RASSEGNA STAMPA
AGOSTO 2003
Traveller, 8.2003
Sicilia - Terre d'occidente
L'odore del porto
Traveller ha chiesto allo scrittore Andrea Camilleri di raccontare
Porto Empedocle, il suo paese natale
Quando ritorna nei luoghi della sua infanzia, cosa desidera rivedere?
"Vado sempre al molo e nella zona del porto, un luogo legato alla mia
esistenza. Amo ritrovare lo stesso odore del luogo dove sono nato, quello
tipico dei porti (ma ognuno è diverso). E' ciò che mi manca
di più. Anche se alcuni potrebbero trovarlo persino un odore sgradevole".
Ama il porto forse perché le trasmette, anche inconsciamente,
il senso del viaggio, dell'avventura?
"No. Non è così. mi trasmette il senso del mare e quello
del lavoro, con le persone che vi sono impiegate. Ora il porto non è
più come in passato, quando arrivavano navi da tutte le parti del
mondo ed erano fiorenti i commerci dello zolfo e del sale. Rimane però
la memoria di questa attività e dei luoghi".
A molti viene voglia di venire in Sicilia dopo aver letto i suoi libri
o aver visto le trasposizioni televisive di Montalbano...
"Sì, è un fenomeno curioso. Ma il luogo dove sono state
realizzate le riprese della miniserie tv si trova nella zona di Ragusa:
non corrisponde cioè a quello originario delle vicende e della mia
vita. E' a Vigata, nella finzione, che si svolgono le storie di Montalbano.
Nella realtà, purtroppo, il luogo originario (cioè Porto
Empedocle, ndr) è stato mangiato dal cemento. Quindi per la ricostruzione
televisiva si è andati dalle parti di Ragusa dove ancora esiste
quello che io ricordavo. E, così, quando vengono, anche dall'estero,
per ritrovare quei posti visti nel film, non si ritrovano più...
Umberto Rondi
Tra letteratura e mito
Viaggiando in punta di penna
Un tour da Agrigento fino a Caltabellotta
I luoghi di Sciascia, Pirandello e Camilleri e il rifugio di Dedalo
[...]
Sì, le muse abitano in questo paradiso. Anzi, si immedesimano
con la gente, partecipano alla vita quotidiana, si prestano a divenire
materia letteraria. E non è un caso, allora, che da esse si sia
fatto sedurre anche Andrea Camilleri, il "padre" del commissario Montalbano.
Queste sono, infatti, pure le sue radici. Porto Empedocle, infatti, è
Vigata, il luogo ideale in cui sono ambientate le inchieste del poliziotto
scorbutico e buongustaio. Le facce e i posti, dunque, sono quelli incontrati
dall'autore nel ventre del suo paese, gli avventori del caffè Albanese,
il gelatiere di via Roma che ha fatto la "coloratissima cassata di 5 Kg"
di cui si parla nel romanzo "La voce del violino"; e la Trattoria da Enzo,
vicino al porto, dove si mangiano gli spaghetti al nivuru di siccia (nero
di seppia) e i purpitteddi (piccoli polpi) che tanto piacciono a Camilleri-Montalbano...
"La Sicilia dei miei libri esiste. Anche i nomi e le situazioni sono
veri", spiega lo scrittore.
[...]
Fulvio Fulvi
Il Venerdì di Repubblica,
1.8.2003
Diatribe. L'uomo che convinse Sellerio
Ho lanciato Camilleri (ma non Montalbano)
Camilleri? L'ho scoperto io.
L'"io" è il critico Silvano Nigro.
In un convegno ha rivelato di aver avuto difficoltà "a convincere
Elvira Sellerio".
Ce l'ha fatta, evidentemente.
Bello è che la svolta è avvenuta spingendo Elvira a pubblicare
"Il birraio di Preston" e "La stagione della caccia". Proprio due dei pochissimi
romanzi senza Montalbano...
Le Monde,
2.8.2003
Polar et pasta
(Extrait) Voyage en Italie, au coeur du crime. Deuxième volet d'une série dédiée au roman noir européen. De la
Sicile à Milan en passant par Florence et Bologne, c'est un voyage déroutant, hors des sentiers battus. Susanne Dobke a choisi
pour guide le chef de file du roman noir italien, Andrea Camilleri. Polar et pasta, le documentaire qui ouvre ce deuxième volet
de 'L'Eté du polar' (cinq soirées thématiques consacrées aux maîtres européens du genre, du 3 au 28 août), démarre à Vigata,
une petite ville imaginée par Camilleri et qui ressemble à Porto Empedocle, la cité sicilienne qui l'a vu naître...
Bruno Bovani
Il Messaggero,
2.8.2003
Terni
All’anfiteatro Fausto i “Lapilli” di Leo Gullotta
E’ sicuramente uno degli appuntamenti più attesi e complessi
di questa edizione di Maree, quello musicale-letterario con Leo Gullotta
e l’ensemble degli Al Quantarah che si terrà domani, alle 21.30,
all’Anfiteatro Fausto. Lo spettacolo sarà preceduto alle 18.30 da
una visita guidata all’interno dell’anfiteatro e da una degustazione di
vini siciliani (per prenotazioni 0744/426743).
Dall’incontro tra un attore siciliano, Leo Gullotta, e un ensemble
di musica siciliana antica, gli Al Qantarah, nasce “Lapilli” - Voci e Suoni
dall’Isola, un percorso poetico-musicale che parte da Federico II e Cielo
d’Alcamo, incontra Tomasi di Lampedusa e sfocia nella forza corrosiva dei
versi di Buttitta e nella prosa travolgente di Andrea Camilleri. “Lapilli”
è un inno d’amore per un’isola affascinante e tormentata, scandito
al ritmo di un ricchissimo apparato strumentale.
Il Gruppo di Al Qantarah (termine arabo che significa “Il ponte”) svolge
da qualche tempo un lavoro di ricerca e riproposta musicale, centrato sulla
Sicilia medievale.
La Repubblica
(ed.di Palermo), 3.8.2003
Esce da Sellerio "Gli indesiderabili", il libro di Gian Carlo Fusco
sul drappello di malavitosi finiti nell´indigenza dopo il rimpatrio
Mafiosi espulsi dagli Stati Uniti in corteo per chiedere un sussidio
Tanto degrado ma anche pagine di saggezza
Numerosi i siciliani nella lista nera a cominciare da un gelatiere
fallito perché nessuno comprava i suoi coni al mughetto
Seicento picciotti e piccoli boss diventati tigri senza artigli occupano
il tempo sfilando a ripetizione per le vie di Roma
1945: il governo degli Stati Uniti decide di rimpatriare nel bel paese,
con la qualifica di "indesiderabili", un drappello di ex gangster, piccoli
boss, criminali di bassa taglia e delinquenti di varia estrazione, tutti
più o meno affiliati all´organizzazione mafiosa e accomunati
dalla loro origine italiana. Ne furono rispediti quasi seicento, approdati
in Italia con navi diverse, piuttosto malconci nell´aspetto e malinconici,
pronti a sfilare per le vie di Roma in cortei variopinti, durante i quali
distribuivano volantini recanti richieste d´aiuto e di improbabili
sussidi. Una sorta di corte dei miracoli di ex malavitosi senza più
artigli, ridotti alla miseria, fantasmi di un mondo lontano e di un potere
tramontato nelle nebbie d´oltreoceano.
Alcuni di questi sgradevoli personaggi sono stati immortalati dalla
penna di un giornalista di razza, o meglio, da un narratore di tutto rispetto,
Gian Carlo Fusco, autore de "Gli indesiderabili" (Sellerio editore, 9 euro).
Si tratta di una raccolta di ritratti scoppiettanti, a volte fulminei,
nei quali Fusco, spinto dalla sua "sorridente pietà", come scrive
Andrea Camilleri nella prefazione, lambisce in ogni momento l´alta
letteratura, dando vita a figure indimenticabili. La dimostrazione, se
ce ne fosse bisogno, che la buona letteratura può germogliare in
qualsiasi contesto.
Vuoi vedere, viene da pensare sfogliando le pagine di Fusco, che tra
questi "indesiderabili", tra queste tigri senza denti e ormai spelacchiate,
sarà facile trovare qualche siciliano? La conferma arriva subito,
dal momento che il primo de "Gli indesiderabili" è proprio un isolano,
addirittura un palermitano, figlio di un certo Giuseppe Valente, titolare
di una gelateria situata in un vicolo attorno alla piazzetta dello Spasimo,
nel popolarissimo quartiere della Kalsa. Un bel giorno, il gelatiere decide
di chiudere e, racimolati i pochi soldi di cui dispone, emigra negli Stati
Uniti, in compagnia della moglie e dei figli. Lì riesce ad aprirsi
una botteguccia, con l´aiuto di alcuni compaesani, per offrire «ai
siciliani della Little Italy – scrive Fusco – il famoso gelato di mughetto.
Era convinto che la nostalgia dell´isola lontana gli avrebbe procurato
una massa di clienti. Invece si accorse ben presto che quei sorbetti restavano
nel mastello».
«A chi volete venderli, zì Peppino?» gli dice qualcuno.
Che continua con un sarcastico «Sanno troppo di brillantina».
Per Giuseppe Valente la frase è peggio di una coltellata nelle viscere.
L´uomo deluso, cambia produzione, optando per il solito ice-cream,
ormai entrato nel gusto di massa.
Nel 1928, probabilmente a causa della pessima condotta del figlio Nicola,
Valente viene inesorabilmente colpito da angina pectoris. E proprio il
figlio Nicola è il primo degli indesiderabili ritratti in punta
di penna da Fusco, il quale una sera di settembre, a Palermo, conosce di
persona «l´ex Lily Valentino dalla 45 facile» (così
Nicola era soprannominato negli States). Un incontro che ci viene restituito
da Fusco con la maestria del grande scrittore, in grado di creare un indimenticabile
personaggio cartaceo, che però non rinuncia alla sua carne e alle
sue ossa. Un personaggio che, prima di vuotare il sacco e raccontare le
sue gesta, tiene a precisare che «le storie di quelli che si sono
sporcati, laggiù (a New York, ndr), sono sempre storie di uomini
e non di pagliacci insanguinati da gettare nei romanzi o nelle pellicole
per passatempo».
Fusco, dunque, racconta queste storie di uomini ai quali la parentesi
malavitosa non ha portato via la saggezza, come nel caso del gelatiere
palermitano che a un certo punto esclama: «Gli americani dicono che
un indiano è buono quando è morto. Certi siciliani, invece,
sono buoni quando sono vecchi. Ma pochi hanno la pazienza d´invecchiare».
Un siciliano di certo impaziente era anche Frank Frigenti, che nel
1955 aveva capitanato lo squallido drappello di indesiderabili in marcia
per le vie di Roma. Di Frigenti il romanziere ci consegna un ritratto indimenticabile,
da antologia, raccontando un incontro degno di un romanzo poliziesco americano.
E poi ancora, tra gli indesiderabili, ritroviamo Lu Grisafi, originario
di un paesino in provincia di Caltanissetta, il quale aveva lasciato «un
pezzo di stomaco in una sala operatoria del Medical Center di Chicago:
un fucile a canne mozze gli aveva sbrindellato le interiora». Tornado
al paese, nel 1952, Grisafi aveva trovato soltanto qualche parente lontanissimo:
«la gente del suo cognome si era estinta in quarant´anni di
imboscate, di "lupara", di conflitti coi pattuglioni del prefetto Mori».
A seguire, altri indesiderabili isolani: i fratelli Salvatore e Ugo
Canea, un certo Antoine Joseph Panza, nato a Marsiglia da genitori siculi,
Assunto Carmelo, ribattezzato "Assy", di origini corleonesi, goffo e impacciato,
"grassottello", all´apparenza una caricatura, ma sotto la sua giacca
batteva il cuore di un ex sicario, cacciato dall´America come indesiderabile
pericoloso e autore di almeno quindici omicidi.
A lettura conclusa, dalle pagine di Fusco viene fuori una sorta di
"Padrino" rovesciato, una raccolta di ritratti da far invidia a Lombroso.
Eppure, e qui sta la grazia sublime di questo libro, la penna di Fusco
innalza questa accozzaglia umana agli onori dell´altare letterario.
Salvatore Ferlita
La Repubblica
(ed.di Palermo), 3.8.2003
Custodi
Gli orari privatizzati nella Valle dei Templi
Quanto state per leggere è assolutamente pirandelliano e inverosimile.
Ma accade in Sicilia, ad Agrigento, anzi nel cuore dell´antica Sicilia,
nella valle dei Templi. Sono le ore 19,45 di una calda giornata d´estate.
I turisti arrivano e parcheggiano l´auto. La baraccopoli con bar
completo dove potete trovare i soliti souvenir è serrata. Si vede
una lunga auto americana. Aspetta una sposa che baldanzosa esce dal cancello.
C´è un cartello quasi illeggibile: «Orario di apertura
ore 8,30 e chiusura ore 19».
Davanti all´ingresso c´è un guardiano. Dice con
voce alterata in dialetto: «Unne sta ghiennu. È tutto chiuso».
Partono le preghiere dei turisti: «Per favore ci faccia entrare,
abbiamo fatto tanti chilometri». Si sentono varie cadenze: venete,
lombarde, piemontesi e c´è anche un turista tedesco con la
moglie, attonito.
Il guardiano risponde: «Sapete, hanno privatizzato tutto e quindi
non gli interessa niente. Si chiude presto e andiamo tutti a mangiare presto.
È estate!» Tutti si guardano, improvvisano una protesta poi
demordono. Il cancello è chiuso. Il guardiano tenta un piccolo recupero:
«Ci sono le telecamere, mica posso farvi entrare, anche volendo,
vi vedono, se ne accorgono».
Dopo pochi minuti arriva il buio. I templi sono bellissimi illuminati.
I turisti rimangono lì ad aspettare, a guardare il loro oggetto
proibito, quanto gli è stato negato. Sono gli stessi turisti che
hanno letto su vari giornali e guide che la visita alla Valle dei templi
è doverosa anche per chi è venuto in questa parte della Sicilia
per cercare i luoghi raccontati da Andrea Camilleri. Un turista sbotta:
«Forse per risolvere tutto occorrerebbe chiamare il commissario Montalbano...».
