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Rassegna stampa - Novembre 2002



Degli Esposti: Montalbano vince, ma la Rai distrugge i suoi successi.

Il commissario Montalbano chiude in bellezza con quasi dieci milioni di spettatori. Finita la nuova serie, da venerdì su Rai1 con "La gita a Tindari" cominciano le repliche. Ma quale sarà il futuro della fiction? Il produttore Carlo Degli Esposti, che con l'amica Elvira Sellerio ha avuto l'intuizione di trasformare i romanzi di Camilleri in film per la tv, è amareggiato: "Siamo nelle mani della Rai, aspetto un interlocutore per discutere un progetto complessivo. Non so cosa succederà, SO CHE CAMILLERI HA GIA' SCRITTO UN BELLISSIMO ROMANZO." La fiction è ferma: i produttori minacciano scioperi se il Cda Rai non nominerà il nuovo responsabile (oggi il direttore generale Agostino Saccà proporrà in Consiglio Antonio Ferraro); l' Anica, l'industria del cinema, chiede subito la nomina e un piano di produzione.

- Degli Esposti, cosa sta succedendo in viale Mazzini?

E' tutto fermo. Da gennaio non ho contatti con nessuno. Mi piacerebbe fare il mio lavoro, invece neanche dopo l'incredibile successo di Perlasca si sono fatti vivi. Anzi: dopo la presentazione del film, mi hanno detto che ero stato tagliato fuori dal budget 2002.

- Montalbano è considerato un fiore all'occhiello, possibile che nessuno le abbia chiesto di mettere in cantiere i nuovi episodi?

Solo Max Gusberti, il dirigente con cui ho condiviso gli ultimi successi della mia società, la Palomar.

- La censura non c'entra? Camilleri è di sinistra e non ne fa mistero.

Ma no. E sul lavoro io non sono un uomo di sinistra, credo solo in quello che faccio.

- Lei ha investito tutto nella fiction.

Sì, PERCHE' FARE FICTION DI QUALITA' SIGNIFICA FARE SERVIZIO PUBBLICO, FAR PASSARE VALORI ATTRAVERSO GRANDI STORIE. Se va di moda il prodotto da guardare in mutande davanti alla tv, non ci sto. Preferisco che la gente sia vestita, perchè credo ancora nel lavoro artigianale - e Montalbano ne è un esempio -, per rispetto verso me stesso e il pubblico. Il mio bilancio di quest'anno è un terzo rispetto all'anno scorso: ho un'azienda da difendere. ...

La Repubblica, 20.11.2002



Come ti mando in ferie Montalbano

Ammettiamolo: stavolta ci è dispiaciuto, che il commissario Montalbano abbia trovato il colpevole. Non perchè quel marito che aveva commissionato a un killer da strapazzo l'assassinio della moglie ci stesse simpatico, nè - ci mancherebbe - perchè consideriamo l'eliminazione fisica della consorte un reato minore, allo stesso livello del falso in bilancio. No, il fatto è che risolvendo il quarto e ultimo mistero di questa serie autunnale, il poliziotto creato da Camilleri interrompe il collegamento con il pubblico e se ne torna a Vigata a mangiare i suoi arancini in santa pace. La mini-serie finisce qui, e nessuno sa quando ci sarà la prossima. Ecco, questo è un mistero televisivo, che meriterebbe un'indagine del commissario Moantalbano (o forse del suo vice, Mimì Augello, o magari dell'ispettore Fazio). Perchè una fiction cha ha avuto un successo così travolgente, rivelando la voglia degli italiani di gustarsi la sera un bel tv-movie sapientemente condito di ironia intelligente, deve vivere solo per un mese? Quali colpe dobbiamo scontare, noi telespettatori, per essere ogni volta puniti - dopo il piacere fugace e passeggero di quattro episodi - con una lunga astinenza? E quali molle muovono i dirigenti della Rai, se un commissario che vince tutte le gare Auditel viene mandato in ferie alla quarta inchiesta? Ci dicono che adesso Rai1, nella sua suprema magnanimità, manderà in onda le repliche dei vecchi episodi. Li rivedremo con piacere - anche se li ricordiamo perfettamente - per assaporare i dettagli che c'erano sfuggiti. O anche solo per rivedere le strade di Montelusa, le piazze di Vigata, o le spiagge di Levànza senza neanche una cicca per terra, senza neppure una macchina in seconda fila, senza un solo clacson che suoni al semaforo, insomma una Sicilia romantica che - come la Sicilia nevrotica e spietata de "La Piovra" - è solo una rappresentazione letteraria di una terra dove i commissari Montalbano convivono con i Tano Cariddi, di un'isola a colori dove il nero della "Piovra" e il bianco di Camilleri si fondono in cento tonalità di grigio quotidiano. Però sappiamo già che quelle repliche saranno un surrogato di ciò che vorremmo: una vera serie televisiva che ci regalasse ogni lunedì (o martedì, o mercoledì, o sabato: sul giorno si potrebbe trattare) un episodio del più anticonvenzionale dei commissari e una cartolina color seppia da una Sicilia che - purtroppo - esiste solo nel mondo virtuale di Salvo Montalbano. Ma forse chiediamo troppo, a una tv che qualche volta sembra fatta su misura per l'agente Catarella.

