S’arrisbigliò che erano appena le sei e mezza del matino, arriposato, frisco, e perfettamenti
lucito di testa.
Si susì, annò a rapriri le persiane, taliò fora. (Incipit pubblicato su
La Repubblica (ed. di Palermo), 18.10.2012)
Era stata ’na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na
giustificazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo. No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se
aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna.
In un supermercato di Vigàta viene commesso un furto, nella notte è stato sottratto l’incasso - una
grossa somma - ma non ci sono segni di effrazione. Il direttore Borsellino appare un po’ frastornato, si sente
chiamato in causa dalle domande di Augello e Montalbano, in una parola ha paura. Il giorno seguente Borsellino
è morto, impiccato nel suo ufficio. Suicidio? Il dottor Pasquano ha qualche dubbio; cosa si nasconde dietro quel
furto? E cosa ha taciuto il direttore? Nel frattempo in un appartamento di Vigàta viene trovato il cadavere di una
ragazza. È stata accoltellata, a denunziare l’omicidio il convivente, Giovanni Strangio, che però ha un alibi di
ferro. I due fatti criminosi sfiorano i nomi di due potenti: l’onorevole Mongibello, amministratore della società
proprietaria del supermercato, e Michele Strangio, presidente della Provincia, padre di Giovanni.
Come sempre
nei gialli di Camilleri due storie si rincorrono, si incrociano, si separano e poi tornano a intrecciarsi. E Montalbano
questa volta si trova a giocare duro: stretto da un lato dai superiori che dicono e non dicono, dall’altro dal giudice
che non la vede come lui, infine dall’opinione pubblica guidata da Televigàta, decide di intervenire in prima
persona gettando a mare problemi di coscienza e sensi di colpa. E il quadro improvvisamente si ricompone
e appare in tutta la sua scomoda verità.
Nota Questo romanzo è stato scritto diversi anni fa. Quindi il lettore attento che noterà crisi di
vecchiaia più o meno accentuate, liti con Livia più o meno contestualizzate e via di questo passo
non se la pigli con l'autore ma con le segrete alchimie dei piani editoriali. Nomi di personaggi
e di società, situazioni, ambienti, sono frutto della mia fantasia. E questo va detto a scanso
d'equivoci. A. C.
Tutto congiura perché Montalbano prenda atto del proprio compleanno e, bravando e brontolando, si lasci ferire dalla ruvida evidenza dei suoi cinquantotto anni. Soliloquista e monologatore, il commissario di Vigàta scivola talvolta in una dimensione immaginativa di minacciosa intensità, ma sa come governare la giostra che il mondo gli fa intorno e deludere i toni di urgenza e le intimazioni di resa. Nuovi accidenti e strani, vili crudeltà e ampie atrocità, messinscene squallide o di fastosa turpitudine, si incastrano capziosamente in un gioco di scatole cinesi irto di replicazioni. Tutto comincia con il furto degli incassi in un supermercato. Seguono a valanga, come per una reazione a catena, delitti di crescente impatto. Il medico legale, Pasquano, ha il suo da fare fra tanto aroma di sangue. È burbero come sempre, nei suoi larghi giri di indisponenza; ma è cauteloso come mai. Si fiuta aria d’intimidazione tutt’attorno. Si intuisce un disegno criminale guidato, con mano di ghiaccio e cinica impudicizia, lungo la zona d’ombra nella quale il potere politico convive e si confonde con quello del malaffare e della mafia: non senza i dimenamenti, le scorrettezze o le connivenze, più o meno attive, persino di alcune autorità preposte al rispetto della legge. Lo stesso Montalbano, che è un rigoroso supervisore di dettagli e ha esatta intuizione scenica, è indotto a una cordialità cauta con i superiori ipocriti e pelosamente prudenti. Padroneggia più trucchi e oppone falsità a falsità, con qualche geniale furfantaggine.
Si imbatte in un sogno, Montalbano, che gli è rimasto attaccato alle palpebre. La sua devozione cinematografica vi riconosce lo spezzone di un film di Brian De Palma con le atmosfere thrilling della Chicago corrotta e violenta di Al Capone. Il film è il remake di un serial televisivo. Il sogno è un remake di secondo grado, che fa il verso al citazionismo del regista (e dello stesso Camilleri, che intitola il romanzo con il rivolgimento parodico della serenata napoletana Voce ’e notte). Montalbano è come l’agente governativo del film. Ha anche lui una squadra di tre poliziotti «intoccabili» che lavorano d’intesa. Della squadra, insieme a Fazio con il suo portatile archivio genealogico, e ad Augello, zelante quanto suscettibile, fa parte a pieno titolo il telefonista Catarella: l’elettrizzato folletto della scienza tecnologica messa al servizio delle indagini, cui non nuocciono esilaranti frappa menti e sfracelli linguistici.
Montalbano non trattiene lo sdegno davanti alla Chicago di Al Capone, che dilaga in terra italica. Fa sua l’irritata impazienza di Cicerone contro Catilina. E rimodula in vigatese l’antica requisitoria latina: «In quale parte del mondo ci troviamo? Quale governo abbiamo? In quale città viviamo?».
Salvatore Silvano Nigro
Andrea Camilleri, insieme ad Antonio Manzini, presenta
Una voce di notte (Più libri più liberi,
Roma, 9.12.2012)
Prezzo
€ 10,00 (*)
Pagine
269
Data di pubblicazione
30 aprile 2024
Editore
Sellerio
Collana
ECO della Memoria
(*) “ECO della Memoria” è stata un’operazione ecologica che ha previsto la riproposizione, solo in libreria e fino ad esaurimento scorte, di diversi titoli della collana “La memoria” con una diversa copertina, a un prezzo speciale di 10 € se acquistati in coppia con un altro volume della stessa collana.