Ma Montalbano è figlio di romanzi e di fiction televisive, nella
realtà non può combattere per convincere chi dovrebbe promuovere
il turismo ad aprire i templi in orari adeguati per i turisti.
Difficile trovare un senso a quanto accade quotidianamente e che dovrebbe
far arrossire di vergogna l´assessore regionale al Turismo e chiunque
in provincia di Agrigento si occupa di promozione turistica.
Ma forse questo la dice lunga anche su come vengono gestite le privatizzazioni.
Pensate se chi ha ottenuto in concessione la gestione dei servizi di alcuni
siti e musei in altre regioni decidesse di chiudere bottega proprio quando
arrivano i turisti. Invece qui in Sicilia tutti si rassegnano. Gli assessori
non si vergognano (ma direte voi il governo regionale ha problemi più
seri in questo momento...) e i turisti se ne tornano indietro. Chi idealmente
pensa di abbinare la grande storia della Sicilia con le nuove emozioni
della letteratura non ha chance. O ancor meglio chi si accorge che in Europa
vince nella comunicazione turistica chi offre servizi vantaggiosi e crea
un circuito ideale tra istituzioni, imprese e operatori locali può
avere la sua buona dose di frustrazioni. Alla faccia del liberismo, tanto
decantato dal presidente del Consiglio e dai suoi referenti regionali,
ma anche alla faccia della privatizzazioni.
Alla fine di questo racconto rimane un solo dubbio: e se privatizzazioni
significasse aprire e chiudere anche i templi quando ci pare a noi? Direbbe
Pirandello: «Così è se vi pare». Purtroppo.
Francesco Pira
Il Tempo, 4.8.2003
È un autentico boom: gli italiani hanno scoperto la passione
per il giallo e adesso il «noir» dilaga ...
... dappertutto, in libreria, al cinema, in televisione, a teatro, oltre
che, naturalmente, su internet. Merito delle trame avvincenti, in grado
di calamitare l'attenzione di migliaia di persone, oltre che, giurano gli
esperti, della capacità del romanzo noir di raccontare la realtà,
i fatti, il mondo vero, come nessun altro genere letterario. Ormai si è
affermata un'intera generazione di scrittori italiani del brivido, tra
cui sempre più numerose sono le «signore in giallo».
E non mancano nemmeno le «nuove proposte». Il fiorire della
passione per il giallo ha infatti indotto nutrite schiere di italiani a
cimentarsi con questo genere di scrittura: di qui il proliferare di romanzi,
racconti, sceneggiature rigorosamente noir, nonchè dei festival
e delle rassegne dedicati alla scoperta di nuovi talenti.
Il vero regno del poliziesco italiano è il triangolo Torino-Milano-Bologna:
qui vive e lavora la maggior parte degli scrittori «in giallo».
Nella città emiliana, in particolare, opera il «Gruppo 13»,
cui fanno capo scrittori del calibro di Loriano Macchiavelli, Pino Cacucci,
Massimo Carloni, Nicola Ciccoli, Danila Comastri Montanari, Marcello Fois,
Carlo Lucarelli, Loris Marzaduri, Gianni Materazzo, Sandro Toni, Giampiero
Rigosi, Eraldo Baldini e Giampaolo Simi.
A Milano lavora una delle personalità più interessanti
del genere giallo: Andrea G. Pinketts, esponente di punta di quella «Scuola
dei duri» che racconta storie da marciapiede e da bar ambientate
nella metropoli lombarda. Sempre a Milano scrivono, poi, Sandrone Dazieri,
Pietro Colaprico, Barbara Garlaschelli, Nicoletta Vallorani e Laura Grimaldi.
La vera rivelazione degli ultimi tempi è però Margherita
Oggero, insegnante torinese in pensione, che nel capoluogo piemontese ambienta
le sue storie. Sempre nel capoluogo piemontese, si è affermata anche
Gianna Baltaro, cronista di nera in pensione, ora autrice di romanzi polizieschi
ambientati nella Torino degli anni Trenta.
Altra rivelazione degli ultimi tempi è la scrittrice palermitana
Valentina Gebbia che, con un linguaggio semplice, mai involuto, talvolta
incline al dialettale, tesse appassionanti storie ambientate in Sicilia.
Un discorso a parte merita, invece, Andrea Camilleri, scrittore, regista,
autore teatrale e televisivo, che con le avventure del commissario Montalbano,
ora approdate anche sul piccolo schermo, ha incontrato uno strepitoso successo
di pubblico.
Ma la vera rivelazione noir dell'anno è Giorgio Faletti, che
con il suo bestseller «Io uccido» ha sbancato tutte le librerie,
guadagnandosi commenti più che lusinghieri.
La Nazione,
4.8.2003
Arezzo
De Prigionia stasera in scena al gran finale
Radicofani — Questa sera alle 21,30 al teatro comunale, De Prigionia,
pensieri e parole sulla libertà, dimostrazione finale del laboratorio
tenuto da Riccardo Rombi/ compagnia Catalyst, con Marco Buricchi, Francesca
Campanelli, Deanna Massaini, Lucia Massaini, Valeria Pascucci, Pier Luigi
Scaramelli, architetture sonore Simone Martini, testi di Camilleri, Calvino,
Cervantes, Cortazar, Eluard, Shakespeare, Vian.
La Repubblica,
5.8.2003
Il riscatto dei racconti
Il doppio: la notizia si può riassumere così. Nei consumi
culturali degli italiani l´acquisto di libri di narrativa è
passato in dieci anni da dieci a venti milioni di volumi. Il doppio, appunto.
E poi dicono che i giornali danno soltanto cattive notizie! Questa è
ottima, tanto che si stenterebbe a darle credito. In realtà l´impatto
di alcuni casi letterari intervenuti nel decennio lasciava già pensare
che l´importanza della narrativa nella nostra vita culturale fosse
aumentata. Su scala globale abbiamo il caso di Harry Potter: i piccoli
lettori dei libri di J. K. Rowling, e i loro emuli cresciuti, vivono una
sorta di fanatismo per le avventure dell´irresistibile maghetto.
Su scala nazionale, abbiamo i libri di Camilleri: serialità al servizio
di una scrittura artigianalmente scaltra. E poi tutta la letteratura di
genere, come per gli italiani Manfredi e Lucarelli.
Alla forza dirompente del narrativo si è aperta anche la televisione,
se è vero che nei generi che più incontrano i favori del
pubblico spicca di nuovo la fiction. Da tenere nel conto anche, nel tramonto
dei premi letterari, il successo sbalorditivo di iniziative come il FestivaLetteratura
di Mantova, dove migliaia di cittadini paganti e attenti affollano incontri
in cui ascoltano le voci di coloro di cui conoscono già la scrittura.
Intanto la semiologia contemporanea rintracciava l´intervento di
strutture narrative in qualsiasi produzione di senso: le leggi del racconto
hanno validità ubiqua. Ma anche considerando questi rilevanti
fenomeni, pochi avrebbero scommesso sul loro esito quantitativo. Il doppio.
Esito che peraltro non tiene conto dei volumi distribuiti assieme ai giornali
quotidiani, che si aggiungono alla quantità di storie scritte che
ci sono entrate in casa. Eco, Bellow, Byatt, Nabokov, Sepúlveda,
Pennac, Coe, Pontiggia, Busi, Gordimer, García Márquez, DeLillo,
Franzen, Ammanniti, Baricco, Carver, Benni, McEwan, Allende, Mazzantini,
Salinger. Kundera, Rushdie e magari Collodi, Cervantes, Austen, Christie,
Chandler, Flaubert, Proust, Joyce, Calvino, Kafka, Gadda, Swift, Primo
Levi, Borges, Tolstoi, Saint-Exupéry, Hesse, Philip, Joseph, Henry
Roth... Alti e bassi, magri e grassi, vivi e morti i narratori stanno guadagnando
la loro centralità nella cultura italiana che, come ricordano i
volumi di Einaudi sul Romanzo, non ha mai avuto una reale tradizione romanzesca
propria.
Siamo inavvertitamente diventati un popolo di lettori? Ma finalmente!
Anche senza avvertire la dimensione del fenomeno pareva già evidente
che negli ultimi tempi i discorsi sui libri, le richieste di scambio di
pareri, i consigli ricevuti e richiesti, notizie e tamtam fossero considerevolmente
aumentati. I fenomeni culturali ci mettono generazioni a sedimentarsi e
ormai si contano appunto a generazioni i diplomati che sono passati da
manuali scolastici come il "Guglielmino" o "Il materiale e l´immaginario",
e da letture consigliate da professori (magari di matematica) che, per
quanto demotivati, almeno nella narrativa hanno sempre creduto. E la massa
dei laureati, vagando per le corsie dell´immenso parcheggio di anime
che è l´università, avrà pure contratto o consolidato
propensioni per una lettura non del tutto superficiale della realtà.
A conferma di quest´onda, lunghissima e inesorabile, l´editoria
per ragazzi è stata la prima a migliorare, e a entrare più
decisamente in contatto con il proprio pubblico, attraverso collane meglio
curate nelle scelte e nella confezione: e chi incomincia a leggere da ragazzo,
sa per sempre di avere nel romanzo un´alternativa al vuoto di certi
pomeriggi, di certe nottate insonni, di certi tempi bui.
La gente legge, quindi. Che cosa? Altri dati ci dicono che nella produzione
di libri narrativi acquistata diminuisce, anche se di poco (circa un decimo),
la quota di romanzi italiani, mentre le produzioni italiane sono in decisa
rimonta in campo cinematografico e musicale. La scena letteraria italiana
ha migliori lettori che scrittori? E´ un´ipotesi attendibile.
Ma se le cose continueranno ad andare così, fra un altro decennio
avremo altre sorprese.
Stefano Bartezzaghi
Consumi culturali
L´Italia scopre il romanzo
Raddoppiato in dieci anni il numero di copie vendute
Boom di vendite tra il ´91 e il 2002: i titoli di narrativa italiani
sono passati da 3 a 6 milioni di copie, quelli stranieri da 7 a 14 milioni
Inversione di tendenza nei gusti dei consumatori di musica, cinema
e tv: i prodotti italiani preferiti a quelli europei e anche a quelli americani
ROMA - Innanzitutto leggiamo di più: è una buona notizia.
In dieci anni sia la narrativa italiana che quella straniera hanno letteralmente
raddoppiato le copie vendute, la prima è passata dai 3 milioni e
340.000 del 1991 ai 6 milioni e 190.000 del 2002, la seconda da 7 milioni
e 116.000 ai 14 milioni e 584.000: in tutto più di 20 milioni, escluso,
notate bene, il boom dei romanzi in edicola con Repubblica (circa 25 milioni
di copie solo nel 2002) e il Corriere della Sera (circa 10 milioni). Un
raddoppio che fa pensare a un mutamento importante nella disposizione alla
lettura, come se questa, anche nel nostro paese, potesse diventare, lentamente,
una chiave per capire il mondo, la società, gli altri e allargare
i propri orizzonti. Speriamo.
Gli scrittori italiani sono comunque assai meno di quelli stranieri:
occupano una quota di mercato pari a circa il trenta per cento, gli stranieri
il settanta per cento. Ma il rapporto si è più o meno mantenuto
costante nell´arco di tutto il decennio. Dunque non è vero
che sarebbe in atto una colonizzazione progressiva della cultura americana
o della cultura anglofona, come paventano i no-global: i dati, come abbiamo
detto, si mantengono costanti.
Tanto più che è in atto un altro fenomeno di cui ci parlano
le nostre classifiche: ad analizzare le top-ten dei libri più venduti
in Italia (compresi saggi e comici e ragazzi), dati - come gli altri -
forniti dalla Demoskopea grazie a Carlo Erminero, consulente per il mercato
librario, ecco nel 2002 tanti narratori italiani: con Mazzantini che segue
a ruota la Fallaci in vetta alla classifica, e subito dopo Camilleri, che
viene poco prima di Baricco. E con loro, anche se distanziati, troviamo
Giorgio Faletti, Valerio Manfredi, due titoli di Niccolò Ammaniti:
nomi nuovi, facce nuove, nuove scritture, come se in questi ultimi anni
fosse cresciuto un parco narratori capaci di occupare per questo i primi
posti in classifica, mentre un tempo, nel 1991, in quelle stesse posizioni
trovavamo saggi, di Falcone, Bocca, De Crescenzo... Per individuare nel
´92 un libro italiano di narrativa dobbiamo arrivare alla nona posizione,
con La compagnia dei celestini di Benni, e poi in quattordicesima con Bevilacqua:
e a seguire molti classici, Pirandello, Pasolini, Sciascia... Mentre oggi,
oltre a tutti i nomi che abbiamo già citato si fanno notare Simonetta
Agnello Hornby, Elena Ferrante... Wu Ming, Lucarelli... i classici iniziano
solo in quindicesima posizione, con Primo Levi, e poi tanto Calvino, oltre
a De Carlo, altro Camilleri, altro Baricco. L´aria che si respira
intorno ai saggi e ai comici (presenti anche oggi, eccome) sembra leggermente
cambiata. Difficile dire se sarà un fenomeno momentaneo o di lunga
durata.
E, in quanto agli stranieri, tra i trenta best seller di letteratura,
saggi, ragazzi... 2002, a parte i quattro campioni britannici di "Harry
Potter", l´inglese Tracy Chevalier, due soli Grisham e nessun altro
made in Usa, gli angloamericani dove sono? Ci sono piuttosto l´Allende,
Márquez, Il piccolo principe. Solo se osserviamo la classifica specifica
dei trenta romanzi stranieri più venduti nel 2002, gli anglosassoni
sono circa la metà. E non sono solo thriller ma anche romanzi letterariamente
forti, McEwan, Alan Bennett, Mordecai Richler, Doris Lessing, Jonathan
Safran Foer, Patrick McGrath. Una scelta che sembra più accorta,
informata, esigente e meno legata all´usa e getta. Eppure i lettori
"forti" (un libro al mese) restano solo il 3 per cento.
Susanna Nirenstein
L´editore. Ernesto Franco, direttore editoriale dell´Einaudi
"Oggi si legge di più per capire la realtà"
Baricco, Camilleri, Mazzantini, Ammaniti, sanno raccontare ciò
che li circonda
ROMA - Vendite della narrativa raddoppiate in dieci anni, nuovi scrittori
italiani ai primi posti, letteratura straniera comunque in vetta. Ne parliamo
con Ernesto Franco, direttore editoriale dell´Einaudi.
