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Il 16 marzo 2012 l'Università "La Sapienza" di Roma ha conferito il Dottorato di Ricerca honoris causa in Storia dell’Europa ad Andrea Camilleri.

La cerimonia è stata introdotta dalla prolusione del Magnifico Rettore Luigi Frati, cui ha fatto seguito l'elogio a cura del Coordinatore del Dottorato di Ricerca Giovanna Motta.
Andrea Camilleri ha concluso la cerimonia con la Lectio magistralis dal titolo Uno scrittore italiano nato in Sicilia.

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Il dottorato di ricerca è stato conferito con la seguente motivazione: "A conclusione dei numerosi eventi organizzati da Sapienza Università di Roma in occasione del 150° anniversario dell'Unita d'Italia, il Collegio (dei docenti) ritiene di voler considerare con particolare interesse l'apporto del dott. Camilleri per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia".



GALLERIA FOTOGRAFICA

Il dottorando Andrea Camilleri
Il dottorando Andrea Camilleri

La prolusione del Rettore
La prolusione del Rettore

L'elogio della Prof. Motta
L'elogio della Prof. Motta

La lettura della motivazione da parte del Dott. Andrea Carteny
La lettura della motivazione da parte del Dott. Andrea Carteny

La consegna del diploma
La consegna del diploma

La lectio magistralis di Camilleri
La lectio magistralis di Camilleri

La lectio magistralis
La lectio magistralis



RASSEGNA STAMPA

ANSA, 16.3.2012



Il Messaggero, 16.3.2012
Camilleri: «La mia Sicilia lotta ancora per un posto in Italia»

Roma - Lo scrittore Andrea Camilleri ha ricevuto questa mattina il dottorato di ricerca Honoris Causa in storia dell'Europa da Luigi Frati, Magnifico Rettore dell'Università La Sapienza. Le nuove tecnologie, da internet all'ebook, non uccideranno il libro. Ad affermarlo il grande scrittore premiato «per aver fatto conoscere la storia d'Italia».
L'omaggio alla sua Sicilia. «La Sicilia sognava di avere un posto in Europa, tra le grandi potenze. Oggi, a 150 anni dall'unità, deve battersi per mantener il suo posto in Italia» ha detto Camilleri. L'autore di best seller tradotti in tutto il mondo, papà del celebre commissario Montalbano, ma anche regista, sceneggiatore, docente, Camilleri ha voluto sfatare la «leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio Minore». Lo scrittore ha parlato anche del divario tra nord e sud «che dopo l'Unità si è allargato anziché restringersi». Ma se la Sicilia ancora annaspa «nel suo immobilismo - prosegue - è colpa di tutti noi siciliani». L'ultimo libro che Camilleri sta scrivendo ha come protagonista proprio un ragazzo nato in Sicilia nel '25 che fa di Spagna, Francia, Inghilterra e Germania le «sue patrie lettere».
Il fascino di Camilleri per la tecnologia. «Io sono affascinato dalla tecnologia esattamente come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti a un'eclissi - racconta il papà del commissario Montalbano -. Cioè ho la stessa incapacità di capire come funzionano. Sono però molto favorevole alle nuove tecnologie perché allargano la conoscenza e la comunicazione fra gli uomini, se ben usate. Come l'aeroplano, che permette viaggi ma butta anche bombe, dipende dall'uomo. Non credo che la tecnologia faccia scomparire il libro. Servirà anzi a divulgare di più la lettura». Quanto ai timori circa sull'ebook e sui nuovi supporti di lettura a svantaggio del libro cartaceo, conclude lo scrittore, «mi sembra come quando ci fu la diatriba tra il cinema muto e quello sonoro».

Le motivazioni del riconoscimento. Ha «avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo efficace alla cultura e alle vicende della Sicilia». Con queste motivazioni La Sapienza ha conferito a Camilleri il dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa.
Tecnologia e libri. «Io sono affascinato dalla tecnologia esattamente come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti a un'eclissi - racconta il padre del commissario Montalbano -. Cioè ho la stessa incapacità di capire come funzionano. Sono però molto favorevole alle nuove tecnologie perché allargano la conoscenza e la comunicazione fra gli uomini, se ben usate. Come l'aeroplano, che permette viaggi ma butta anche bombe, dipende dall'uomo. Non credo che la tecnologia faccia scomparire il libro. Servirà anzi a divulgare di più la lettura». Quanto ai timori circa sull'ebook e sui nuovi supporti di lettura a svantaggio del libro cartaceo, conclude lo scrittore, «mi sembra come quando ci fu la diatriba tra il cinema muto e quello sonoro».

