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Rassegna stampa - Maggio 1999

Commissario Montalbano sei un antieroe vincente. Parola di Cattani

In anteprima, i due film tratti dai gialli dello scrittore siciliano, visti da uno spettatore eccellente. Che tesse l'elogio del poliziotto normale. Da invidiare.

Il commissario Montalbano e mi ritrovo a dire: 'Per un personaggio così sarebbe valsa la pena di tornare alla fiction'. Il produttore mi risponde che avevano pensato a me per il ruolo del protagonista (e perchè non l'ho saputo dal mio agente?). Buffo. Per il grande pubblico tv sarei passato dal commissario Cattani della Piovra al poliziotto inventato da Andrea Camilleri. Due personaggi immensamente diversi. E comunque Luca Zingaretti è un Montalbano perfetto, anche se fisicamente tradisce quello della pagina scritta: l'originale è più anziano e meno seducente. Luca però lo recupera con la testa, ci mette calore, spessore, bravura professionale. Zingaretti è il migliore attore della sua generazione.

Dicevo... sto guardando le immagini di Ladro di merendine e della Voce del violino (su Raidue, rispettivamente il 6 e il 13 maggio alle 21, ndr) e mi viene in mente quella volta all'Accademia d'arte drammatica, quando, studente, andai a una lezione di Camilleri, regista e sceneggiatore, prima ancora che scrittore. Rimasi colpito dalla sua capacità di racconto e dal suo perdersi dietro ciò che gli succedeva intorno, fosse anche stato solo un aroma: 'Non sentite anche voi questo buon odore di caffè?' chiese. Finimmo tutti al bar continuando a parlare di Borges e Pirandello.

C'è una scena in Ladro di merendine che assomiglia alla precedente: Montalbano-Zingaretti è a tavola davanti a un piatto di triglie fritte. Lì c'è tutta la Sicilia, e anche l'anima del personaggio, il 'commissario della porta accanto', un uomo legato alla sua terra, goloso, che nuota, cammina, ama mangiare. E fare l'amore. Parentesi: ci sono un paio di scene che mi sembrano poco da prima serata nè per famiglie: Afef che si spoglia, la fidanzata di Montalbano (Katharina Bohm) a seno nudo e mentre si avvinghia intorno al commissario innamorato. Scene inutili perchè non aggiungono niente.

Come ex Cattani, invidio Montalbano: il mio commissario, pur nascendo dalla fantasia, è finito per essere reale perchè ciò che la Piovra raccontava divenne tristemente vero; Cattani aiutò a far capire agli italiani il fenomeno mafia. La Piovra fotografò l'Italia fra la Prima e la Seconda repubblica. Il mio commissario era un eroe senza macchia nè paura, disposto a rinunciare a tutto, famiglia, amore, vita. Un martire letterario. Montalbano invece, che dalla letteratura arriva, è meravigliosamente normale, per nulla eroico. Normale nella sua indolenza quando in scena c'è l'amore: l'eterna fidanzata Livia, genovese, non deve entrare come moglie nella sua vita perchè lo renderebbe meno siciliano (è la cultura dell'isola che si difende contro lo straniero?).

Montalbano è normale quando si incanta davanti a una pietanza ben cucinata. È normale quando dice parolacce (anche nella fiction) e si inalbera. È moralista e sentimentale, pur essendo un cinico. È ipocrita, ma coscientemente. In due parole: è vero e verosimile. Un uomo qualunque. Ho la sensazione che sia imparentato al francese Maigret. Solo la qualifica di commissario lo unisce invece a Cattani. Probabilmente Montalbano non sarebbe neppure in grado di affrontare le logiche della mafia. Sa però sempre scovare l'assassino.

Per chi ama i gialli, i due episodi del Commissario Montalbano sono un bel regalo. Ci sono ritmo, tensione, dialoghi (talvolta si perdono delle battute in siciliano, peccato). È una fiction superiore alla media, direi quasi cinematografica per qualità di cast, regia e fotografia. Purtroppo scivola sui personaggi di contorno, talvolta resi macchietta, chiamati a far ridere a tutti i costi. Un errore. Non bisogna tradire l'humour tragico di una terra tragica. L'ironia di Camilleri rimane intatta solo per Montalbano.

Panorama


Montalbano con il libro sceneggiato batte anche il collega Montesano

Due poliziotti a confronto. Ma il confronto risulta improponibile, impari, persino ingiusto. Uno è un commissario, si chiama Montalbano, deriva da un libro, colto e popolare nello stesso tempo, e il suo nome deriva da un altro libro. L'altro è ispettore, si chiama Giusto Giusti e deriva dalla fantasia di un gruppo di sceneggiatori (Sergio Donati, Luigi Montefiori, Marcotullio Barboni) e dall'antica tradizione della commedia dell'arte. Diciamo subito i dati di ascolto: 6 milioni 251 mila spettatori per «Il ladro di merendine» su Raidue, regista Alberto Sironi; 4 milioni 430 mila per «Il segreto del vecchio pistolero» su Canale 5, regista Sergio Martino. La specialità di Enrico Montesano poliziotto è quella di travestirsi, insieme con la sua squadra (tra cui una donna, Mietta, e un nero, Bed Cerchiai) per stanare i malviventi, naturalmente in lotta perenne con i superiori che lo ostacolano. Il personaggio che ne nasce è una maschera, un tipo, con le sue caratteristiche fisse e i suoi stilemi linguistici («te possino», a esempio).
Montalbano è prodotto dal talento dì uno scrittore, Andrea Camilleri, tardivamente scoperto, negli Stati Uniti prima che da noi. Poi da noi è esploso, diventato un caso letterario. Adesso il commissario è passato alla televisione, con la sua Vigata (la cittadina immaginaria e metaforica della Sicilia dove si svolgono tutte le avventure), la fidanzata Livia di Boccadasse, Genova, i subalterni Fazio Gallo Galluzzo e Catarella, gli amici, i compagni, i cuochi e le cuoche. E il linguaggio, quel linguaggio siculo-italiano, che rappresenta una delle caratteristiche più evidenti della scrittura di Camilleri. Primo quesito; come risolvere, con gli attori la questione della lingua? Secondo quesito: come trasferire in una persona vera le caratteristiche di una creatura immaginaria e familiare? Ogni lettore avrà pensato il «suo» Montalbano, forse grasso per via della propensione per la buona cucina, forse di mezza età (ha fatto il '68), forse sornione fino a quando non si desta per dare zampate ai cattivi. In compenso, chi doveva trasferire i romanzi in tv, si è trovato il compito agevolatissimo dalla scrittura di Camilleri, dai suoi dialoghi che sono già una sceneggiatura, potente a pronta. C'era solo da tagliare e da cucire. I quesiti hanno avuto brillante risposta. Luca Zingaretti è senz'altro più giovane del Montalbano letterario, il '68 non l'ha fatto, ma interpreta con aderenza e passione il personaggio. Lo rende vero, umano, vivido, vitale, carnale. Aiutato dagli altri attori, tutti scelti con estrema proprietà. Il problema della lingua di solito viene risolto dagli sceneggiati in modo approssimativo: qualcuno parla con accento regionale, quasi sempre sbagliato, gli altri rispondono a pera, tanto vale parlare tutti in italiano. Qui no, qui l'italo-siculo è attendibile. Quello di Zingaretti-Montalbano, e anche degli altri, non è più un accento, ma è la trasposizione orale della forma scritta. L'unico personaggio un po' stonato è la fidanzata Livia, la tedesca Katharina Bohm, già fidanzata del medico Massimo Dapporto. E' doppiata, e si sente, porta nel film tv quell'aria estranea e senza personalità delle produzioni internazionali. Dopo «Il ladro di merendine», la settimana prossima tocca alla «Voce del violino». Quattro pallini, da vedere.