Sebastiano Messina - La Repubblica, 19.11.2002



Fiction, è rivolta contro la Rai

Il Cda della tv pubblica non approva le serie, niente contratto per il prossimo Montalbano e tante produzioni rischiano di fallire

La fiction continua a versare in uno stato di crisi. Una situazione che paralizza un settore che dà lavoro a oltre 200 mila persone. E ieri l’Apt (Associazione dei produttori tv) ha optato per una manovra offensiva: se la Rai non varerà il piano di produzione fiction 2003 e non nominerà il direttore di Raifiction entro i due prossimi Consigli di amministrazione, i produttori sciopereranno per un giorno. Lo annuncia Sergio Silva, presidente dell'Apt che spiega: «La fiction subisce uno stallo legato alla riduzione degli investimenti e ai rapporti tra broadcaster e produttori indipendenti: problemi al centro di una discussione aperta con Rai e Mediaset, che abbiamo intenzione di portare avanti. Ma alla Rai si è creata una congiuntura che da circa un anno impedisce l'attività di produzione e di progettazione della fiction, nonostante si confermi un genere in salute: prova ne sono gli ascolti di questi giorni». Infatti, nonostante i risultati di serie come Lo zio d’America, o Don Matteo, realizzate durante la scorsa gestione di Raifiction, alcune aziende sono costrette a chiudere, altre a licenziare, altre ancora a lavorare rischiando sulla propria pelle. E, caso eclatante, i prossimi film del Commissario Montalbano, esempio di una tv raffinata e campione di ascolti, sono ancora senza contratto. «E le riprese del Medico in famiglia 3? Anche quelle vanno avanti da quattro mesi senza la firma del Cda», commenta Silva. Anche i politici scendono in campo, sottolineando in blù l’indecisione del Cda: «La posizione assunta dalla Rai nei riguardi della fiction è inconcepibile, assurda, autolesionista». Lo dichiarano Enzo Carra, dell'Esecutivo della Margherita e Giuseppe Giulietti di Articolo 21. E ribadiscono che se Viale Mazzini si regge ancora a galla lo deve proprio «agli ascolti di produzioni che oggi ha deciso di bloccare». La situazione, se possibile sembra ancora peggiore di quella dipinta dall’Apt. «E’ gravissimo che in Rai non sia stato ancora nominato un nuovo direttore della struttura. Ma non crediamo che i nodi si scioglierebbero come per incanto con una nomina», dichiara Francesco Scardamaglia, presidente della Sact (Sceneggiatori tv). E mette a fuoco i problemi più scottanti: «I produttori hanno le mani legate, non possono investire perchè i network negano loro una percentuale sui diritti. E non possono nemmeno accedere ai Fondi europei proprio per lo stesso motivo, ossia in quanto non proprietari dei suddetti diritti: un cane che si morde la coda. L’Apt minaccia lo sciopero, d’accordo, ma in vista di un accordo...». Il punto: pur di lavorare i produttori sono pronti a cedere. E il patteggiamento comprende: «Accettare che il network abbia facoltà decisionale sul progetto portato dal produttore, compresi cast e addirittura team di sceneggiatori». Il 2003? «Un anno buio», dice Scardamaglia: senza fiction in tv. I magazzini della Rai sono quasi vuoti. E le produzioni partite si contano sulle dita di una mano. Intanto il Cda continua nell’indecisione, non approva contratti già avviati. Così la produzione di Giussani che sta realizzando Salvo D’acquisto non sa se potrà pagare la troupe. E in attesa sono i progetti annunciati di Soraya e di Nerone. Della Banda della Magliana e della serie in 6 puntate Omicidi.

MICAELA URBANO



Grazie a Montalbano più turisti svedesi

Forte aumento delle presenza in Sicilia

Napoli. Montalbano? Gli operatori turistici della Sicilia possono ringraziarlo. Dopo la seconda serie del commissario Luca Zingaretti in tivù le presenze di turisti svedesi nell'isola - dove è ormai il personaggio più popolare nonostante venga tradotto in lungua scandinava - sono aumentati di sei volte rispetto ai dati precedenti. Lo ha sottolineato il direttore generale della Rai, Agostino Saccà, in occasione della firma di un protocollo d'intesa con il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. E dopo la prima puntata della nuova serie, ha aggiunto, "il centralino della Rai e il sito Internet sono stati subissati di richieste su dove si trovasse la spiaggia di Scopello".