La Repubblica (ed. di Roma), 16.3.2012
Laurea honoris causa per Camilleri

C’è un romanzo che Andrea Camilleri si porta dentro, ma che probabilmente non vedrà mai la luce "a causa dell’età". Non è un giallo, ma il racconto autobiografico di un uomo nato in Sicilia nel 1925, precoce lettore che guarda alla Spagna, alla Germania, alla Francia e all’Inghilterra come a tante "piccole patrie letterarie". Un uomo che vive il fascismo, passa al comunismo nel dopoguerra, ascolta il manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, conosce le idee di Einaudi e De Gasperi e sogna nel corso dell’intera vita un’Europa unita, salvo poi vederla, finalmente realizzata ma su presupposti diversi da quelli che aveva immaginato, precipitare in una crisi economica che ne rivela tutte le debolezze. Perché, ed è questo il monito all’Unione europea che emerge dalla triste parabola greca, "la vera unità non può esistere senza un ideale profondo e condiviso di solidarietà e fratellanza. E mi auguro che i miei nipoti questa conclusione possano non leggerla in un romanzo, ma viverla".
Ha concluso così Andrea Camilleri, fra gli applausi di un’aula gremita di studenti, la lectio magistralis tenuta questa mattina alla Sapienza, che a 86 anni gli ha conferito il dottorato honoris causa in storia dell'Europa. Un riconoscimento che, ha ricordato il rettore Luigi Frati, gli è stato assegnato nel 150enario dell’unità d’Italia "per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo alla cultura e alle vicende della Sicilia".
Una missione che ha portato avanti anche oggi, ripercorrendo nel suo intervento intitolato “ Uno scrittore italiano nato in Sicilia”, la tumultuosa storia della sua terra, dal 700 a oggi. Per sfatare la "leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio Minore". Tra citazioni che andavano da Sciascia a Pirandello, Camilleri ha raccontato i moti rivoluzionari di inizio Ottocento, il plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia del 1860, ma anche il successivo assalto a Palermo, la nascita del brigantaggio e le origini di un divario fra Nord e Sud che "negli anni non ha fatto che accentuarsi". Ricordando, però, come il movimento Risorgimentale, in Sicilia, abbia preceduto quello italiano, a testimonianza del fermento storico e culturale dell’isola e del suo desiderio di libertà e indipendenza.
"Che l'autonomia regionale oggi annaspi tra immobilismo e clientelismo è responsabilità di tutti i siciliani - ha ammonito poi lo scrittore nato a Porto Empedocle - E le sue vicende, purtroppo, sono spesso cronaca giudiziaria e non storia".
Camilleri ha voluto ribadire, infine, un concetto che gli è caro: "Quando mi dicono che sono uno scrittore siciliano - ha ricordato- mi affretto a correggere dicendo che sono uno scrittore italiano nato in Sicilia". Una terra che nei suoi romanzi ha descritto magistralmente, dando alle sue dinamiche locali un significato universale. Come questa mattina.
Sara Grattoggi

Adnkronos, 16.3.2012
Libri: Camilleri, la tecnologia non fara' scomparire carta ma aiutera' lettura
Roma - Il libro tradizionale non sara' schiacciato dall'avvento delle tecnologie. Ne e' sicuro lo scrittore Andrea Camilleri che oggi, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Storia dell'Europa da parte dell'Universita' La Sapienza di Roma, ha spiegato che "la tecnologia non fara' scomparire il libro ma aiutera' a divulgare la lettura. Sono affascinato dalla tecnologia -ha aggiunto- come i primi uomini della terra si terrorizzavano davanti ad un'eclissi, cioe' con la stessa incapacita' assoluta di capire come funzionano. Sono favorevole pero' alle tecnologie, perche' allargano le conoscenze se vengono utilizzate bene".
"Quando venne il cinema parlato - ha ricordato Camilleri- ci fu una grande diatriba se avrebbe ucciso il teatro. Non lo ha ucciso e' un'altra cosa". Allargando poi la sua riflessione, il papa' di Montalbano ha detto che "il giallo e' una forma letteraria per contrabbandare un vero e sano esame della societa' attuale. Il giallo si sposa bene con il dialetto per chi usa il dialetto, ma si sposa bene anche con l'italiano perche' ci sono buoni giallisti scrivono in un ottimo italiano come Lucarelli".
"Non sono io -ha chiarito Camilleri- a poter giudicare il mio contributo. Io ho scritto. Sono gli altri a dire se ho portato un contributo. Spero solo di non aver portato un demerito". Quanto, infine, all'orgoglio di essere siciliano Camilleri ha chiarito: "Non sono orgoglioso a priori. Sono orgoglioso di essere siciliano quando in Sicilia si fanno cose buone. Ma bisogna essere molto obiettivi e riconoscere gli errori mettendo da parte gli affetti".