Le vendite sono davvero raddoppiate?
«Sono sicuramente aumentate, anche se il 2003 ha visto una forte
contrazione».
Dovuta a cosa?
«Alla crisi generale ed anche alle vendite in edicola».
Ma il 2002 dice che i due fenomeni andavano di pari passo.
«L´edicola ha allargato il mercato, senza dubbio, ma in
un momento di crisi pesa sui tascabili, che sono spesso i nostri classici:
Repubblica con i suoi libri fa sentire al pubblico la certezza, la "garanzia
della buona scelta", mentre in una libreria ci si può perdere, soprattutto
se non si è un buon lettore».
Comunque si vende più narrativa: a cosa si deve il fenomeno?
«Non è una crescita vertiginosa. Parliamo di numeri comunque
bassi rispetto ad altri paesi. E´ un fenomeno progressivo, che accompagna
la trasformazione della società. La narrativa racconta l´attualità,
i difetti, i tic: oggi viene percepito come un importante strumento di
interpretazione della realtà. Per esempio, Jonathan Franzen è
spesso usato come il grimaldello giusto per capire cosa sono gli Stati
Uniti oggi. E lo stesso si può dire del successo di Lucarelli o
di Fois: noir che sanno raccontare la società, aldilà della
trama».
Crede ci sia una colonizzazione anglosassone della cultura italiana?
«Per la letteratura anglosassone è un grande momento.
Ma, vede, negli anni cinquanta si leggeva solo i francesi, in quelli sessanta/settanta
i sudamericani, e c´è stato un intermezzo mitteleuropeo. Sono
onde della cultura. Non le lego a un dominio culturale statunitense, anche
se il problema esiste per quel che riguarda la cultura di massa. Ma per
la letteratura no. Anzi è bene che ci sia stata una narrativa in
grado di prendere il testimone».
Ai primi posti però c´è la letteratura italiana.
«Il giallo, il noir, con il suo meccanismo seduttivo, ha trovato
una generazione d´autore ed ha conquistato spesso le classifiche,
raccontando l´Italia. Il primo è stato Camilleri. Mazzantini
"è nata" l´anno scorso. Baricco, ha una storia particolare,
legata anche alla trasmissione in tv Totem, al suo essere una firma importante
del giornalismo. Naturalmente c´è Niccolò Ammaniti.
Sono autori che non si sono rinchiusi in una cultura nazionale. Sanno raccontare
ciò che li circonda. Rimane la fecondità di chi scrive, immagina
e sogna in lingua inglese: una cultura meno ombelicale, più new
global, nata da prolifici incroci. Perché non risulta tra i top-ten?
Solo perché è una classifica ibrida, con i gadget dei comici
e i saggi».
(s. n.)
La Nazione,
5.8.2003
Leo Gullotta incanta l'anfiteatro Fausto
Terni — «Una prova di teatro, una testimonianza di quanto un attore
può fare in un palcoscenico. Un tipo di recita che non si può
riproporre nella Tv di oggi». Leo Gullotta, attore poliedrico che
interpreta da 40 anni personaggi, tragici e comici, della commedia italiana
e del cabaret, racconta così «Lapilli-voci e suoni dall'isola»
andato in scena domenica sera all'anfiteatro Fausto nell'ambito della manifestazione
«Maree, culture in viaggio». Con lui gli Al Qantarah ensemble
che suona magistralmente musica siciliana antica. La recita racconta la
storia della Sicilia, dal 1200 durante il regno di Federico II di Svevia
fino ai giorni d'oggi. Gullotta è voce narrante di pezzi di letteratura
siciliana e che ricorda ha avuto padri illustri: Pirandello, Quasimodo,
Sciascia, Buttitta,ecc.. Poche date fissate nei «siti archeologici
più belli - dice - a Roma, Napoli e, dopo Terni, la Sardegna. Solo
questi luoghi possono ospitare una iniziativa del genere». L'attore
catanese al termine dello spettacolo si concede a qualche riflessione e
non perde l'occasione per sottolineare quella che deve essere una prova
per un attore. «Viviamo tempi volgari — dice —dove la riscoperta
della storia della nostra terra è essenziale. Storia che dovrebbe
insegnare molto e da cui sembra che non si sia appreso molto». Parla
pacatamente non solo del suo spettacolo ma del Teatro in genere. «Oggi
la televisione macina tutto e dà spazio solo a chi vuole apparire,
anche senza talento. Chi ambisce a fare cabaret pensa che raccontare qualche
barzelletta sia tutto. Invece non è così. Questo genere richiede
impegno e preparazione. Così deve essere per tutti gli altri spettacoli.
Mi ricordo la Tv quando proponeva Salvo Randone e Turi Ferro». Nello
spettacolo Leo Gullotta è la voce narrante di brani di poeti e scrittori
siciliani. Parte dal 1200 con Giacomo Da Lentini, Cielo D'Alcamo e lo stesso
Federico II, per giungere a Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Andrea Camilleri.
La «Cantata contro la mafia» di Ignazio Buttita, chiude lo
spettacolo.
Alessandra Contini
The Sacramento Bee,
6.8.2003
Hot on the trail of elusive tabiscas
For all his bluster, inspector Salvo Montalbano of the fictional Sicilian
town of Vigàta panics at the mere thought of holding a press conference.
But here he is, commanded by Italy's anti-Mafia commission to appear
before reporters to explain how he captured notorious fugitive Gaetano
"Tano the Greek" Bennici.
Montalbano is jittery, sweaty and pale, but he has a pal in the press
corps who lobs him a diverting question about a topic the inspector enjoys
almost as much as crime -- food.
"You said you met Tano on your way back from Fiacca, where you'd been
invited to eat a tabisca with friends. Is that correct?"
"Yes."
"What is a tabisca?"
Montalbano recognizes that the reporter is throwing him a life preserver,
which he grabs like a drowning man, regaining his composure and expounding
on "that extraordinary, multiflavored pizza."
Unfortunately, that's all the author of this hard, spicy and funny
mystery series, Andrea Camilleri, has to say of tabisca.
This isn't like him. One of the delights in following Montalbano's
dark and twisting adventures is his appetite for the rustic, invigorating
dishes of Sicily. He rarely cooks himself, but he has a housekeeper who
prepares the "simple but zestful" foods he finds waiting in his refrigerator
after a day of tormented sleuthing -- fresh anchovies with onions and vinegar,
boiled squid with a slice of nicely aged caciocavallo cheese, "cold pasta
with tomatoes, basil and black passuluna olives that gave off an aroma
to wake the dead."
At the end of each book, Camilleri adds notes to explain to American
readers Sicilian phrases, landmarks, customs and even the foods Montalbano
favors. The inspector's favorite snack, "càlia e simemza," is a
mix of roasted chickpeas and pumpkin seeds, sometimes with peanuts, served
in a paper cone. "Purpi alla carrettera" is octopus served in a sauce of
olive oil, lemon and a great deal of hot pepper.
But nowhere does Camilleri define tabisca, uncharacteristically leaving
a mystery within a mystery.
I came across the reference to tabisca while reading the second book
in the series, "The Terra-Cotta Dog," en route to Pomona for the Los Angeles
County Fair wine competition. A lucky break, I assumed, figuring that at
least one of the several Italian food and wine authorities also judging
could enlighten me.
But tabisca stumped the likes of Sacramento grocer Darrell Corti; cookbook
author Faith Willinger, who lives in Florence but writes from throughout
Italy; and Antonio Paolini, wine writer for the newspaper Il Messaggero
in Rome.
Back in Sacramento, I put the question to chef Kurt Spataro, recently
returned from Sicily, where he was researching dishes for his next restaurant,
but he only said, "That does not ring a bell."
Italian cookbooks and tour guides didn't help, though an online search
turned up a photo of large, oblong pizza called tabisca, served at a pizzeria
in the Sicilian city of Marsala. Half of it looked covered with prosciutto,
half with a lot of cheese topped with greens, possibly basil.
By e-mail, I next contacted Stephen Sartarelli, an American poet living
in France and the translator for Camilleri's publisher in the United States,
Viking.
Sartarelli agreed to put the matter to Camilleri, who lives in Rome,
where he is a director, playwright and television scriptwriter.
He also directed me to the Web site of Camilleri's Sicilian fan
club, www.vigata.org, which led me to club spokesman Beppe Di Gregorio.
Between them, the Case of the Baffling Tabisca has been solved.
Through Sartarelli, Camilleri explained that tabisca is a large, oval-shaped
pizza that takes its name from tagliere, the long, narrow wooden cutting
board on which it traditionally is brought to the table.
"The tabisca pizza is relatively big, and customarily one eats it in
large groups of people, about six at a time. The group will order several
pizzas, each with a different flavor, to be made and eaten in succession,
hot out of the oven," said Sartarelli. "The flavors vary widely, but may
include different vegetables, fish and seafood, pecorino cheese, fresh
tomatoes and so forth."
Di Gregorio lives in Palermo but just had returned from a holiday
at Sciacca, a town of about 40,000 residents along the southwestern coast
of Sicily.
"The tabisca is a kind of pizza that is produced only in Sciacca,
and in other places near Sciacca," wrote Di Gregorio. The traditional tabisca
of Sciacca is topped with tomatoes, onions, olive oil, anchovies, black
olives, oregano and pecorino, he noted. Other types also are available,
however, including a sweet tabisca made with apples and sugar. "It's great!"
he swears.
"But ingredients are not the peculiarity of tabisca," added De Gregorio.
"Tabisca is not a circular pizza, but it's nearly rectangular. The shape
of the two shortest sides is semi-circular. It is served hot on a wooden
bracket. One tabisca is equivalent to about three pizzas."
Sciacca, incidentally, is about an hour's drive west of another coastal
city, Porto Empedocle, where Camilleri was born and which serves as the
inspiration for his mythical town of Vigàta.
"The Terra-Cotta Dog" is the second of the Montalbano series to be
translated into English, coming after "The Shape of Water" and before the
latest, "The Snack Thief." Camilleri has written seven of the mysteries,
and Viking has contracted to publish at least the first five. More than
4 million copies of the Montalbano books have been sold in Europe, where
they also have been adapted for an Italian television series.
No word yet on whether their popularity will lead to a chain of pizzerias
-- specializing in tabisca, of course.
Mike Dunne -- Bee Food Editor
La Sicilia, 6.8.2003
Caltanissetta
Una proposta per rivoluzionare il linguaggio comune
«Il dialetto negli atti amministrativi della Regione»
Che il dialetto siciliano sia diventato negli ultimi anni in Italia
di uso quasi comune, grazie in particolare al massiccio contributo dei
romanzi di Camilleri e quindi dalle fiction televisive, è un dato
di fatto. E c'è già stata perfino una scuola di Ragusa, che
accanto ai "Promessi sposi" di Manzoni, ha affiancato "Il birraio di Preston",
gustoso affresco del 1800 del romanziere di Vigata che prende spunto da
un fatto storico avvenuto nella nostra città, l'incendio del teatro
Margherita.
Proprio da Caltanissetta parte ora una nuova crociata a difesa del
dialetto siciliano. L'iniziativa porta la firma del commendatore Michele
Giordano, che vive a Cassino, che ha scritto al presidente della Provincia
di Caltanissetta una nota con la quale propone di «istituire un organismo
onde ufficializzare la lingua siciliana del dialetto negli atti amministrativi
ufficiali della Regione Siciliana e nazionale al pari di come è
stato fatto recentemente in Sardegna». Il commendatore Giordano,
noto come opinionista televisivo, allega alla sua originale richiesta,
anche le modalità con la quale reperire i fondi necessari.
«Lo scopo – aggiunge Giordano – è quello di valorizzare
il dialetto siciliano, sul tipo di come è stato fatto in Sardegna
onde evitare che scompaia dal linguaggio comune e corre anche il pericolo
che non venga rappresentato nel Comitato Ministeriale per le minoranze
etniche minoritarie. Per realizzare il progetto bisogna sottoscrivere con
gli Enti e con tutti i Comuni della provincia nissena, l'atto costitutivo
con relativo statuto ed organigramma. I fondi per realizzare il predetto
progetto si possono attingere dalla legge nazionale n. 482 che prevede
un finanziamento fino a 620.000 euro, ma si può anche chiederli
alla Regione Siciliana che dovrebbe varare un'apposita legge. Per questi
motivi – conclude – le chiedo di volermi fissare un appuntamento in Caltanissetta
onde discutere e buttare le basi per l'istituzione di questo organismo».
Roberto Mistretta
La Sicilia, 6.8.2003
Lo sfogo dell'attore Pino Caruso
«Agrigento è diventata irraggiungibile»
"Agrigento? Per me è la città della Sicilia, in assoluto
più difficile da raggiungere con i mezzi pubblici!"
Parola di Pino Caruso.
Il popolare attore palermitano, ormai da tempo abitante a Roma e prossimamente
in tounèe teatrale nella "sua" Sicilia, è inferocito per
le difficoltà che stà incontrando nel programmare il suo
viaggio verso Agrigento, dove, venerdì 8 agosto, debutterà
con Ninì Salerno al Caos, con la commedia pirandelliana "Tutto per
bene".
Dalla sua casa romana, Caruso, poichè si ostina a non prendere
l'aereo ("tanto il viaggio sarebbe ugualmente lungo e faticoso") stà
organizzando, con una certa preoccupazione, la sua trasferta ad Agrigento
tra orari impossibili dei treni e continue telefonate all'Ufficio Informazioni
delle Ferrovie.
"Non capisco - dice al telefono Pino Caruso - perchè esiste
un treno diretto Roma-Berlino e non possa invece esistere un treno diretto
Roma-Agrigento. Un tempo, me lo ricordo benissimo, questo diretto esisteva,
ed era comodissimo perchè ti consentiva di viaggiare di notte, con
il vagone letto e di arrivare in mattinata ad Agrigento.Ora mi domando;
perchè è stato tolto proprio questo servizio?".
Se calcoliamo che anche un altro grande agrigentino abitante a Roma,
Andrea Camilleri, ha più volte protestato per l'identico motivo,
(anche lui viaggia in vagone letto) iniziamo forse a comprendere come il
treno diretto Roma-Agrigento sia utilizzato da molte più persone
di quante si possa immaginare e continui, da tutti, ad essere considerato
indispensabile per raggiungere la Città dei Templi.