Giornale di Sicilia, 9.11.2002



La tv che balla

Intervista a Luca Zingaretti

[...] Zingaretti: quando leggevo i romanzi di Camilleri con protagonista Montalbano, non mi immaginavo come lui, ma sapevo come mi sarebbe piaciuto farlo. Quando ho vinto il provino e l'ho comunicato agli amici, mi dicevano: "No, non farlo! Ce lo rovini!", perchè ognuno lo immaginava a modo suo. Domanda: Che gli fai tu alle donne e come mai Montalbano vede poco Livia? [glissa su che gli fa lui alle donne, NdS] Montalbano non lascia da parte la femmina, e ha un rapporto con Livia per cui è meglio che si vedano poco. Montalbano è un uomo all'antica, con un grande senso morale e affascina le donne perchè è l'uomo che vorrebbero avere accanto. Piace anche agli uomini, perchè vorremmo tutti essere così. Se Montalbano dovesse collaborare con un altro detective letterario, con chi lo farebbe? Con Maigret. Non si somigliano ma si piacerebbero. Si studierebbero un po' e poi farebbero amicizia. E' la mia opinione da lettore di Simenon e Camilleri. Montalbano ha intorno un muro, una scorza dura, si vede ha sofferto. Non ha questo muro. E' che siamo circondati dall'ipocrisia e Montalbano la rifiuta e rifugge dai falsi rapporti. Pochi amici ma veri. Naturalmente mi trova d'accordo: megli pochi amici fidati che tanti conoscenti. Da piccolo amavi i gialli? Non c'è bambino che non abbbia sognato di fare il poliziotto o il pompiere. Il mestiere di poliziotto mi ha sempre affascinato e nell'essere attore devi essere anche un po' poliziotto per indagare sul personaggio, per rappresentarlo al meglio... Se invece di "Montalbano sono" avessi detto "sono Montalbano" cosa sarebbe cambiato? Sarebbe cambiato ma non pensavo che sarebbe stata una firma. Di mio non ci ho messo niente, ha fatto tutto Camilleri. Non ho mai sottolineato il "Montalbano sono", l'ho sempre buttata lì come avessi detto "Piacere sono Mario", forse per questo è rimasto nell'immaginario delle persone. Insomma non so perchè è diventato così importante ma mi fa piacere. Ti capita di voler uscire dalla trama e tradire Camilleri? Sì, ma è Montalbano che non si tradisce. Il personaggio ti prende la mano, Camilleri ci ha anche scritto un racconto, non riesci a fargli fare quello che non vuole. Cosa faresti se dovessi decidere tu il palinsesto televisivo? Farei in prima serata non varietà ma dei bei film, anche film di una volta in bianco e nero, e in seconda serata programmi di approfondimento. In Italia abbiamo tante cose su cui riflettere, quindi approfondimento o spettacolo di satira e comunque spettacolo sagace. Grazie di essere venuti ad incontrarmi, ringrazio la trasmissione e saluto gli ascoltatori abbracciandoli tutti.

Radio 2, 8.11.2002 [trascrizione di Salvia]



MONTALBANO ? COME MEAZZA E'?