Alessandra Comazzi - La Stampa, 08.05.1999


Montalbano: un commissario da romanzo

James Bond? "Nella realta' quel femminaro sarebbe stato eliminato in 32 secondi, pero' le spie vere sognavano di essere come lui. Anche il mio Montalbano e' una figura irreale, ma tutti i commissari lo amano". Parla Andrea Camilleri 73 anni, il caso letterario piu' clamoroso degli ultimi anni, autore di una decina di libri prerennemente in classifica. Il suo commissario Montalbano approda in TV il giovedi' sera su Raidue, in due film per la tv intitolati come i romanzi da cui sono tratti: "Il ladro di merendine" (6 maggio) e "La voce cel violino" (13 maggio). Montalbano conserva carattere ispido e inconfondibile, parlata sicula e si muove con scioltezza, tra criminali e brava gente di Sicilia. L'autore ci va cauto con il realismo: "L'unico romanzo di Montalbano che risponde a una verita' e' "La voce del violino": se non l'avessi fatto leggere al capo della Scientifica di Bologna, e lui non m'avesse fatto riscrivere 50 pagine, ci sarebbero delle baggianate mostruose".

A collaborato alla sceneggiatura dei due film tv? La prima stesura e' stata fatta da Francesco Bruni e da Angelo Pasquini. D'altra parte sono contrario al fatto che l'autore del romanzo sceneggi per la tv o per il cinema, perche' penso che magari privilegi passi che non hanno nulla a che fare con la riduzione televisiva o cinematografica. In questo caso la mia collaborazione e' stata una revisione di sceneggiatura, e un'attenzione maggiore ai dialoghi, per rendere piu' facili certe espressioni siciliane. Ma l'inevitabile momento dei tagli io ero piu' drastico degli altri: in me ha prevalso lo sceneggiatore, in loro l'affetto per l'autore.

E quando li ha visti realizzati? Ne ho avuto un'impressione curiosa. E una sorta di arricchimento. Quando scrivero' il prossimo Montalbano, molte cose di cio' che ho visto in tv influiranno sul carattere del personaggio. La trasposizione televisiva ha diminuito e arricchito alcuni risvolti dei personaggi, compreso Montalbano, che io non ero mai riuscito a figurarmi fisicamente.

Come i libri, anche i due film tv evitano la lacrima facile ... E' una lezione di Leonardo Sciascia.

E' un suo pudore? Anche. "Il ladro di merendine" l'ho riscritto tre volte, perche' mi accorgevo del pericolo di scadere nel patetico. E' il piu' patetico tra i i romanzi di Montalbano, non e' un caso che la Rai abbia scelto di realizzarlo per primo.

Teme che il successo di libri e film possa modificare il suo modo di scrivere? No. So che uil successo e' una moda, e che questa moda e' destinata a passare. E con il prossimo libro, "La mossa del cavallo", faccio tutt'altro che andare incontro al gusto dei miei lettori piu' ovvii.

So che ai gialli di Montalbano preferisce i romanzi storici, dove esprime una sottile polemica su come venne realizzata l'unita' d'Italia. "Il birraio di Preston" e' sempre il suo preferito? Insieme a "La concessione del telefono". Sono gratissimo a Montalbano ma i romanzi che hanno tematiche post-unitarie sono piu' complessi. Solo che i lettori si divertono lo stesso e il divertimento finisce con il coprire la realta' dei problemi che tiro fuori: la mia Sicilia ottocentesca e' lontana dalla descrizione di una Sicilia immobile come tanti hanno fatto e come tanti vorrebbero. Nel prossimo romanzo, comunque, credo che si rida assai meno.

E' Montalbano? A fine anno usciranno per la Mondadori 20 nuovi racconti e per Sellerio, l'anno entrante, il quinto romanzo sul commissario, attualmente in stato di avanzata decomposizione.

In che senso? Be', dopo tutto questo successo, sono diventati personaggi ingombranti ... per esempio, 'sto Montalbano quanto deve campare?

Non vorra' mica ucciderlo? Una soluzione bisogna pur trovarla. D'altra parte rischia di morire prima il creatore di Montalbano che Montalbano. Consideriamo anche questo .... Toccando legno, ferro o quello che vuole lei.

Sorrisi & Canzoni, 08.05.1999


Giu' la maschera Camilleri

74 anni, siciliano, regista di teatro e di TV, scrittore, fino a non molto tempo fa per pochi intimi, ora nel giro di pochissiomo, tradotto in tutto il mondo, Giappone compreso. Il suo "Birraio di Preston" (Sellerio '95) e' arrivato alla quindicesima edizione, ci hanno pure scritto 4 tesi e ne hanno fatto una versione anche teatrale. I suoi 4 romanzi sul Commissario Montalbano sono gia' un serial tv, in onda su Rai-2. E adesso, Andrea Camilleri, debutta anche come attore ne "La strategia della maschera" di Rocco Mortelliti, un giallo ambientato tra la Sicilia e Roma che ruota intorno alla sparizione di preziosi reperti archeologici. "Non e' la mia prima volta da attore - ci dice - mi e' capitato anni fa in "Quel treno per Venezia", serie tv tratta dai romanzi di Augias, con Rochefort. Io facevo il suo capo nei servizi segreti".

C'e' qualcosa in comune tra questi due ruoli? Sono due burattinai. Anche se io non lo sono mai stato.

