a
cura di Enrico Deaglio
Salvo Montalbano, commissario di polizia nell'immaginaria cittadina
di Vigata, a due passi dal capoluogo di provincia Montelusa, è
oggi il detective più famoso d'Italia. Lo leggono in milioni nei
libretti blu della "Memoria" di Elvira Sellerio, lo guardano
in milioni sulla Rai. Suo padre è Andrea Camilleri, 75 anni. L'ha
costruito impastando il suo luogo di nascita (Vigata è Porto Empedocle,
Montelusa è Agrigento) e immergendolo in fatti quotidiani tanto
moderni quanto antichi. Montalbano vive da solo in una casa sul mare,
ha un'eterna fidanzata a Genova, una donna del posto (cui ha arrestato
il figlio) gli lascia in frigorifero polipetti, caponate, cannoli. Intorno
a lui delitti: per soldi, per mafia vecchia e nuova; depistaggi e ipocrisie,
piccole viltà di funzionari, una Questura scassata. E un linguaggio
nuovo nella narrativa: Camilleri scrive mischiando dialetto e italiano,
l'idioma di un ceto medio e di un popolo che con le parole, i costrutti
delle frasi, i silenzi riflette sottomissioni, diffidenze, arguzie con
le quali i lettori si identificano, a tutte le latitudini. Io ora parlo fuori dai denti:
Se io fossi un credente vero - non di quelli che solo vanno a messa -
di quei credenti che sono perfettamente convinti della loro fede, io di
Berlusconi direi che è il male, con la emme maiuscola (anche se
lui non lo sa). Cercherò di spiegare questa affermazione per evitare
di passare per una sorta di fra Gerolamo Savonarola. Allora, ora ti parlo delle
mie disillusioni. Cominciarono da ragazzino. Io nasco fascista, figlio
di fascisti, credo nel fascismo e, devo dire - piuttosto in anticipo sulla
mia età, e assolutamente isolato - mi incomincio a rendere conto
che c'è qualcosa che non funziona. Perché ho la fortuna
di essere figlio unico e malaticcio, il che mi consente di stare lunghe
ore a casa, prendere i libri di mio padre e leggerli. E' così che
nel 1941 mi capitò tra le mani, per esempio, La condizione umana
di Malraux. Io venni nottetempo assalito dalla febbre. Innanzitutto mi
si rivelarono delle cose straordinarie, per esempio che i comunisti erano
delle persone normali e non dei lupi mannari come si era fatto credere
e credevo, ne ero convinto. E poi leggevo molto, soprattutto, quello che
erano i giornali giovanili fascisti, i giornali dei Guf, che avevano una
loro utopica visione del fascismo, e infatti ci rimisero tutti la pelle,
più per disillusione che per altro. Allora, le pietruzze. Prima
parlavamo di pietruzze che possono ostacolare la discesa. Queste pietruzze
le possono solo mettere gli italiani col voto. Nel
1949, io ero qui a Roma e avevamo un capo mafioso molto forte nell'agrigentino,
u zu' Cola Gentile. Era un uomo molto distinto, molto ironico, scrisse
un libro Vita da gangster, bellissimo, e lo scrisse con Felice Chilanti.
Gli americani lo paracadutarono in Sicilia per prepare lo sbarco. Arrivati
gli alleati in sicilia, lui riprese il potere che aveva sempre avuto.
Io mi trovai ad avere un lunghissimo colloquio con lui, con Zu' Cola,
durato un pomeriggio. Ero giovanissimo. Zu' Cola era stato mandato al
confino per una faccenda che riguardava il bandito Giuliano, del quale
lui era acerrimo nemico. Il problema di Berlusconi,
quando lui dice: nessuno mi può comprare, perché parla di
soldi naturalmente, non è che sta parlando di altro: ce ne ho tanti,
che nessuno mi può comprare. Il rischio di Berlusconi non è
che qualcuno lo compri, è che continui a comprare. Non ha limiti
questo. Io mi sono inventato una favola, nella quale gli si presenta una
notte il Padreterno con il triangolo sopra, cioè molti riconoscibile,
e gli dice: guarda io sono venuto qui perché mi è arrivata
voce della tua smania di grandezza, che mi dicono essere smisurata, allora
io ti vorrei spiegare che non sei nessuno. Cioè, praticamente,
anche se tu comprassi tutta intera la galassia, non saresti nessuno, ai
miei occhi. Ti faccio un esempio. Fai conto che io abbia una meravigliosa
collezione di bottiglie di champagne. Ogni tanto ne stappo una e voi uomini
dite: big bang! Invece è solo il tappo della bottiglia che è
saltato. Poi lo verso nel bicchiere. Hai presente le bollicine? Quelle
sono le Nove, le stelle, tutto questo. Tu sei dentro questo bicchiere,
quando sei venuto nella mia coppa di champagne.
A cura di Enrico Deaglio
Una conversazione con lo scrittore più amato dagli italiani
Se vince lui, ma forse no
- Al commissario Montalbano,
se vince Berlusconi, che succederebbe?
- Oh, niente. Un trasferimento d'ufficio. Gli dicono: senta, lei è
arrivato in età di pensione, in polizia a 50 sono già vecchi.
- E lui che fa?
- Se ne va in pensione, che deve fare?
- Scrive un libro?
- No, non ne può scrivere libri Montalbano, perché scriverebbe
dei gialli e i gialli non sono un genere molto apprezzato dagli studiosi.
Se ne va a Genova, tranquillo... E domani, se rubano dei soldi al macellaio,
lui può vedere chi ha rubato i soldi al macellaio... Ma perché
non deve avere una serena fine di pensionato, come ce l'ha il 99 per cento
degli italiani?
- Si candiderebbe alle elezioni?
- Non sa parlare in pubblico, quindi... Però a Vigata gli farebbero
una cerimonia d'addio molto bella. Gli regalerebbero un orologio d'oro,
cose così.
Il suo prossimo libro (450 pagine in uscita da Sellerio ad aprile) è
quello a cui tiene di più: Il re di Girgenti, un romanzo ambientato
nella Sicilia tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. E il
linguaggio, questa volta, sarà quello dei contadini di allora.
Andrea Camilleri vive da cinquant'anni a Roma, dove ha lavorato curando
per la Rai prosa e teatro. Ha sempre scritto e ancora si diverte a scrivere.
L'essere diventato il best seller italiano non gli ha cambiato la vita
o il carattere: un alto gentiluomo del Sud, con una sigaretta sempre accesa,
che sorseggia birra, ma i manicaretti li lascia, con rimpianto, a Montalbano.