[...]
Lorenzo Rosso
La Repubblica
(ed.di Palermo), 6.8.2003
Il libro
Alla scoperta dei sapori di Sicilia
È un´isola tutta da mangiare e da scoprire quella proposta
da "Sagre di Sicilia", il volume pubblicato dalla casa editrice catanese
Le Nove Muse e da pochi giorni in libreria (376 pagine, 19 euro). Una guida
ai centri minori, spesso trascurati dagli itinerari ufficiali, ai sapori
insoliti e genuini, alle tradizioni e al folklore. Arricchita dalle immagini
di ieri e di oggi del fotografo Giuseppe Leone.
Due e anni e mezzo di lavoro, l´impegno di un pool di quindici
persone per produrre oltre trecento schede sulle principali sagre enogastronomiche,
più un´appendice che riassume un altro centinaio di appuntamenti
minori. Ogni scheda contiene, oltre alla descrizione della manifestazione,
le indicazioni stradali per raggiungere il paese nel modo più facile
e veloce, i recapiti telefonici utili, i suggerimenti sui luoghi della
zona da visitare.
E ricette, dalle più semplici come la preparazione del gelato
senza particolari attrezzature, a quelle tradizionali, come le bucce di
cannolo o il tagano, un piatto che risale alla denominazione aragonese
e che si prepara ad aprile per la sagra di Aragona. Le schede sono inoltre
accompagnate da una notazione letteraria a tema, una poesia o un brano
di prosa di autori che vanno da Omero, Esiodo, Tibullo a Dostoevskij, Hesse,
Hemingway, Orwell, Neruda e Camilleri.
Il volume passa in rassegna le sagre di tutte le provincie siciliane
e la suddivisione è appunto geografica. Ma al tempo stesso si apre
con un utilissimo calendario, che raggruppa gli appuntamenti enogastronomici
per mese. «È nato un nuovo tipo di turismo - si legge nella
quarta di copertina - il "turismo delle sagre". Sono in tanti coloro che
hanno riscoperto i sapori della cucina siciliana ma anche le peculiarità
storiche e culturali dei luoghi dove queste manifestazioni si svolgono.
Un nuovo modo di trascorrere il tempo libero, una vera e propria passione».
Barbara Saporiti
Gazzetta del Sud,
6.8.2003
Giunto alla terza edizione
A Marzamemi l'interessante festival diretto da Nello Correale e ricco
di eventi e ospiti
E il “Cinema di frontiera” decollò
Marzamemi (SR) – Nel caratteristico borgo marinaro di Marzamemi (Siracusa),
vicino a Pachino e nei pressi di Capo Passero, sull'estremo lembo meridionale
della Sicilia affacciato sul mare prospiciente l'Africa, si è svolta
la terza edizione di un Festival particolare, ideato e diretto dal regista
Nello Correale e organizzato da Turi Pintaldi.
[...]
Luca Zingaretti, il noto interprete de Il commissario Montalbano, in
un'altra serata ha letto alcuni brani tratti da La concessione del telefono
di Andrea Camilleri.
[...]
Nino Genovese
La Repubblica
(ed.di Palermo), 7.8.2003
Battaglia di civiltà nella Valle dei Templi
Quando da giovani cronisti ci convocavano in questura o nella sede del
comando dei carabinieri per un arresto eccellente, un brivido ci attraversava
alla frase: «Questa è la dimostrazione che lo Stato esiste».
Dopo aver ascoltato e preso appunti sul nostro taccuino, uscivamo contenti,
quasi con un pizzico d´orgoglio, come se in fondo anche noi avessimo
partecipato a quel successo dello Stato. E così, sentendo e leggendo
che il nuovo prefetto di Agrigento, Fulvio Sodano, è intervenuto
con stile e diplomazia per chiedere alle autorità competenti di
tenere aperta la Valle dei templi fino alle 22, abbiamo risentito sulla
nostra pelle quel brivido. Abbiamo pensato che un rappresentante dello
Stato pieno di lavoro, grattacapi e tanti impegni ha colto il senso vero
dell´articolo pubblicato da "Repubblica" domenica scorsa: per ben
governare occorre sapere ascoltare. Il prefetto ha capito anche che alcune
sacche di burocrazia, che spesso frenano la crescita dell´Isola,
vanno superate, alcune ostruzioni rimosse.
In gioco non c´è la voglia di parlar male della Sicilia
e dei siciliani. Anzi è esattamente il contrario: nel caso della
Valle dei templi c´è la consapevolezza che le cose più
belle che abbiamo devono essere mostrate il più possibile. Ma, ribadiamo,
c´è anche la necessità di unire la forza della storia
e del passato con i nuovi elementi di richiamo. Per i turisti, e nel caso
della Sicilia, uno di questi elementi si chiama Andrea Camilleri, la sua
letteratura e la sua creatura più conosciuta, il commissario Montalbano.
[...]
Francesco Pira
L'Unione Sarda,
7.8.2003
Teatro. “Lapilli, voci e suoni dall’isola”, originale percorso poetico-sonoro
Leo Gullotta: «Uno spettacolo contro la volgarità di
oggi»
Viaggio nella letteratura siciliana con le belle musiche degli “Al
Quantarah”
[...]
Leo Gullotta lo fa nello spettacolo Lapilli, voci e suoni dall’isola
messo in scena nel teatro di Nora per la rassegna del Cedac. I suoi lapilli
sono versi dei poeti della scuola siciliana del Duecento - Jacopo da Lentini,
Stefano Protonotaro, Cielo D’Alcamo - oppure brani del “Gattopardo” di
Tomasi di Lampedusa, di Andrea Camilleri e del suo “La scomparsa di Patò”,
ma l’attore cita anche Prezzolini.
[...]
Serena Schiffini
RaiNews24, 8.8.2003
Stamattina alle ore 6 in tv a News il Sommo ha parlato a ruota libera
leggendo anche brani da "Il re di Girgenti".
Ravaduka
La Repubblica
(ed.di Bologna), 8.8.2003
Festa dell´Unità
Grandi scrittori attesi nella Casa dei Pensieri
Gore Vidal, William Blum, Bakolo Ngoi, Parviz Parvizyan, Joachim Fest,
Asne Seierstad sono solo alcuni dei grandi nomi internazionali che saranno
ospitati dalla Casa dei pensieri alla Festa Nazionale dell´Unità
dal 28 agosto al 22 settembre. La rassegna, "Così va il mondo",
si propone di essere un´occasione importante di confronto sulla cultura,
la poesia e il romanzo dei cinque continenti chiamando a raccolta scrittori,
letterati, saggisti provenienti da tutto il mondo. Di tutto rispetto è
anche la rappresentanza italiana che annovera tra le sue fila, tra gli
altri, Edoardo Sanguineti, Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Fabio Fazio,
Bianca Pitzorno, Alberto Bertoni, Margherita Hack, Renato Barilli, Francesco
Guccini, Walter Veltroni. "Al centro dell´attenzione un confronto
a più voci sul mondo, tra ´L´impero´ e le ´Pubbliche
opinioni´" anticipa Davide Ferrari, responsabile della Casa dei pensieri.
"La guerra e la pace, dunque, ma anche la responsabilità e la condizione
dello scrittore, del poeta, dello scienziato nell´età della
globalizzazione. Una rassegna che attraverso lo specifico delle arti non
trascurerà la dimensione del divertimento, dell´infanzia".
Ad inaugurare la Casa dei pensieri sarà il 28 agosto un dialogo
con Sandro Leporini, condotto da Michele Serra e Eugenio Riccomini. Il
10 settembre verrà assegnata la targa "Ricordo di Paolo Volponi
alla Casadeipensieri" a Laura Betti. Il finale sarà dedicato a due
centenari, quello di Georges Simenon con Andrea Camilleri (21 settembre)
e quello di Marguerite Yourcenar con Maria Luisa Spaziani (il 22).
m. am.
Corriere della sera,
8.8.2003
Il magistrato Nicola Quatrano esordisce con un giallo «benedetto»
da Camilleri e Lucarelli. E diventa subito un caso letterario
Vedi Napoli e poi scopri che la verità è solo un cane
Svelare la verità: ti pagano per questo, se fai il giudice. Ma
se fai il giudice impari presto che dentro una verità, a volte,
se ne nasconde un’altra e un’altra ancora, perché la vita è
un garbuglio che nessun processo riuscirà mai a districare. Ci puoi
provare allora con un romanzo, dove sei tu che annodi i fili dell’ordito,
disegnando finalmente per intero quelle trame rimaste sfilacciate negli
atti delle inchieste. Ed è ciò che ha fatto Nicola Quatrano,
il magistrato napoletano che portò a galla gli intrighi della Tangentopoli
vesuviana e che adesso esordisce nella narrativa con un «noir»
intitolato La verità è un cane (Tullio Pironti editore).
Accusato a più riprese di essere una «toga rossa»,
sbertucciato per aver accompagnato i figli alla manifestazione no global
che culminò con gli scontri fra polizia e dimostranti in piazza
Municipio, Quatrano inverte la rotta e si getta alle spalle le polemiche
politiche che hanno accompagnato la sua attività giudiziaria negli
ultimi anni, lasciando germogliare una storia avvincente e ricca di doppi
fondi. Certo, non è il primo giudice che affronta una prova letteraria
usando la semplice arte del delitto come intelaiatura del racconto. Ma
stavolta c’è qualcosa di più. A cominciare dalla «benedizione»
che Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, i due maestri del «giallo»
italiano, hanno impartito a questo romanzo: firmandone la prefazione (il
padre letterario di Montalbano) e presentandolo al pubblico nelle librerie
Feltrinelli di Napoli e Roma. Entrambi con toni più che lusinghieri.
È nato così un piccolo caso editoriale, con la prima
edizione esaurita nel giro di un mese.
«C’è da sottolineare la fluidità e la solidità
della narrazione che non indugia mai in ricercatezze formali, ma tira dritta
al suo scopo - scrive Camilleri nella prefazione -. Non posso affermare
che questo sia uno di quei libri che si leggono tutto d’un fiato: corposo
e spesso, merita di essere gustato con qualche agio, con qualche pausa.
Ma è certo che una volta cominciato è impossibile non finirlo».
D’altronde, già il titolo sembra un’esca misteriosa. Perché
«la verità è un cane»? La risposta si nasconde
in un brano del «Re Lear» da cui è tratta la citazione.
Eccolo: «La verità è pur un cane che dovrà trovare
la via alla sua cuccia. E mentre madama bracco se ne può star accanto
al focolare a impestar la compagnia, il povero cagnetto ha da essere cacciato
fuori a frustate». In questo caso, la verità si cela dietro
un’inchiesta del pubblico ministero Francesco Cardarelli, chiamato a fare
luce su due delitti apparentemente banali (una delle vittime è il
suo assistente), ma in realtà cuciti fra loro dal filo di antichi
rancori che verranno svelati soltanto nelle ultime pagine sulla sfondo
d’una Napoli livida e scolorita. E’ impossibile riassumere gli innumerevoli
misteri d’una trama corale, priva di personaggi limpidi nei quali specchiarsi
(lo stesso Cardarelli non appartiene alla stirpe dei «detective»
tutti d’un pezzo), però gravida di umori e volti pescati dalla vita
quotidiana.
«Ciò permette all’autore - scrive ancora Camilleri - di
mostrarci, in modo del tutto originale e sapiente, un inatteso spaccato
del palazzo di giustizia, una sorta di rovesciamento dell’immagine oggi
costruita da gazzette e televisioni che ci propongono questi palazzi come
severi e solenni luoghi sacrali. Qui è tutto un chiacchierare, un
supporre, un insinuare, come è consuetudine di ogni ufficio. E ci
scappa anche il tempo per qualche fugace incontro sessuale. Sembra di stare
in mezzo a una delle commedie di Courteline dedicate a quelli delle mezze
maniche». Forse perché anche fra le pareti di una Procura,
a volte, la verità è un cane da mettere all’uscio.
Il libro: Nicola Quatrano, «La verità è un cane»,
Tullio Pironti editore, pagine 224, 14
Enzo d’Errico
Corriere della sera,
9.8.2003
Fusco, ritratto dell'Italia che cambia
[...]
Aperto da una fresca - e consonante - nota di Andrea Camilleri, il
volumetto è un concentrato di grandissimo giornalismo in cui il
genio letterario felicemente fa capolino.
[...]
Matteo Collura
La Sicilia, 9.8.2003
Io, Camilleri e il commissario
«Vado a fare un provino a Roma per un film e mi riscopro attore
nella mia Ragusa». Strano e particolare l'incontro tra Giovanni Guardiano,
attore professionista originario di Ragusa, e la fiction «Il commissario
Montalbano». E' forse l'aspetto più da mettere in evidenza
in una storia che potrebbe essere quella di tanti bravi attori che lasciano
il proprio paese, la propria città, per andare a lavorare nei grandi
set romani. Giovanni Guardiano l'ha fatto lasciando a malincuore la sua
Ragusa. Quella stessa città che l'ha accolto, soltanto pochi anni
dopo, da attore professionista in una serie televisiva che continua a fare
successo in tutta Europa. Con alle spalle una serie di telefilm e di pellicole
cinematografiche, la fiction più amata dal pubblico televisivo italiano
gli ha sicuramente regalato le maggiori soddisfazioni e anche una maggiore
notorietà. «Mi incontrano in strada, e mi riconoscono, e mi
salutano: bentrovato dott. Jacomuzzi». E già, Giovanni Guardiano
nella fiction di Montalbano è il dott. Jacomuzzi, l'ispettore capo
della Scientifica, il braccio destro di quel commissario geniale che riesce
sempre a far trionfare il bene sul male. E in questo perenne riscatto della
Sicilia, Jacomuzzi è un personaggio elegante, presenzialista, collezionista
di improbabili impermeabili.
Un personaggio che Giovanni ha saputo interpretare grazie agli anni
passati a studiare nella scuola di Gigi Proietti e a quell'esperienza che
si fa in piazza, a diretto contatto con il pubblico. Ma lui ammette: «Mi
ha aiutato molto anche leggere i romanzi di Camilleri. Jacomuzzi è
descritto come il Pippo Baudo della scientifica. E su questa ingegnosa
descrizione ho costruito il personaggio, ovviamente sotto le direttive
del regista». Sul set, racconta Giovanni, si lavora in assoluta armonia.