Adnkronos, 16.3.2012
Scrittori: Camilleri, sogno Europa unita da ideali come la Sicilia del 1860
Roma - Un Vecchio Continente unito soprattutto dagli ideali e non sulla base di generici principi monetari ed economici. E' quella sognato dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri che ha dipinto il ritratto della 'sua' Europa nella lectio magistralis, 'Uno scrittore italiano nato in Sicilia', con cui ha concluso la cerimonia durante la quale l'Universita' La Sapienza di Roma gli ha oggi conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell'Europa. Analizzando, nell'occasione, il 'risorgimento siciliano', anticipatore di quello della Penisola. "Nella Grecia che fu la culla della civilta' occidentale, ridotta alla poverta' e al disordine sociale - ha detto lo scrittore- vedo un monito all'Europa tutta: non ci puo' essere una vera unita' se non c'e' prima di ogni cosa un ideale profondo e condiviso che si apra alla solidarieta' e alla fratellanza. Il mio augurio e' che, i miei nipoti, possano vivere e realizzare un'Europa simile e non leggerla solo in un romanzo". E' necessario, ha spiegato Camilleri, che "l'Europa non si ponga astrattamente su un generico principio unitario e concretamente sull'adozione di una moneta unica". Ma di fronte alla crisi economica, per Camilleri, c'e' da chiedersi se l'Europa che, negli ideali dei padri fondatori "si voleva realizzare su solidi principi comuni, su principi etici comuni e su una guida politica comune avrebbe resistito all'assalto economico".

Adnkronos, 16.3.2012
Camilleri: "Io siciliano? No, italiano nato in Sicilia.
Sogno un'Europa unita dagli ideali come la nostra Isola nel 1860

Durante il suo intervento, seguito con grande attenzione dalla folta platea ed interrotto da numerosi applausi, Camilleri non ha parlato soltanto di politica europea. Ma ha delineato la storia della Risorgimento in Sicilia. E di tutti i moti che, dal 1700 in poi, si sono verificati nell'isola per la conquista della liberta' e dell'autonomia. "A prendere in esame solo un pezzetto del '700 e 800 -ha evidenziato Camilleri- risulta evidente come la Sicilia sia stata un magma ribollente e troppo spesso sanguinante di idee, di propositi e di azioni". Una realta' ricca di fermenti che ha visto l'isola piu' grande del Mediterraneo maturare, fini dai primi decenni dell'Ottocento, "l'aspirazione di sfruttare la propria posizione geografica ed inserirsi autonomamente nel gioco delle potenze europee. Un periodo di grande attivita' politica e culturale che viene indicato da noti storici come quello del risorgimento in Sicilia e che precede di molto il movimento risorgimentale per l'Unita' d'Italia", ha detto Camilleri.

