home page





Rassegna stampa - Dicembre 2002



Uomini veri in un isola vera

Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l'anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva. Questo passo tratto dal romanzo di Andrea Camilleri “La forma dell’acqua” segna l’esordio sulla scena di un personaggio quello del commissario Montalbano, destinato in breve a diventare un autentico caso letterario e televisivo. Ma non è certamente per sviscerare il fenomeno Camilleri, che mi accingo a mettere sulla carta queste scarne riflessioni. Fiumi di inchiostro sono già stati versati sul talento del geniale scrittore siciliano e soprattutto sul suo straordinario successo di pubblico e dunque non credo sia il caso di aggiungersi ai peana generali. Ma c’è un aspetto della produzione di Camilleri che mi sento di sottolineare da siciliano, prima che da suo fedelissimo lettore. In queste settimane stanno andando in onda le nuove puntate della fiction televisiva dedicata al commisatrio Montalbano, anzi sull’onda di ascolti calcistici la RAI ha deciso di riproporre le repliche degli episodi trasmessi negli anni scorsi. A mio parere i film ottimamente diretti da Alberto Sironi e magistralmente interpretati da Luca Zingaretti e da uno stuolo di talentuosi attori siciliani, rappresentano un eccezionale spot a favore della nostra terra. Finalmente non le classiche pellicole di mafia, sullo sfondo di una Palermo di piombo e cemento, espressione di una Sicilia corrotta fino al midollo e dunque irredimibile. Credo che serie televisive come l’infinita e aggrovigliata saga delle “Piovra” abbiano deteriorato l’immagine della nostra isola, o quantomeno ne hanno divulgato solo la facciata peggiore, finendo con l’avvalorare l’equazione Sicilia=mafia, con tutte le conseguenze negative che un tale assunto può avere nella mentalità di chi la nostra terra conosce poco e superficialmente. Sironi invece, seguendo fedelmente i romanzi di Camilleri, ha descritto una Sicilia semplicemente bella. Un’isola di paesi arroccati sulle colline e trasudanti storia, di pietre ricamate, di piazze barocche. Una Sicilia rurale, fatta di rustici sperduti nella campagna incontaminata, di fastose dimore, monumento di civiltà contadina che dalla terra ha tratto sostentamento e benessere. Quella di Montalbano è una Sicilia in cui ti viene voglia di camminare e di scoprirne i segreti e la millenaria cultura. Ma la Sicilia del nostro commissario non è solo un’isola bella e non meno che mai un isola felice. È una terra che ha subito gli stupri, che porta sul suo corpo le ferite della speculazione, che conosce l’umiliazione e il sopruso, che si porta dietro i suoi parassiti e la sua arretratezza come se fossero malattie croniche dalle quali è difficile guarire. Quella di Montalbano, a mio parere, è Sicilia vera: straordinariamente bella e maledettamente contraddittoria. Una Sicilia dove l’arte sublime convive con le brutture dei retaggi mafiosi, dove il mare è inquinato e moribondo, ma a tratti risorge in spiagge da sogno, emblema di una purezza perduta eppure sempre presente nei cromosomi dell’isola bella. Una Sicilia popolata da uomini e non solo da delinquenti spietati. Uomini che con passione e coraggio fanno il loro dovere, uomini intelligenti che sanno essere onesti pur non essendo eroi; uomini che amano, odiano, che si dibattano fra le miserie del vivere quotidiano senza per questo rimanerne invischiati. La gente di Montalbano ha mille facce e mille caratteri, ha pregi e difetti, manie e scheletri nell’armadio; è vero che a volte infrange la legge, ma non è sanguinaria e spesso con la mafia non ha proprio nulla a che fare. In fondo è piacevole guardare la TV è scoprire che è possibile specchiarsi in un personaggio cristallino come il commissario Montalbano e non nei soliti boss dall’ostentato accento siculo sempre pronti a macchinare stragi o loschi traffici. L’astuto poliziotto di Vigata incarna in se tutti i caratteri del vero siciliano è furbo, acuto, ama i piaceri della tavola e non sa resistere al richiamo di una buona lettura; è uno “sbirro” in gamba, ma prima di tutto è un uomo di Sicilia con sentimenti e passioni sempre pronti ad affiorare sotto la sua veste istituzionale. Credo che i milioni di italiani che hanno seguito le avventure di Montalbano adesso abbiano altri elementi per valutare la nostra terra e magari avranno scoperto un’isola dalla bellezza struggente, lontana mille anni luci dalla Palermo squassata dalle esplosioni mafiose o dilaniata dal suono lancinante delle sirene. Magari qualche spettatore più avveduto adesso immaginarà che in Sicilia oltre a poche decine di individui della stregua di Tano Cariddi, vivono e lavorano molti alter ego di Salvo Montalbano. Tutta gente onesta e fiera, persone che amano questa terra e ogni giorno forniscono un piccolo contributo perché essa sia redenta. Tutta gente che quando vuole capire una cosa la capisce.