Una serenità praticamente imposta dal regista Alberto Sironi che
permette di raggiungere prestazioni artistiche ricercate e di qualità.
«C'è subito stata un'intesa con Luca Zingaretti. Lui è
geniale sul set e devo dire che pian piano siamo riusciti a capirci al
volo. Adesso recitiamo ma ci divertiamo molto. Il regista Alberto Sironi
è un grande. E' un regista del Nord che è riuscito a capire
la Sicilia e i siciliani, li ama e si vede. Un po' come faceva Germi nei
suoi film. Sironi sa rendere il set "leggero" e questo credo che paghi
molto alla fine». Montalbano ti ha dato una grande visibilità
anche se tu alle spalle hai una lunga carriera. Come giudichi questo periodo?
«Sono molto contento. La gente mi riconosce, mi ferma per strada.
Una mia amica francese mi ha chiamato perchè ha visto passare la
serie televisiva su di una tv francese, segno dunque del grande successo
che la fiction di Montalbano continua ad avere. Per me sicuramente ha rappresentato
una svolta nella mia carriera. Certo magari vorrei che il personaggio che
interpreto fosse più presente nella storia. Glielo l'ho detto, tra
una battuta ed un altra, anche a quel grandissimo scrittore che è
Andrea Camilleri. In uno degli episodi Camilleri immagina un delitto che
avviene ad appena un chilometro dalla giurisdizione del dott Jacomuzzi
che dunque non può intervenire nonostante sia chiamato da Montalbano
che ha molto rispetto del lavoro del capo della Scientifica e che si giova
spesso delle sue indagini. Jacomuzzi non può intervenire e dunque
Giovanni Guardiano non può recitare. Un giorno ho incontrato Camilleri
e gli ho chiesto se la prossima volta "il morto" lo facesse morire nella
giusta giurisdizione. Camilleri ha subito compreso la mia ironia e abbiamo
continuato a riderci sopra. Ci sono poi tanti episodi e aneddoti che fanno
parte della storia del set in provincia di Ragusa. All'inizio i miei amici
venivano sul set e mi chiamavano in continuazione fino addirittura ad infastidire
i lavori di ripresa della fiction. In un altro caso sono stato "richiamato
all'ordine" dalla Polizia che partecipa sia con mezzi che con uomini durante
la registrazione. Eravamo al bar, durante una pausa, e ho dato una bella
pacca ad un poliziotto vero che a me sembrava fosse invece un attore. Mi
sono preso un rimprovero sfociato in una sonora risata.
«Insomma Montalbano mi ha portato bene. Grande soddisfazione,
stima anche da parte dei colleghi. Del resto il dott. Jacomuzzi è
scritto benissimo da Camilleri che è uno squisito disegnatore di
personaggi. A questo punto mi auguro che Camilleri pensi a narrare episodi
dove il capo della Scientifica possa risolvere casi, avere ancora maggiori
e argute intuizioni, fare un viaggio con il commissario Montalbano. Dal
canto mio, quando la gente mi chiede, cerco sempre di dare indirizzi e
di farmi ambasciatore di questa mia terra. Qualche volta la gente mi chiede
l'indirizzo di una trattoria che hanno visto in tv. E io devo ricordarmi
se esiste veramente o se è solo una location, ma sono comunque sempre
pronto a "promuovere" la provincia di Ragusa». Ma allora Vigata è
in provincia di Ragusa piuttosto che Porto Empedocle in provincia di Agrigento?
«Vigata è in provincia di..... Camilleri. Anche se l'architettura
ragusana si è dimostrata essere, così come per tanti altri
film, un ambito set cinematografico».
Michele Barbagallo
RAISAT, 10.8.2003
Intervsita ad Andrea Camilleri
La Sicilia, 10.8.2003
Lo scrittore ringrazia il sindaco per la cittadinanza emerita
Camilleri: «Verrò a Serradifalco nel mese d'ottobre»
Serradifalco. S'è detto «profondamente commosso e,
al tempo stesso, onorato» del fatto che il Consiglio comunale di
Serradifalco, su proposta del sindaco Bernardo Alaimo e della Giunta comunale,
abbia deciso di concedergli la cittadinanza emerita. S'è espresso
in questi termini lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri. L'autore di
tantissimi romanzi di successo, dopo aver precedentemente appreso che,
in occasione dell'ultima seduta del consiglio comunale serradifalchese,
gli era stata concessa all'unanimità la cittadinanza emerita, ha
voluto scrivere una lettera di ringraziamento al sindaco Bernardo Alaimo.
In tale nota ha fatto notare che da sempre la Sicilia è al centro
della sua esistenza e non solo della sua attività letteraria: per
lui la Sicilia è «una sorta di atto dovuto e necessario».
Partendo da questo fondamentale presupposto, Andrea Camilleri ha anche
accennato brevemente anche a Serradifalco e alla sua fugace permanenza
nel piccolo centro dell'entroterra nisseno.
«Di Serradifalco, cittadina nella quale sfollai da Porto Empedocle
nel giugno 1943 con la mia famiglia, ho un ricordo molto vivo. Soprattutto
per la generosità dei suoi abitanti, mai venuta meno anche nei momenti
più duri e difficili». Tra l'altro, lo scrittore empedoclino,
in più occasioni, all'interno di diversi suoi romanzi ha citato
Serradifalco, le sue vie e la sua gente, a dimostrazione di un legame con
la comunità serradifalchese mai venuto meno in tal senso. «Accetto
con gratitudine la vostra generosa proposta»: è stata questa
la sincera risposta del padre del commissario Montalbano, alla proposta
del Comune di Serradifalco. Riguardo alla data relativa alla cerimonia
ufficiale, lo scrittore ha indicato un periodo dell'anno ben preciso, spiegando
che, dal momento che le sue ferie siciliane volgono ormai al termine, per
lui sarebbe possibile un ritorno in Sicilia solo verso la fine del mese
di ottobre, riservandosi comunque di decidere, d'intesa col sindaco, la
data definitiva.
Carmelo Locurto
La Sicilia, 10.8.2003
Aspettando il commissario Montalbano
Andrea Camilleri, il padre letterario di Montalbano, verrà a
Ragusa in una data da stabilire. Lo scrittore siciliano visiterà
presto la sua «Vigata», quella virtuale che la tv ha reso celebre,
proponendo al grande pubblico i luoghi della costa e i tesori d'arte e
di architettura della terra iblea. Lo ha confermato ieri al sindaco di
Ragusa Tonino Solarino il responsabile della casa di produzione della Palomar
Carlo degli Esposti. «Sono stato invitato per la prima volta da un
rappresentante istituzionale, quindi ho accolto con piacere l'invito del
nuovo sindaco Solarino e oggi ho capito quanto la provincia sia legata
a Montalbano, e quanto il serial tv abbia dato al territorio ibleo».
Il responsabile della casa di produzione Palomar degli Esposti ha confermato
al sindaco di Ragusa che i prossimi due episodi della fortunatissima fiction
del commissario Montalbano saranno girati in provincia. Si tratta de «Il
giro di boa» e di una serie di racconti di Andrea Camilleri. La troupe
del regista Alberto Sironi, Luca Zingaretti e gli altri personaggi e interpreti,
molti dei quali ragusani, tornerà entro il 2003 per la realizzazione
delle nuove puntate della fiction. Carlo Degli Esposti si è soffermato
a lungo a discutere con Solarino sull'industria cinematografica di indotto,
collegata con il serial Montalbano. «Vi sono cinquanta persone locali
che lavorano ormai in maniera continuativa con la nostra produzione - dice
degli Esposti - è utile che possa nascere un ufficio del Cinema,
che potrà essere istituito nell'ambito del Comune. Daremo noi, all'ente,
tutte le indicazioni e i suggerimenti necessari per realizzare questo progetto».
Un'altra novità importante sarà la possibilità che
venga ricostruita la sede del Commissariato di Montalbano in provincia
e non a Cinecittà, come è stato fatto l'anno scorso. «Montalbano
ha avuto l'effetto di una straordinaria operazione culturale e di marketing
del territorio su cui l'amministrazione crede tantissimo - ha detto Solarino
- e non possiamo che sponsorizzare l'iniziativa della creazione di un ufficio
del Cinema e accogliere con soddisfazione la prossima venuta della troupe
nell'unica vera Vigata che è la nostra terra».
R. S.
Gazzetta del Mezzogiorno,
10.8.2003
Notizia confermata dal produttore Carlo Degli Esposti ricevuto ieri
in Comune dal sindaco Solarino e dalla giunta
Il commissario Montalbano tornerà nel 2005
Torna il commissario Montalbano. Il set tornerà a rianimarsi
a partire dalla primavera. Dal 2005 sarà di nuovo presente. Dal
prossimo settembre, invece, gli sceneggiatori avvieranno il lavoro di preparazione
e sarà proprio in quel periodo che si deciderà se i film
saranno due o quattro. Intanto, c'è un punto fermo. Dopo tante discussioni,
tante polemiche, voci contrastanti, c'è la certezza che il commissario
più amato d'Europa tornerà a cimentarsi con i suoi casi ed
a confrontarsi con i problemi della Vigata ricostruita nella nostra provincia.
La conferma l'ha data, ieri mattina, Carlo Degli Esposti, il rappresentante
della Palomar, la società che produce il Montalbano televisivo.
Degli Esposti è in città da qualche giorno, invitato dall'amministrazione
comunale, che, oltre a collaborare direttamente con la produzione, intende
realizzare un vero e proprio ufficio dedicato al cinema, che sappia essere
di supporto a tutti quei produttori e registi che scelgono la città
come set per i propri film. L'esperienza della Palomar, quindi, si mette
al servizio del Comune. Sono diversi i progetti che il Comune ha in mente
per quanto riguarda la promozione attraverso la pellicola. Tra tutti, ha
spiegato il sindaco Tonino Solarino, «utilizzare le scene per un
film sui nostri luoghi». Tra tanti progetti, comunque, un paio di
certezze ci sono: Montalbano tornerà sulle nostre strade e, per
la prima volta, a Ragusa sarà proposta la prima dello spettacolo.
Carlo Degli Esposti conferma e aggiunge: «In passato abbiamo fatto
le prime di Montalbano in giro per l'Italia: a Firenze, Bologna, Torino.
A Ragusa, però, non siamo mai riusciti a proporre il nostro lavoro».
Il produttore di Montalbano è soddisfatto di questa collaborazione.
Lo dice, ma lo si capisce anche dal suo volto: «E' la prima volta
– rivela – che vengo cercato e non sono io a cercare gli amministratori.
Quattro anni fa abbiamo scelto questi luoghi come sede della Vigata immaginaria,
ma non abbiamo ricevuto alcun aiuto. Questa collaborazione che oggi ci
viene proposta è da noi salutata con piacere, anche se, dopo quattro
anni, non è che abbiamo poi bisogno di tanto». L'unica cosa
che manca alla produzione, secondo quanto spiega Degli Esposti, è
una sede adatta per ricostruire il commissariato di Montalbano. Le ultime
volte lo abbiamo fatto in studio ma nessuno se n'è accorto. Lo si
poteva capire solo da un particolare: nei primi episodi il verdumaio che
si vede da una finestra si muoveva; negli altri era fermo. I primi episodi
erano stati girati in location, negli altri c'era una foto». La scelta,
quattro anni fa, cadde sul territorio di Ragusa perché, ricorda
Carlo Degli Esposti, «volevamo fare dei bei film e avevamo bisogno
di bei scenari e bei palazzi. Nel contempo, volevamo dare un'immagine della
Sicilia non stereotipata. Tutto questo l'abbiamo trovato in provincia di
Ragusa e qui ci siamo fermati. Anche se abbiamo dovuto lavorare di montaggio
per costruire la nostra Vigata. Per esempio – conclude sorridendo – credo
che abbiamo fatto venire il mal di testa a molti siciliani con lo sbocco
a mare di Vigata: da una parte era isola e dall'altra collegata alla terraferma».
Ma anche questa è fiction. Ed anche questo ha contributo a rendere
i luoghi del commissario più amato d'Europa appetiti da migliaia
e migliaia di turisti che, oggi, si riversano sulle strade iblee alla ricerca
degli angoli proposti dai casi del commissario Montalbano.
Gazzetta del Mezzogiorno,
10.8.2003
Riconoscimento alla memoria agli “Oscar del mare”
Tunisino salvò tre clandestini Santa Croce lo commemora
S. Croce Camerina – La terza edizione dell'Oscar del Mare vedrà
stasera piazza Faro di Punta Secca accendere le luci su una manifestazione
che non è solo moda e spettacolo, ma anche, e soprattutto, solidarietà
e riconoscimenti morali di elevato spessore. Con inizio alle 22, infatti,
i momenti di spettacolo si alterneranno alle premiazioni di coloro che
sono stati individuati dal comitato che ha lavorato di concerto con il
Comune per la realizzazione della serata. I premiati della terza edizione
sono il tunisino Mohamed Abid (premio alla memoria), morto dopo aver salvato
dei connazionali naufraghi; l'eroe del mare Corrado Scala, capitano del
peschereccio “Cico”, che salvò dei naufraghi nordafricani; il cast
ragusano della serie “Il Commissario Montalbano”; Giovanni Distefano, archeologo;
Carmelo Carpentieri, editore; il comando scuola della Corvette Augusta.
[…]
Federico Dipasquale
USA Today, 8.2003
Three fragrant mysteries are simmered Sicilian style
In the mid-1990s, 78-year-old Italian author Andrea Camilleri began
writing a series of Sicilian police procedurals that has sold 4 million
copies in Europe. Three of the mysteries are just out in English translations
by Stephen Sartarelli. They offer quirky characters, crisp dialogue, bright
storytelling — and Salvo Montalbano, one of the most engaging protagonists
in detective fiction.
Montalbano is 40ish, a world-weary maverick who knows what matters:
compassion, good food, quiet walks, the love of his girlfriend and getting
his man despite "the stupidity, the ferocity, the horror" of contemporary
Sicily. When not mobilizing his hapless cops for yet another caper, he
is fending off attractive young women or dining on such delicacies as "striped
mullet, fried to a delicate crisp."