Erano passate poche ore dal 28 sera di quel lunedì d'ottobre, quando poco meno di 10 milioni di persone erano rimaste attentissime e divertite davanti alla prima puntata della nuova serie del Commissario Montalbano", e già si era accumulata una piccola massa di riconoscimenti critici, di consensi popolari sulla trasmissione. Investivano tutto e tutti, quei giudizi critici benevoli, quegli entusiasmi popolari: a cominciare dall'attore protagonista Luca Zingaretti, bravo come sempre; dal regista , Alberto Sironi, bravissimo e inventivo come non mai; per interessare anche l'architetto (non ne ricordiamo il nome) che si è inventata una Sicilia insieme desolata e splendidamente barocca, come poche altre volte si era vista sul piccolo e sul grande schermo; per finire con il cane Orlando, intelligente e ubbidiente, proprio come serviva. E non parliamo poi degli attori, delle altre attrici: bravissimi tutti, bravissime tute. Giacchè siamo a tanto, aggiungiamo un sentito, favorevole apprezzamento anche a noi. Riguardo il dialetto, riguarda quel "siciliano stretto" in cui le avventure di Montalbano (al telefono "Montalbano sono") sono state scritte e recitate . E per produrre il quale, gli autori di Montalbano hanno girato per i teatrini popolari della Sicilia. Naturalmente quando si parla di dialetto – se ne parla con tono di approvazione – si corre un grandissimo rischio. Il rischio di impegolarsi in discussioni senza fine sull'opportunità di cedere al dialetto o di usare sempre, comunque, la lingua italiana. Che è tanto bella . Come si sa. Come perfettamente sappiamo. Ma un'opera di fantasia quale Montalbano certamente è (sia reso onore ad Andrea Camilleri), deve innanzitutto risultare credibile a prima vista. Alle prime battute che gli attori recitano. E siccome i personaggi interpretati da quegli attori appartengono a quella Sicilia splendidamente barocca, dove quel dialetto è di casa, in dialetto devono esprimersi. Oltre ad esprimersi, si capiscono tra di loro, prima e meglio, quando parlano in dialetto. Rivelano – a chi li sa ascoltare – una superiore, insospettabile intelligenza dei loro rapporti, delle loro realtà: rustiche e modeste quando si vuole, ma per loro fondamentali. Mi rendo conto (proprio adesso) di essere incappato in quella benedetta dissertazione fra "lingua" e "dialetto" alla quale ho accennato prima, ed alla quale mi sento, mi so, tuttora impreparato. Il lettore potrà riferirsi, se vuole, a qualche esempio classico di dottrina: sorprendete ed inimitabile. Per esempio quel che ebbe a dire Gianni Brera a proposito di Giuseppe Meazza, il popolarissimo giocatore della Nazionale, che dava gli ultimi calci al pallone in qualche squadra secondaria. Lui, che aveva giocato nell'Ambrosiana-Inter. E che aveva ancora tutta la sua classe. Si aveva a che fare, in quell'anno, in quel Campionato (eravamo negli anni 40) con squadre che avevano tutte adottato il "sistema" inglese, che comportava il marcamento dell'uomo sull'uomo. Non si trovava più un compagno di squadra libero per passargli la palla. Meazza intuì che un modo ci doveva pur essere e si provò a praticarlo: si trasferiva da sinistra a destra, o da destra a sinistra, con la palla tra i piedi, e intanto le marcature saltavano. Allora lanciava un lunghissimo passaggio trasversale diagonale al compagno infine liberatosi e accadeva (sul campo) quel che doveva accadere. Si diceva – sempre in quegli anni del secolo scorso- che Beppino Meazza era sì un calciatore mirabile, ma non intelligente, purtroppo. Non sapeva esprimersi in un italiano passabile. Intervenne allora il principe dei cronisti sportivi, Gianni Brera, per dire:" E certo, se voi lo interpellate in italiano, intelligente non risulterà; ma provate a chiedergli di spiegare, e di spiegarvi, come si fa a far saltare la difesa del "sistema", e di spiegarvelo nel suo dialetto meneghino: allora vedrete quanta e quale intelligenza ha".

Beniamino Placido - Il Venerdi di Repubblica, 08.11.2002



Nobile: "Sono io il re dello share?"

L'attore è giornalista in "Montalbano" e poliziotto in "Distretto"; le fiction-record

Un successo doppio, che lo vede apparire contemporaneamente nelle due fiction più amate del momento, diviso tra due commissariati, due storie e due reti concorrenti. Un colpo di fortuna? Per il siciliano Roberto Nobile, che interpreta il giornalista Nicolò Zito in "Montalbano" (Rai1) e il poliziotto Antonio Parmesan in "Distretto di polizia 3" (Canale5), lunedì scorso ancora 9 milioni di spettatori e share tra il 30% e il 34%), il momento è d'oro. "La tv? Non mi ha cambiato la vita" dice l'attore, e lo spiega con un pizzico d'ironia: "Rimango più amato dalla gente che dai dirigenti televisivi, anche se ho avuto più di quanto mi aspettassi. La vera fortuna è stata incontrare due ottimi registi, Sironi e De Maria". Poi prosegue a raccontare dei suoi personaggi: "Il primo è un giornalista onesto e coraggioso che ha fede nella giustizia ed essendo nato in Sicilia, ha anche pagato per questo, l'altro un poliziotto 'anziano', una specie di papà del Distretto". Due ruoli diversi, una preferenza? "Sono particolarmente legato a Zito, perchè mi ha permesso di tornare a Ragusa, la mia città, per fare l'attore. Ero emigrato 25 anni fa proprio perchè non c'erano possibilità, invece Montalbano è stato girato lì, a casa mia". Alle spalle, Roberto Nobile ha una carriera di caratterista teatrale e un po' di cinema (ha recitato anche nell' "Intervista" di Fellini): "La fiction porta una gradevole popolarità e qualche soldo in più" dice "ma soprattutto la possibilità di approfondire un ruolo, di imparare". E i colleghi protagonisti? "Claudia Pandolfi è giovane e allegra, meno diva di Isabella Ferrari, che avendo alle spalle tanto cinema, sul set è un specie di 'aristocratica'. Zingaretti? Lo stimo, ma ho avuto pochi contatti". E dopo i commissariati? "Sarò un nobiluomo toscano con tanto di cani e cavalli in un film americano, 'Under the tuscan sun', con Diane Lane e Raoul Bova: niente male per un emigrato siciliano!".

