Oggi Feb 1999
Lo confesso, il mio successo ha ammammaloccuto pure me
"La fama che mi ha investito e le migliaia di copie vendute mi hanno lasciato
stupefatto", dice lo scrittore, che nei suoi libri ha inventato un
divertentissimo siciliano italianizzato - " Il segreto? Io non faccio
letteratura, mi limito a inventare e raccontare storie.
Nello studiolo della casa borghese un pentolino su un fornelletto spande
suffumigi di eucalipto e mentolo.
Andrea Camilleri, che nonostante i 73 anni continua a fumare un numero incivile
di sigarette, alza lentamente il capo dalle sudate carte, mentre con una mano
scaccia i vapori.
"Lo scrittore siciliano", dice, "s'arrifandia, cioe' si guarda intorno con
sospetto prima di venire allo scoperto.
E' come quello che naviga sotto il pelo dell'acqua, all'altezza del periscopio,
e scruta prudentemente la riva, per decidere il tempo opportuno dello sbarco.
Perche' scrivere un romanzo vuol dire mettere a nudo pensieri e sentimenti,
e' uno rischio che ci si accolla, magari, con la saggezza dei 60 anni, dopo che
un lavoro decente ti ha regalato la pensione".
Sciascia prese, la penna quando lascio' l'insegnamento, Bufalino fu apprezzato
con le tempie bianche, Tommasi di Lampedusa e' addirittura un caso folgorante di gloria postuma: il piu' delle volte la grande letteratura in Sicilia ha la
magia di una fioritura a stagione avanzata.
"Che fa danno", ridacchia Camilleri, ultima gemma imprevista che ha terremotato la
quiete un po' paludata delle classifiche dei libri.
Quest'estate ai primi sei posti dei best-seller della narrativa c'erano sei
titoli dell'autore di Porto Empedocle, romanzi a sfondo storico e soprattutto
inchieste del commissario Montalbano.
"lo so, sono stato una specie di fenomeno, destinato e ridursi a proporzioni
piu' accettabili", commenta lo scrittore".
Attualmente i quattro libri in classifica mi danno la serena certezza che
possono contare su uno zoccolo duro di lettori al di la' delle mode.
Il successo, e' meraviglioso non infastidisce. Chi lo dice e' una ipocrita.
Ma, alla mia eta', non mi cambia la vita. Se mi fosse capitato a 40 anni
avrei potuto avere qualche alzata d'ingegno, magari mi sarei caliato,
riscaldato. Ora e' tardi".
Cosi Camilleri mi riceve nel salotto buono, in un appartamento fin troppo
sobrio, dove niente ha alterato la tranquilla routine domestica.
La moglie Rosetta sta appresso al piu' piccolo dei quattro nipoti, una nipote
di 17 anni sta facendo una versione di latino.
"A pensarci bene", sorride lo scrittore, "io ritengo il vero successo della
mia vita l'aver messo su famiglia con una donna che dopo 40 anni risposerei
e aver tirato avanti tre figle con un lavoro che mi piaceva.
Io ogni santo giorno che entravo in via Teulada ero contento. La maggior
parte della gente, invece, si danna con lavori ingrati".
Uscito dall'Accademia di arte drammatica, dove aveva frequentato il corso per
registi, entro' alla RAI e si e' distinto come produttore di popolarissime
fiction (Il commissario Maigret e il tenente Sheridan), regista di sceneggiati
trasmissioni radiofoniche e spettacoli teatrali.
"Vivevo dignitosamente da pensionato RAI", prosegue, "senza eccessive
preoccupazioni perche' mia moglie, che ha fatto la carriera dirigenziale
all'Inam, gode di un buon vitalizio. Quand'ecco che i mie libri improvvisamente
conquistano il consenso dei lettori attraverso il passaparola.
Divento uno scrittore democraticamente eletto, nel senso che mi hanno
incoronato quelli che comprano i libri.
