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Zara Zabara

12 canzoni per Montalbano



Autore Olivia Sellerio
Data di pubblicazione 22 febbraio 2019
Etichetta Palomar / RaiCom
Distribuzione Warner Music Italy


Olivia Sellerio raccoglie in questo prezioso disco le canzoni da lei scritte, interpretate e arrangiate per le serie TV de Il giovane Montalbano 2 e Il commissario Montalbano.
Dodici brani della cantautrice palermitana, ancora una volta capace di trasformare racconto e sentimento in musica, tra atmosfere mediterranee, sonorità dell'Atlantico, polvere d'Africa e folk americano, nella sua voce piena di reminiscenze e di parole attente a intrecciare storie al melos siciliano e a mille radici di altri modi e mondi, e fare spola tra la Sicilia e altrove.
In questo disco: storie d’amore, di spartenza, di sopravvivenza, di denuncia, di accoglienza cantate dalla sua voce magnetica, scura, viscerale, una voce matrioska che ne contiene tante.
C’è la pulsione del contrabbasso e delle percussioni con le chitarre, diverse a seconda dell’umore del brano, a realizzare una fitta rete di linee melodiche, il suono nobile del violoncello ad affiancare il canto, la fisarmonica ad avvolgere con i suoi bordoni in un impasto di corde e archi a dialogare coi sapienti effetti della chitarra elettrica, un accordo acustico-elettronico a favorire l’incontro di sonorità più attuali con quelle della tradizione colta o popolare, siano i temi di origine extraeuropea, il jazz o la musica d’autore del secondo Novecento.
Tutti i brani sono scritti, composti, arrangiati e interpretati da Olivia Sellerio.
Nel libretto, curato e concepito dalla stessa Olivia Sellerio con Luca Mannino, troviamo i testi delle canzoni con le traduzioni in italiano, gli scritti di Maria Attanasio e Guido Festinese, i crediti relativi a ogni brano.
brani inclusi nel disco sono stati registrati, masterizzati e mixati da un grande Angelo Cioffi, con l’attenta e costante collaborazione di Olivia Sellerio.

NELLE CANZONI DI OLIVIA SELLERIO

C’è chi va per il mondo grande che pure schiva il suo abbraccio, e c’è un mondo benevolo col viaggiatore stanco, a chi parte e chi resta una dedica, un richiamo, A tìa ca lu munnu è granni...
C’è la pena del dividersi, separarsi l’uno dall’altro, dell’andare e del restare, dell’ultimo congedo e Tornu dissi amuri a cantare la spartenza.
Ci sono domande senza risposta. Dov’è nato il giorno che ti porta al largo di Tobruk e quanti ne hai miracoli di scorta da Zarzis a Cala Maluk, e quanti pugni abbiamo piantati nelle tasche e ancora Anticchia ’i cielu supra ’a testa?
C’è un detto carico di tutti i mali di quest’isola grande, “Calati juncu ca passa la china”, piegati giunco che passa la piena: pretende il piegarsi per non spezzarsi, prescrive rassegnazione, passivita`, come unica resistenza possibile; e c’è il batuko, pagano, selvaggio, lubrico, nocivo al buon costume secondo la chiesa cattolica e i dominatori portoghesi che lo avevano bandito. Sopravvissuto in clandestinita` a secoli di divieto fino all’indipendenza di Capo Verde, oggi espressione viva e pulsante esemplare di un’altra resistenza; due declinazioni opposte della resilienza, Batuku di lu juncu, è un nuovo canto, creolo siculo, antitesi di una condanna al “quieto vivere” che esorta alla reazione.
C’è una riserva di caccia dell’ultimo re Borbone oggi parco cittadino e una bambina nigeriana, morgana del deserto scampata al maroso qui approdata e preda di altre cacce, rinnina ’i luna, rondine di luna, come troppe altre vittima della tratta, ricattata dallo juju in Ciuri di strata.
E c’è un’altra schiavitu`, sentimentale, altra storia come tante, storia di un grande equivoco che confonde l’amore col possesso, Nuddu è di nuddu (e nuddu m’avi) è il suo contro-canto, a ricordare tra rabbia e melanconia che nessuno possiede nessuno, né gli appartiene, dovrebbe semmai trattarsi di un prestito, un reciproco prestito, finché meritato.
E c’era l’amore e c’è, come solo puo` nelle canzoni, l’amore delle notti di luna piena e di occhi neri di luna fina che si danno appuntamento in una morna, il cuore accelera, il fiato va lento E si sfarda la negghia; c’è il malo amore, Malamuri, che ne fa scempio, e il giorno in cui cantavano le mani tra le braccia, non tornera`. E c’è l’amore, perso a cambiare verso come un fiume che ancora rinasce, e Sciddicassi, amuri, la nuttata.
C'è la storia, offesa, negata, c'è la memoria storta, la verità distorta, e l'amnesia. C'è il danno, l'inganno di un tempo sbagliato, e il ritorno di un tempo sperato di verità e giustizia; è lì che la storia rinasce Comu aceddu finici e “volta e rivolta l'aria”.
E c'è ’U curaggiu di li pedi, l'emergenza con tutto il suo scempio e mille e migliaia di sorti alla deriva.

DALLE NOTE DEL LIBRETTO DEL CD

Scrive di lei Guido Festinese:
“La sua voce è un grumo denso di potenza espressiva che scende verso oscuri abissi d’amarezza, e che, al contempo, può librarsi di colpo verso l’alto con la leggerezza affollettata che hanno certi guizzi d’ala d’uccelli.” “Olivia fa apparire naturale quanto ha costruito negli anni con la «sua» musica popolare e il jazz, i mille spezzoni del caleidoscopio di voci, al plurale, che è il bacino del Mediterraneo. Che dopo Gibilterra si spinge verso l’Atlantico, abbraccia Capo Verde e sfiora le Americhe.”

Scrive di lei Maria Attanasio:
“Voce muschio e bronzo – che aggiunge altri ritmi e altra vita, alla vita e ai ritmi del testo. Profonda esperienza di libertà, la sua ricerca artistica non è mai chiusura in un rigido schema sonoro, linguistico o tematico; per avere legittimità di esistenza per Olivia, l’arte, così come la vita, non può che attraversare orizzonti aperti. Contaminarsi. Farsi meticcia per diventare mondo.”


Contenuto del CD

E si sfarda la negghia (di la vita mia) (da Il giovane Montalbano 2)
Malamuri (da Il Commissario Montalbano - Un covo di vipere)
Lu jornu ca cantavanu li manu (da Il giovane Montalbano 2)
Nuddu è di nuddu (e nuddu m'avi) (da Il Commissario Montalbano - La giostra degli scambi)
Batuku di lu juncu (da Il giovane Montalbano 2)
Sciddicassi, amuri, la nuttata (da Il giovane Montalbano 2 - testo di Olivia Sellerio e Davide Camarrone)
Anticchia 'i cielu supra 'a testa (da Il giovane Montalbano 2)
'U curaggiu di li pedi (da Il Commissario Montalbano - L'altro capo del filo)
Ciuri di strata (da Il Commissario Montalbano - Come voleva la prassi)
A tìa ca lu munnu è granni (da Il giovane Montalbano 2)
Tornu dissi amuri (da Il Commissario Montalbano - Amore)
Comu aceddu finici (da Il Commissario Montalbano - Un diario del '43)


   


 



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