Agganciandocci al titolo del film, vuole spiegarci la sua strategia esistenziale? Non ne ho mai avuta una. Sono, semmai, sempre stato oggetto della strategia dell'esistenza. Mi e' andata bene.

Come spiega questa esplosione di consensi? Forse passaparola, forse le mie brevi apparizioni da Costanzo ...

Potrebbe elencarci le sue qualita'? Un forte senso dell'amicizia, una certa lealta' nei rapporti, affetti molto radicati. Tutto qui'

E il senso dell'umorismo? Se e' una qualita' c'e'.

Pensa che non lo sia? A volte averlo e' penoso.

Che tipo di mossa e' quella del suo cavallo? Si riferisce a "La mossa del cavallo", il mio ultimo romanzo, imaggino. Il cavallo e' un pezzo straordinario, molto estroso e che, comunque arriva, se si muove da una casella bianca fa danno in una nera e viceversa. Quindi, in un libro giocato sullo scambio e l'inversione dei ruoli, una mossa che mette ancor piu' disordine probabilmente e' vincente ...

A che eta' se ne' andato dalla Sicilia? Nel 1949.

Come mai dopo il siciliano affronta il genovese? Solo in questo romanzo.

Veramente anche Livia la fidanzata di Montalbano ... Genova e' una citta' che adoro, ma lei non parla genovese. Qui il mio protagonista e' un uomo che ha due dialetti in se': uno dimenticato, il siciliano, e l'altro della citta' dov'e' cresciuto, il genovese. Dialetti che in lui convergono, ne fanno un individuo.

Quello di allargare l'orizonte linguistico e' un gioco, che le piace sempre di piu' ... Certo Credo che questi sia il senso della ricerca.

Chi e' ancor piu' significativa se si pensa all'Inferno che sta succedendo la di la' mare. Non c'e' dubbio.

Lei va poco al cinema, pero' qualcosa avra' visto: qual e' il piu' bel poliziesco che ricorda? Per la sua precisione meccanica, "Delitto perfetto" di Hitchcock.

Se lei non fosse Camilleri, avrebbe preferito essere Welles o Hitchcock? Welles, senza esitazione.

Sa che sta per riuscire "L'infernale Quinlan"? Un film strepitoso. Anche nella versione "normalizzata" vista all'epoca.

Quanto al suo Montalbano, ha parlato del rischio che un invenzione letterara si trasformi in un serial killer. Ora che va' in tv, farlo fuori diventera' quasi impossibile? Se funziona, non e' un timore, e' una certezza.

Con minaccia di scriverne altre 200 avventure ... Sarebbe spaventoso. Pero' il problema non e' ucciderlo, quanto riuscire a contenerlo.

E come lo contiene? Dandogli ogni tanto un po' di carne da mangiare. Cioe' scrivendo dei raccontini.

Ma la tv e' piu' onnivera del piu' famelico editore. Non c'e' dubbio. Ma e' un rischio che devo correre. Gia' ora c'e' una diffusa crisi da astinenza: Mi fermano per strada per sapere quando uscira' il prossimo romanzo.

Quando uscira'? Lo sto scrivendo con cautela perche' e' il quinto della serie e molti nodi devono finalmente venire al pettine.

Un ricordo di Gino Cervi ... Era un uomo molto generoso, di una naturalezza rara. Ho fatto, come produtore e regista, moltissimi Maigret. E tante cose di lui le ho trasferite in Montalbano. Non di Cervi-Maigret, di Cervi-uomo. C'e' una scena in cui Montalbano dice a Livia che ha mangiato un panino che riproduce esattamente una telefonat di gino a sua moglie. Giravamo in esterne ed eravamo finiti in una trattoria dove avevamo mangiato in modo industriale. Lui s'attacco' al telefono: sono qui con Camilleri, ci stiamo facendo un panino. Perche' temeva i suoi rimproveri.

Vedere Zingaretti al suo posto? Lo spiazzamento dura tre secondi, non di piu'. E' bravo, del resto, il compito dell'attore appunto quelo di essere uno dei possibili interpreti.

Invece, il direttore del museo di "La strategia della maschera e' cucito su di lei. Un po' su me', un po' su Bernabo' Brea, un archeologo scorbutico e bonario conosciuto anni fa.

Sappiamo che ha avuto altre proposte dal cinema ... Moltissime.

C'e' un regista a cui affiderebbe volentieri le sue opere? Non saprei. Posso dire solo che non vorrei fosse uno che le sovraccolori.

Parliamo del tocco comico. Lei, come punto di riferimento, cita Gogol. E Campanile? Lo metto in scena in continuazione. Anni fa ho preparato uno spettacolo che durava un'ota e mezza un collage dei suoi drammi in una o due battute e brevi monologhi e l'ho portato in tutta Europa. Ne ho fatto un altro due anni fa rappresentato a Parigi. Campanile per me' e' una passione. E' come puo' non esserlo? E' stato un precursore, di Jonesco. Pero' viveva in Italia e faceva ridere. Due colpe gravissime.

Ora non piu'. E' vero. Si comincia a capire che si possono scrivere belle cose anche facendo ridere.

Ci dobbiamo preoccupare? No: ridere e' sempre positivo

Film TV, 07.05.1999


Zingaretti poliziotto benedetto da Camilleri

L'attore, stasera su Raidue, interpreta il commissario Montalbano nel "Ladro di merendine" tratto dall'omonimo romanzo