An introduction to his work:
• The Shape of Water (Viking, $19.95).
In this opening book, two garbage collectors find a dead politician,
Silvio Luparello, half-naked in his BMW, which is parked in the town dump.
When the coroner rules that Luparello died of natural causes, higher-ups
want to close the case. Not Montalbano: He knows a cover-up when he sees
it. He then follows the trail of a lost necklace and a secret little house
to reveal the truth.
There's little action — don't look for it in these mysteries — but
a surfeit of wonderful characters: a pimp who was a classmate of the inspector's;
a voluptuous Swedish woman; and an 82-year-old schoolteacher who is convinced
that his wife is having an affair with a younger man of 76. The book reeks
of a corrupt Sicily.
•The Terra-Cotta Dog (Viking, $21.95).
Mafia bigwig Tano the Greek offers to surrender to the inspector. Alas,
Tano is soon killed by enemies. But first he points Montalbano to a mountain
cave that contains illegal arms as well as the skeletons of two embracing
young lovers surrounded by an urn, a bowl of coins and a terra-cotta dog.
The couple had been shot while sleeping 50 years before.
Although he sustains a bullet wound through the colon ("Will I have
to eat bland food for the rest of my life? Am I ruined forever?") Montalbano
unravels both the contemporary crime and the strange death of the lovers
in World War II Italy.
The story twists nicely, but the great pleasure lies in being with
Montalbano as he reads his Faulkner, eats from a small bag of calia e simenza
(roasted chickpeas and pumpkin seeds), takes a swim outside his beach house
and worries obsessively about the meaning of the recurring image of snails.
•The Snack Thief (Viking, $21.95).
Montalbano finds unexpected connections between a man who is knifed
to death in a building elevator and another man who is killed by machine
gun fire on a fishing boat. The link involves terrorism, and it takes a
snack thief — a boy who beats up schoolmates for food — to help crack the
case.
Along the way, the inspector interviews bizarre tenants, watches cartoons
to fend off a midlife crisis and finds himself "breathless, almost frightened"
after an exquisite meal.
Montalbano is a delightful creation, an honest man on Sicily's mean
streets. Viking plans to issue a fourth of these beautifully crafted mysteries
in the fall, but there are more. Let's hope they are published.
Joseph Barbato
Newsletter
Elleu.com, 12.8.2003
Le grandi offerte dell'estate
[…]
E da settembre, finalmente una straordinaria novità: Il commissario
Montalbano!
Dieci film tv in dvd e vhs tratti dai best seller di Andrea Camilleri
Con Luca Zingaretti, regia di Alberto Sironi.
Se vuoi ricevere informazioni sul prodotto scrivi una e-mail all'indirizzo
mailing@elleu.com con la parola "Montalbano" nell'oggetto. Saremo noi a
contattarti e a fornirti le informazioni necessarie per ricevere il prodotto
prima di tutti gli altri.
TGR Sicilia,
12.8.2003
Pirandello e Camilleri
Andrea Camilleri riscrive la novella “Il vitalizio” di Luigi Pirandello,
usando il suo linguaggio meticcio.
La commedia è andata in scena ieri per la chiusura della Settimana
Pirandelliana di Agrigento.
Musiche di Nicola Piovani, nel ruolo del protagonista, “u zu’ Mara’”,
Pippo Montalbano.
Franz La Paglia
La Sicilia, 12.8.2003
La prima lezione sarà di Andrea Camilleri
A Cattolica seminario di studi sul giornalismo
Cattolica Eraclea. Un importante seminario di studi sul giornalismo
a Cattolica Eraclea. A promuoverlo è stata l'amministrazione comunale
e l'istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli.
Si tratta di una serie di incontri che verranno tenuti nell'aula magna
dell'istituto comprensivo «Ezio Contino», di pomeriggio, a
partire dalle ore 18, dal 2 al 5 settembre prossimo.
Temi dell'incontro della scuola estiva di alta formazione saranno «Comunicazione
ed espressione. Linguaggi e tecniche».
Le prime due relazioni saranno tenute, martedì 2 settembre,
dallo scrittore e regista agrigentino Andrea Camilleri che parlerà
de «La concessione del telefono», e dal giornalista del Corriere
della Sera Giovanni Russo che tratterà «L'informazione nel
Mezzogiorno, ieri ed oggi».
[…]
Il comune di Cattolica Eraclea ha messo a concorso 7 borse di studio
di 100 euro per giovani universitari meritevoli locali ed 8 borse di studio
di 150 euro per studenti non residenti. Le domande devono essere presentate
al comune entro il 18 agosto.
E. M.
La Sicilia, 12.8.2003
Scicli. Visite guidate nella stanza del sindaco Falla, ufficio del
questore nella fiction televisiva
Montalbano tour al Comune
Scicli. Dopo le passeggiate barocche e quelle archeologiche a Scicli
arrivano anche le visite guidate alla stanza del Questore della fiction
del Commissario Montalbano. L'amministrazione comunale, per evitare la
paralisi dell'attività amministrativa, ha previsto nel programma
estivo le visite guidate nella stanza del sindaco Bartolomeo Falla, che
nel famoso serial televisivo è diventata la stanza del Questore.
Mentre Porto Empedocle cambia addirittura nome in Vigàta in onore
del commissario di Camilleri, a Scicli si organizzano le visite guidate
in giorni e orari prestabiliti della settimana. Il giovedì e il
sabato dalle 20 alle 22. Il rischio era quello che l'alta presenza di turisti
e visitatori desiderosi di una foto nella austera stanza del sindaco di
Scicli, senz'altro uno degli interni più eleganti della provincia,
costringesse il primo cittadino a traslocare.
Resta il fatto che anche durante il giorno è possibile visitare
la stanza più importante del Comune, ma proprio per evitare un sovraffollamento
eccessivo, con conseguente paralisi dell'attività amministrativa,
il sindaco Falla si è visto costretto a stabilire degli orari in
cui turisti, visitatori, amanti di Andrea Camilleri e di Luca Zingaretti
potranno posare e scattare la loro foto nella sedia del Questore Luca Bonetti
Alderighi. Da diversi mesi a questa parte accade infatti che i turisti
chiedano al sindaco Falla, che nel corso degli ultimi cinque anni si è
privato per lunghi periodi della sua stanza di primo cittadino per ospitare
le location della troupe del regista Alberto Sironi, di visitare la sua
stanza per vedere di presenza i luoghi in cui Montalbano lavora. La vicenda
ha un che di paradossale.
Accanto ai cittadini che vanno al Comune per il disbrigo di pratiche
e per la segnalazione di disservizi, ci sono i turisti che chiedono di
entrare nella stanza del sindaco per vedere l'ufficio di Montalbano. In
realtà il vero e proprio ufficio in cui gira Luca Zingaretti era
stato allestito nell'ex Camera del Lavoro e nella stanza in cui oggi si
trova il protocollo, al piano terra del palazzo municipale. La stanza del
sindaco è stata usata come location dell'austero gabinetto del Questore
Bonetti Alderighi, con cui spesso Montalbano ha più di un diverbio.
E così, se Porto Empedocle diventa Vigata, Scicli diventa sede di
commissariato, dopo che quello vero, di commissariato, in città
l'hanno chiuso più di trent'anni fa. La trovata può avere
un pregio: quella di diventare mèta di attrazione turistica, e,
perché no, di sana curiosità per i tanti turisti in cerca
della qualità riconosciuta dall'Unesco e degli arancini di Salvo
Montalbano. Il commissario e i personaggio che attorno a lui ruotano sono
diventati un business turistico in tutta la provincia iblea che da Punta
Secca, a Ragusa, Ibla e Modica vanta una serie di luoghi noti a tutti grazie
al magistrale montaggio di una pellicola che è riuscita ad impremere
il meglio delle zone barocche e del litorale.
Giuseppe Savà
La Sicilia, 12.8.2003
Vigata a secco e turisti a Malta
Porto Empedocle. Manca l'acqua e 45 turisti vengono dirottati dall'albergo
dove si trovano a due passi dalla Valle dei Templi, verso Malta. E' quanto
si è verificato a Porto Empedocle, la città dove è
nato lo scrittore Andrea Camilleri e dove il Comune ha ricevuto l'investitura
di città a vocazione turistica. Proprio per cercare di calamitare
l'attenzione dei turisti l'amministrazione comunale guidata dal sindaco
Paolo Ferrara ha addirittura aggiunto al nome storico della città
quello di Vigata, ma evidentemente tutto ciò non basta per cercare
di coniugare turismo e cultura.
I dirigenti della società Immobiliare del Mediterraneo, sono
stati costretti a chiudere i battenti del Residence dei Pini, trasferendo
i loro ospiti a Malta perché non arriva acqua ai rubinetti.
«L'illusione e la delusione - si legge in una nota stampa della
società - in Sicilia sono sempre in agguato e, nonostante tutte
le buone intenzioni, questi sono i risultati». Gli imprenditori turistici
che hanno dovuto rimborsare gli ospiti del Residence, accusano la giunta
municipale di non essere intervenuta tempestivamente.
«Un vuoto amministrativo - conclude la nota - che non lascia
presagire destini meno tristi per la tanto decantata Vigata».
Il sindaco empedoclino Ferrara però non ci sta. «Ho già
parlato con i responsabili del residence, - ha detto - la mancanza di acqua
è legata a un guasto delle condutture che l'Ente acquedotti siciliano
sta già riparando, entro stamattina, l'erogazione idrica verrà
ripristinata. Le considerazioni della società circa l'assenza di
iniziativa da parte dell'amministrazione comunale mi sembrano francamente
eccessive».
Un fatto è certo, la penuria d'acqua non è più
sopportabile. Ogni anno è sempre la stessa storia. I turisti scappano
da Agrigento perché non c'è acqua nei rubinetti. L'anno scorso
addirittura per penuria d'acqua, sono stati chiusi i gabinetti della Valle
dei templi. Queste non sono episodi che possono passare inosservati e allontanano
sempre più i turisti dalla provincia agrigentina. Naturalmente questa
storia arriverà anche in diverse zone della penisola e se qualcuno
voleva visitare l'agrigentino, adesso ci penserà più volte.
A Porto Empedocle la popolazione non ha sofferto la crisi idrica fino ad
appena un mese fa. Poi alcune rotture lungo la condotta principale e la
minor portata ai serbatoi comunali hanno messo in ginocchio alcuni quartieri.
La stessa condotta che porta l'acqua al Residence serve anche la zona di
Vincenzella, rione molto popolato soprattutto in questo periodo estivo
dove sono ritornati diversi emigrati e l'acqua non arriva ai rubinetti
delle case da dieci giorni. I residenti sono in ginocchio e anche perché
l'acqua si perde a causa proprio della rottura.
Gaetano Ravanà
La Repubblica
(ed.di Palermo), 13.8.2003
L´intervista
I ricordi di Andrea Camilleri: "Una bellezza insopportabile"
"Quella volta che ubriaco ho fatto come Tarzan"
Realmonte - «La Scala dei Turchi? Non ne so nulla». Seduto
al bar di Porto Empedocle che in suo onore è stato ribattezzato
Bar Vigàta, Andrea Camilleri scuote la testa. Lo fa con convinzione,
ma la sua dichiarazione non convincerebbe il commissario Montalbano, che
si chiederebbe piuttosto se l´interrogato non stia cercando di ammucciare
qualcosa.
Possibile che dopo un´intera giovinezza spesa a poche centinaia
di metri dalla spiaggia e dopo aver ambientato alla Scala dei Turchi il
finale del primo romanzo (Lo stato delle cose [sic!, NdCFC], 1968), non
abbia proprio niente da raccontare? «È difficile parlare di
una cosa che si conosce da sempre - spiega - va a finire, come è
capitato a me, che la vedi solo quando diventi presbite per memoria. Quando
stai lontano per anni e cominci a ricordare sviluppi una specie di presbiopia,
che ti fa mettere a fuoco i dettagli molto meglio che se li avessi sotto
il naso. Solo allora ho potuto ammirare la bellezza misteriosa di questi
luoghi. Ricordo com´era. Era insopportabile. I colori ti aggredivano.
La parte alta nasceva da una sorta di corona verde che diventava improvvisamente
bianco e se ne colava giù a gradoni nell´azzurro del mare
o nel giallo della sabbia. Veniva da chiedersi: chi potrebbe usare questi
colori? Van Gogh? Più tardi li avrebbe scelti Guttuso, che a un
certo punto ebbe il coraggio del colore vero, non di quello un po´
da rotocalco della Vucciria».
E alla fine i ricordi arrivano, in un crescendo turbinoso e ironico.
«Ho avuto una sola esperienza alla Scala dei Turchi. Ci andavo con
il mio amigo del alma Ciccio Burgio, che mi ospitava a casa sua. Da lui
un giorno avevano portato un vinello nuovo, leggero ma tradimentoso. Avevamo
trascorso una parte della mattinata assaggiandolo e quando decidemmo di
andare a fare il bagno ero completamente andato. Mentre lui si dirigeva
verso l´acqua, io cominciai a salire. Scivolavo e salivo, ma arrivai
fino in cima, fino al verde. Lì, urlando come Tarzan, mi lanciai
giù e in quattro balzi raggiunsi il mare, dove mi tuffai. Questo
ricordo non è completamente mio, piuttosto di Ciccio che me lo ha
raccontato per tutta la vita. Ora, ad anni 78, andando a rivedere il posto
mi chiedo incredulo come abbia potuto fare e più passano gli anni
più mi sembra un´impresa impossibile».
Il fumo dell´eterna Multifilter tra le dita riporta a galla un
intero periodo. «Alla Scala andavamo anche di notte. Ci stendevamo
a guardare il cielo, eravamo degli inseparabili. Io, Ciccio Burgio e Peppe
Fiorentino fummo anche autori di un episodio che in quegli anni remotissimi
mise a rumore il paese. Una volta al porto attraccò una nave giapponese
e Ciccio non so più come riuscì ad avere una radio a transistor.
