Parole alle quali tornare. Al loro autentico significato.
Come delle Itaca dove attraccare.
Antonio Capitano
 
 

Sì24.it, 31.3.2014
Televisione
Andrea Camilleri a Che tempo che fa: “L’invidia? Non così feroce come temevo” /VIDEO

Andrea Camilleri, in collegamento dallo studio di casa sua a Roma, è stato ospite di Che tempo che fa nella puntata di domenica 30 marzo. Fazio e Gramellini hanno parlato con lo scrittore siciliano del suo ultimo libro, “Inseguendo un’ombra” edito da Sellerio, ma non solo.
“Ogni volta che esce un suo libro lei è sempre primo in classifica. Lei si rende conto dell’invidia degli altri? La preoccupa?” le chiede il conduttore della trasmissione. E Camilleri, sempre serafico e sempre con le parole giuste risponde: ”No, non si manifesta in forme così feroci come temevo. È un’invidia sopportabile”.
Azzurra Sichera
 
 

Krapp’s Last Post, 31.3.2014
Il dirigibile Italia rivive con Paolini e Camilleri
 

Camilleri e Paolini sul palco (photo: iogiornalista.com)

Ci ricorda un tempo in cui il polo era davvero (po)polare, "Quanto vale un uomo". Ambìto, sfidato, scrutato dall'alto di voli instabili, tecnicamente imperfetti, da esploratori e scienziati che a questa imperfezione decidevano di esporsi, in bilico oltre il limite di ogni ponte radio: la terra ghiacciata, anzi, il ghiaccio soltanto, il pack, alla deriva, sospinto da venti e correnti.
Siamo nel 1928, un anno prima della Grande Crisi: come sempre, è sul piano simbolico che l'uomo cerca il riscatto alle stagnazioni subite o presentite.
Ben più concreto e drammatico di un simbolo fu, però, il pack per il dirigibile Italia: il generale Umberto Nobile tentò un trasvolo a cui, anche per le incertezze della sua guida, una parte dell'equipaggio non sopravvisse. Per colpa della neve e dei ghiacci, infatti, il pallone aerostatico precipitò al suolo, sbalzando dalla gondola di comando dieci uomini: i soli che, paradossalmente, trovarono via di scampo, mentre gli altri venivano sospinti dal rimbalzo del pallone verso un cielo da cui non si riaffacciarono.
Marco Paolini, seduto al suo scrittoio, sembra Maigret, e magari un po' lo è, il Maigret del teatro di narrazione: ci racconta, con la sicurezza dello stile e l'umiltà del genere, tutto questo; e il seguito soprattutto, cioè come Nobile e i suoi uomini, sfruttando gli oggetti e gli utensili caduti dal dirigibile, montarono la loro Tenda Rossa e cominciarono la lotta per la sopravvivenza.
Seguendo il testo-canovaccio per lui preparato da Andrea Camilleri, che ha rielaborato i documenti della commissione d'inchiesta del 1930, Paolini segue in particolare il cammino nel pack dei due ufficiali italiani (Mariano e Zappi) e di quello svedese (Malgrem) che lasciarono la tenda per attraversare i ghiacci fino al punto più vicino alla terraferma, sperando di trovare il modo di farsi notare e ottenere soccorso. Involontari emuli della leggendaria missione «Endurance» del capitano Shackleton («una catastrofe psicocosmica mi sbatte contro le mura del tempo»: non può che tornarci in mente, per omaggio, la voce roca di Manlio Sgalambro nel brano di Battiato che porta il nome dell'esploratore antartico), i tre uomini portano con sé pochi viveri e una Madonna di Loreto.
Di Marco Paolini e della sua straordinaria capacità narrativa è quasi inutile parlare. Non smette di coinvolgere, però, quel suo modo tutto colloquiale e privo di affettazione con cui riesce a giustapporre registri e piccole, sagaci trovate d'attore (vedi la scelta di far parlare Malgrem in veneziano, chiedendo stupito alla platea come mai tutti conoscessero lo svedese): c'è molto mestiere in questo, di sicuro, ma se il mestiere consiste nello sforzo di essere dove non si è stati (siano i ghiacci del polo, il Vajont o le vie geniali della mente di Galileo), di proiettarsi per essere cassa di risonanza – il più possibile sincera – alle emozioni di chi non può più raccontare, allora evviva il mestiere.
Il paesaggio della narrazione è vasto e desolante; sul piano drammaturgico, invece, si percorre insieme un sentiero stretto, quel sentiero che sa evitare la retorica anche se si parla – semplicemente e direttamente – di buoni sentimenti: Camilleri è un maestro, e come uno sherpa sa dove andare e quando è meglio fermarsi.
QUANTO VALE UN UOMO
da un’idea di Andrea Camilleri
traduzione orale: Marco Paolini
durata: 1h 15'
applausi del pubblico: 3' 30''
Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il 17 marzo 2014
Michele Ortore
 
