L'Espresso 25.06.1998



FENOMENI LETTERARI / L'AUTORE DI MONTALBANO RACCONTA IL SUO SUCCESSO Il segreto di Camilleri Improvvisamente, a 73 anni, sette libri nelle classifiche dei best-seller. Fortuna? Passaparola? Genialità siciliana? In prima persona, ecco la vera storia: dalle sceneggiature tv di Simenon ai gialli Sellerio. Completa di cifre, vezzi, confessioni di Angiola Codacci-Pisanelli

Sarà l'estate di Andrea Camilleri, il regista e sceneg giatore settantatreenne che è stato protagonista, in questi ultimi mesi, del più contagioso e imprevisto tam tam che le librerie italiane ricordino. Imprevisto perché quei libri, scritti in un arduo italo-siculo e pubblicati dalla casa editrice meno incline agli spot e ai clamori, la Sellerio,

non sembravano destinati a smuovere folle di lettori. Contagioso perché, a differenza di "Va' dove ti porta il cuore", questa volta il successo non riguarda un solo titolo ma diversi libri divisi in due cicli principali: le inchieste del commissario Salvo Montalbano e le storie ottocentesche di Vigata, l'immaginario paesino siciliano in cui lo scrittore nato a Porto Empedocle ma romano d'adozione ambienta i suoi romanzi.

E adesso - come se non bastassero tre romanzi diversi ("La concessione del telefono", "Il birraio di Preston" e "La stagione della caccia") tra i dieci libri più venduti delle ultime settimane (ma complessivamente sono sette su trenta), e un quarto, "La voce del violino", in finale al premio Bancarella - è arrivato un libro nuovo: i racconti di "Un mese con Montalbano", pensati per essere letti, uno al giorno, nel mese della classica vacanza all'italiana. Con questo libro lo scrittore siciliano è passato - ma solo in prestito, assicurano gli interessati - dalla Sellerio alla Mondadori che però ha scelto una copertina alla Sellerio: blu, con le scritte in giallo al centro un'illustrazione bordata in giallo. .La prima edizione, ventimila copie, si è esaurita in una settimana., annuncia lo scrittore. E allargando le braccia nella sua casa romana inizia a raccontare la sua storia di settantenne baciato da improvviso successo con un disarmante: .Il più stupito di tutti sono io..

Quand'è che ha iniziato a vendere molto?

.Fino all'anno scorso la Sellerio tirava cinquemila copie, si arrivava, con calma, alla seconda edizione e io ero felice. Ora "La concessione del telefono", uscita un mese e mezzo fa, è già alla seconda edizione, e la prima è stata di trentamila copie. Il salto è arrivato l'anno scorso, prima di "La voce del violino": viste le prenotazioni, Elvira Sellerio ha deciso di partire con trentamila copie. In tutto ho venduto finora centomila copie dei miei libri e la progressione è geometrica: erano ventimila fino a due mesi fa, poi ne sono arrivate altre ottantamila. E tra poco usciranno le traduzioni: in ottobre il primo giallo di Montalbano, "La forma dell'acqua", in francese, entro l'anno "Un filo di fumo" in gaelico - in gaelico, sì - e abbiamo firmato un contratto con i tedeschi..

Perché è arrivato il successo?

.Io sono uno scrittore nato per il tam tam del pubblico: non ho vinto premi di risonanza, Elvira non fa nessuna pubblicità, eppure arrivavo a diecimila copie perché la gente si telefonava e, come si consiglia un film, si consigliava i miei libri. Ma il mio pubblico - lo vedevo quando andavo a presentare i libri in libreria - andava dai quarant'anni in su. Poi, con "La voce del violino", ho cominciato a vedere ragazzi con l'orecchino: e quando sono arrivati i giovani sono passato a trentamila copie. È vero che intanto io, vergognandomi come un ladro, ero andato a diverse trasmissioni di Maurizio Costanzo per farmi un po' di pubblicità. E Maurizio me l'ha fatta ad abundantiam: perché quando uno dice: 'Comprate "Il ladro di merendine", se non vi piace vi ridò io i soldi', è il massimo che può dire..