Elisabetta Colangelo - Leggo (giornale metropolitano di Milano), 7.11.2002



E` la fiction la tv più autentica contro il nobile cinema decaduto

[...] Se Lo zio d'America rappresenta l'ineluttabile compromesso tra piccolo e grande schermo, Il commissario Montalbano, tornato a furor di pubblico anch'esso su Raiuno (quattro nuovi episodi il lunedì sera) rappresenta la prova che la fiction di qualità è possibile anche farla in casa. Non per nulla si parte dai romanzi di Andrea Camilleri, l'unico caso letterario nato in Italia negli ultimi dieci anni, ossia in piena era televisiva. Il regista Alberto Sironi e il protagonista Luca Zingaretti se ne sono impossessati con amore, ma senza timori reverenziali, costruendo un protagonista che con quello letterario non ha quasi nessuna somiglianza in senso stretto, ma è un buon esempio di verosomiglianza artistica. Schivo, introverso, taciturno, Salvo Montalbano è un solitario cane sciolto, come tutti gli sbirri che si rispettino. Ma con un fascino e una passionalità tutti suoi. Così la fiction funziona sia per la forza quasi bruta del protagonista, sia per la natura straordinaria che gli fa da sfondo. Dopo tante Piovre e tanti Padrini, era tempo che arrivasse un difensore della legge a muoversi tra le luci, i mari, le piazze, i misteri e i fichi d'India della Sicilia. Poco importa che il “giallo” in senso stretto lasci qualche volta a desiderare: in questo Montalbano televisivo ci sono tanti colori in più, proprio come nel linguaggio inventato da Camilleri.

Nanni Delbecchi - Liberta`, 7.11.2002



Montalbano salva la Rai e batte anche "Striscia"

Quasi dieci milioni di spettatori su RaiUno per il film con Luca Zingaretti. Dopo la nuova serie, una raffica di repliche

Camilleri: "Non è merito mio, è stato fatto un buon lavoro Spero che il successo stimoli gli autori per altri progetti"

La Rai salvata da Montalbano. E´ ancora record per il commissario di Camilleri che lunedì, su RaiUno ha conquistato quasi dieci milioni di spettatori: 9 milioni 892 mila, (share 34.44 per cento) battendo anche Striscia la notizia, il tg satirico di Antonio Ricci che su Canale 5 ne ha raccolti 9 milioni 775mila. Numeri da Mondiale di calcio e da Formula Uno, un´impresa che lascerebbe senza parole anche il più loquace degli uomini di Montalbano, il fido Catarella. Andrea Camilleri, creatore di un uomo di legge amatissimo che non rinuncia alle battute caustiche ma conosce la pietà, ormai scrittore di culto (con 7 milioni 300mila copie di libri venduti) divide gli onori del successo. «Diciamo che il mio merito è relativo e non lo dico per complimento, ma perché risponde alla verità dei fatti. Sceneggiatori, regista e interpreti - mettendo in primo piano Zingaretti - sono bravissimi, c´è una resa di recitazione da parte di tutti che è veramente di notevole livello. Il successo me la godo come spettatore: sono contento per me stesso e perché è stato fatto un buon lavoro». Pensa che tra quei dieci milioni di spettatori qualcuno avrà la curiosità di leggere anche i libri? «Io mi auguro che sia un invito alla lettura non pro domo mea. Qualcuno, che non leggeva, dopo aver visto il film, mi ha detto: "Ho letto Montalbano: e adesso?". Semplice: leggete i libri che legge Montalbano, siete così appassionati al personaggio, cercate di capirne anche i gusti». La Rai replicherà anche la vecchia serie. «Oddio, non lo sapevo» commenta Camilleri «mi auguro che questo stimoli buoni sceneggiatori perché non si può vivere di solo Montalbano». Montalbano è la terza fiction più vista del 2002 (meglio hanno fatto solo Papa Giovanni con 14 milioni 680mila spettatori e Perlasca, interprete sempre Zingaretti, con quasi 13). In una stagione critica, Viale Mazzini affida le sue sorti a Montalbano anche nei prossimi mesi: finita la nuova serie, RaiUno replicherà il venerdì sera i casi già trasmessi su RaiDue. Che significa battere Striscia? «Striscia è un programma molto intelligente, noi non ci siamo mai considerati tanto intelligenti, ma siamo felici di averli superati» dice il produttore Carlo Degli Esposti «La maniacalità con cui abbiamo mantenuto le riprese in Sicilia con attori siciliani, facendo attenzione a non tradire, ma a utilizzare al meglio i libri di Camilleri, è stata premiata. Il futuro è nelle sue mani e nelle pagine dei suoi bellissimi racconti. Questa non è una serie televisiva, è una collana di film tratta da un´opera letteraria. In Rai non ho interlocutori, non c´è il responsabile della fiction: spero che una volta nominato, metta tra le urgenze il futuro di Montalbano». «A me, al di là dell´Auditel, di aver battuto questo o quell´altro», aggiunge Zingaretti «questo risultato fa un immenso piacere perché è un segno di stima e di affetto. Ci aspettavamo che andasse bene, ma non così: ti senti oggetto di un amore grande. Questa ultima serie è stata realizzata da Sironi e dai suoi collaboratori in modo magistrale: la fotografia di Ricciotti è di una bellezza che lascia senza fiato anche me che ho girato i film. E´ cinema per la televisione. Questo è un momento particolare della Rai, della televisione in genere, dopo l´11 settembre c´è stata una crisi, il passaggio su RaiUno presentava delle incognite. Spero che la gente segua il prossimo film, L´odore della notte, quello a cui mi sento più affezionato: una storia d´amore struggente e terribile».