 

Il Mattino, 31.3.2014
Gialli dal passato
Camilleri e l'uomo che visse tre volte
Cliccare qui per leggere l’intervista
Lo scrittore parla del suo “Inseguendo un'ombra”: storia di un ebreo convertito (e poi ricercato)
Francesco Mannoni
 
 

BookBank, 31.3.2014
Montalbano in Bulgaria

Il commissario Montalbano torna in Bulgaria con l’uscita de “Il ladro di merendine” tradotto in bulgaro.
Terzo titolo della saga ideata da Andrea Camilleri che viene tradotto in bulgaro dopo “La forma dell’acqua” e “Il cane di terracotta” tutti pubblicati dalla casa editrice “Книгопис” (Knigopis, NdCFC) nel 2013.
La saga ideata da Andrea Camilleri si conferma molto popolare anche fuori dai confini nazionali nonostante le difficoltà nella traduzione dovute sull’uso del dialetto siciliano in senso narrativo.
Jon Rognlien, traduttore di Camilleri in norvegese afferma che “…non si può. La lingua di Camilleri non viene “restituita” nella mia traduzione. La mia strategia comporta un tradimento radicale dell’idea di equivalenza. Ogni traduttore di Camilleri deve scegliere una propria strategia“.
Visto il successo di Camilleri in Bulgaria sicuramente la traduzione di Vessela Lulova Tzalova non fa rimpiangere l’originale.
Tutti i libri di Camilleri in bulgaro sono acquistabili da BookBank scrivendo a info.bookbank@gmail.com
foremans
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 31.3.2014
Il paese. Da Ernesto a Montalbano la memoria conserva ciò che il tempo cancella. Inesorabilmente
Un borgo tra fantasia e realtà

Due uomini e una borgata. Che senza di loro avrebbe avuto una storia comune a mille paesini di mare. Il primo è il protagonista di una leggenda che risale agli anni Trenta. Diceva di chiamarsi Ernesto. Nessuno sa spiegare quando e da dove comparve in quella striscia di terra che lo vide vivere in una grotta tra il Palmento e Torre di Mezzo. La memoria lo descrive alto e magro, biondo e bellissimo, di modi gentili e cortesi anche se con uno sguardo di ghiaccio, vestito con una lunga tunica.
[...]
E in quel borgo, dove il tempo sembrava non passare, nel 1999 spunta un altro uomo. Stavolta, lo straniero, che a Punta Secca anzi Vigata, sembra proprio esserci nato, esce dalle argute pagine di Andrea Camilleri, e sbarca direttamente in tv pronto a far sognare pescatori, villeggianti e turisti. E' il commissario Salvo Montalbano. A lui la parola non manca. Punta Secca fa il giro del mondo aprendo una finestra inedita sulle incontaminate coste iblee. E dalla leggenda alla fiction, il passo è breve e la differenza è nulla. Montalbano diventa mito. Come Ernesto. A Punta secca resta l'eco di una fantasia che s'interfaccia con un destino tristemente comune: l'erosione. Quella che in televisione divora la celebrità, nella realtà inghiotte le spiagge. Destinate così, a diventare mito.
Franca Antoci
 
 

 


 
Last modified Friday, March, 25, 2016