L'Ulivo gli ha chiesto di candidarsi ad Agrigento e Camilleri ha rinunciato,
"ma solo per l'età". Quando Diario gli ha chiesto di
parlare di elezioni e di Berlusconi ha risposto: "Sì, questa
cosa la voglio proprio fare". Ne è venuto fuori questo lungo
"ragionamento", a voce piana, in cui i vari temi sono preceduti
da un "Allora..." seguito da una pausa. Dove "allora"
significa "dunque", "perciò", "dove eravamo
rimasti". In breve, il gusto della conversazione. E, se pensate che
un autore di best seller debba, per logiche di mercato accontentare tutti,
con Camilleri scoprirete che non sempre è così.
Allora... Ma sai che una domanda simile me l'hanno fatta davvero. Una
linea internet, di quelle che ti fanno le domande. Ho ricevuto 200 domande,
ne hanno isolate dieci e le hanno fatte votare. A un certo punto un cornuto
mi ha chiesto: se ci fossero le elezioni a Vigata, il commissario Montalbano
voterebbe Rotarelli, il bello dei belli, o Paperon Sbruffoni? Io risposi:
voterebbe Rotarelli, è questo il voto di Montalbano, è bene
che lo sappiate tutti. Chiaro e tranquillo. Io so di avere molti lettori,
ma so che non sono lettori di sinistra. Per esempio, quando ho vinto il
premio Flaiano, a Pescara, e la votazione era pubblica sui cinque finalisti,
era uscita l'intervista sull'Espresso in cui avevo detto come la pensavo,
una signora mi fece: "Io voto per lei stasera ma che dispiacere che
mi ha dato ...". Sanno che Montalbano è di sinistra, ma per
loro è un gioco, quindi possono anche leggerlo.....Veramente, se
non riesci a penetrare in loro attraverso una letteratura che è
(o che viene accusata da altri ) di disimpegno, e quindi più accessibile,
se io non riesco nemmeno così, allora figurati gli scrittori impegnati...
Veramente, è l'ultima delusione: non riuscire, credo, a spostare
di un voto uno solo dei miei lettori. Cinque milioni ne ho, e non ne sposto
uno, ne sono convinto. Ci fu la mia cara e amata scrittrice, Susanna Tamaro,
che disse, una volta: "Io sposto un milione di voti". Non sposti
niente, neanche quelli di casa tua.
La televisione, invece li sposta perché lo vedi. Leggere è
sempre un diaframma, ascoltare e vedere non ha diaframma. Dicono che la
presenza non conta, balle. La mia presenza al Maurizio Costanzo Show ha
fatto alzare le vendite, e si vedeva, era un fatto di mercato. Poi quando
glielo ho detto in trasmissione a Costanzo, lui ha detto quando una cosa
vale, vale... Eh, no.
Io Berlusconi l'ho preso come oggetto di alcune favole, altre cinque ora
spuntano su Micromega. Però per raccontarlo ci vuole un grandissimo
scrittore. Un grande romanzo... Ascesa e caduta, lo farei molto volentieri.
Come me lo immagino? Non realistico, no... E' un po' come il Re di Girgenti,
che leggerai. C'è questa sorta di ventata di fiamma.... E' terribile
che un uomo ovvio, perché è un uomo ovvio, riesca dannatamente
bene a spacciare questa ovvietà per acutezza, novità, originalità...
Bisognerebbe lavorare su una teoria, una teoria in cui credo: che il saper
fare affari, saper essere grandi bancheri è inversamente proporzionale
al livello dell'intelligenza. Calvi era uno stupido, Sindona non ne parliamo,
era un traffichino.. Quindi, non bisogna ammirarli, sono individui dotati
di una certa rabdomantica capacità di vedere dove fare i soldi,
quindi sono uomini da niente. Lui potrà dire: io ho fatto Milano
2, ho fatto le televisioni, ma questo non significa niente: è comprare
delle cose, o fabbricarle. Piuttosto mi viene in mente una bella poesia
dell'abate Meli, in dialetto siciliano. C'è una lumaca con i suoi
occhi a canocchiale, c'è un'altra lumaca vicino e vedono un bacello
vuoto, che preso dal vento sale sale sale. Lo sai perché sale così,
spiega? Perché è "vacante", è vuoto, e
ha il vento a favore...
E non mi ispira neppure Marcello Dell'Utri . E' un grandissimo bibliofilo,
stimato, ha aperto la sua biblioteca ai milanesi, non ha il vizio dei
collezionisti che conservano per sé, è un uomo generoso...
Parlava con Sciascia anche di libri antichi e rari. Non ho nulla da dire
su Marcello Dell'Utri, non ho letto le pagine dei processi che lo riguardano,
che non è una letteratura che mi affascini... E basta. Su di lui
si parla e si sussurra molto, ma è sempre un eurodeputato, no?
Nel pieno esercizio dei suoi poteri, non vedo perché io debba dire
qualche cosa su di lui. Neanche, se è per questo, su Cesare Previsti,
persona che non ho il bene di conoscere. Sì, lui ogni tanto fa
dichiarazioni avventate, perché non è siciliano. "Non
faremo prigionieri", cose così. Marcello Dell'Utri non lo
direbbe mai, perché è siciliano.
Guarda, in generale io penso che su queste votazioni non ci sia nessun
mistero, nessun giallo. C'è casomai un'incertezza sull'esito delle
votazioni, perché quando si grida troppo alla facilità della
discesa, magari poi c'è qualche pietra di inciampo. E uno se lo
può anche augurare.
Io credo di avere espresso chiarissimamente come la penso. Allora ho fatto,
per esempio, un piccolo spot per Rutelli, che lui ha messo sul suo treno,
soprattutto quand'era in Sicilia. Io ho detto questo agli agrigentini:
cercate di salire su questo treno di Rutelli, vediamo se ci porta fuori
da questo tunnel di illegalità, di abusivismo. Il sindaco Sodano
si è arrabbiato e ha fatto un comunicato Ansa: "Camilleri
da troppo tempo non vive in Sicilia, tutti vedono che la valle dei Templi
è una bellezza, non c'è niente di abusivo, due o tre casette..."
Intanto, per abuso, hanno messo i sigilli alla casa di sua suocera, che
poi è sua. Conclusione, si sono arrestati i lavori di demolizione.
Le ruspe non ci sono più, si sono ritirate in buon ordine. Questo
è un bellissimo segno di come vanno le cose da noi, in Italia.
E questo è un segno che porta di nuovo ad avere la maggioranza
assoluta di Forza Italia giù, perché dicono: ce lo vedete,
non ce la fanno...
Poi ho avuto l'onore, lo dico sinceramente, di avere richiesta la firma
a questo manifesto di Bobbio e Galante Garrone. L'ho firmato sentendomi
onorato, non solo condividendo tutto quello che c'è dentro, ma
perchè sono convinto di quanto ebbe a scrivere Bobbio qualche tempo
fa, quando venne accusato in qualche modo di essere politicamente scorretto.
