Corriere della sera
30-04-1999
Camilleri diventa attore: col cinema ho imparato a scrivere.
ROMA - "Da ragazzo ho sognato e viaggiato con il cinema, come ha fatto tutta
la mia generazione.
Predeligevo Tom Mix e Johnny Weissmuller e fantasticavo avventure mirabolanti
con la serie dell'ispettore Charlie Chan.
Per me, per lo scrittore Bufalino, per i giovani di un tempo, non c'era
una vera distanza tra la letteratura e il cinema.
Ho imparato molto dallo schermo: scrivo ancora per "sequenza",
immaginando sulla
carta, una scena dopo l'altra".
Andrea Camilleri, 74 anni, autore di best-seller, creatore del commissario
Montalbano ( che, interpreatato da Luca Zingaretti, sta per approdare alla tv
in due film), sara' dal 7 maggio sugli schermi come attore in "La strategia
della maschera" diretto e interpretato da Rocco Mortelliti che e' anche genero
dello scrittore.
Camilleri si appassiona nel parlare di cinema: "Avevo gia' recitato, al
fianco di Jean Rochefort, come capo dei servizi segreti, in una serie tv dai
romanzi di Corrado Augias.
Quello dell'attore e' un lavoraccio: senti il fiato sul collo del tuo
personaggio, che ti impedisce di fare qualsiasi altra cosa, anche le parole
crociate.
Non ripetero' l'esperienza, ma come spettatore non mi perdo un film di Philippe
Noiret e Harvey Keitel".
Lo scrittore nel film giallo interpreta il direttore di un museo archeologo,
Luigi Bernabo' Brea.
"La strategia della maschera" - spiega - e' un film sul teatro, sulla Sicilia,
sulla memoria. Ho suggerito al regista lo spunto della storia, lui ha fatto
tutto il resto".
Sul cinema dice: "Gia' molti anni fa mi resi conto, preparando per
l'Enciclopedia dello Spettacolo la voce "industria cinematografica", dello
strapotere dell'America. Incredibile, abissale, soverchiante. Io parteggio
per il cinema italiano, cosi ricco di talenti freschi, che non hanno
purtroppo alle spalle un'industria ne' sistemi di vendita all'estero dei
loro prodotti.
Un tempo avevamo le punte massime di un iceberg, oggi quel nostro blocco
creativo si e' frastagliato, ma, sebbene schiacciati dalla casualita' di un
inesistente sistema produttivo, il talento, la tecnica, la ricerca dei nostri
giovani autori restano e sono piu' vivi che mai".
Si accalora Camilleri: "Purtroppo mancano scuole di sceneggiatura, diventa
sempre piu' difficile raccontare vicende che interessano.
Vorrei che nascesse una nuova carboneria dei registi e degli sceneggiatori
italiani, pronti tutti a battersi con l'obbiettivo di creare una forte
cinematografia in barba a chi non la sostiene, non ci crede, non l'esporta
non la potenzia,h e studia nei suoi talenti".
Considera: "Purtroppo il disamore della platea per le storie di casa nostra
si ripercuote sui film dei giovani e le nostre attici, penso alla Cucinotta,
espatriano alla ricerca di un mondo cinematografico industriale, che ha
sempre avuto alle spalle un vero e proprio star system che garantisce
continuita' di lavoro".
Giovanna Grassi