Inizialmente Andrea Camilleri aveva detto di non vedere in Luca Zingaretti (il cattivo di molti film fra i quali Vite strozzate con Sabina Ferilli) l'esatto ritratto del suo commissario Montalbano: «È troppo pizziriddu», dicono avesse tuonato. Insomma a suo avviso l'attore romano non sarebbe stato adatto ad interpretare il ruolo del poliziotto siciliano protagonista dei suoi libri. Poi, però a film ultimato, Camilleri ha cambiato idea e ha fatto bene perché il Montalbano portato sul piccolo schermo da Zingaretti è simpatico, intelligente, siciliano quanto basta e soprattutto bravo. La risposta comunque la potrà dare il pubblico che stasera su Raidue alle 20.50 potrà godersi Ladro di merendine, regia di Alberto Sironi, il primo tv movie della serie Il commissario Montalbano. La storia è tratta dall'omonimo romanzo dell'autore siciliano. Il tema affrontato: assicurare alla giustizia l'autore di un omicidio. La vittima è un uomo di mezza età il cui corpo viene ritrovato da una guardia giurata nell'ascensore di uno stabile nel paesino di Viganà (un luogo immaginario in cui Montalbano svolge il suo ruolo di tutore dell'ordine). Dietro all'assassinio però ci sono tante altre storie una diversa dall'altra, una più inquietante dell'altra. Protagonisti del tv movie, oltre a Zingaretti, sono anche Guja Jelo (la moglie tradita) e la bellissima Afef Jnifen (una tunisina un po' prostituta, un po' terrorista). Stefano Munafò, direttore di Rai Fiction spiega che tutto quello che riguarderà Montalbano sarà di "proprietà" della Rai. «Abbiamo acquistato i diritti d'autore e al Ladro di merendine e alla Voce del violino (fra gli protagonisti anche Sergio Fantoni e Alessia Merz), che andrà in onda il 13 maggio, seguiranno La forza dell'acqua e Il cane di terracotta in lavorazione dall'autunno. La Rai ha anche firmato un'opzione con Zingaretti, che sarà il commissario Montalbano nella serie di sei (o otto) puntate, tratta dai racconti brevi di Camilleri, pubblicati da Mondadori». Si ha la sensazione che Montalbano possa diventare per Zingaretti quello che Cattani, ai tempi della Piovra, è stato per Placido. Ma l'attore di questo legame fra lui e il personaggio non ha paura: «Se questo si verificasse vorrebbe dire che lo sceneggiato ha avuto un grande successo e io ne sarei felice. Comunque - aggiunge - spetta a noi attori il compito di evitare certe pericolose identificazioni. Dobbiamo cercare di fare scelte sempre diverse e dimostrare così la nostra professionalità». Sul futuro della fiction in Rai Munafò aggiunge: «Bisognerà gestire bene il nostro successo. Dobbiamo percorrere la strada del giallo all'europea dove dietro all'omicidio o al fatto di sangue si nascondono storie di varia umanità». Sui serial scritti per Raiuno e per Raidue il direttore spiega che quelli per la prima rete hanno avuto e avranno una valenza popolare, mentre quelli per Raidue continueranno a puntare su contenuti un po' più complessi. E lo scontro fra Montalbano e Giusti (il poliziotto interpretato da Montesano che sempre stasera andrà in onda su Canale 5)? «Non c'è nulla da temere - confessa -, l'audience è importante ma fino a un certo punto».

PATRIZIA SALADINI - Il Messaggero, 06.05.1999


La Rai arruola "Il Commissario Montalbano"

Per adesso sono soltanto due puntate, di cui la prima andrà in onda questa sera su Rai due. Ne seguiranno altre due in autunno, poi "Il commissario Montalbano" diventerà una lunga serie, di otto appuntamenti complessivi. L'interprete principale Luca Zingaretti sarà legato contrattualmente a viale Mazzini, nel senso, dice Munafò, responsabile della fiction, che potrà interpretare "Il commissario Montalbano" soltanto per la Rai. Un modo elegante per evitare eventuali scippi da parte della concorrenza, come è accaduto con "Amico mio". Nell'episodio che vedremo questa sera, c'è anche Afef nel ruolo di una cameriera prostituta di origine tunisina che viene brutalmente ammazzata. La regia dei due episodi e di quelli successivi è di Alberto Sironi. Pare che inizialmente lo scrittore Camilleri, dai cui romanzi sono tratti gli episodi televisivi, avesse qualche perplessità sul protagonista, immediatamente sfumata, dopo aver visionato le puntate, al punto che adesso, nella stesura del suo quinto libro, si ispira chiaramente al Montalbano interpretato da Zingaretti. "Un personaggio italiano con tutte le contraddizioni dei siciliani" dice Zingaretti, "un commissario che ama i cartoni animati alla Tv, mangia nelle trattorie periferiche, legge molto e soprattutto ozia". "Un uomo che mescola una ironica e disincantata interpretazione della realtà ad un rudimentale sentimentalismo che si estrinseca nell'affetto per la fidanzata Livia, interpretata da Katharina Bohm, già vista accanto a Massimo Dapporto in "Amico mio", dice Munafò che, ancora una volta, mette le mani avanti: "non temiamo la concorrenza di Enrico Montesano ne "L'ispettore Giusti" che va in onda in contemporanea su Canale 5. Il nostro è un investimento sul futuro, ma sono certo che daremo a Mediaset filo da torcere". Poi la polemica si fa più aspra: "la concorrenza ci strappa i personaggi e questo usura la fiction. Abbiamo notizia che Mediaset sta già studiando una serie analoga a Commesse, fiction con la quale noi siamo usciti dai ruoli standard". L'intenzione di viale Mazzini, a cui non sfugge che nella fiction targata Rai comincia a scricchiolare più di un tassello, è di raccontare la realtà attraverso il giallo che diventerebbe così un genere accessibile anche al grande pubblcio. Non a caso ricordano che Camilleri è stato negli anni sessanta lo sceneggiatore della serie televisiva "Il commissario Maigret" che ebbe tanto successo nella interpretazione di Gino Cervi.

Marida Caterini - Il Tempo, 06.05.1999


E venne la sera di Montalbano in tv 'Poliziotto genuino come la Sicilia'

Su Raidue il commissario reso celebre dai fortunati romanzi di Andrea Camilleri esordisce come personaggio di una fiction. Lo interpreta Luca Zingaretti: 'M' affascinava, sono stato io stesso a propormi al provino'

'Una fiction difficile, tanto quanto può esserlo quella tratta da uno dei maggiori fenomeni letterari degli ultimi anni'. Stefano Munafò, responsabile di Raicinemafiction così definisce 'Il ladro di merendine' e 'La voce del violino', i due film tratti da altrettanti best-seller dello scrittore siciliano Andrea Camilleri e che hanno come protagonista il commissario Montalbano che dà il titolo alla miniserie, un personaggio diventato un vero e proprio caso letterario. Li vedremo in prima serata su Raidue, questa sera e il prossimo giovedì, per la regia di Alberto Sironi che, nel personaggio dell'indolente commissario, ha diretto l'eclettico Luca Zingaretti: dietro al suo Montalbano c'è l'arte vera della recitazione di un bravissimo attore prima di tutto teatrale (scuola Ronconi) ma che è più noto al pubblico come 'cattivo' de 'La piovra 8', 'Il branco' e 'Vite strozzate'. Ruoli sui quali Zingaretti non ha nula da recriminare ('quando funzioni in una parte, è quella che i produttori continueranno ad offrirti') ma che è venuto il momento di mettere da parte per un po'. 'Ringrazio la Rai che mi ha dato l'occasione per riscattarmi e farmi apprezzare anche come buono. Non appena ho saputo che si sarebbe portato sullo schermo Montalbano, io, che sono un suo grande estimatore avendo letto tutti i libri di Camilleri imperniati su questo personaggio, ho chiesto subito un incontro con i produttori Rai. Insomma, mi sono offerto per un provino, perché era troppo ghiotta l'occasione di poter interpretare un ruolo che molti attori vorrebbero ricoprire. Ho vinto la sfida ed eccomi qua'. La lavorazione dei due film ha richiesto dieci settimane di riprese effettuate tra Ragusa, Custonaci e Mazara del Vallo, per un costo complessivo di 4 miliardi e 800 milioni. Ma perché questo commissario piace tanto alla gente, Zingaretti risponde che 'probabilmente dipende dal fatto che ha un sapore antico. Montalbano richiama alle buone cose di una volta, a certi sapori genuini, alle atmosfere rilassate e solari che soltanto una terra come la Sicilia ispira in chi la vive'. Quanto al regista Alberto Sironi 'quando mi hanno proposto Montalbano - racconta - non ho avuto dubbi e ho detto subito di sì. Mi piace l'uomo testardo e onesto, mi piace chi, come lui, difende la sua libertà fino al punto di rinunciare alla carriera. E poi c'è la Sicilia, che da sempre fornisce gli scenari a storie di passioni, di intrighi, di delitti. Ho cercato di evitare la trappola della "sicilianità", restituendo a Vigàta, città metaforica in cui si svolgono le vicende del commissario, le sue origini di luogo mentale scaturito dalla memoria visionaria del grande Camilleri'. In autunno, infatti, cominceranno le riprese di altri due romanzi di Camilleri che hanno come protagonista il poliziotto siciliano, 'La forma dell'acqua' e 'Il cane di terracotta'.