Ora, probabilmente è una applicazione americana di quello che è
il "politicamente corretto", ma dal momento che noi si è
sempre stati politicamente scorretti, dai tempi di Giolitti e Crispi a
chi si vuole, - credo che il nostro modo di fare politica abbia questa
assoluta originalità della scorrettezza totale - questo appunto
mi sembra inapplicabile. Io l'appello l'ho trovato correttissimo come
avviso ai naviganti per il pericolo Berlusconi.
Parliamo di esperienza. Allora, se c'è un fosso, tu cerchi di evitarlo,
questo non fa parte della storia o della cronaca, fa parte del normale
modo di procedere di un individuo. Ora, noi non l'abbiamo già passata
questa esperienza? O mi sbaglio? L'abbiamo già passata, con tutte
le conseguenze che si sono avute. Oggi possono venirmi a dire: sì,
ma dove te la vedi? Mussolini ci ha portato alla guerra, dove te la vedi,
una guerra? Loro pensano che la guerra sia una guerra che si combatte
solo con le armi. In realtà le guerre non si combattono più
con le armi, le guerre sono guerre economiche, e si esce con le ossa rotte
come dopo un bombardamento, se si vuole, bisogna ricostruire. Ecco, questo
è possibile. Quando ci dicono: "Noi siamo fuori dall'Europa
se c'è un governo Berlusconi" non è un fatto propagandistico,
a mio avviso. Perché i casi sono due: o Berlusconi fa quello che
ha promesso e allora siamo automaticamente fuori dall'Europa, su questo
non c'è dubbio. Non è possibile. Oppure lui non mantiene
le promesse che ha fatto ai suoi elettori. In questo caso restiamo in
Europa: ma lui, resta al potere?
Perché chi fa delle promesse di questo tipo: abbassare le tasse,
aumentare le pensioni - e la metà degli italiani ci crede - siamo
in una situazione grave. ..Io non auguro a nessun uomo di governo di andare
incontro alla disillusione degli italiani. La disillusione degli italiani
è un fuoco a presa rapida. E' una miccia corta, si accende, esplode
ed è finita. Ne usciamo tutti un po' bruciacchiati.
Penso che abbia buone probabilità di vittoria. Il problema nostro
oggi come oggi è che si deve ridurre la forbice, di chiuderla in
qualche modo. Se questa forbice si richiude e lui non ha questi 130 deputati
in più che deve avere, dovrà fare delle concessioni alle
sue frange estreme, che saranno molto dure. Che cosa darà a Bossi?
Tanto per parlare di politica vera. E quindi è un altro rischio,
non so. Io a un certo punto mi auguro che lui possa governare tranquillamente
e vedere dove va a finire la faccenda. Non lo diceva Mao - se si può
ancora citare senza... - vediamo questo gran bel casino, inevitabile di
sicuro - ci rimetteremo tutti qualche cosa - però finalmente questo
finto mito forse sparirà.
Sai perché la gente non vuole credere all'origine della sua ricchezza
e a tutte le storie di corruzione? Perché se l'è cavata.
Se lui fosse andato a finire veramente dentro, allora la gente avrebbe
detto: allora, vedi che era uno che..., insomma, va'. Ma se l'è
cavata. E quindi è doppiamente ammirato. L'italiano, per sua natura,
è quello che mette la macchina in quarta fila e s'incazza se il
vigile gli dà la multa. L'italiano è un anarchico, fondamentalmente,
e quindi vuole fare i comodi suoi. Come sta facendo Berlusconi, magari
con l'appoggio di qualche politico di parte avversa che per fini suoi
politici gli spiana la strada o non lo combatte: perché, tirare
in ballo oggi il conflitto di interessi è una cosa oscena, perché
si sa benissimo che lui potrà dire domani in televisione: io cedo
tutto, tanto poi la cosa non passa. Lui ha fatto il bel gesto, e noi della
sinistra gli abbiamo offerto la possibilità di farlo. Avevamo cinque
anni, invece per giochetti politici più o meno chiari, questo problema
non è stato sollevato...
Il fatto è ,ora, che esiste gente che non va più a votare.
Va bene che noi eravamo partiti con la politica "arrapati",
cioè se non raggiungevamo l'ottanta per cento entravamo in crisi,
mentre tante democrazie ci spiegano che non c'è bisogno di arrivare
a questi alti livelli di partecipazione al voto. Ma da noi la non partecipazione
al voto assume un significato diverso da altri Paesi: è il distacco
tra questa specie di polmone artificiale che sono il Parlamento e il Senato,
polmone artificiale dove loro vivono e hanno contatto con i loro elettori
settoriali, corporativi, chiamali come vuoi, che non rispecchiano più
la realtà italiana, e su questo non c'è il minimo dubbio.
Per questo da noi c'è questo grosso partito dell' astensionismo;
e se io fossi politico dovrei mettermi il problema davanti. Se io pubblico
un romanzo, in genere ne tiro 250 mila copie, e di uno ne vendo 50 mila,
io mi pongo il problema: che m'è successo? Poi, posso continuare
a vendere 50mila copie, oppure posso tentare di riguadagnare le copie
perdute. Però il problema me lo pongo, loro non se lo pongono.
Non se lo pongono perché gli va bene così. Vedi, il manifesto
Bobbio è rivolto proprio a questa gente che non voterà,
invogliandoli a votare. Questo è. E a me fa molto divertire, perché
una volta eravamo noi - il Pci - che andavamo a votare inquadrati per
tre e gli altri non votavano. Ora (ride) sono loro che vanno a votare
e siamo noi che dobbiamo pregare di andare a votare. Questo accade perché
la gente non ne vuole più sentire parlare di una politica così...
Guarda, adesso come si parla del problema del Nord. Ma il Nord, non è
sempre stato un problema? Io non vorrei sembrare eccessivo, ma dal Nord
c'è sempre arrivato tutto, anche Benito. E' sempre arrivato tutto
da lì. Arriva il pro e il contro, sempre dal Nord arriva. E' il
Nord il grande motore italiano. Ed è un motore che in questo momento
ha preso la strada a destra, un motore che si basa su una benziana locale,
industria locale... C'è un sistema fiscale che scoraggia, irrita
soprattutto i cittadini italiani. Quando Bassanini mi viene a contare
che è riusciuto a eliminare mille leggi, senza che nessuno l'avesse
rilevato in Italia, vuol dire che c'erano, è spaventoso tutto questo.
Allora, un fisco che ha aggiunto alla camurria di dover pagare le tasse
l'allegria delle cartelle pazze, ho visto anch'io che pesa: sai, fin quando
io ero un anziano pensionato, dicevo mannaggia quante tasse. Adesso che
sono passato ad essere un signore con dei soldi, a guadagnare coi diritti
di autore, mi rendo conto di cosa vuol dire aver lo Stato come socio al
50 per cento, eh. E quindi si può anche capire un certo disagio
di chi produce e dice chi me lo fa fare, io me ne vado all'estero... Davanti
ai politici che non prendono queste riforme, a questo punto forse è
meglio quelli con i quali puoi trattare, capisci? Con questi tratti, perché
il loro capo supremo ha dimostrato che si può trattare.