"Ne sono felice, perche' io non faccio letteratura pura: racconto storie, metto
in piedi personaggi teatrali, a tutto tondo, che hanno bisogno di sentirsi
la gente intorno.
Lo sa che cosa m'inorgoglisce di questo successo? Che il mio editore, Elvira
Sellerio, aveva difficolta' e io l'ho aiutata a superare il guado e magari,
ho salvato qualche posto di lavoro. E poi ci sono quelli che ti scrivono ..."
Prende un foglio, vergato da una grafia incerta. Legge ad alta voce: "Caro
Camilleri, sono un malato terminale di cancro. La malattia e' giunta allo
stadio piu' avanzato con metastasi diffuse. Per sopportare il dolore mi
somministrano preparati a base di morfina. Sono ancora lucido e la ringrazio
perche' i suoi libri mi hanno regalato qualche risata di gusto che nella mia
condizione non potevo piu' sperare".
Ripone con cura il foglio nella sua busta e tira un sospiro: "Sono un vecchio
e queste cose mi commuovono. I lettori inseguono un dialogo ravvicinato
m'interrogano.
Ci sono donne siciliane che mi rimproverano: "Perche' Montalbano sta con una
ligure? Non ci sono bedde picciotte da noi?".
E io giu' a spiegare com'e' fatto il mio commissario che piace tanto ai
poliziotti del Siulp. A tal punto che due anni fa mi hanno dato un premio a
Bologna e io ho passato una giornata indimenticabile con loro, mentre la
radio dell'auto gracchiava: "Volante uno a Volante due ..." e mi sembrava di
stare in paradiso".
Gia', com'e' fatto il segugio di Vigata (paese immaginario che ricalca Porto
Empedocle)? Che pasta d'uomo e' questo quarantenne commissario Salvo Montalbano
che entra in libreria per comprarsi l'ultimo romanzo di Vincenzo Consolo e che
sul piccolo schermo avra' il volto di Luca Zingaretti?
"Ha un carattere un po' difficile", risponde Camilleri.
"Capita che molti siciliani abbiano caratteri difficili. E'ombroso, per esempio
Troppe volte di mattina si alza nirbusu, irrascibile. Ma le sfuriate passano
presto. E' un po' diffidente, avaro a concedere la sua fiducia, ma quando la
concede e' una fiducia piena.
Sa che cos'e' il senso della lealta' e, cosa inusitata, sa cos'e' l'onesta'
verso se stessi e il prossimo.
"Il commissario e; un single. Non credo saprebbe superare le difficolta' di
ogni matrimonio e allora questi amori da week-end con Livia, la fidanzata che
sta in Liguria, sono provvidenziali".
A letto il commissario e' un santino: onestamente ci si aspetterebbe qualche
frizzo in piu', che diamine, almeno un filino di trasgressione, un'ombra di
tradimento. Ma non sara' che Camilleri, onesto [adre di famiglia, prova
imbarazzo a intingere la penna nell'eros?
"No, per carita'?", si difende. "Io mi diverto a sceneggiare certi siparietti
piccanti e in "La stagione della caccia" il vecchio barone ne fa di cotte e
di crude. Montalbano rimane, tutto sommato, un casto che pratica il sesso
solo durante le visite di Livia, perche' la sua idea di amore non sa
prescindere dalla donna che ama e stima, lui non saprebbe mentire per
nascondere le scappatelle.
"E poi, la vuol sapere la verita' santa? Io non sopporto quei detective
americani che si pestano, fanno a botte tutto il giorno e poi la notte
continuano il rodeo con una bionda.
Montalbano, quando ha le ossa rotte per la fatica, sogna solo di coricarsi o,
magari di farsi una chilata di sarde a beccafico. Che gliele metto in bocca
quando viene l'acquolina a me che non posso piu' mangiare perche' a 73 anni
mi sale la pressione ...".
"Madame Bovary c'est moi!", sosteneva Flaubert: Camilleri si fa una bella
risata e riconosce che, al di la delle abbuffate, Montalbano e' il suo
specchio solo per il piacere della speculazione logica, della serrata deduzione
investigativa, attivita' che esercita passeggiando in solitudine in riva al
mare, mentre divora un cartoccio di semi.