Domenico Di Martino - Effatà! , 01.12.2002



Montalbano testimonial in Svezia

Il telefilm con Zingaretti in onda sulla tv scandinava

La Regione Siciliana promuove il turismo e la propria cultura in Svezia, nazione con la quale da anni ha allacciato un gemellaggio, nato da un'idea dell'Azienda di soggiorno e turismo di Siracusa. Anche quest'anno così gli assessori Fabio Granata (Beni culturali) e Francesco Cascio (Turismo) partecipano all'importante manifestazione «Lucia di Svezia e Settimana Svedese» con un ricco programma di incontri con gli operatori di settore, le autorità consolari e politiche, la stampa scandinava e gli intellettuali. A pochi giorni dalla consegna dei premi Nobel (che avverrà il 10 dicembre), con una Svezia in fermento, con il tutto esaurito negli alberghi, la Sicilia porta le opere di Andrea Camilleri nel dibattito culturale. Presente Luca Zingaretti, il Montalbano della fiction, nel corso di una cerimonia all'Istituto Italiano di Cultura sarà annunciata la trasmissione sulla tv svedese delle nuove puntate dello sceneggiato, molto apprezzato da queste parti e che dovrebbe andare in onda nel prossimo mese di gennaio (dopo il successo della prima serie). Da sottolineare, comunque, l'incoronazione di «Lucia» – festa importante quanto il Natale in Svezia – simbolo di luce della tradizione vikinga, in prossimità del solstizio d'inverno, quando le giornate diverranno più lunghe e si ripeterà il «miracolo» della luce. Da qui le assonanze con S. Lucia, patrona di Siracusa e il conseguente gemellaggio. «Gli svedesi ammirano moltissimo la nostra cultura – commenta Granata – ed è per questo che per la "Settimana Svedese", dopo Tomasi di Lampedusa, Bellini e altri, abbiamo portato Camilleri, oltre che conosciuto, stimato e ora finalmente tradotto in svedese. Stiamo riuscendo a far capire, anche con questi eventi, che l'identità siciliana passa primariamente per la tradizione culturale che le è propria». Per Francesco Cascio «questi eventi sono propedeutici a incrementare l'incoming, perché negli anni passati la Sicilia era la regione nella quale molti nordici passavano le loro vacanze e la stessa nazionale svedese di calcio svernava dalle nostri parti, ergo promozione equivale a recupero di presenze turistiche nell'Isola». Camilleri non è in Svezia perché sabato sera ha ricevuto il premio «Mondello»: visibilmente emozionato lo scrittore siciliano ha espresso il suo orgoglio «dannatamente italiano e dannatamente siciliano per essere allo stesso tempo profeta in patria e portatore della narrativa italiana nel mondo». Quindi guest star a Stoccolma sarà Zingaretti, il quale con un colpo di «Montalbano sono» manderà in visibilio i giornalisti locali che presenzieranno alla manifestazione.





Last modified Wednesday, July, 13, 2011