Non parlo del male dal punto di vista della sua ricchezza perché
al concetto cattolico preferisco il concetto weberiano del protestantesimo,
che, insomma, non è un disonore guadagnarsi il pane e farsi i soldi.
Su questo siamo perfettamente d'accordo. E non è neanche che mi
indigni il come li abbia fatti questi soldi e che ci sono dei momenti
oscuri. E' come li ha impiegati che mi dà fastidio.
Allora, io non ho niente da dire all'avvocato Agnelli. Non gli dicevo
niente neanche quando ero comunista fervente, perché faceva il
suo mestiere e a differenza di altri lo faceva con la signorilità
che lo ha sempre contraddistinto. Su questo non ci piove. Era un tipo
di padrone che si poteva combattere, rispettandolo, e ce lo insegnava,
questo, quei meravigliosi tempi in cui c'erano Angelo Costa da una parte
e Giuseppe Di Vittorio dall'altra.
Guarda io sono sicuro che anche oggi Agnelli, metti caso che dovesse decidere
il suo voto, lui non appoggia Berlusconi, io mi gioco tutto quello che
vuoi. Credo che l'avvocato, per la sua storia, non possa avere molta considerazione
per Berlusconi. Voglio vedere: uno c'ha la Fiat, l'altro c'ha le televisioni
e Milano 2. La Fiat rappresenta qualcosa, nel bene e nel male. Canale
5 non credo che abbia rappresentato qualcosa di così fondamentale
per l'Italia.
Ma ora: in che modo Berlusconi ha impiegato questi soldi? Lui ha impiegato
questi soldi nella televisione nel modo peggiore. A lui non l'ha mai sfiorato
il pensiero che la televisione potesse essere un'altra cosa da quella
che lui fa. Lui ha ripreso un heri dicebamus. Cioè a dire: quando
la televisione è venuta fuori, tutti gli intellettuali, quelli
di sinistra o no, la rinnegavano. L'altro giorno leggevo una pagina di
Masolino D'Amico che parlava di suo padre Lele, da me ben conosciuto,
che diceva: la televisione, per favore, no. Ma non era solo Lele, era
la poisizione in genere degli intellettuali nei confronti della televisione.
Ma poco a poco la televisione ha dimostrato che anche poteva essere un'altra
cosa, e l'ha dimostrato con le inchieste, con le tribune politiche, con
le discussioni, con la prosa, per esempio. Quando io curavo la prosa e
arrivavo a due milioni di ascolti, toccavo il cielo col dito. Ed era vero,
perché in un anno, quante persone vanno a teatro in iItalia, mentre
io in una sera beccavo questa enorme quantità? Il tutto fatto senza
il programma della "elevazione culturale", che già subito
ti rompe le palle. Ma nel momento in cui fai Ibsen, e un milione e mezzo
di persone lo guarda, qualche cosa gli resta dentro, percché non
è né un giallo, né una commedia di avventura quindi
vuol dire che stavi ragionando.. Nel momento nel quale la televisione
aveva finalmente un volto, una voce, un segno di identificazione -certo
che faceva delle riviste di varietà - tra l'altro bellissime, perché
il Giardino d'inverno, le gemelle Kessler, Antonello Falqui, erano spettacoli
di gran classe - è arrivato Berlusconi. Berlusconi ha ripreso il
discorso al momento peggiore, come dire, allontanando gli intellettuali.
Non mi venire a dire che si possa guardare il Grande Fratello e discuterne.
Perché allora sono degli snob quelli che lo fanno, gli intellettuali
nostri che si riuniscono e discutono sul Grande Fratello.
Ha abbassato il livello culturale della televisione e quindi dell'Italia.
E qui è successa la cosa che non doveva succedere. Che la Rai,
Radio Televisione Italiana, lo ha seguito su questo terreno. A chi lo
devo addebitare questo? A Berlsuconi, o a chi?
E siccome per me questo abbassamento culturale è la causa di tante
cose, io incolpo proprio lui di questo. Però, quando lo dico, mi
rispondono: "Ci sa fare. E' un grande comunicatore!". A me viene
da ridere, possibile che io sia l'unico mostro in Italia, che mi viene
da ridere quando lo sento parlare? Ma non è possibile! Un grande
comunicatore, ma stiamo scherzando? Non capisco, ma evidentemente c'è
un accecamento voluto dagli dei, da Dio o da chi ne fa le veci.
E poi, senti quell'altra cosa che dicono: "Con tutti i soldi che
ha, perché deve andare a rubare?". E' un concetto spaventoso.
Per converso, per contro: chi non ha soldi è un ladro potenziale,
o mi sbaglio? Tranquillo che è così. Ma non si rendono conto
che li sta offendendo? E' una cosa mostruosa, pensare una cosa del genere.
Io non sono comprabile, nessuno mi può comprare. Ma Bill Gates
a Berlusconi se lo compra, volendo. Se parliamo in questi termini strettamente
di quanto vali e di quanto costi... Ma è quello che vogliono sentirsi
dire. Lui è molto furbo e Giuliano Ferrara sbaglia nel frenarlo,
non deve frenarlo se è amico di Berlusconi, deve lasciarlo in questa
strada. Che questa è quella che gli dà consensi... Lui ha
capito questo, sempre più dirà "sono il migliore di
tutti," perché gli italiani questo vogliono: affidare i loro
soldi e il loro pensiero a uno che glielo amministra e pensa per loro.
Allora, quel filosofo, Lucio Colletti - uno può avere anche una
crisi e passare dal marxismo a Julius Evola, a me non interessa: perché
no? - ma mi chiedo: è vero che ti chiedono una prefazione agli
scritti e ai discorsi del Capo? E' vero che tu gliela fai, è vero
che non te la pubblicano, la prefazione? Non puoi venirmi a dire "ma
tanto me l'hanno pagata". Perché allora sì che sei
berlusconiano, questo è un modo di ragionare berlusconiano. Quando
io parlo così, se ne viene Giuliano Ferrara sul Foglio o qualche
altro e mi dice: ma Camilleri, ma chi glielo fa fare? questo è
un modo di ragionare berlusconiano: non me lo fa fare nessuno.
Ti ho detto delle cinque favole su Berlusconi che ho pubblicato su Micromega.
Mi hanno attirato insulti, gente sdegnata. Allora, c'è uno che
naturalmente si allinea, è Vittorio Sgarbi, dicendo che a lui gli
vengono i crampi di stomaco quando vede il mio nome di fronte ai sacri
nomi di Verga, Pirandello, Bufalino, Sciascia; che non riesce a capire
come uomini di Forza Italia e di An mi stimino, tipo La Russa che nella
biblioteca della Casa delle Libertà ha portato Il birraio di Preston,
cosa che io ho trovato divertentissima, un fatto inatteso... E va avanti,
su Il Giornale, questa prosa melensa, etc.