Vincenzo Terranova - Giornale di Sicilia, 06.05.1999

Guia Jelo: io, vedova catanese che parla una lingua trasversale

C'è un'attrice catanese tra i protagonisti de 'Il ladro di merendine': è Guia Jelo, che interpreterà la vedova La Pecora. Ha appena ultimato le repliche al Piccolo di Catania de 'Le cicale mi hanno resa pazza' con la regia di Lamberto Puggelli, questa interprete, una delle migliori del teatro siciliano che ha avuto più di un riscontro nel cinema, specialmente ne 'Le buttane' di Aurelio Grimaldi e ne 'La piovra', in televisione. Del teatro ricorda soprattutto il suo debutto ne 'La Nedda' di Verga, i due spettacoli con Sepe, il pirandelliano 'Così è se vi pare' e l''Arturo Ui' di Brecht, il Rosso di San Secondo allestito da De Monticelli, lo spettacolo di Walter Manfrè 'I corpi incorrotti delle Beate' e lo 'Sguardo dal ponte' di Miller che interpretò accanto a Michele Placido e le valse il premio Randone. 'Oggi, però _ tiene a sottolineare _ preferisco il cinema al teatro, perché la scena mi fa soffrire e si ripete sera dopo sera. In cinema quello che fai, resta'. Anche in televisione con Montalbano? 'Nel Montalbano televisivo sono stata molto facilitata da Alberto Sironi, un regista che sa fare il suo mestiere, sa trattare psicologicamente i suoi attori. Io sono un'attrice che va rassicurata, anche assecondata, ma non lasciata a se stessa, devo sentire su di me la direzione registica, altrimenti rendo meno. È la stessa impressione che ho avuto con Giacomo Battiato per la Piovra 9'. Si è ispirata alla 'Piovra'? 'In questa mia Vedova La Pecora del "Montalbano" mi sono leggermente ispirata al personaggio della "Piovra", anche se il mio ruolo è quello di una vedova catanese come me, e al commissario che mi chiede se mio marito avesse dei nemici rispondo "completamente, no!". Un modo tutto catanese che sta per "niente affatto", mentre "completamente", in siciliano, significa "sì", senza alcun dubbio. Una battuta che trovo esilarante, anche se non so come verrà compresa in italiano'. Nonostante lei viva da anni a Roma, ha sempre la sua Catania e la Sicilia nel cuore. 'E come potrebbe essere diversamente? Sono pazza di Segesta, dei Templi di Agrigento, della Valle del Belice, che mi inquieta e mi attrae tantissimo. E c'è soprattutto il mio amore per la gente e il panorama dell'Etna'.

Carlo Rosati - Giornale di Sicilia, 06.05.1999

A Natale Sellerio manda in libreria

Per lo 'sbirro' di Vigata sconvolgimenti in famiglia Gli aficionados di Camilleri non abbiano alcuna paura, il buon vecchio Montalbano ritornerà più in forma che mai. E molto presto. Sellerio infatti pubblicherà a ridosso del prossimo Natale il quinto capitolo della saga del commissario di Vigata che, è una promessa, subirà grandi stravolgimenti in famiglia. Sarà un Montalbano vecchio e nuovo nello stesso tempo, un poliziotto più umano e meno 'sbirro', che seguirà ancora la pista scomoda e tutta siciliana di un altro delitto 'inturciuniato', sullo sfondo di capperi e trigliette allo scoglio. Il titolo è ancora da decidere, ma lo scrittore empedoclino è al lavoro per consegnare le bozze dopo l'estate. E poi? Poi il lavoro non gli manca visto che la casa editrice palermitana attende anche 'Il re di Agrigento', progetto a cui Camilleri è molto legato e a cui lavora da qualche tempo. 'Era la fine degli anni '70 e Sciascia mi segnalò questo scrittore di cui all'inizio pubblicai, nella collana storica, "La strage dimenticata". Ebbe un successo discreto, ma nulla di eclatante - sorride Elvira Sellerio, che sin dall'inizio ha puntato su Camilleri, oggi tradotto, in toto, in ben nove lingue compreso il greco e il giapponese - Camilleri mi portò in seguito "La stagione della caccia": ne lessi due pagine e mi bloccai, quella non era una lingua da proporre, era un groviglio. Le bozze rimasero sul mio comodino per giorni poi, spinta anche dalla simpatia dimostrata da Sciascia, mi armai di pazienza e continuai. E finii il romanzo in una notte, decidendone la pubblicazione il giorno dopo'. Ma devono passare ancora un po' di tempo e parecchi libri fino a quando Camilleri non viene scoperto da Masolino D'Amico prima e da Gianni Riotta poi: la fortuna è fatta, lo scrittore decolla. Lo vuole Mondadori (che pubblica 'Trenta giorni con Montalbano'), segue Rizzoli, ma Camilleri resta profondamente legato alla casa editrice palermitana. Nel frattempo, un altro appuntamento è fissato per i camilleriani doc (che 'snobbano' i 'montalbaniani' preferendo, con lo stesso scrittore, i romanzi che nulla hanno a che fare con il commissario): uscirà il 12 maggio per Rizzoli 'La mossa del cavallo', un nuovo libro in cui Andrea Camilleri ripercorrerà il filone 'storico' della Vigata di fine ottocento. Un altro dei suoi 'gialli' impossibili che partono dalle inchieste siciliane, sulla scia de 'Il Birraio di Preston', e che questa volta parlerà anche in dialetto genovese. Per chi poi non ce la facesse proprio ad aspettare, c'è il sito Internet del fan club dei 'camilleriani': l'indirizzo è htpp://www.angelfire.com/pa/camilleri/ e dentro c'è di tutto, dalle recensioni alle trame, da uno speciale statuto di adesione al club alle ricette di Angelina, madre di un 'picciotto' in galera e 'cammarera' dello sbirro.

