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Rassegna stampa - Febbraio 1997

La Sicilia? Un'isola che cambia

E Caruso la racconta in un libro

'Il regno di Federico II ha conformato il carattere nostro, ci ha fatti siciliani nell'orgoglio e italiani nell'aspirazione'. Parole pesanti, soprattutto se chi le dice, e scrive, è un comico che non ride: Pino Caruso la sua Sicilia se l'è sempre portata dentro, in pancia 'nella testa - come dice lui - ma non l'ho ricostruita, anche se non riesco a dimenticarla'. Un peso che come un macigno restava sullo stomaco ogni volta che si superava lo Stretto. L'ha lasciata da giovane, Caruso, quest'isola; ma non da piccolissimo, i colori e gli odori, prima di via Materassai e poi dello Stabile di Catania, se li è cuciti addosso come una doppia, tripla pelle di quelle che ha tirarla via, fa male. Oggi questa sua Sicilia l'ha tirata fuori dalla saccoccia per metterla nero su bianco, in un volume che esce domani nelle librerie siciliane per la Pafpo Editore (pagine 174, lire 28.000). Allora Caruso, siamo al terzo volume; prima gli aforismi e i racconti de 'L'uomo qualunque', poi il noir visto con gli occhi di un bambino de 'I delitti di via della Loggia'.Ma questo 'La Sicilia vista da me' a che serve? 'Ho sentito l'esigenza di scrivere cose che i giornali nazionali non dicono sulla Sicilia: era omertosa e silenziosa, è vero, ma in quattro anni è cambiata, e tanto. Il mio amico, l'attore Massimo Ghini l'ha notato, perché i palermitani no?'. E lei che risposta si è dato? 'Il marito non si accorge se la moglie gli cambia sotto gli occhi. Voglio dire, la realtà di tutti i giorni, e parlo di quella quotidiana fatta di strade, vicoli e chiese, è soggetta a mutamenti minimi, impalpabili, che non si notano se non si sta attenti. Magari se ne accorgeranno tutti tra qualche anno. Faccio un esempio, Palermo è la città dove viene più rispettata la segnaletica. Ride? No, non è che siamo diventati tutti santi, ma qualcosa è cambiato'. Quattro anni per diventare una città europea. Sono parole che dice anche qualcun altro... 'Ma è vero, e non perché sono stato candidato per la Rete. Prendiamo la cultura: quello che è avvenuto a Palermo negli ultimi tre anni, non si è avuto nel resto d'Italia. Mi citi un'altra città dove in estate ci sono tante manifestazioni'. Il suo libro è idealmente diviso in due parti, la Sicilia vista dagli altri e aborrita da Caruso, condita di mafia, Beati Paoli, Stato assente e Stato connivente; e quella che invece Caruso si è portata appresso, insieme alle panelle. 'E ai cannoli. Soltanto che io mi faccio preparare la scorza e la ricotta a parte, e quando arrivo a Roma li riempio, così non si "ammollano". Comunque è vero, il libro è diviso in due, come il sesso, metà è serio e metà no'. Andiamo alla seconda parte, quella delle 'pupacene', della giuggiulena, che odora di zafferano e cannella. Ci sono dentro anche tanti Pedru Fudduni, in questa Sicilia del ricordo, e tra tutti, ecco Franco Franchi. 'La gente attribuiva la "carica" di Pedru Fudduni a tutti quei personaggi che nella vita facevano qualcosa di strano, anche Franco Franchi era tra loro, e non lo sapeva. Pedru è stato il jolly, la "matta" delle carte. Con Franco Franchi ho lavorato una sola volta, sul palcoscenico del Teatro di Verdura: ci siamo alternati a dir battute per due ore, poi ha iniziato a piovere. E la gente restava lì, non se ne voleva andare, ci incitava ad andare avanti'. Libri a parte, lei è un attore. Progetti, programmi, idee, sogni? 'Mi sono ritagliato un ruolo interessante all'interno del nuovo film di Rocco Mortellitti, "La strategia della maschera". È un titolo ancora provvisorio per un lungometraggio che stiamo girando in questi giorni a Roma, partendo da un'idea di Andrea Camilleri . Si svolge tra la capitale e Kamarina, in provincia di Ragusa, dove la troupe arriverà ai primi di gennaio: è la storia di un vecchio e ricco signore, che interpreta lo stesso Camilleri, che si occupa d'arte e ritrova, durante uno scavo, alcune maschere greche. Si rende presto conto che dovevano far parte di un insieme più grosso, che qualcuno ha profanato. Il vero protagonista del film è il nipote dell'archeologo (lo stesso regista) che si improvvisa detective e con l'aiuto di un avvocato romano, che poi sarei io, e di uno zio astronauta costretto su una sedia a rotelle (Pino Micol) ricostruisce la storia. C'è anche Simona Marchini nel ruolo molto bello di un'assistente sociale'. E i sogni? 'Quelli me li tengo dentro, con i cannoli...'.

Simonetta Trovato Giornale di Sicilia, 11.02.1997






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