Allora, mi capita del tutto casualmente un libro di Sgarbi che si chiama
A regola d'arte, dove in una pagina dice che Masaccio lo si può
solo descrivere adoperando la mia prosa così forte e mi cita, dopodiché
dice gli unici due scrittori che possono adoperare il dialetto in Italia,
perché sono portati da un grosso disegno morale, sono Pasolini
e Camilleri. Ma come, un mese dopo che hai pubblicato il libro, su Il
Giornale, per allinearti, scrivi queste cose contro di me? Mi dà
un fastidio, che non puoi averne idea. Di fronte a questi uomini, che
hanno un seguito, perché c'è un sacco di persone che li
seguono, a ma viene un vero e proprio spavento...
Sai, dieci anni, quindici anni di televisione in un certo modo ti riducono
un Paese stupido. Sarò estremista, ma credo sia così.
E poi io penso che non abbiamo mai avuto un tempo per poter ragionare
sulla democrazia.
Avanti, ragioniamo: noi abbiamo fatto l'unità nel 1860. Nel 1922
abbiamo avuto il fascismo, o mi sbaglio? Sono passati 82 anni, manco 100,
e non mi si venga a dire che quella che c'era dopo l'Unità d'Italia
era democrazia. Era quello che era, lasciamo perdere. Ne siamo usciti
e abbiamo avuto 50 anni di Democrazia cristiana, dove c'è stato
insegnato come sopravvivere, col posto sicuro... E parlo dell'Italia,
non parlo della Sicilia, dove le cose si complicarono. Dopodiché
noi abbiamo un Berlusconi. Tu mi devi spiegare dov'è che l'Italia
ha avuto modo di esplicitare una libera democrazia. Da un regime fascista
siamo passati a un regime democristiano. E non mi venga a dire Berlusconi
che siamo passati ad un regime di sinistra, perché un regime di
sinistra non c'è.
Dal punto di vista formale, certo che è una democrazia, non c'è
dubbio. Ma... Nel 1945, quando fecero scempio del corpo di Mussolini,
- un caso di disillusione degli italiani, queste disillusioni violente
- sulla rivista Mercurio, un grande giornalista inglese, Herbert Mattews,
scrisse un articolo che mi è sempre rimasto in mente. Si intitolava
Non l'avete ucciso. Diceva: il fascismo sotto forme diverse, magari di
finta democrazia, ve lo porterete dietro per un centinaio d'anni. Invito
a rileggerlo. E ti dico che siccome l'italiano ama il Mussolini prima
maniera, come avrebbe amato Perón, così ama Berlusconi.
È semplicistico, però purtroppo è così.
Quindi, questa è stata la prima grossa disillusione, che non è
nata con lo scempio della guerra, era già nata prima. Insomma,
io sono nato e cresciuto in Sicilia. Posso dirlo con tranquilla certezza,
che se mi fossi trovato alla stessa età a Firenze, o a Roma, o
al Nord, io non avrei avuto dubbi da che parte stare. Non certo dalla
Repubblica di Salò, e mi fa ancora una sorta di meraviglia come
giovani della mia età, anche colti e preparati, siano passati da
quella parte. È un enigma per me grosso.
Adesso si riparla dei "ragazzi di Salò". Ti voglio dire
che effetto mi fa a 75 anni e che effetto mi avrebbe fatto a 50. A 50
non avrei ragionato sulle "ragioni degli altri". A 75 sì,
cerco di ragionare. Fin quando le spiegazioni sono quelle di una difesa
di una dignità, di un onore, io posso anche capirlo - non giustificarlo
- capirlo. Ma se le ragioni sono ideologiche io non le capisco più,
perché io trovo molto brutto che da qualche tempo a questa parte
si parli di guerra civile. Guerra civile non è quella che è
capitata da noi in Italia. La guerra civile è accaduta in Spagna,
non è accaduta in Italia. La guerra civile avviene perché
le componenti interne di questa guerra, da una parte o dall'altra, sono
tutte della stessa nazione, possono ricevere aiuti esterni, ma noi combattevamo
in prima contro i tedeschi. Combattevamo , hanno combattuto contro i tedeschi
e i loro alleati. Non è una guerra civile, non è una guerra
contro i fascisti, è un'altra cosa. E' una guerra anche contro
quei fascisti che si schierarono con la Repubblica di Salò. Per
me, un tentativo di capire, che posso fare solo in età matura,
da vecchio.
Il revisionismo invece è un'oscenità pura. Per esempio,
Cefalonia, che è stato definito un soviet da un giornale di destra,
che è stata un'offesa mortale per i poveri morti. Ed è stata
una cosa straordinaria, perché quando un esercito,12 mila uomini,
hanno votato su quale decisione prendere. Non è un soviet, perché
rispondevano al loro generale Gandin, che aveva promosso questa sorta
di referendum. Morirono con il generale Gandin. Non è un soviet,
è un esercito meraviglioso che, per la prima volta, come lo spirito
santo, veniva toccato dalla luce della democrazia. Che poi non ne abbiano
parlato, il discorso è assai più complesso. Non credo che
sia solo per dare una prevalenza alla resistenza interna .Credo che sia
entrato un gioco di interessi internazionali, e non voglio fare il dietrologo,
però a Cefalonia sarebbe stato molto difficile l'alibi delle SS.
Le SS sono state uno splendido alibi, perché erano i cattivi. Ma
qui erano Alpenjager, non erano i cattivi di turno, era l'esercito tedesco.
Allora: conveniva sollevare una grana di questo tipo nel momento in cui
la Germania si riprendeva ed era proprio la nostra estrema difesa contro
il comuniusmo dell'est, etc.etc? Sorvoliamo... Ma hanno sorvolato sempre,
non solo noi italiani. Le fosse di Katyn sono state attribuite ai tedeschi
e poi si è scoperto che erano stati i sovietici.
Allora, questo revisionismo. Prima di tutto vediamo da chi viene fatto.
Viene fatto da storici schierati, cioè a dire, è inutile
negare che questi storici vanno a votare schierandosi. Siamo d'accordo,
su questo? La figura dello storico oggi in Italia è un po' come
la ricerca dell'Araba Fenice o dell'editore puro, no? La stessa cosa.