La Sicilia, 17.3.2012
Dottorato a Camilleri «Sogno un'Europa unita dagli ideali»
La Sicilia sognava di avere un posto in Europa, tra le grandi potenze. Oggi, a 150 anni dall'unità, deve battersi per mantener il suo posto in Italia». Dedica alla Sicilia e a quel sogno forse fallito di un'Europa davvero unita il suo discorso Andrea Camilleri, ieri a Roma per ricevere «il grande onore» del dottorato honoris causa in storia dell'Europa, che gli ha conferito l'Università La Sapienza di Roma.
Nato a Porto Empedocle 86 primavere fa e oggi autore di best seller tradotti in tutto il mondo, papà del celebre commissario Montalbano, ma anche regista, sceneggiatore, docente, Camilleri ha ricevuto il dottorato a conclusione degli eventi de La Sapienza per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia «per aver avvicinato i lettori a momenti significativi della storia nazionale aggiungendo, attraverso i suoi romanzi, uno sguardo alla cultura e alle vicende della Sicilia».
Vicende che l'autore de "Il corso delle cose" ha ripercorso davanti all'aula magna gremita di studenti in una speciale lezione di storia per sfatare la «leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio minore».
Tra citazioni che vanno da Sciascia allo storico Francesco Renda, Camilleri rivive i moti rivoluzionari di inizio Ottocento, i progetti dello sbarco, il plebiscito del 1860, l'assalto a Palermo, la nascita del brigantaggio (con 8mila persone coinvolte, «si trattò di una vera rivolta contadina»).
Tra i tanti episodi che Camilleri ha messo in evidenza spicca in particolare il fatto che, nel 1851, «Mazzini fece proprio il progetto elaborato dal comitato clandestino siciliano di uno sbarco di Garibaldi nell'isola individuata come un terreno fertile per una rivoluzione».
Una realtà, dunque, nella quale i fermenti verso l'autonomia e la libertà erano forti ed evidenti. E l'adesione di una stragrande maggioranza di siciliani al progetto unitario fu sancita dal plebiscito dell'ottobre 1860. Una prova, questa, che per Camilleri non lascia adito a molti dubbi. «Votò il 75% degli aventi diritto, pari a 432720 votanti. I sì furono 432053 e i no solo 667. Ci furono manipolazioni ma la vastità del consenso parla da sola». Un disegno unitario tradito, però, dal fallimento di tutte le aspettative del popolo siciliano e che ha spento, mano a mano, l'entusiasmo annessionista. Un'entusiamo che, nelle classi dirigenti dell'epoca, coincideva con la realizzazione di «un autogoverno locale, una sorta di assemblea regionale». Questa ambizione fu realizzata molti anni dopo, con la costituzione della regione autonoma siciliana. Un progetto che non ha realizzato gli scopi che si prefiggeva. «Che l'autonomia regionale annaspi tra immobilismo e clientelismo è responsabilità di tutti i siciliani - ha ammonito lo scrittore - E le sue vicende sono spesso cronaca giudiziaria e non storia».
Ma la domanda che aleggia in gran parte della narrativa storica di Camilleri è una, in particolare: «Come si spiega - si è chiesto il papà di Montalbano- e cosa spiega che appena sei anni dopo il plebiscito, nel settembre del 1866, oltre 3mila contadini armati guidati da quegli stessi capi che avevano preso parte all'impresa garibaldina, assaltarono Palermo e la conquistarono?».
Ma Camilleri si è chiesto anche «come e perché si arrivò alla proclamazione delle leggi marziali per ben 2 volte dopo il 1860. Quale disagio profondo era sopravvenuto dopo l'Unità d'Italia e perché?».
Su tutto ad emergere, per Camilleri, è un patrimonio di speranze ed aspettative coltivate a lungo dai siciliani e tradite o ignorate. Speranze e attese che ben si sintetizzano nel romanzo che Pirandello "I Vecchi e i giovani" di cui Camilleri ha letto alcuni estratti.
«Molti gli errori commessi che ancora oggi scontiamo. Basti vedere - spiega - come il divario tra nord e sud si sia sempre più allargato, anziché restringersi, dopo l'Unità».
Ma se la Sicilia ancora annaspa «nel suo immobilismo - prosegue - è colpa di tutti noi siciliani». Guarda all'Italia Camilleri. «Quando vengo definito uno scrittore siciliano - spiega - mi affretto a correggere, dicendo che sono uno scrittore italiano, nato in Sicilia». Ma guarda soprattutto all'Europa, narrando la trama di un «romanzo autobiografico che non avrò la forza di scrivere a causa dell'età». Non è un giallo, questa volta, anche se poco prima aveva ammesso che «i gialli sono importanti in questo momento perché sono una forma per contrabbandare un vero e serio esame della società attuale».
Questa volta protagonista è un ragazzo nato in Sicilia nel '25 che fa di Spagna, Francia, Inghilterra e Germania le «sue patrie lettere». Vive il fascismo, passa al comunismo, ascolta il manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, conosce le idee di Einaudi e De Gasperi, ma poi si ritrova in tarda età con un'Europa che non assomiglia a quelle ispirazioni, in «una crisi che è essenzialmente economica» e con la «Grecia, culla del nostro pensiero e della cultura occidentale» ridotta tra povertà e disordini.
È necessario, ha spiegato Camilleri, che «l'Europa non si ponga astrattamente su un generico principio unitario e concretamente sull'adozione di una moneta unica». Ma di fronte alla crisi economica, per Camilleri, c'è da chiedersi se l'Europa che, negli ideali dei padri fondatori «si voleva realizzare su solidi principi comuni, su principi etici comuni e su una guida politica comune avrebbe resistito all'assalto economico».
«La vera unità - ammonisce Camilleri - non può esistere se non c'è un ideale profondo e condiviso che guarda alla comunità e alla fratellanza. Mi auguro che i miei nipoti questa conclusione possano non leggerla in un romanzo, ma realizzarla, viverla».
Daniela Giammusso



Last modified Sunday, March, 25, 2012