Silvia Fumarola - La Repubblica, 6.11.2002



Montalbano fa 10 milioni. Sorpreso anche Zingaretti

UN GRADIMENTO oltre le più rosee aspettative anche per lo stesso Luca Zingaretti. Un risultato d'audience che lunedì sera si è attestato sui 9.892.000 spettatori con uno share del 34,44%, conquistando, rispetto alla precedente puntata d'esordio, un punto in più di share. «Il commissario Montalbano» che nelle precedenti serie, andate in onda su Raidue, si era attestato sui 7.500.000 spettatori, sembra il Maigret del duemila. La crescente simpatia della platea televisiva, nonostante una evidente economizzazione delle risorse, riscontrabile nella quarta serie, attualmente in onda, è giustificata da una serie di motivazioni. La prima è di ordine squisitamente letterario: il giallo, in televisione, ritorna a raccontare la letteratura, come era avvenuto, in passato, solo con Simenon e Sciascia. La seconda è la presenza di Zingaretti, che interpreta, in maniera reale, un personaggio ideale. E dire che Camilleri, inizialmente, aveva osteggiato la scelta dell'attore, per lui troppo giovane nel ruolo del suo Commissario, ma impostagli da Raifiction. «È un successo che, in video, si somma a quello degli anni precedenti, grazie a Camilleri che ha saputo conquistare con le sue trame accattivanti, l'attenzione del pubblico» afferma Carlo Lucarelli, scrittore di gialli e del genere noir, oltre che conduttore del programma di Raitre «Blu notte», dedicato a casi di cronaca nera insoluti. «Le storie di Montalbano, proprio per l'intrigante, ma accessibile scrittura, arrivano ad una platea di lettori di differente estrazione culturale, non solo ad intellettuali. E rappresentano la dimostrazione che se si persegue la qualità, in Tv l'audience alla fine paga», conclude Lucarelli. «Rispetto al passato, noto, nello svolgimento della sceneggiatura, una più evidente concessione alla commedia che ne ha alleggerito i toni ed ha consentito al pubblico di accedere più da vicino alla vita privata del protagonista. Nella giusta commistione tra elementi del giallo ed aspetti privati della quotidianità, è da ricercarsi il successo di personaggi icona come Montalbano», sottolineano gli sceneggiatori Laura Toscano e Franco Marotta, ai quali si deve l'invenzione de «Il maresciallo Rocca» il Carabiniere che, interpretato da Gigi Proietti, ha suscitato la simpatia del pubblico per la capacità di alternare, nella fiction, vita professionale e privata. Montalbano è oramai considerato dalla gente come una persona di famiglia», sottolineano. E Camilleri, indugiando su aspetti intimistici di Montalbano, anche dopo la risoluzione del caso e l'arresto dell'assassino, dimostra che il giallo non è fine a se stesso». Marida Caterini