Il povero De Felice, uomo di sinistra, ha scritto su Mussolini delle verità
sgradite e sgradevoleli - "il consenso di massa", spaventoso
- e bisogna aggiungere che erano anche anni del consenso internazionale,
perché i messaggi a Mussolini - non a Hitler, Hitler ne ha avuti
di meno, l'hanno capito subito di che razza era - ma i consensi a Mussolini
c'erano, eccome. Secondo me, il problema dei revisionisti è fare
ritornare quegli anni, gli anni del consenso passivo, cioè a dire:
allora il consenso era attivo, oggi sono gli anni del consenso passivo:
cioè a dire, accettare sotto luce positiva quello che era un angolo
buio e negativo della nostra storia. Questo premette tante cose. Permette,
per esempio, di vivere in pace, permette di avere una sorta di tranquillità
psicologica che tuo padre, tuo nonno, l'Italia... che il sentimento nazionale
sia pulito. Sono stati risciacquati i panni. Possiamo indossare una biancheria,
che possiede qua e là qualche macchia, ma che è pulita.
Questo aiuta molto la destra. Levare di mezzo ogni problematica, levare
di mezzo ogni dialettica, offre un terreno di tranquillità enorme.
Si forma una palude dentro la quale, in fondo, nessuno corre.
Allora, il concetto di patria, dell'essere italiani. Io mi sono sempre
sentito italiano. E non è una cosa dell'ultima ora. Mi sono anche
vergognato di sentirmi italiano in questo modo, all'estero per esempio...
Però non sapevo che farci. Una volta ho scritto un articolo, quando
Bossi cominciò a fare i gazebo per le votazioni e che per me era
veramente un tentativo di secessione, molto brutto. Anche perché
venivo da un'esperienza molto brutta. Sapevo. Noi avevamo già pagato
all'imbecillità con il separatismo siciliano ed era stata un'esperienza
che ti raccomando, e lì i morti c'erano sul serio. Il mio articolo
poteva apparire retorico: dissi che tra i caduti della guerra 15-18, ci
sono il fratello di mio padre e il fratello di mia madre, messi lì,
sotto il monumento. Però di uno si trovò il corpo e dell'altro,
Peppino, medaglia d'argento, non si trovò mai il corpo. Ecco, io
auguravo a mio zio, morto, di non trovarsi vicino ad uno di questi gazebo,
sottoterra, perché, poveraccio, non era partito volontario, aveva
22 anni, faceva lo studente, si doveva laureare, era partito dalla Sicilia
per difendere l'Italia. E non se lo merita di avere un gazebo antiitaliano.
Sarà retorica, sarà tutto quello che volete, ma la situazione
è questa. Anche perché non aveva voglia di andare a morire
a difendere la patria, c'è andato, lo hanno chiamato, c'è
rimasto. Io vorrei che si studiasse nelle scuole, per esempio - e questo
va tutto a discapito di Galli della Loggia, che sostiene la "morte
della patria" - un bellissimo articolo di Vittorio Gorresio di quando
il povero De Gasperi andò a Parigi, nel 1947, ed eravamo una nazione
vinta che cercava di spiegare le sue ragioni. Che cosa è stata
la nottata prima che De Gasperi pronunciasse questo discorso, nel gelo
generale, come documentano i giornali dell'epoca. Tutta la notte passarono
Togliatti, Nenni, De Gasperi, Sforza, a limare questo discorso. Allora,
quando Togliatti, il capo dei comunisti , diceva "la virgola la spostiamo
da qui" tirando fuori il suo essere professore, lavorava per la patria,
o a che cavolo stava lavorando? Quando De Gasperi dice: "Sento che
tutto in quest'aula, tranne le vostra personale cortesia è contro
di me e ciò che rappresento", cazzo!, dico: ma studiatevelo
a scuola. E studiamoci che cosa c'è dietro questo discorso. Non
lavoravano per la patria? Non ho manifestato per Trieste italiana pur
essendo comunista? Questa è la patria per me. La patria vista da
destra, non lo so. Anche perché non li vedo tornare a vecchie manifestazioni
esteriori di patriottismo, ma probabilmente è un sentimento meno
intimo di quanto lo abbia io. Io credo che sia più profondo il
mio, perché ne parliamo quasi sottovoce, il che dimostra l'importanza
che diamo a questa parola. C'è pudore, certo.
Per esempio, io mi augurerei che per un seguito di circostanze, per esempio,
la giustizia non facesse il suo corso. Adesso, in questi due mesi. Io
non credo alla giustizia guidata. Ma quando mai! Sono istruttorie partite
molto tempo fa. Ma io mi augurerei che non gli capitasse niente, perché
gioca tutto a suo favore: "vedi cosa gli fanno pur di non farlo andare
al potere". Quindi se si potesse in qualche modo ritardare, perché
tanto la giustizia è lenta, che si dica dopo, magari quando lui
è presidente del Consiglio,... Lui è già al potere,
non l'abbiamo ostacolato con questi sistemi.
E non vorrei che fosse ostacolato da quello che si comincia a dire da
qualche parte, che sta "dando i numeri". Per me li sta dando,
ma comunque sia... Se poi, dopo che ha vinto, gli devono mettere, nella
sua progressiva mania di grandezza, una camica di forza, gliela mettano.
Ma dopo, non prima.
Io vorrei che fossero gli italiani a rendersi conto che devono per forza
mettergli qualche pietruzza perché è così dilagante
la cosa... Ma per far questo bisogna non più parlare in termini
di politica, ma di uomini. Gli uomini politici del centro sinistra, devono
parlare al cittadino, all'uomo, al cugino, all'amico, al fratello, fare
i discorsi del caminetto che faceva Roosevelt. Questo può avere
un senso.
Ti dico, ragiona su questo, in termini chiari, semplici. Io ce l'ho uno
che vota per il centro destra. L'altra sera mi ha detto: sai che mi hai
quasi convinto? Sccome è una persona molto attaccata al denaro
gli ho detto: vedi, lui dice che ti leva le tasse. Io ho sentito, accompagnando
mia moglie al mercato una vecchietta che diceva che se sale Berlusconi
mi aumenta la pensione di 300 mila lire al mese, questo è quello
che credono. Tanto vale che non lo metta in atto. Gli ho detto: vedi,
ti rendi conto di quello che comincia a dire Tremonti, che c'è
un buco di 30 mila miliardi e che devono fare la manovra aggiuntiva? Ti
rendi conto che è tutto falso? Questa cosa è fatta esclusivamente
per fare la marcia indietro su ciò che ti avevano detto sui primi
cento giorni. E' bastato questo, perché su quello stava il suo
interesse. Allora, Rutelli dovrebbe dire: questa sera parlo a voi che
pensate che pagherete meno tasse e vi dimostro che non ne potete pagare
di meno. Tranquillamente, senza parlare di Berlusconi, parlare del nuovo
governo, di che cosa intende fare.
Perché poi noi abbbiamo una cosa: quanti sono gli operai che votano
Forza Italia? La quasi totalità, nel Nord. Un giorno erano nostri
e ora e non lo sono più, perché? Possibile che un partito
grosso come i Ds non abbia una spiegazione? Io mi sono informato in questo
senso - ha delle cose generiche, come posso averle io. Allora vediamo
che parole si possono dire a questi, non parole di politica, ma di persone
sulla stessa barca e dire quello che può significare il levare
il tappo che c'è in ogni barca e fare entrare l'acqua dentro. È
una cosa terribile, quando succede. Io non sono un politico, è
solo quello che penserei di fare se lo fossi.