In Europa ancora praticamente non ce n´erano. La mettemmo in barca
e ce la portammo vicino agli scogli. Ascoltavamo delle canzoni, ma non
quelle tipiche da grammofono, e agli uomini dei pescherecci sembrò
di udire il canto delle sirene. Si sparse la voce, e quando tornammo tutto
il paese era in fermento. Alla fine fummo noi a dovere spiegare a tutti
quello che era successo, ma mi parse un peccato».
Alessandra Viola
La curiosità
Il bar del commissario Montalbano
Dopo una giornata di mare, vale la pena fare due passi a Porto Empedocle,
ribattezzata Vigàta in onore dei luoghi cari al commissario Montalbano.
Nel corso principale anche il bar dei fratelli Albanese, meta preferita
di Andrea Camilleri, ha cambiato nome e si chiama ormai Bar Vigàta.
Un´intera vetrina è dedicata alle opere dello scrittore: oltre
alle edizioni italiane ci sono volumi in giapponese, greco, tedesco e portoghese.
Tutti autografati, come sanno gli estimatori di Camilleri che lasciano
in deposito le loro copie perché l´autore le firmi. All´interno
ogni cosa è dedicata al commissario più famoso d´Italia
e persino le arancine sono «gli arancini di Montalbano». Da
non perdere le specialità: la cassata e la granita di gelsi rossi.
La Sicilia, 13.8.2003
Il Vitalizio secondo Camilleri
Si chiude stasera a casa Sanfilippo, nel cuore della Valle dei Templi,
la trentunesima edizione della Settimana Pirandelliana.
In programma la commedia «Il Vitalizio» di Andrea Camilleri,
tratta dall'omonima novella di Luigi Pirandello che verrà portata
in scena dalla Compagnia Stabile Pirandelliana.
Gli attori sono: Pippo Montalbano (nei panni di Marabito), Vito Graffeo
(il notaio), Biagio Chiappara (Michelangelo Scinè, il maltese),
Mariuccia Trupia (Signora Scinè), Rosamaria Montalbano (Annicchia),
Antonella Sciarratta (Santa Scinè), Paolo Di Noto (Grigoli), Lia
Rocco (Malanotte), Alfio Russo (Ciuzzo Pace), Italia Scibetta (Za Gesa),
Francesca Carrubba (Carminidda), Giusppina Celauro (Za Capita), Rosamaria
Turturici (Za Milla), Francesco Maria Naccari (Nedico), Marcella Lattuca
(Ciuzza), Claudia Canicattì (Nela), Rino Carnabuci (Don Luzzo, orefice).
Le musiche sono tratte dalla suite Kaos di Nicola Piovani, la regia dello
spettacolo è di Marco Parodi.
Scene e costumi sono di Vincenzo La Mendola, realizzazione scenica
della Premiata Fonderia Caruso Medulla; direttore di scena è Caterina
Montalbano; la collaborazione tecnica di Totò Rancatore, Salvatore
Sardone, Pippo Trupia; al trucco Annalisa De Luca e Margherita Caraolo;
macchinista Franco Gelo e audio light Riccardo Liotta.
L'inizio dello spettacolo è fissato per le ore 21. Si tratta
di una delle opere più belle di Luigi Pirandello, rivisitata da
Andrea Camilleri che è riuscito a farla imporre al grande pubblico.
D'altronde Camilleri è un grande conoscitore del drammaturgo agrigentino
Luigi Pirandello, proprio l'anno scorso scrisse un libro dal titolo: «Il
figlio cambiato» dedicata all'intera vita, molto difficile e combattuta,
dello scrittore.
Si chiude una Settimana Pirandelliana che ha fatto registrare un pubblico
numerosissimo; ad ogni spettacolo è stato un gran successo e la
presenza di molti turisti lascia ben sperare per gli anni a venire. Quest'anno
la manifestazione è partita anche con qualche settimana di ritardo
ma non ha tradito le attese. Tre sono stati gli spettacoli e tutti ben
eseguiti dalle compagnie che le hanno messo in scena.
Gaetano Ravanà
La Sicilia, 13.8.2003
L'effetto Vigata è già svanito
P.Empedocle. Gli albergatori: «Nessun aumento di turisti».
Ferrara: «Residence senz'acqua, che danno»
Turisti che vengono trasferiti a Malta perché nel residence in
cui erano ospitati è mancata l'acqua e albergatori per i quali l'effetto
Vigata non ha suscitato particolari scossoni. Anzi, è tutto come
prima. Lo stesso commissario Montalbano avrebbe dei seri problemi a raccapezzarsi
in questi giorni d'estate empedoclina, in cui la figura dello «straniero»
rende insonni le notti degli amministratori locali. A cominciare dal sindaco
Paolo Ferrara, il quale ieri mattina ha deciso di convocare i giornalisti,
per fare il punto della situazione.
E non è che sia una bella situazione, visto che proprio mentre
il primo cittadino parlava alla stampa locale, il titolare del complesso
residenziale che ha trasferito 45 turisti a Malta per mancanza d'acqua,
raccontava la sua disavventura niente meno che al Tg Uno, il telegiornale
più visto del Paese con quasi 10 milioni di telespettatori. Altro
che pubblicità, altro che effetto Vigata. Quella di ieri è
stata una giornata al «calor bianco».
Via etere in diretta nazionale, veniva diffusa l'immagine peggiore
di un paese che dell'immagine vorrebbe farne una ragione di vita, quasi
di sopravvivenza, puntando molto sul traino commerciale dettato dal personaggio
inventato da Andrea Camilleri e raccontato nelle sue opere.
E infatti il sindaco Ferrara non ha avuto peli sulla lingua quando
ha definito «eccessivamente frettolosa» la scelta dell'albergatore
di trasferire velocemente i turisti a Malta, «senza aspettare alcune
ore come gli avevamo chiesto». «I tecnici dell'Eas – ha aggiunto
– hanno infatti subito provveduto a riparare il guasto che aveva causato
l'interruzione del flusso idrico verso il complesso residenziale. Sarebbe
bastata un po' di pazienza e questo grave danno alla nostra immagine non
ci sarebbe stato. Ci stiamo battendo per dare dignità a questo paese,
ho perfino denunciato l'Eas quando non ci dava l'acqua che la Regione ci
aveva assegnato. Per questo ci resto male quando assisto a queste vicende
che non mi vanno proprio giù».
Chiarito il punto di vista dell'amministrazione comunale sulla vicenda
dei turisti scappati per mancanza d'acqua, la conferenza stampa è
proseguita trattando altri argomenti.
Tra questi non c'era un tema che da giorni rende infelici gli albergatori
della cittadina marinara. Angelo Occhipinti è il capo della reception
dell'Hotel dei Pini, il più grande in quanto a posti letto del paese.
Dalla sue parole si capisce come l'effetto generato dall'aggiunta del
nome Vigata a quello storico di Porto Empedocle, non abbia sortito la svolta
in quanto ad aumenti delle presenze di turisti.
«Come nel luglio dello scorso anno, siamo sotto le tremila presenze,
nessun villeggiante in più è venuto perché è
rimasto affascinato dalla parola Vigata. I turisti arrivano in massa quando
insieme a inziative come quella adottata dal Comune, si affianca anche
l'organizzazione di manifestazioni di livello, come la rassegna teatrale
svoltasi nei giorni scorsi. Il turista - sottolinea Occhipinti - vuole
divertirsi e non gli basta sapere di essere a Vigata, senza però
trovarci nulla d'interessante».
Sulla faccenda Vigata intanto, giunge un altro segnale d'insofferenza,
da parte di qualcuno che evidentemente, non ha gradito la trovata dell'amministrazione
comunale, avallata dallo stesso Camilleri.
Con vandalica precisione, ignoti hanno imbrattato una seconda tabella
stradale, riportante i due nomi del paese, Porto Empedocle-Vigata.
A essere coperto con lo spray è stato ancora una volta la dicitura
che ricorda la città immaginaria creata dalla penna di Camilleri.
Uno sfregio che l'assessore al Turismo Tonino Guido ha stigmatizzato, dicendo
che tutti gli sforzi che stiamo producendo per migliorare questo paese
non possono essere vanificati da certa gente che nel cervello «ha
solo aria». Dunque le iniziative adottate in questi mesi non sembrano
avere sortito l'effetto desiderato. Come di possono fare arrivare turisti
– e questo vale anche per Agrigento – in una città dove l'acqua
è ancora razionata?
f.d.m.
Gente, 19.8.2003
Camileri: perché non sto scrivendo
Lo scrittore siciliano spiega la sua crisi momentanea
Porto Empedocle – Vigata (Agrigento), Agosto.
Andrea Camilleri si è fermato. Lo scrittore più popolare
e più prolifico del Paese da mesi non riesce più a scrivere.
A confermarci di avere "difficoltà di concentrazione" è stato
lo stesso papà del commissario Montalbano, che abbiamo incontrato
al bar Albanese di Porto Empedocle. Non un bar qualsiasi, ma il suo "ufficio"
in piazza. Il titolare, infatti, gestisce i rapporti fra lo scrittore e
i suoi fan nazionali e internazionali. Fra bibite, dolci e gelati, espone
libri di Camilleri tradotti in tante lingue, giapponese compreso, foto
e oggetti dello scrittore. Un "Camilleri fan club" che riceve le copie
dei libri che provvede a far autografare a Camilleri. E lo scrittore "onora"
questo fan club. Quando torna a Porto Empedocle, ogni giorno siede tra
i tavolini che si affacciano sul corso. Una volta intorno alle 12,30 e
una seconda intorno alle 20.
Non ha bisogno di ordinare, Albanese appena lo vede arrivare con il
suo cappellino bianco e gli occhiali scuri gli prepara la solita birra,
quindi gli va incontro, gli toglie il cappellino e quanto tiene fra le
mani e gli dice chi lo ha cercato e chi lo aspetta. E già, perchè
la notizia dei suoi orari fissi è nota e la gente lo aspetta per
incontrarlo, fotografarlo, o per farsi fare un autografo.
E lì lo abbiamo incontrato anche noi. Fra la gente di spettacolo,
fan e compaesani. Tutti convinti di essere al cospetto di una leggenda
vivente. Chi gli ricorda cosa hanno fatto insieme, chi parenti e chi oggetti
(la penna stilografica del padre). E lui si crogiola divertito e divertendo.
Ammette di non ricordare sempre tutto e tutti, ma che avendo il vantaggio
dell'età avanzata, è comunque giustificato da tutti.
Sereno, tranquillo ma poco prolifico. Da mesi, infatti non scrive più.
"Tutto è comnciato nel febbraio scorso", ci conferma " in occasione
della visita ad Agrigento di Carlo Azeglio Ciampi. Quel giorno dopo la
cerimonia al teatro Pirandello, quando insieme a Zingaretti mi venne conferito
il titolo, dovevo partecipare al pranzo in Prefettura. Ma la mia pressione
salì alle stelle. Era la seconda volta in 15 anni. La prima mi successe
a Vienna". E lì apre una gustosa parentesi che ha divertito tutti
i presenti.
Ricorda infatti che il professore viennese che lo curò quando
ebbe la prima forte emorragia dal naso si chiamava Sodoma. "Ma ci pensate",
dice ridendo "se avessi avuto un problema di emorroidi e dovevo affidami
al professor Sodoma?". Poi più serio ha ricordato che allora beveva
anche una bottiglia di whisky al giorno e che, dopo quanto avvenuto, ha
smesso completamente.
Gli ricordiamo la domanda e lui riprende. "Come dicevo, all'ora di
pranzo la pressione sale alle stelle e mi esce sangue dal naso. Un medico
mi visita e si spaventa. Mi cura e riesce a farmi abbassare la pressione
permettendomi di presenziare all'inaugurazione del teatro di Racalmuto
assicurandomi che mi sarebbe stato vicino, pronto a intervenire se fosse
successo qualcosa. Da allora la pressione non ha fatto più scherzi.
Si mantiene sempre con una massima di 110 - 115. Ottima. Ma che non mi
consente di concentrarmi come una volta.
"Ogni mattina alle 6 e mezzo, mi faccio il caffè e mi siedo
davanti alla tastiera. Ma non riesco più a concentrarmi. Ho tutto
nella testa: storie, idee, personaggi. Ma continuo a trovare difficoltà
nello sviluppare la narrazione. Ho anche scelto un tema più semplice.
Sto lavorando ad un racconto sulla prima indagine di Montalbano quando
da Catania è venuto a Vigata. A proposito, sa che non ricordavo
di avergli dato natali catanesi? È stato uno studente universitario
di Cagliari che durante un incontro me lo ha ricordato".
"Ha parlato con i medici?"
"Si, certo. Mi hanno detto che mi abituerò. Devo solo pazientare,
la concentrazione arriverà."
"Ma in questi giorni ha consegnato alla Sellerio il suo ultimo romanzo
storico La presa di Macallè".
"Era un lavoro fatto quasi tre anni fa. L'ho solo sistemato. Come le
dicevo è da febbraio che non scrivo più. Sono tornato a Porto
Empedocle proprio per ritrovare la concentrazione".
"E ci resterà molto?".
"Spero di si. Intanto sono quattro anni che non seguo la festa di San
Calogero (patrono del paese) e quello è un Santo vendicativo. Non
bisogna contrariarlo. Poi sono a mio agio".
"E da cosa dipende?".
"Dai nipoti. Più ne vengono e più si ritarda la partenza.
Mi sto adoperando a far telefonate per invitarli. Quando se ne andranno
mia moglie mi farà partire".
Si dice che potrebbero iniziare già in autunno le prime fasi
di lavorazione per due nuovi film tratti da altrettantie sue opere, il
Birraio di Preston e il Re di Girgenti. Ci sarebbe un accordo della Rai
col produttore Carlo Degli Espositi della Palomar che si sta per chiudere.
Per il Commissario Montalbano se ne parlerebbe nel 2004 per avere pronte
le nuove puntate nel 2005.
"Io di questa cosa non ne so nulla... di ufficiale", ha detto lo scrittore.
"Anch'io ho sentito delle voci che circolano. Credo che faccia parte, anche
Il re di Girgenti, di un pacchetto che il produttore di Montalbano ha presentato
alla Rai. Non ne so l'esito, per ora, nel modo più assoluto. Ho
partecipato a tutte le sceneggiature, anche a quelle di Montalbano, non
è che le scriva direttamente, ma le sceneggiature vengono a finire
prima o poi sul mio tavolo per interventi, questo è giusto e contrattuale".
