Il teatro al Sud è un'impresa troppo ardua. Per fare teatro, diceva Goethe, «bastano due assi e una passione». Forse alla corte di Weimar. Ma da queste parti...
Ogni sera un'avventura. Per fortuna avevo Andrea Camilleri, regista stabile, grande mediatore, pronto a smussare gli spigoli che non mancano mai tra la gente di teatro: inquieti personaggi in cerca d'autore.
L'opera
Questo libro racconta storie di trulli. Un sillabario di piccole storie vere tra paesi e campagne in Valle d’Itria dove sono vive le orme del «popolo di formiche» che qui ha creato la magia dei trulli. Ogni lettera dell’alfabeto un racconto. Briganti, baroni, contadini: un intreccio di ricordi e di fatti colti dal vivo con le passioni e i costumi di una civiltà che resiste alle invasioni barbariche del turismo senz’anima. L’autore è testimone fedele della sua Puglia, un Sud diverso dal solito cliché, ricco di contraddizioni e di luci, mai rassegnato e piagnone, aperto sempre al mare della vita.
I lettori
Il libro è rivolto ai lettori appassionati di storia locale. Tutti gli amanti della Puglia, una regione che riscuote sempre più successo a livello turistico, troveranno in questo libro racconti curiosi, ideali compagni di viaggio.
Camilleri ricorda il suo trullo
Ho passato un bel pomeriggio romano a casa di Andrea Camilleri, al quarto piano in via Asiago, quartiere Prati. Casa di scrittore, pareti tappezzate di libri, due poltrone e una piccola scrivania.
Erano anni che non ci vedevamo. Molti anni. "È mostruoso perdersi di vista
per tanto tempo", mi ha detto abbracciandomi. Ci eravamo conosciuti quando
dirigevo il Teatro stabile di Puglia. Venne a Bari a lavorare da regista per due
stagioni. Era stato assistente di Orazio Costa all'Accademia nazionale d'arte
drammatica. Con il suo maestro lavorò alla messinscena di "Assassinio nella
cattedrale" con Salvo Randone protagonista.
Venne l'estate e mi chiese di trovargli un trullo: un trullo sulla collina,
in Valle d'Itria, in una contrada tra Locorotondo e Alberobello. Tre coni, un
piccolo frutteto, il boschetto vicino, la casa dei contadini con l'orto. In
quella "reggia" visse felice la sua luna di miele con la compagna della sua
vita. Erano lontani gli anni della sua grande invenzione: il Commissario
Montalbano.
Abbiamo parlato di tutto. Poi gli ho lasciato la prima bozza del mio libro.
Dopo qualche giorno mi ha inviato questo pensiero sul trullo:
Il fatto sorprendente di abitare un trullo è che questo ti impone una
nuova visione del mondo.
Dentro un trullo non esistono spigoli, esiste la circolarità. Te ne
accorgi solo quando ci sei dentro. Lo sguardo che i muri determinano ti obbliga
a pensieri circolari e questo, in circostanze normali, accade raramente. Il
nostro sguardo incontra di continuo spigoli, triangoli, punte che interrompono
la visione e quindi l'osservazione. I nostri pensieri sono quindi costretti a
"stare" dentro linee interrotte. Nella visione interna del trullo, invece, il
coordinamento del pensiero scorre in modo assai più fluido soprattutto nel caso
di un'invenzione narrativa o poetica. Ecco, se penso al trullo penso
immediatamente alla circolarità del pensiero nel trullo.
Solo lui poteva scriverlo, lui che da giovane il trullo l'ha vissuto. E ha
pensato qualcosa di assolutamente inedito nella cultura del trullo: la
circolarità del pensiero, condizione narrativa e poetica.
Grazie, Andrea.