Simonetta Trovato - Giornale di Sicilia, 06.05.1999


Una sfida tra commissari

Uno profuma di capperi e basilico, vive in Sicilia, non lascerebbe mai la sua terra, e' un investigatore filosofo, gourmet; l'altro abita a Roma, e' "un Marlowe di Trastevere", secondo la definizione di Enrico Montesano. Una sfida impossibile quella di stasera tra Il Commissario Montalbano di Alberto Sironi (Raidue 20.50; con Katharina Bohm, Afef, Renato Scarpa e Guia Jelo) e l'Ispettore Giusti di Sergio Martino (su Canale 5 alle 21; nel cast Mietta, Paola Saluzzi). Due mondi, due mentalita', che non potrebbero essere piu' lontani: Luca Zingaretti, che da' vita al commissario creato da Andrea Camilleri (il film di oggi e' tratto da "Il ladro di merendine"), definisce il suo personaggio "un eroe all'antica"; Montesano vede l'ispettore "come un uomo ironico, pronto all'azione, allergico alle pistole". Come si dividera' il pubblico? "Non ci spaventa che sia abituato a un racconto diverso da quello di Camilleri " spiega il direttore di Raificrion Stefano Munafo' "L'investimento di Montalbano e' a lungo termine, su questo abbiamo gia' vinto: puntiamo alla qualita'. Vogliamo rilanciare un genere, il giallo, con forte connotazione italiana e europea. Dopo montalbano arrivera' Pepe Carvalho. La fiction Rai funziona, ma proprio per questo e' ora di cambiare, per evitare che i primi scricchioli diventino crepe: usciamo dal cliche' degli eroi ricorrenti e guardiamo di piu' alla letteratura. Peccato che Mediaset continui a fare copie delle copie: dagli spettatori alle "commesse".

S.F - La Repubblica, 06.05.1999


Zingaretti: che paura quella parte

Roma. L'impresa non ora semplice e Luca Zingaretti lo ha sempre saputo, fin dal primo momento, quello in cui ha provato, dopo la soddisfazione per aver ottenuto il ruolo, il timore di non riuscire a renderlo al meglio: «Sono un appassionato lettore di Camilleri - racconta l'attore - e, quando ho saputo che i suoi romanzi stavano per diventare film, ho desiderato subito avere la possibilità di interpretarli. Più tardi, quando, dopo il provino, ho ottenuto la parte, la prima cosa che ho fatto è stato chiamare Camilleri confessandogli la mia paura di non farcela: paradossalmente le difficoltà maggiori nascevano proprio dall'avere tante, troppe informazioni sul personaggio di Montalbano. Era questo che mi faceva sentire in qualche modo bloccato».
A rendere tutto più complicato c'era anche la grande popolarità del personaggio: «Sapevo che sarebbe stato impossibile far andare d'accordo la mia interpretazione con l'immaginazione dei tanti che, leggendo i libri di Camilleri, hanno costruito nella loro mente un proprio Montalbano. Per questo ho cercato soprattutto di cogliere lo spirito del commissario e credo che, se siamo riusciti a cogliere l'atmosfera dei racconti e il tipo di sensazioni che provocano, al pubblico della tv arriverà lo stesso calore trasmesso dal personaggio scritto».
Attore dalla lunga esperienza teatrale, ma anche cinematografica, scelto spesso dai registi per interpretare parti di cattivo (come in «Vite strozzate» di Ricky Tognazzi e nel «Branco» di Marco Risi) Zingaretti ha una sua idea sul motivo del successo delle avventure di Montalbano: «Penso che sia piaciuto tanto perché è un uomo che sa un po' di antico, dotato di un senso del vivere secondo i propri bisogni e desideri che forse riporta ai lati positivi del carattere di noi italiani, lati che oggi sono un po' difficili da ritrovare». Il nome di Zingaretti per il ruolo di Montalbano è stato fatto per la prima volta dall'ex capo della fiction Rai Sergio Silva il quale aveva visto nei rari sorrisi e nella fisicità dell'attore le doti adatte alla parte del commissario. E dire che nella «Piovra» Zingaretti era un vero criminale senza cuore: «Ho cominciato a fare tv e cinema sempre in ruoli negativi - commenta l'attore - e siccome cercavo di farli bene succedeva che continuavano a chiedermi sempre quelli e io cominciavo a correre il rischio di restare chiuso dentro un certo stereotipo». Adesso il pericolo è opposto, restare intrappolato nelle vesti del commissario, proprio come accadde a Michele Placido dopo anni e anni di «Piovra»: «Non credo che potrà succedermi qualcosa di simile e naturalmente non voglio che i panni di Montalbano diventino una costrizione. Toccherà a me, attraverso scelte giuste e interpretazioni valide, evitare che il pubblico continui a vedermi come il commissario di Vigata anche quando faccio tutt'altro».