Quindi il successo è iniziato con i libri di Montalbano.

.Montalbano ha fatto da apripista in modo perfino preoccupante. Mi sono preoccupato davvero quando a Catania, presentando "La voce del violino", tre signore mi hanno inglobato per dirmi, tutte serie: "Guardi che questo matrimonio tra Montalbano e la genovese non si deve fare: con tante belle picciotte che ci sono qua...". Mi sono detto: se fossi uno scrittore americano da tre milioni di copie lo troverei un pazzo che mi rompeva le gambe come in "Misery non deve morire" per non far sposare Montalbano con la genovese. Per questo ho tirato fuori "La concessione del telefono", con un certo timore. Perché non c'è Montalbano, perché c'è una certa ricerca di linguaggio, perché la struttura, con le "Cose dette" - i dialoghi - e le "Cose scritte" - le lettere - non è tradizionale. E invece è il libro che vende più di tutti..

Non le sembra strano che tutti capiscano la sua lingua?

.Quando presento i miei libri al nord chiedo sempre: come fate a superare le prime tre pagine? Un lettore mi ha detto una definizione bellissima: è come le parole incrociate crittografate, una volta che uno ha trovato gli incastri le altre parole vengono e si entra in un gioco che piace..

Che effetto fa il successo improvviso?

.Se Dio vuole la vita ha una sua saggezza: quando mi sveglio con i miei acciacchi il mio corpo - e io ascolto molto il corpo, non solo il mio ma anche degli altri - mi riduce alla normalità. Il successo porta qualche soldo in più che fa comodo, puoi fare qualche regalo in più ai nipoti: fine. Ho solo dovuto mettere la segreteria telefonica, che non avevo mai voluto..

E presto Montalbano arriverà in televisione...

.Sì, sarà una serie di quattro film, si inizia a girare a settembre. La Rai ha voluto cominciare con "Il ladro di merendine", creando un po' di problemi di sceneggiatura, perché c'è il bambino orfano, fa audience... La responsabilità mia è molto limitata, anche se ho avuto la supervisione della sceneggiatura: perché o vendi il libro o non lo vendi, se lo vendi puoi solo accendere un cero alla Madonna. Il regista è Alberto Sironi, un milanese bravo. Ma chi sarà Montalbano ancora non si sa: l'importante è che sia bravo, la faccia non me la so immaginare neanche io..

Come sono nati i racconti di "Un mese con Montalbano"?

.Sono trenta storie, non tutte di delitti, perché non siamo nella Chicago di Al Capone, ma che danno una galleria di mentalità siciliane. Nei romanzi russi si legge che dalle slitte inseguite dai lupi si gettavano pezzi di carne per farli allontanare: questi racconti sono trenta pezzi di carne gettati al commissario Montalbano perché mi lasci respirare, mi lasci scrivere le mie cose ottocentesche. Sto lavorando a un romanzo da cinque anni ma non è detto che lo finisca, può darsi che dalla costola nasca qualcos'altro..

Com'è passato dai libri storici a Montalbano?

.Il primo giallo l'ho scritto per darmi una regolata, per vedere se potevo scrivere un libro dalla a alla zeta. Perché quando scrivo i miei libri cosiddetti storici - un vero storico se li legge muore d'infarto - parto da un fatto vero e poi costruisco a cerchi concentrici. Per scrivere un giallo invece ci voleva un delitto e un investigatore. Ho scelto il nome Montalbano perché è uno dei più comuni in Sicilia, e anche come omaggio a Manuel Vázquez Montalbán, scrittore che amo moltissimo..

Ma lei ha anche sceneggiato molti gialli, tutte le inchieste di Maigret...