Rutelli deve imparare ad entrare nella testa delle persone, se non nel
cuore. Rinunciare alla laurea, rinunciare a tutto, alla lingua italiana.
Rutelli, più dei consulenti americani, si deve trovare, che so,
un contadino romano che forse gli sa dire le parole giuste. Non è
parlare alla gente che è già orientata, perché tanto
non riuscirai a portare via due voti a Berlusconi, il problema è
parlare a quel 36 per cento che sono indecisi. Come si fanno le ricerche
di mercato: a chi li devo vendere questi fazzoletti? Prima di tutto alla
gente raffreddata, poi si vede gli altri...
Allora, ragioniamo. Cosa succederà dopo che è passato
Berlusconi?
Sarà come l'Italia del 1946. Che è stata bellissima. Ci
sarebbe meno disagio giovanile, ci sarebbe anche meno disagio senile.
Perché, tu pensi che io non avverta il disagio senile di questa
situazione? Ricostruiremo una bella Italia. Si deve ricostruire, dopo
che è passato lui, o no? O sono pazzo? Economicamente dovremo ricostruire,
se ne andranno via un po' di motorini e automobili, ci rivolteremo i vestiti...
Non è pasolianiano, tutto questo, credo che sia una realtà
che dobbiamo affrontare, se vogliamo restare dentro il mercato europeo,
dentro situazioni di questo tipo. Io penso che l'incognita vera, grossa
che stiamo vivendo oggi siano il Giappone e gli Stati Uniti, c'è
un rischio di recessione che te lo stando dicendo in tutte le lettere,
il Giappone è proprio sull'orlo. E se siamo nella globalizzazione,
anche non volendo, non apprezzandola, appena quelli traballano, noi andiamo
giù. E questo non me lo auguro. Se una vittoria di Berlusconi dovesse
coincidere con una caduta generale dei mercati sarebbero tempi duri, e
per noi. Proprio di brutto.
Perché lui, scusa, che potrebbe fare? Niente. E poi ho sempre la
paura della gente che va sopra il pentagramma, come sta andando lui in
questi giorni. Guarda, questi che hanno molti soldi, sia che si chiamino
Bokassa, sia che si chiamino in altri modi più civili, tagliano
sempre la corda, "telano" come dicono i romani.
Se l'Europa ci darà una mano? No, questa è una rogna che
dovremmo grattarci da soli. L'Europa sarà ben felice che noi ci
troviamo una rogna da grattare. Perché io non ci credo a questa
Europa, io sono rimasto, mi dispiace, al manifesto di Ventotene. Molto
arretrato, quindi. Dicono: un'Europa degli ideali non l'avremmo mai fatta,
prendiamo i cittadini europei per le tasche. Va bene, fate bene, però
non mi riguarda. Se voi pensate che dalle tasche si possa poi passare
ai sentimenti, al cuore alla ragione, mi dispiace, è un processo,
secondo me, sbagliato.
No, ci faranno fuori dall'Europa.
Mi disse: "Duttureddu, se io entro qua dentro, vossia insacchetta
una pistola, me la punta, io sono disarmato, mi dice: cola gentile, inginocchiati.
io che faccio, mi inginocchio. Questo non significa che vossia è
un mafioso, perché ha fatto inginocchiare Cola Gentile. vossia
è un cretino con una pistola in mano. Vengo io, Nicola Gentile,
disarmato qui dentro. E lei è disarmato. Io le dico: Duttureddu,
guardi, io mi trovo in una situazione. Devo chiederle di inginocchiarsi.
Lei dice: ma perché? Duttureddu, glielo spiego. E glielo spiego
e riesco a persuaderlo che vossia si deve inginocchiare. Vossia si è
inginocchiato, io sono un mafioso. Se vossia si rifiuta di inginocchiarsi,
io le devo sparare, ma non è che ho vinto: ho perso, duttureddu".
Capito? Vuol dire che io non sono risucito a convincerla del bene comune
che era l'inginocchiarsi: per me che glielo chiedo, per gli amici che
mi hanno chiesto di farla inginocchiare... spaventoso concetto di prevaricazione
che a me, fresco di studi, fece venire in mente Manzoni della Colonna
infame, "ditemi che cosa volete che io dica". Questo per dire
che per la mafia di allora il ricorso alle armi era sempre un fallimento.
Oggi non ricorrono più alla armi, ricorrono alla convenienza. Cioè
questo principio, se spostato, è diventato la convenienza astratta.
Guarda che per il bene di tutti ti conviene fare questa cosa.
Secondo me oggi la mafia ha altri volti, è una sorta di blob, sempre
più difficile a definire in un volto, in una persona...È
stato sconfitto l'ultimo retaggio della mafia contadina, i vari Totò
Riina, i vari Bernardino Provenzano. Se è vero, come è vero,
che la mafia è una grandissima multinazionale, come tutte le multinazionali
ha i suoi laboratori di sviluppo e ricerca e ti dicono che questi qua
con la coppola sono passati nel folklore, li mettiamo nel museo. Siamo
noi che combattiamo battaglie di retroguardia, la giustizia interviene
a fatti compiuti. Non ha un laboratorio di sviluppo che sia un passo più
avanti della ricerca della mafia... Loro si modificano allo stesso modo,
oggi la mafia è diventata pericolosissima come non mai, perché
è diventata un sistema di pensiero economico politico e sociale.
Mentre prima era in atto una pratica di vita, oggi è diventato
un sistema di vita, un sistema di pensiero, un sistema di fare affari.
Naturalmente ottundendo in qualche modo la violenza sanguinaria, quella
che c'era di necesdsità prima, dato il territorio. Oggi questo
territorio non esiste più, non c'è più un territorio.
Nel momento in cui tu lavori su Internet, è come Rommel quando
scoprì che la guerra di posizione nel deserto era una imbecillità
e che il deserto andava trattato come se fosse il mare. Quindi i suoi
carriarmati erano navi. E provocò il macello come rivolgimento
di tattica e di strategia nella guerra nel deserto. Lo stesso è
oggi. Quelli che dominavano il territorio oggi sono andati in galera,
oggi sono dei piccoli camorristi che non hanno più nulla a che
fare con la mafia, e che ancora si fanno chiamare mafiosi, ma sono camorristi.
Vogliono il pizzo ma la mafia del pizzo non gliene fotte più nulla,
se non come paghetta della gente che gli occorre sul territorio. La mafia
non ha più territorio.