Marida Caterini - Il Tempo, 6.11.2002



Guia Jelo, un “vulcano” di simpatia

L'attrice catanese si divide tra teatro e tv ed è pronta a scrivere un film

Con Messina, e soprattutto con i messinesi, ha sempre avuto un rapporto speciale, se è vero che la città dello Stretto le ha dato due mariti e un compagno straordinario («che, pur essendo nato e vissuto a Venezia, è peloritano d'origine», ammette): è un «vulcano» di entusiasmo e di simpatia, Guia Jelo, una delle attrici siciliane più amate e più apprezzate nel panorama nazionale. [...] Attrice duttile e completa, capace di emozionare – e di «bucare» lo schermo – come poche: al cinema la ricordiamo in molte pellicole di impegno civile («Ragazzi fuori» di Marco Risi; «La scorta» di Ricky Tognazzi; e in molti film di Aurelio Grimaldi, un autore a lei molto caro: con «Le buttane», in particolare, nel 1994 è stata candidata quale miglior attrice al Festival di Cannes); in televisione, in molte fiction di successo («La Piovra 9», «Donne di mafia», «Uomo di rispetto», solo per citare alcuni titoli) e, ultimamente, nelle fortunatissime serie del «Commissario Montalbano»; e, a teatro, splendida interprete di Pirandello, Verga, Martoglio, Rosso di San Secondo e di altri grandi autori del passato (Plauto e Terenzio, per esempio) e contemporanei, diretta da Strehler, Puggelli, Manfrè, Sepe, Cassano, Crivelli e Bolognini. [...] Per quanto riguarda il teatro, è reduce dal grande successo ottenuto a Vienna (al Burg Theater) con la pièce antologica «Volti di donna siciliana», con testi di autori contemporanei (tra cui l'immancabile, oramai, Andrea Camilleri); e in queste settimane è in tournée (tra le altre tappe, ad Agrigento), al fianco di Tuccio Musumeci, in «Aragoste di Sicilia». [...]

Matteo Pappalardo - Gazzetta del Sud, 4.11.2002



Gli arancini di Montalbano

Alle 20.55 «Gli arancini di Montalbano». Il commissario Montalbano (Luca Zingaretti) indaga sulla morte d'un commendatore e della giovane moglie, finiti in una scarpata con l'auto. Sembrerebbe un normale incidente, ma il dubbio s'insinua nella mente dell'investigatore. Perché la donna ha le unghie delle mani spezzate? Si profila un nuovo successo d'ascolto, dopo lunedì scorso, per il personaggio creato da Andrea Camilleri, che scrive a macchina, non al computer e, appena finito un testo, racconta di sentire «il bisogno di leggerlo ad alta voce, perché solo così sento dove stavo sbagliando, avverto il ritmo e il procedere del senso». È un uomo di teatro, ha insegnato all'Accademia D'Amico e ha fatto il regista. Il mestiere di autore di gialli racconta di averlo imparato quando fu delegato di produzione Rai per la realizzazione degli ormai storici Maigret, «andando a bottega da Diego Fabbri, che sceneggiava i romanzi di Simenon, procedendo come un orologiaio che smonta e rimonta meccanismi. Fu una scuola da cui ebbi molto, molto di più che qualche suggestione per la mia scrittura successiva».

Gazzetta del Sud, 4.11.2002



Complimenti a Zingaretti perfetto “commissario”

Ma Luca Zingaretti esiste davvero? E siamo sicuri che Salvo Montalbano sia un personaggio inventato dalla fantasia di Andrea Camilleri? Francamente non lo sappiamo. Siamo sicuri, però, che il successo de «Il senso del tatto» film tv da «Gli aranci di Montalbano», che lunedì scorso su Raiuno ha oltrepassato i 9 milioni di telespettatori, dipenda in gran parte dalla bravura di Luca Zingaretti così bravo a incarnare la figura creata da Camilleri da apparire insostituibile. Ci spieghiamo meglio. Camilleri è il nostro Ian Fleming. Fatte le dovute proporzioni, il suo agente 007 al servizio di Sua Maestà è uguale al nostrano commissario. Ha poca importanza, ovviamente che uno combatta la Spectrea e l'altro la criminalità di Vigata, ambedue hanno uno stile proprio, James Bond ama il martini cocktail mescolato o shekerato adesso ha poca importanza, a Salvo Montalbano piacciono i calamari ripieni, è uguale. L'agente segreto sopravvive grazie ad armi tecnologiche sempre più sofisticate, il funzionario di Stato ha un'unica e invincibile arma segreta, un effetto speciale sofisticatissimo: una spettacolare ironia. E le Bond girl? A noi basta Livia, sdraiata sulle onde di un mare limpido, altro che il mitico bikini di Ursula Andress. Ma in una cosa Bond e Montalbano non saranno mai uguali, quando vengono fuori dalle pagine dei libri. E qui sta l'infungibilità. Di agenti 007 ne abbiamo visto un tot: Sean Connery, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan, andavano tutti bene, avevano l'aplomb giusto, il phisique du role. Erano tanti, ma il pubblico vedeva solo Bond. Non siamo sicuri, invece, che, se cambiasse Zingaretti sarebbe la stessa cosa. Non siamo sicuri affatto che la resa sarebbe uguale perché, per i telespettatori Zingaretti e Montalbano sono ormai la stessa cosa. Ma ancora un plauso dobbiamo fare a chi ha scelto le location del film. Un film così non vale 1000 pubblicità che invitano a venire in Sicilia. Certo, da siciliani non siamo imparziali, ma bravo, bravo, bravo, a chi, senza che gli scenari prendessero il sopravvento, ha scelto scorci, piazze, scalinate e chiese barocche che hanno fatto pensare a luoghi pieni di storia e sole, da visitare anche se non c'è Montalbano ad aspettare i turisti.

