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Rassegna stampa - Giugno 2005



Zingaretti: lascio il commissario

In Sicilia sul set della fiction diretta da Alberto Sironi L´attore: "Girerò altri due episodi a ottobre e abbandonerò la serie" "Devo molto all´eroe di Camilleri, ma è tempo di cambiare" "Per un attore l´importante è entrare in scena, ma ancora più importante è uscirne"

San Vito Lo Capo (Trapani) - La casa dei contadini è di pietra, sopra la montagna di Custonaci, aspra, bellissima, si domina tutto il panorama. Più in là la riserva dello Zingaro, il mare è fermo. Alberi di gelso e di fico, gerani, nei recinti capre, mucche e cavalli; su un tavolaccio una bottiglia di vino, una pentola. «Commissario, commissario. Sono passati di qui: la minestra è ancora calda». Gli uomini di Montalbano non fanno in tempo a finire la frase, il bandito Sella apre il fuoco dall´alto. Una sparatoria furiosa, l´eco dei colpi rimbalza da un costone di roccia all´alto. Quando il regista Alberto Sironi dà lo stop, gli spari sono ancora nell´aria, come un effetto speciale naturale. Se per Montalbano, ferito, alle prese con uno dei casi più orrendi e dolorosi della sua carriera, un traffico di bambini, questo (come il titolo del romanzo di Andrea Camilleri) è il Giro di boa, lo anche per il suo interprete, Luca Zingaretti. «Dopo Par condicio e Giro di boa, in autunno mi aspettano gli ultimi due episodi della serie», annuncia l´attore «Tutte le cose belle finiscono, anche Montalbano. Come dice Camilleri: "Per un attore l´importante è entrare in scena, ma è ancora più importante uscire di scena"». Zingaretti, lei deve molto a Montalbano. «È vero. Magari farò la figura del naif ma non credevo, quando abbiamo iniziato, che sarebbe andata così bene. Quando seppi che un produttore cercava il protagonista corsi a comprare i libri, tra l´altro Camilleri era stato mio insegnante. Rimasi fulminato: era un personaggio ricco, scritto benissimo. Ma il percorso lo abbiamo fatto tutto, fino alla fine: cos´altro potrei dare a Montalbano? A ottobre gireremo La strategia del ragno e Il gioco delle tre carte, poi basta». Cosa succederà della serie? «Non so se il personaggio continuerà a vivere con un altro attore, io ho voglia di vivere altre esperienze. Se non lo faccio adesso, nel pieno della maturità artistica, non lo farò mai più. Lascio nel momento in cui mi sento comodo nel personaggio, al massimo livello. Certo, è un rischio. Lo stesso che ho corso quando andai a fare il provino per Montalbano, con gli amici che mi dicevano: "Non lo fare, perché ce lo rovini". Non assomigliavo al personaggio creato da Camilleri. Adesso lettori e spettatori lo immaginano come me, con la mia faccia». Nel "Giro di boa" anche Montalbano è stanco. «Sì, ha dovuto impugnare un´arma, una delle rare volte, ed è stato ferito. Ma soprattutto soffre per le ferite che non riesce a curare. L´indagine sulla pedofilia, sul traffico di bambini, è come se lo avesse svuotato: ha bisogna di ripulirsi. Abbiamo immaginato che si vada a rifugiare in una casa su montagna, dove potersi ritrovare. È un uomo solo, uno degli aspetti affascinanti del personaggio». Alla fine ha una vita privata irrisolta. «È vero, dal punto di vista affettivo è irrisolto. Nei libri di Camilleri ha una decina di anni più di me, è uno che ha deciso di vivere la sua vita senza punti fermi. Ama Livia che è lontana, anzi, forse la ama proprio per questo. Anche nel rapporto col suo braccio destro, Mimì Augello, non riesce a fidarsi completamente. Però gli dispiace se va via. Quello di non saper esprimere i sentimenti è uno degli aspetti che ispirano tenerezza. Poi sì, è egocentrico: o gli sei amico o lo detesti». Ci vuole coraggio a lasciare un personaggio come questo. Potrebbe continuare a interpretarlo, facendo altro. «Non sarebbe la stessa cosa. Ciclicamente, nella mia vita, devo voltare pagina. È successo col teatro, quando stavo nella compagnia di Luca Ronconi. Rinnovarsi è l´unico modo per capire dove puoi arrivare, metterti alla prova. Ora vorrei provare con un genere che adoro, il documentario. Con la mia ex moglie Margherita abbiamo girato una serie di conversazioni con Suso Cecchi d´Amico, realizzate con Rai Cinema. Bellissimo. Non volevo più lasciare la moviola». Dica la verità, vuole tornare al cinema? «Non ho mai sofferto di complessi d´inferiorità nei confronti del cinema, il mio filmetto all´anno l´ho sempre fatto, ho fatto televisione al top, tutta la fiction era di qualità cinematografica». L´incontro con Roberto Faenza, che le ha affidato il ruolo di don Puglisi, è stato importante? «Sì. È un regista magnifico: vuole che un attore tiri fuori il suo punto di vista, si confronti, e poi lo guida. Ho girato con lui anche I giorni dell´abbandono, dal libro di Elena Ferrante, che potrebbe andare alla Mostra di Venezia, con una strepitosa Margherita Buy. Il romanzo racconta di una donna lasciata dal marito, la sfida era non dare a quest´uomo la patente dello stronzo. È semplicemente un uomo che ha smesso di amare. Un attore non si deve avvicinare al personaggio con atteggiamento moralistico. Non deve giudicare». Ma saper interpretare. «Sì, aderire al personaggio. Poi quello che penso lo tengo per me, ognuno nella vita ha motivazioni intime. Dopo Vite strozzate qualcuno mi ha detto: "Lo sa che alla fine mi dispiaceva che l´infame muore?". Ecco, bisognerebbe tener conto dei buchi neri. Io ne tengo conto, anche nella vita. Mi sento in empatia con gli altri, e sento le persone negative. Avverto la negatività come un cattivo odore». Montalbano cosa le ha lasciato? «Come Don Puglisi, Perlasca, mi ha fatto riflettere su me stesso, sulla vita. Quando ho iniziato, non sapevo di dover fare una serie, poi è arrivato il successo, la consapevolezza. Se prima mi chiamavano commissario per strada, adesso sono Zingaretti. Sono cresciuto. Lascio Montalbano, come quando finisce un amore. Non è colpa di nessuno. Il personaggio non dà segni di stanchezza, sono io che sento di dover scendere dalla barca. Anche se Camilleri ogni tanto ci prova a farlo fuori». In che senso? «Beh, gli fa venire un infarto in acqua, ormai è la seconda volta che gli sparano». Progetti? «A ottobre gli ultimi due Montalbano, poi ho un futuro da inventare».