f. c. - La Stampa, 06.05.1999


Montalbano indaga in tv

Roma. La provincia siciliana raccontata da Andrea Camilleri in una serie di libri che da molti mesi occupano i primi posti nelle classifiche delle vendite, arriva in televisione (su Raidue stasera) e conta di restarci per un bel po'. Alla messa in onda dei primi due film tv «Il ladro di merendine» e (il 13) «La voce del violino», seguirà quella di altri due sceneggiati tratti da «La forma dell'acqua» e «Il cane di terracotta» e poi dalla serie (in 6 oppure 8 puntale) basata sui racconti brevi raccolti nel volume «Un mese con Montalbano».
«Abbiamo intenzione - ha annunciato ieri il capo della fiction Rai Stefano Munafò - di rinnovare le nostre fonti d'ispirazione, stringendo i rapporti con la letteratura e tornando a trattare il genere giallo come uno dei linguaggi di cui quest'ultima si serve per raccontare la realtà». A questo fine la Rai si è garantita l'esclusiva di Zingaretti nel ruolo di Montalbano e ha già comprato i diritti per i racconti brevi che Camilleri ha pubblicato con la Mondadori. E tutto questo a prescindere dalla battaglia per l'audience che già stasera prevede il match tra il Montalbano di Zingaretti sulla seconda rete e l'ispettore Giusti di Montesano su Canale 5: «Il confronto con Mediaset - afferma Munafò - non è la nostra unica preoccupazione».
Di certo si tratta di due prodotti diversi: scandito da lampi e modi cinematografici, «Il ladro di merendine» propone un intreccio complesso, da seguire minuto per minuto secondo «lo stile barocco di Camilleri, fatto a scatole cinesi o a coda di maiale, come dice lui cioè attorcigliato». Un film, insomma, che non punta dritto al cuore delle grandi platee, ma cerca dì sfruttare al meglio il fenomeno letterario: «Quando mi hanno proposto Montalbano - racconta il regista Alberto Sironi - non ho avuto dubbi, ho detto subito di sì. Avevo letto Montalbano appena pubblicato e mi era subito . Mi piace l'uomo onesto e testardo. Mi piace uno che difende la sua libertà fino al punto di rinunciare a far carriera. Mi piace quando va dritto contro i muri della "ragion di Stato" senza battere ciglio, mi piace quando spiega agli uomini dei servizi che "pratica-mente noi serviamo due stati diversi"».
Certo, le difficoltà di tradurre per il video le opere di Camilleri non erano poche: «Ho cercato -spiega ancora Sironi - di evitare la trappola della "sicilianità", ho voluto restituire a Vigata, città metaforica, le sue origini di luogo mentale scaturito dalla memoria visionaria del suo grande inventore». Quanto ai sacrifici, alle parti dei libri che inevitabilmente andavano accorciate o tagliate, gli sceneggiatori, Francesco Bruni e Angelo Pasquini, assicurano di averne fatti pochi: «In questo caso scrivere è stata una pacchia: agli sceneggiatori oggi si chiede di inventare assolutamente tutto, mentre qui si trattava di scegliere, ordinare, selezionare partendo da una materia ricca, da romanzi che, per la loro densità narrativa, potevano reggere ciascuno tranquillamente le due puntate». I lettori più fedeli noteranno forse che, del Montalbano televisivo, «sono stati un po' trascurati la passione per il cibo e l'ozio filosofico, cosi come l'abitudine di andare spesso al cinema e in libreria». Ma tutto il resto è rimasto, soprattutto c'è nel film tv la figura di un uomo che «fa un mestiere in cui ci si sporca le mani e che non si tira indietro nel farlo; un personaggio positivo "sui generis", molto italiano».
Prodotti dalla Rai e realizzati da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri per Palomar, girati in dieci settimane in Sicilia, principalmente nella provincia di Ragusa, i primi due film della saga di Montalbano sono interpretati da una folta squadra di attori italiani cha comprende tra gli altri Sergio Fantoni e Guja Jelo più Alessia Merz e Afef Jnifen in due ruoli piccoli, ma suggestivi. Subito dopo la Rai manderà in onda la serie dedicata a Pepe Carvalho, l'investigatore spagnolo al centro dei romanzi di Vazquez Montalban, al quale Camilleri ha voluto rendere omaggio chiamando Montalbano il suo eroe e attribuendogli lo stesso gusto culinario del collega Pepe.

Fulvia Caprara - La Stampa, 06.05.1999


Luca Zingaretti

"Ha tutte le carte in regola per essere un' artista" recitava il buon Piero Ciampi, bene si addice questa sua strofa al profilo di Luca Zingaretti. Diplomato all'Accademia Nazionale di Arte Drammatica "Silvio D'Amico", frequenta lo stage di danza per attori con Maurice Bejart. Debbutta in teatro con Luca Ronconi, al quale rimane legato negli anni per altri 5 spettacoli. Lavora con importanti registi italiani: Marco Risi, i fratelli Taviani, Nanni Loy, Giacomo Battiato e altri che per brevita' non citiamo. Diretto da Ricky Tognazzi, in "Vite Strozzate", e' uno spietato usuraio, al fianco di Sabrina Ferilli, un film con cui partecipa al festival del cinema di Berlino.

Tra cinema, teatro e TV quale preferisce?

Io penso che il teatro sia la mamma di tutte le arti, e li' meglio che altrove che impari a leggere e a conoscere nel profondo un testo ... e' come per un pilota di aereo fare ore di volo, l'espererienza che se ne ricava e' insostituibile.

Questo Commissario Montalbano, cosa e' stato per te come attore?

E' il mio primo personaggi letterario, spero porti con se' un po' di successo in piu'!

Tu che sei romano, come te la sei cavata con il dialetto siciliano?

In passato per "La Piovra" avevo gia' studiato il siciliano, e' stato quindi abbastanza facile.

E' di questa Sicilia che idea hai?

Sono tre anni che lavoro in Sicilia; qui si percepisce l'antico carattere italico della gente, tutto cio' mi piace molto, mi emoziona.

Che novita' ha in programma?

Sta per uscire "L'anniversario" per la regia di Mario Orfini, un film gia' presentato a Venezia, dove recito con Laura Morante.

Un sogno nel cassetto?

Una mia equipe di lavoro, un progetto su scala europea, magari coinvolgendo la mia compagna Margherita D'Amico ...

A proposito la tua vita privata?

Con Margherita siamo sposati da due anni, lei e' una scrittrice, faremo ancora per un po' i fidanzatini ... poi speriamo di avere dei bambini.

Katharina Bohm

Austriaca, nel film interpreta il ruolo di Livia. E' una delle piu' affermate attrici di lingua tedesca. A lavorato per il cinema, il teatrio e la televisione. Tra il '92 e il '93 la ritroviamo in "Amico mio" di Paolo Poeti e in "A rischi d'amore" di Vittorio Nevano.

Chi e' Livia?

Livia e' un personaggio diverso dal solito, una donna anticonformista. Mi sono riconosciuta abbastanza nel suo carattere. Livia e' un personaggio per certi versi fuori dal tempo, quasi venisse da un'altra epoca ...

Quale genere di film preferisce?

Amo il cinema italiano, perche' solitamente e' una fusione di grab=nde ritmo e di accurata regia, mi piacciono molto i gialli, ma sono letteralmente innamorata dei film di Fellini; come avrei voluto recitare con lui ...

I tuoi attori preferiti?

Tra gli italiani, senza dubbio Kim Rossi Stuart e Anna Galiena

Ti piace il nostro Paese?

Mi reputo una vera italiana di adozione. Adoro la Sicilia che ritrovo in tutta la sua magia nei libri di Camilleri. A Roma ho vissuto un anno e non resisto mai all'idea di tornarci, quando posso.