Donatella Cuomo - Gazzetta del Sud, 4.11.2002



Gli arancini di Montalbano

Il segreto di un grande successo targato Rai Fiction

È dal 1998 che il commissario Montalbano domina la fiction televisiva, da quando il successo straordinario e continuato dei romanzi di Andrea Camilleri (quasi due milioni di suoi libri sono stati venduti solo in Italia) spingono il produttore Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, e la struttura Cinema Fiction della Rai a realizzarne la trasposizione televisiva. Vanno in onda su Raidue "Il ladro di merendine" e "La voce del violino" nel 1999. Poi "Il cane di terracotta" e "La forma dell'acqua" nel 2000 e "La gita a Tindari" e "Tocco d'artista" nel 2001. Il Salvo Montalbano di Luca Zingaretti ha certamente tutti i requisiti per farsi amare dal pubblico: incarna perfettamente l'uomo mediterraneo schivo, solitario, dotato di un saldo senso morale, in sintonia con una forte spigolosità caratteriale. E' anche vero però che questo commissario è molto amato perché non cede ai compromessi e non si preoccupa di far carriera, conduce le sue indagini con grande tenacia e meticolosità fino a scoprire la verità, si sforza di capire le passioni e le ragioni dei personaggi con i quali deve confrontarsi. Come i milioni di lettori dei libri di Camilleri, così anche molti milioni di telespettatori sono stati conquistati da Montalbano e dalle sue indagini. I film per la tv che raccontano le sue avventure hanno vinto ogni volta la gara dell'audience giornaliero. Anche la critica ha accolto con grande favore queste opere televisive e molti sono stati i riconoscimenti internazionali: diritti venduti in Germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna e la nomination agli Emmy Awards, come il miglior prodotto della fiction internazionale nel 1999. L'episodio di questa sera, alle 20.50 su Raiuno, si intitola "Gli arancini di Montalbano", tratto dal racconto omonimo di Camilleri, e comincia con i corpi del commendatore Pagnozzi e della sua giovane moglie che vengono trovati senza vita nella loro auto finita in una scarpata. Tutto lascia pensare ad un normale incidente. Ma ci sono dei particolari che non tornano. Per esempio: perché la donna ha le unghie delle mani spezzate? Stefania è la seconda moglie del commendatore Pagnozzi, costruttore edile colluso con la mafia. La donna, molto più giovane e assai attraente, lo ha sposato per i soldi. Erede delle fortune di Pagnozzi è il figlio Giacomo, un giovane nullafacente, gracile e pieno di odio per il padre. La villa dei Pagnozzi è stata svaligiata la sera stessa dell'incidente. I sospetti si dirigono subito sugli operai albanesi che lavorano nei cantieri di Pagnozzi e che stanno ristrutturando la villa. In casa di uno di loro, Ilir, viene trovato con un pezzo della refurtiva. Per il questore Bonetti Alderighi il caso è risolto. Ma Montalbano ha capito che le cose non sono andate così. E come sempre ha ragione.

La Nuova Sardegna, 4.11.2002



Dentro la TV

Prodotto di qualità fatto in casa

Gira e rigira, le cosa più autentica di questa tv è la fiction. [...] Se Lo zio d'America rappresenta l'ineluttabile compromesso tra piccolo e grande schermo, Il commissario Montalbano, tornato a furor di pubblico anch'esso su Raiuno (quattro nuovi episodi il lunedì sera) rappresenta la prova che la fiction di qualità è possibile anche farla in casa. Non per nulla si parte dai romanzi di Andrea Camilleri, l'unico caso letterario nato in Italia negli ultimi dieci anni, ossia in piena era televisiva. Il regista Alberto Sironi e il protagonista Luca Zingaretti se ne sono impossessati con amore, ma senza timori reverenziali, costruendo un protagonista che con quello letterario non ha quasi nessuna somiglianza in senzo stretto, ma è un buon esempio di verosomiglianza artistica. Schivo, introverso, taciturno, Salvo Montalbano è un solitario cane sciolto, come tutti gli sbirri che si rispettino. Ma con un fascino e una passionalità tutti suoi. Così la fiction funziona sia per la forza quasi bruta del protagonista, sia per la natura straordinaria che gli fa da sfondo. Dopo tante Piovre e tanti Padrini, era tempo che arrivasse un difensore della legge a muoversi tra le luci, i mari, le piazze, i misteri e i fichi d'India della Sicilia. Poco importa che il «giallo» in senso stretto lasci qualche volta a desiderare: in questo Montalbano televisivo ci sono tanti colori in più, proprio come nel linguaggio inventato da Camilleri. Nanni Delbecchi

Gazzetta di Parma, 3.11.2002





Last modified Wednesday, July, 13, 2011