Silvia Fumarola - La Repubblica, 10.6.2005



La serie tv

La serie del commissario Montalbano con la regia di Alberto Sironi, tratta dai libri di Andrea Camilleri (Sellerio editore) debutta nel 1999 su RaiDue con Il ladro di merendine e la Voce del violino, seguita da 7 milioni di spettatori (25% di share). È prodotta da Carlo degli Esposti per Raifction, curatissima nella sceneggiatura (Camilleri, Francesco Bruni), nella scenografia (Luciano Ricceri), nella fotografia di Stefano Ricciotti. Si grida al miracolo: è cinema in tv. Nel cast con Zingaretti Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Davide Lo Verde, Angelo Russo è l´irresistibile Catarella. Katharina Bohm è Livia. Arrivano La forma dell´acqua e Il cane di terracotta. La serie (La gita a Tindari e Tocco d´artista) è promossa su RaiUno: sfiora i 10 milioni di spettatori, (oltre 8 in replica). I lettori di Camilleri applaudono, chi non conosce i libri corre a comprarli. È boom di turisti sui luoghi di Montalbano: l´immaginaria Vigàta viene individuata da Ricceri nella zona di Marina di Ragusa. Meta di pellegrinaggi: la tonnara di Scopello, Ragusa, San Vito Lo Capo.

(s.f.) La Repubblica, 10.6.2005



Montalbano: braccia di ferro tra Rai e Zingaretti

Quattro nuove storie tratte dai romanzi di Andrea Camilieri con il commissario di Vigata che per l'ultima volta avrà il volto di Luca Zingaretti

Da tempo a Viale Mazzini si discute sul “caso Montalbano”. Zingaretti non ha nascosto l'insofferenza per il personaggio che comincia a stargli stretto e lamenta l'uso smodato che la Rai ne ha fatto con le repliche dei vecchi episodi. Con quattro film e le repliche, la Rai si assicurò ascolti record per ben quattordici serate. Zingaretti minacciava l'abbandono della serie preoccupato per l'eccessiva visibilità. Poi, si è convinto a girare quattro nuovi episodi con la promessa di non vedere riproposti i vecchi fino alla messa in onda degli inediti. Invece, la Rai ha deciso di mandare le repliche a breve scadenza. Zingaretti si è mostrato contrariato. Intanto, prodotte dalla Palomar, sono iniziate la riprese dei nuovi Montalbano. In onda su Rai Uno nel 2006.

Federico Marchetti





Last modified Wednesday, July, 13, 2011