Quali sono i tuoi hobby?

La musica ... adoro Schubert .

A cosa stai lavorando ora?

Ho molti progetti, ma sono superstiziosa e non amo parlarne, pero' ti posso dire che sto preparando per la TV, "Hot-house di Michael Rowite"

Afef Jnifen

Afef e' tunisina, affermata top-model nel mondo. Ne "Il ladro di merendine", primo episodio del Commissario Montalbano, interpreta il ruolo di una giovane donna delle pulizie di origini nord-africane, di nome Karima.

Come ti sei trovata a lavorare nella fiction-tv?

Benissimo, perche' adoro la televisione. Ha i tempi veloci di lavorazione che mi sono congeniali, ha l'immediatezza che e' propria delle sfilate di moda. Avrei difficolta' a lavorare per il cinema, perche' ha ritmi piu' lunghi, poco adatti al mio carattere un po' frenetico ...

Come e' il personaggio di Karima?

E' una ragazza tenera e indifesa, ma nonostante tutto capace di protezione materna e di dare sicurezza a che le sta intorno.

Sono caratteristiche che ti appartengono?

Mi piacerebbe, in certe cose assomigliarle. Ma lei e' una figura senza difetti; purtroppo e' anche una vittima.

Come ti sei trovata con gli altri del cast?

Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa. E' stato un rapporto bello. Mi ha ioncantato la straordinaria professionalita' del protagonista Luca Zingaretti. Sto aspettando nuove offerte, che mi auguro vengano dall'Italia, qui' sono a casa mia, nel frattempo continuo il mio lavoro di top-model, per il quale sento di essere nata.

Alessia Merz

Alessia deve la sua popolarita a "Non e' la RAI"; ha esordito nel cinema nel 1995 con "I ragazzi della notte" di Jerry Cala'. Ha lavorato in numerosi programmi televisivi (famosa velina di striscia la notizia) ha condotto "Meteore", con Raffaella Carra ha interpretato "Mamma per caso" ed ora nel Commissario Montalbano ha il ruolo di Michela Licalzi, vittima di un omicidio nell'episodio "La voce del Violino".

Alessia te l'aspettavi un film poliziesco?

Ci speravo! Ho sempre amato i gialli, sono felice che Alberto Sironi abbia trasformato il mio sogno in realta'.

Quale altri generi ti appassionano?

I film romantici, le stori d'amore. Forse ti sembreo' ridocola, ma sono quelli che mi commuovono al cinema.

Michela, il tuo personaggio nel Commissario Montalbano che tipo e'?

E' una dona ricca, ambiziosa, forse perfino antipatica. Ma nel corso del film poi rivela altri aspetti del suo carattere e le cose cambiano, il suo personaggio diventa positivo.

Come e' andata con i colleghi?

Ho lavorato bene con tutti. In particola con Luca Zingaretti e' nata una amicizia eccezionale. Alberto Sironi poi, ha fatto di tutto per mettermi a mio agio. Con la sua gentilezza mi ha aiutato a vincere le mie paure e le mie difficolta' sul lavoro.

Il futuro?

"Meteore" tornera' a settembre in TV, poi lavorero' anche ad un film, "Gli inseparabili", con la regia di Michele Laurenti.

Alberto Sironi.

Il regista lombardo Alberto Sironi ha esordito al "Piccolo" di Milano come aiuto di Strehler e di Grassi autore di reportages televisivi, ha diretto, nel 1995, il film per la tv "Il grande Fausto" dedicato alla vita di Fausto Coppi. Nel 1997 ha giarto per "Raidue" lo sceneggiato "Una sola debole voce", tratto dalla sua omonima opera radiofonica.

Sironi, come e' nata l'idea di una serie televisa tratta dai romanzi di Andrea Camilleri?

Ho sempre amato le opere di Camilleri, che tra l'altro mio carissimo amico. Trovo i suoi libri dei veri e propri "romazi visionari", figli del cinema molto piu' della letteratura. non e' mai stato facile, pero' tardurre le parole scritte in immaggini e cio' perche' la parola lascia molto spzio all'immaginazione, mentre il cinema deve isolare un particola e rappresentarlo.

Qual'e' l'aspetto piu' interessante della figura del Commissario Montalbano?

certamente la sua doppia faccia. E' burbero, duro ma possiede una struggente tenerezza ed una elevata moralita'. E', a mio parere, un personaggio assia nuovo nella letteratura italiana, in cui in genere i commissari, sono sempre stati figure poco simpatiche.

Qual'e' il segreto di un buon film poliziesco?

Il segreto e' nell'armonia tra atmosfera e personaggi. L'atmosfera deve contenere una forte tensione drammatica, che lla fine si risolve. Il Commissario deve portare luve nel buio degli eventi.

La Sicilia di Camilleri e' diversa da quella gia' raccontata da altri?

Enormemente diversa. Perche' Camilleri e' l'unico romanziere veramente siciliano.

Carlo Degli Esposti

Come mai avete scelto i gialli di Camilleri?

E' stato un vero colpo di fortuna. Tre anni fa acquistai i diritti dei suoi romanzi, mi aveva colpito la tenacia con cui l'editore Sellerio continuava a pubblicarli. Aveva ragione Sellerio, poco dopo infatti. mi ritrovai fra le mani un vero e proprio patrimonio. Il successo di Camilleri e' divenuto in breve tempo un caso unico: ben 5 volumi dei 12 da lui scritti hano scalato fino alla cima tutte le classifiche di vendita.

Quale scelte produttive hanno caraterizzato la realizzazione de il Commissario Montalbano?

Tutta la fiction e' stat girata in Sicilia, dal vero, in un incrocio di luoghi intorno a Ragusa. Ci e' stata da parte nostra l'intenzione di ricreare lo spirito siociliano, presente nei libri di Camilleri, anche se a costi piu' alti del solito.

E' insolito che un serial si possa definire a alto costo?

Non si tratta di un vero e proprio prodotto ad alto costo, quanto invece di un prodotto che ricerca la qualita', la fedelta' al soggetto di Camilleri e ai suoi personaggi; per questo abbiamo deciso di scritturare attori siciliani. Non e' stato semplice, ma alla fine ci siamo riusciti, a tutto vantaggio, credo, di un racconto intenso e ricco.

Insisterete ancora su Camilleri?

Si almeno fino al 2000. A settembre gireremo sempre in Sicilia altri due suoi gialli. Poi 12 puntate tratte dai 30 racconti di "Un mese con Montalbano", ultimo grande best-seller di Camilleri. Un autore di successo che vanta 2000 di appassionati lettori.

Gente, 05.05.1999






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