Sergio Zaccaria
La Repubblica
(ed.di Palermo), 24.8.2003
Recital
Alle 21.30 all'ex convento del Carmine di Marsala, in piazza Carmine,
Guglielmo Lentini e Massimo Graffeo recitano "Vigàta
mon amour. Viaggio con Andrea Camilleri", un testo di Lorenzo Calamia
e Maria Russo Dixon che ripercorre alcune pagine dello scrittore di Porto
Empedocle. Le musiche sono di Vincenzo Li Causi.
Il Messaggero,
25.8.2003
Premio europeo
Da Muti a Gino Strada, ecco i nuovi “cavalieri”
A Barletta, la notte del 15 settembre, nella Piazza d’Arme del Castello,
sarà anche consegnato il VI Premio Europeo “Cavalieri della Disfida
di Barletta”. La motivazione del riconoscimento recita: «...ha come
prerogativa esclusiva la nomina a persone che nel campo della loro professione
sappiano distinguersi per l’originale soluzione di problemi di particolare
difficoltà, tenendo ben presenti i valori umani e cristiani».
Nelle scorse edizioni, il “Cavalieri di Barletta” è andato, fra
gli altri, a Boris Eltsin, Eugenio Scalfari, Luigi Coccioli, Carlo Maria
Giulini, Liliana De Curtis, Società Milan Calcio, monsignor Tonino
Bello, arcivescovo di Molfetta.
Nell’anno del Cinquecentenario la rosa del premiati abbraccia il mondo
della politica, dell’imprenditoria, dell’arte, della cultura, dello spettacolo,
della finanza, dell’amministrazione, della scienza. Diventeranno cavalieri:
il presidente europeo Romano Prodi; il Segretario di Stato vaticano Angelo
Sodano; l’imprenditore e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia,
Riccardo Illy; il sindaco di Roma, Walter Veltroni; lo showman Renzo Arbore;
il Rettore Magnifico dell’Università di Bari, Giovanni Girone; l’attore
Lino Banfi; il giocatore di calcio Ciro Ferrara; l’imprenditrice e presidente
della Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda) Wanda
Pàndoli Ferrero; l’imprenditore Stefano Cirillo Farrusi; l’arbitro
di calcio Gianluca Paparesta; Giovanna Botteri, giornalista della Rai;
lo scrittore Andrea Camilleri; il medico “senza frontiere” Gino Strada;
il giornalista e scrittore Gian Antonio Stella; il fotografo e pubblicitario
Oliviero Toscani; il direttore d’orchestra Riccardo Muti; lo scultore bolognese
Luigi Mattei; l’attrice Daniela Poggi; il soprano Katia Ricciarelli; il
conduttore televisivo Pippo Baudo; l’attrice Claudia Koll; gli arcivescovi
Francesco Monterisi e Giovan Battista Pichierri; l’ingegnere Rubens Faria;
il prefetto Nicola Alfino.
La Repubblica
(ed.di Palermo), 26.8.2003
Lo scrittore sarà presente in libreria con diversi titoli. Il
mese prossimo esce il nuovo romanzo storico "La presa di Macallè"
Camilleri superstar di settembre ora parte per la guerra d´Abissinia
Il secondo volume dei Meridiani che raccoglie l´opera omnia
"Il birraio di Preston" apre la collana dedicata ai testi teatrali
scritti assieme a Dipasquale
"Sicuramente questo libro farà discutere per il tema che sviluppo
e per come lo affronto"
Per Andrea Camilleri le vacanze sono finite. Dopo una permanenza di
quasi due mesi a Porto Empedocle, fitta di passeggiate, colazioni al bar
Albanese, autografi e foto con ammiratori impazziti, lo scrittore siciliano
oggi più letto in Europa ha raccolto armi e bagagli e se n´è
ritornato a Roma. «Quando arrivo in Sicilia - disse Camilleri al
suo arrivo - il mio primo pensiero è "tampasiare". Lontano da qualsiasi
preoccupazione, voglio solamente riposarmi e non fare nulla, per potere
così affrontare rinfrancato le fatiche autunnali». E il prossimo
autunno, in effetti, per l´autore del "Re di Girgenti" si annunzia
carico di appuntamenti. Proviamo, dunque, con l´aiuto di Filippo
Lupo, presidente del sito www.vigata.org, a dar conto delle numerose
iniziative, editoriali e non, che più riguardano Andrea Camilleri
in questo scampolo d´estate e nei prossimi mesi, cominciando con
un piccolo salto indietro: domenica sera, infatti, all´ex convento
del Carmine di Marsala, in piazza Carmine, è andato in scena "Vigàta
mon amour - Viaggio con Andrea Camilleri", un recital di brani tratti dai
romanzi dello scrittore di Porto Empedocle. Lorenzo Calamia e Maria Russo
Dixon hanno firmato la sceneggiatura, mentre Guglielmo Lentini (che ha
curato la regia) e Massimo Graffeo hanno interpretato i brani prescelti
con le musiche di Vincenzo Li Causi.
Ma è a settembre che, i fan del padre del commissario Montalbano
potranno fare una vera e propria abbuffata del loro scrittore preferito:
nella prima decade del mese uscirà, per i tipi di Kalòs,
il libro fotografico intitolato La Sicilia di Andrea Camilleri tra Vigàta
e Montelusa, corredato dagli scatti di Giuseppe Leone. In apertura, un´intervista
allo scrittore sui luoghi della sua infanzia e un saggio sul rapporto tra
la Sicilia e la produzione narrativa di Camilleri. Per chi, invece, ha
voglia di rileggere i romanzi storici e i gialli dello scrittore empedoclino
con la lente dei critici e degli studiosi, ecco, per i tipi della Sellerio,
gli "Atti" del convegno Letteratura e storia. Il caso Camilleri, tenutosi
a Palermo nel marzo dello scorso anno. Gli appassionati di teatro, invece,
potranno gustarsi Il birraio di Preston, edito da Arnaldo Lombardi, primo
volume della collana di copioni teatrali editi e inediti "Gioielli discreti",
curata dal regista Giuseppe Dipasquale. Fra i titoli previsti, anche le
altre due sceneggiature scritte a quattro mani da Dipasquale e Camilleri,
ossia "Troppu trafficu ppi nenti" e "La cattura". In attesa delle nuove
puntate del fortunatissimo sceneggiato televisivo tratto dai gialli di
Camilleri, sempre a settembre uscirà Il commissario Montalbano dalla
penna di Andrea Camilleri al successo Tv (Edizioni Zona), di Annalista
Strano e Alberto Scarpetti, con interviste esclusive a Andrea Camilleri,
Alberto Sironi e Luca Zingaretti.
Alla fine di settembre è previsto il colpo grosso: il nuovo
romanzo storico di Camilleri, intitolato La presa di Macallè (Sellerio
editore). Si tratta di un libro attesissimo, diverso dai romanzi storici
a cui Camilleri ci ha abituati. In questo romanzo lo scrittore siciliano
prova a indagare la dimensione e i meccanismi della violenza, adottando
lo sguardo di un bambino che diventa un assassino. Il romanzo è
ambientato a Vigàta, in pieno periodo fascista, durante la guerra
d´Abissinia. «Quando ho finito di scriverlo e l´ho riletto
- ha svelato l´autore - ho avuto quasi paura: non mi riconoscevo
nelle pagine che avevo scritto. Sicuramente "La presa di Macallè"
farà discutere per il tema che sviluppo e per come lo affronto.
Non si tratta di un libro autobiografico, anche se non posso negare che
nasce da qualcosa che mi porto dentro, da una domanda alla quale cerco
di rispondere nel romanzo: per quale motivo io, all´età di
dieci anni, vivendo in una famiglia certamente non di cultura fascista,
avevo inviato una lettera al Duce nella quale chiedevo di partire volontario
in guerra in Abissinia? Come ero arrivato a una risoluzione del genere?
Ecco, nel mio romanzo ho cercato di dare una risposta a questi inquietanti
interrogativi, inventandomi una storia cruda, per niente consolatoria,
cercando di raccontare come i meccanismi di propaganda dittatoriale possano
trasformare una persona innocente in un assassino. Come reagiranno i miei
lettori? Non glielo so dire».
Per chiudere in bellezza, alla fine di settembre uscirà, per
i tipi di Arnaldo Lombardi, il video-libro per le scuole intitolato Il
cantore di Vigàta: in esso lo scrittore racconta la sua terra, quella
dei suoi personaggi e della sua infanzia. Sempre in autunno sarà
poi trasmesso dalla Rai uno special televisivo su Andrea Camilleri realizzato
da Gaetano Savatteri per conto della Palomar, e dovrebbe avere inizio la
lavorazione dei film tratti dai romanzi storici "Il birraio di Preston",
"La concessione del telefono", "Il re di Girgenti" e "La scomparsa di Patò";
i nuovi episodi del commissario Montalbano saranno prodotti nel 2004, anno
in cui usciranno il secondo dei due volumi dedicati a Camilleri nella collana
"I Meridiani Mondadori", e il nuovo romanzo del commissario più
amato in Italia.
Salvatore Ferlita
La Sicilia, 26.8.2003
Un libro sui luoghi di Andrea Camilleri
E' prevista per il prossimo mese l'uscita di «La Sicilia d Andrea
Camilleri tra Vigata e Montelusa». Si tratta di un libro fotografico,
edito da Kalos, in cui il fotografo Peppino Leone rappresenta la «Vigata
letteraria» (ovvero i luoghi camilleriano reali dell'Agrigento) e
la Vigata televisiva (ovvero i luoghi scelti come set per i telefilm di
Montalbano). Il libro sarà corredato da una intervista ad Andrea
Camilleri sui luoghi «vigatesi» di Salvatore Ferlita, e da
un saggio dello stesso Ferlita sul «rapporto fra la Sicilia e la
produzione letteraria di Andrea Camilleri».
E' invece già arrivato nelle librerie la versione scolastica
di una delle opere più belle di Camilleri che hanno per protagonista
il Commissario Salvo Montalbano, «Il cane di terracotta» che
verrà utilizzato come libro di Narrativa da diverse scuole medie
inferiori italiane e siciliane in particolare.
Il Resto
del Carlino, 27.8.2003
Bologna
Casa dei pensieri, il sapere è qui
Bolognesità innanzi tutto, che per la 'Casa dei pensieri' ha
un respiro internazionale. Non guarderà «al proprio ombelico»
la 13/a rassegna libraria e culturale della Festa nazionale dell'Unità,
ha spiegato Davide Ferrari, presidente della 'Casa dei pensieri' e capogruppo
Ds a Palazzo d'Accursio, presentando ieri alla stampa la lunga kermesse
dal titolo 'Così va il mondo' che da domani al 22 settembre si svolgerà
a Parco Nord. 'La cultura, il romanzo, la poesia dei cinque continenti
a Bologna', titola la brochure del fitto programma. I numeri e le adesioni
di intellettuali, giornalisti, scrittori - 10.000 titoli, 70 incontri e
300 autori invitati - sono la «prova provata del ruolo riconosciuto
alla città sempre al centro dei processi internazionali»,
ha spiegato Gian Mario Anselmi, direttore dell'Istituto Gramsci che ha
promosso la rassegna assieme alla 'Casa dei pensieri'. Gore Vidal, William
Blum, Emmanuel Todd, Zygmunt Bauman, Joachim Fest: sono solo alcuni degli
esponenti stranieri, accanto a italiani come Michele Serra, Edoardo Sanguineti,
Dacia Maraini, Fabio Fazio, Sandro Luporini, Walter Veltroni, Erri De Luca,
Moni Ovadia, Giancarlo Sissa, Andrea Camilleri, Francesco Guccini e molti
altri. Al centro della rassegna 'Orwelliana' (venerdì prossimo,
4 e 15 settembre), l'incontro sull' 'Impero', le libertà e le pubbliche
opinioni e sul ruolo odierno dello scrittore. Non mancherà l'accostamento
azzardato tra due studenti d'eccezione dell'Ateneo bolognese: Francesco
Petrarca e Andrea Pazienza (domenica prossima). La targa a Laura Betti
(10 settembre) e l'omaggio (21 e 22 settembre) a due grandi scrittori francesi:
George Simenon, cui sarà intitolata la targa che Sergio Cofferati
consegnerà ad Andrea Camilleri e Marguerite Yourcenar.
La Sicilia, 29.8.2003
«Blitz» culturale nella biblioteca dell'arcipelago eoliano
È stato in visita a Malfa il generale Carlo Gualdi comandante
dei carabinieri della Regione Sicilia
Malfa. Il gen. Carlo Gualdi, comandante della Regione Carabinieri
Sicilia, nell'ambito dell'operazione «Vacanze tranquille»,
ha visitato le isole Eolie ed ha effettuato controlli e servizi d'istituto
nelle caserme di Panarea, Stromboli e Salina. In questa ultima isola ha
prolungato il suo soggiorno ed ha visitato i luoghi più caratteristici,
ivi compresi i musei di Lingua e di Malfa (etnoantropologico e dell'emigrazione).
Inoltre, si è soffermato nella biblioteca comunale di Malfa (nella
foto il generale è seduto), dove ha potuto ammirare l'esposizione
delle opere pittoriche di Paola Di Giorgio, dal titolo: «Figure incantate
e dolci strappi d'immagini», i quadri dell'annessa pinacoteca donati
da artisti italiani e stranieri e foto della raccolta «Vi racconto
le isole Eolie». Il gen. Gualdi, accompagnato dalla moglie Federica,
da Gisella Fruscia di Catania (il padre è stato colonnello dei Cc
a Messina) e dal maresciallo Andrea Scarpino, comandante della Stazione
dei carabinieri di S. Marina Salina), ha donato alla biblioteca il volume
«Obiettivamente, i Carabinieri e la Sicilia nella fotografia d'autore»
di Letizia Battaglia, Giuseppe Leone, Melo Minnella, Letterio Pomara e
Shobha. L'opera è stata pubblicata recentemente a cura della Presidenza
della Regione, dell'Ars, dell'assessorato regionale ai Beni culturali,
della Soprintendenza di Palermo e del Comando Regione Carabinieri della
Sicilia, sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Il libro
è integrato da saggi introduttivi di Andrea Camilleri, Dacia Maraini
e Ferdinando Scianna.
Antonio Brundu
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