.Quella è la tecnica: Diego Fabbri mi ha insegnato come smontare un giallo di Simenon e rimontarlo per la televisione. Nel mio primo libro, "La forma dell'acqua", Montalbano era una funzione, non un personaggio a tutto tondo. "Il cane di terracotta" l'ho scritto per definirlo, e poi visto che interessava ho scritto gli altri due. Il primo è nato per necessità di ordine: e questo mi ha concesso l'apparente disordine della "Concessione del telefono"..

Che ha una struttura molto sperimentale.

.Sì, come "Il birraio di Preston". I romanzi storici mi consentono questa sperimentazione, i gialli no. Io non me la sento di fare un giallo sperimentale, come non me la sentivo quando lavoravo per il teatro di fare spettacoli che duravano sette ore mentre lo spettatore stava su una panca. Nei romanzi storici mi sento più libero, e sono quelli ai quali credo di più. Ma in alcuni racconti ho tentato una trasfusione tra lo stile Montalbano e le strutture dei miei romanzi storici..

Ci sono due tempi nei suoi libri: l'oggi e l'unità d'Italia. Perché solo questi due?

.L'unità d'Italia perché è una ferita non chiusa, come direbbe Giovanni Boine. Credo che siano stati commessi nei riguardi del Sud una tale quantità gigantesca di errori che ce la portiamo appresso. È una cosa che non riesco a mandare giù, ma che non ha niente a che vedere con idiozie come la secessione: io non mi sento uno scrittore siciliano, ma uno scrittore italiano con radici in Sicilia..

Lei però ha una caratteristica tipica di alcuni grandi scrittori siciliani: che hanno scritto dopo i cinquant'anni...

.Basta pensare al poeta Lucio Piccolo: Montale lo premiò credendolo un giovane poeta, e lui aveva 65 anni. Si presentò accompagnato da un cugino suo coetaneo, livido d'invidia, che si chiamava Tomasi di Lampedusa: e così anche lui si mise a scrivere. Gesualdo Bufalino non era certo un giovinetto. Ma l'esempio più clamoroso per me è Antonio Pizzuto: un signore che in tarda età, esaurita la sua carriera ufficiale, tira fuori libri di assoluto sperimentalismo, che neanche un ventenne se li sogna... Noi siciliani ci "arrifardiamo": ci guardiamo attorno sospettosi, navighiamo per decenni come sommergibili a quota periscopio, poi all'improvviso la situazione ci sembra buona ed emergiamo..

C'è un'altra differenza tra Montalbano e i libri ottocenteschi: tanto il commissario è casto, tanto sono allegramente sconci alcuni episodi dei libri storici...

.Beh, nei libri di Montalbano c'è il vice, Augello, che lavora per tutto il commissariato... Lui è casto perché io mi scompisciavo dalle risate davanti agli investigatori americani duri che dopo essere stati pestati e feriti la sera facevano l'amore con una bionda: in una situazione simile qualsiasi persona come me non si farebbe neanche sfiorare da un'infermiera. Ho voluto che il mio commissario fosse una persona normale. Ma le cose spaventose che racconto nei libri storici io le scrivo, lei mi deve credere, senza rendermene conto. Due anni fa mi ha chiamato un preside per chiedermi se poteva consigliare agli studenti "La stagione della caccia" e io ho detto sì, non ci sono pagine sconce. Poi mi sono ricordato, ho telefonato di corsa al preside e gli ho detto: oh no, c'è uno che fa l'amore con una capra, non è educativo... Però mi ha fatto piacere, quando ho conosciuto una scrittrice che amavo da anni, Luisa Adorno, sentirmi dire: "Com'è che io, che sono molto "prude", quando leggo queste storie nei suoi libri non solo non le salto, ma mi diverto pure?". È che sono scritte con ironia, con divertimento. Pensi che un lettore mi ha scritto apposta per chiedermi com'era una posizione di cui parlo nella "Concessione", quella alla "spajacarretto"..

E lei gli ha risposto?

.Certo: e gli ho spiegato che quando un carretto è attaccato al mulo le stanghe sono in giù, quando non è attaccato - "spajato" - le stanghe stanno in su..

(25.06.1998)