"Anch'io adoro camminare sulla battigia", conferma. "Ma sarebbe squallido
andare a Fregene o a Ostia. Cosi' cerco i piu' bassi pretesti per fare una
rimpatriata al mio paese. Anche se, nell'88, mi e' capitata un'avventura
terribile". Si laza in piedi, mima la sena. "domenica di settembre, un caldo
soffocante, alla sera rinfresca, la gente va a far due passi sulla strada
principale, dove ci sono tre bar. A quel tempo mi piaceva il whisky, adesso
ho smesso. Il primo bar e' chiuso: e' il locale dove in genere incontro un
tizio che mi offre il primo giro. Tiro dritto e prendo la prima consumazione
nell'esercizio seguente. Voglio ancora un goccetto, prima di cena, e mi
affaccio al terzo bar. C'e' quel tizio: "Oggi mi ha tradito, ma la prego vorrei
tanto presentarle mio padre"...
"Fa il gesto di precedrmi verso un tavolo all'aperto quando, la' fuori, si
scatena l'inferno: fiamme, vetri, sangue. Come nel bar di Vittoria. Hanno
ammazzato sei persone e sei sono rimaste ferite.
"'Ficino 'na bella muzziata", esclama un supersite alzandosi da terra.
La muzziata da noi e' quel misto di pesce che quando chiude il mercato danno
via a buon prezzo.
"Voleva dire che ci sono andati di mezzo innocenti e malavitosi. Miravano
proprio a quel conoscente cerimonioso, mi dissero poi; era un regolamento di
conti tra stidda, nuova mafia, e vecchia mafia.
La mafia e' molto cambiata, ha nuovi codici. Io non scriverei mai una cosa
stile "Piovra". non mi va di stare a romanzare troppo i mafiosi, di farmi
intrigare dalle loro personalita', che' e' sempre un modo di farsi sedurre.
Dei mafiosi debbono occuparsi rigorosamente i tutori dell'ordine per
sbatterli in gattabuia".
E' quanto fa il nostro Salvo Montalbano, un commissario privilegiato che non
ha sul collo il fiato di Pm e giudici invadenti, che vogliono diventare
protagonisti a tutti costi, e che puo' contare anche sulla benevolenza di un
questore amico che lo invita a mangiare i manicaretti preparati da sua moglie.
"Sara' per questo che piace tanto a quelli della Siulp", spiega Camilleri.
"Perche' oggi tanti poliziotti non vengono messi nella condizione di poter
indagare. E poi, lui e' aiutato anche dalla simpatia e le sue avventure ti
catturano perche' ogni tanto nella pagina semino qualche parola in dialetto
che restituisce l'humus della mia Sicilia.
"A proposito, ma lo sa che c'e' un vero commissario Montalbano nella mia isola?
E' un bravissimo che ha catturato anche un latitante famoso, Tullio Mariano
Troia. Apprendendo dai giornali che c'e' un tutore dell'ordine tutto d'un
pezzo che ha voluto una carriera non facile. Prima o poi andro' a conoscere,
anche se provo un po' d'imbarazzo perche' lui deve ave penato parecchio
per fare il suo dovere, mentre io con un personaggio di carta sono diventato
celebre e ho guadagnato soldi che mi faranno passare una vecchiaia serena e
che tengo li' in banca, per un bisogno della famiglia".
Lunga vita a Camilleri, lo scrittore amico che e' sceso dalla torre d'avorio
e continua a creare, prendendo a prestesto una pagina di cronaca, un vecchio
documento ("Non so dar vita a romanzi completamente di fantasia") in uno
studiolo ingombro di carte con accanto la nipote che studia e la moglie che
gli rilegge tutte le pagine ("Per sentire se il ritmo musicale regge").
Uno che abbiamo liberamente scelto di amare.
Antonella Amendola