Ah, Palermo. Non c'è dubbio che se tu hai come grande elettore
un mafioso - o mettiamo in dubbio che Lima fosse legato alla mafia? -
Lima era legato alla mafia, non so se attivo o contiguo coinquilino ...
ci stava dentro. Se questo è un tuo grande elettore, in Sicilia,
chiaramente tu dici non olet, il voto come il denaro. E lo disse pure
La Malfa con Gunnella. Io non ho mai creduto alla faccenda del bacio,
perché la cosa più giusta l'ha detta il comico Ingrassia,
se si sono incontrati si sono baciati. Il problema era: se si sono incontrati.
Le connivenze ci sono state, su questo non c'è il minimo dubbio.
Perché non è che tu ottieni voti perché sei simpatico,
bello o altro, ma perché fai certi favori, e altri non è
stato possibile farli. Se questa non è contiguità... Attenzione,
perché quando ci furono le Brigate Rosse, Calogero che era di sinistra
tirò fuori la teoria della contiguità. Se è valida...
Non so fino a che punto ci fossero le prove. Ripeto, non lo so. Anche
se è stato detto che c'erano. Io posso dire una cosa, che nel giorno
nel quale il pm chiese 15 anni per Andreotti, uscì un articolo
di Emanuale Macaluso che disse: e perché non l'ergastolo, ed era
un articolo sarcastico, che difendava Andreotti. La sera una piccola televisione
di Catania - piccola - ero lì per le prove del Birraio di Preston,
mi chiese, che cosa ne pensa di questa richiesta di 15 anni per Andreotti?
Io dissi: non capisco il senso della domanda perché io non avevo
nulla da pensare per i 15 anni, perché se il pm ipotizzava una
serie di reati, non poteva poi dire tre giorni senza caramelle, se i reati
erano quelli, la condanna che chiedeva erano 15 anni, quindi era tutto
normalissimo. Poi c'erano gli avvocati difensori. Mi chiesero: ma lei
non ha altro da dire? Sì , ho da dire una cosa. Io non ho mai votato
per il partito dell'onorevole Andreotti, però devo dire che gli
devo riconoscere una cosa, la serietà e la scrupolosità
in qualità di imputato a essere tale, trasferendosi da Perugia
a Palermo, al contrario di altri ex presidenti del Consiglio, i quali
o si dicono esuli ad Hammamet, mentre in realtà sono dei latitanti,
oppure ricusano per principio i giudici sostendendo che si tratta di una
persecuzione politica. Io ad Andreotti questa situazione, con l'età
che si ritrova e tutto quello che ha fatto - nel bene e nel male - faccio
tanto di cappello. Passano venti giorni, ti ripeto era una televisione
minima, e mi arriva una busta, Senato della Repubblica. Apro e c'è
una lettera autografa di Giulio Andreotti. "Caro dottor Camilleri,
non ho il piacere di conoscerla personalmente, però voglio ringraziarla
per aver riconosciuto questo mio atteggiamento di cittadino nei confronti
della legge, suo Giulio Andreotti". Il che mi ha impressionato molto,
perché la rete informativa è tale da farti venire un po'
di brividi.
Hai ragione, dice lui. E quanto mi verrebbe a costare questa collezione
di bottiglie?
L'anarchismo italiano, che non è sempre negativo, qualche volta
può trovare delle bellissime soluzioni. Qualche volta ci capita,
non sempre. Però esiste in noi, ed è latente. Ed è
il momento dello scatto della fantasia. Delle soluzioni che in qualche
momento possono sembrare del collegio di patafisica, al di fuori di...
Eppure ce l'abbiamo fatta, tante volte. Nella storia ce l'abbiamo fatta,
siamo usciti da situazioni che parevano impossibili. Avanti, vediamo.
Nella guerra ultima che c'è stata, ne siamo usciti fuori. E con
dignità, eppure l'avevamo persa tutta. Abbiamo recuperato qualche
parte, ce l'abbiamo fatta. Mi piace molto l'inventività di certi
italiani, anche del Nord Est. Per esempio lo scoprire che sono capaci
di creare una piccola industria che dà lavoro a una quantità
di gente, dove nessuno ci aveva mai pensato. Questo fa parte della fantasia,
come l'intendo io la parola fantasia. Per esempio, che scopri che dietro
a una grandissima cosa c'è un italiano che se l'è inventata,
l'ha diretta e l'ha portata a termine. Allora, l'individualismo italiano
è come l'anarchia, ovvero può essere un elemento, un propellente
strepitoso, ma può essere anche una forza frenante, non indifferente.
Mi piace, degli italiani, che quando vogliono sanno capirsi. Capirsi intimamente,
capirsi intimamente, come ci stiamo guardando noi due. Gli italiani da
Bolzano, dove parlano tedesco, fino all'estrema punta della Sicilia.
Mi piace una certa predisposizione al bene, continuamente temperata razionalmente
da una paura del bene stesso, che fa in modo di, non dico di voltarlo
in male, perché è un'impresa terribile, ma di limitarlo...
Italiani brava gente non è - abbiamo fatto delle cose spaventose
in Jugoslavia, in Africa: che, c'è dubbio? - ma forse l'abbiamo
fatto con rimorso. Io non credo ad un'innata cattiveria degli italiani.
Credo ad un'innata bontà degli italiani. In fondo ... La vogliono
temperare perché si vergognano, perché temono di passare
per fessi... Delle regole civili, politiche, sono state subito accusate
di buonismo, ed erano semplicemente delle regole civili. C'è paura,c'è
l'avversario che è forte, cattivo e io sono buono, un buonista.
Ma che cos'è il buonismo? E' il vedere un'altra persona e il cercare
di giustificarne le ragioni, nient'altro che questo. Non è mettere
subito una staccionata, una barriera, è una regola civile.
In conclusione, speriamo che gli italiani ce la facciano. E se non ce
la facciamo, allora... pazienza. Facciamoglielo fare. Combattiamo fino
all'ultimo e poi ...a un certo punto incrociamo le braccia e vediamo dove
andiamo a parare...tutti. Adesso tu mi chiedi che cosa scriverei a un
amico che sta all'estero dopo i risultati elettorali.
Scriverei a Manolo Vasquez Montalban, che è una persona che pensa
e ragiona in un certo modo e che è una persona in grado di dire:
ma che cosa avete combinato in Italia? Perché altri non credo si
sentirebbero autorizzati a farmi questa domanda...
Allora... Io preparo due lettere per Manolo: "Contrariamente al tuo
innato pessimismo, gli italiani ti stanno dimostrando che sono meglio
di quello che tu pensavi. D'altra parte voi spagnoli, anche voi, ci avete
indicato una certa strada del dopo Franco, etc..."
Oppure: "Caro Manolo, sono venuto due o tre volte a Barcellona e
ogni volta mi è piaciuta sempre di più. Potresti trovarmi
un quartino? Una casuccia, di due stanze bagno e cucina? Per cinque anni,
la durata di una legislatura, con la possibilità di rescindere
il contratto moooolto prima".