Si capisce, leggendo Camilleri, che il suo piacere letterario maggiore,
raccontando vicende della provincia siciliana (fatti veri su cui trama
e ordisce la finzione, e quindi in sé semplici se non fossero intricate
dall'essere appunto siciliane), è quello di riportare il dialogo vivo.
È un piacere che si comunica immediatamente al lettore, per la particolare forza comica dell'arte di Camilleri; ma assieme al piacere, poiché
il linguaggio è la casa dell'essere, e con la stessa forza e immediatezza
si comunica una specie di nucleo di verità dell'essere siciliano.
L'iperbole e il paradosso della battuta, cui corrispondono l'amara
coscienza dell'assurdo in cui siamo e il dolore sordo dell'immutabilità
di questa condizione. Camilleri inventa poco delle vicende che trasforma sulla pagina in
vorticosi caroselli di persone e fatti - qui il fatto vero, conosciuto dalla
celebre Inchiesta sulla condizioni della Sicilia del 1875-76, è il
susseguirsi di intrighi, delitti e tumulti seguiti alla incomprensibile
determinazione del prefetto di Caltanissetta, il toscano Bortuzzi, di
inaugurare il teatro di Caltanissetta con una sconosciuta opera lirica,
Il birraio di Preston.
E anche in questo attenersi al fondo di verità storica c'è probabilmente
un senso preciso: in Sicilia non serve attendere che la storia si ripeta
per avere la farsa.
La storia, per i siciliani, si presenta subito, al suo primo apparire,
con la smorfia violenta e assurda della farsa.
Nota
L'Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876), che non è quella di Franchetti e Sonnino, ma quella parlamentare, venne pubblicata dall'editore Cappelli di Bologna nel 1969 e subito si rivelò per me una vera miniera. Da domande, risposte, osservazioni, battute contenute tra le centinaia e centinaia di pagine sono nati il romanzo
La stagione della caccia e il saggio La bolla di componenda.
Questo nuovo romanzo allunga il debito. Nell'udienza del 24 dicembre 1875 viene ascoltato il giornalista Giovanni Mulè Bertolo per sapere qual è l'atteggiamento della popolazione di Caltanissetta e provincia nei riguardi della politica governativa. Il giornalista dice, a un certo momento, che le cose sono mutate in meglio dal giorno dell'allontanamento del prefetto, il fiorentino Fortuzzi, che si era reso particolarmente inviso alla popolazione («Fortuzzi voleva studiare la Sicilia attraverso le figurine incise nei libri. Se un libro non aveva figure, non aveva importanza... Stava sempre chiuso fra quattro mura, avvicinato soltanto da tre o quattro individui a cui s'ispirava»).
Il carico da undici Fortuzzi ce lo mise il giorno in cui, dovendo si inaugurare il nuovo teatro di Caltanissetta, impose che l'opera da rappresentare fosse
Il birraio di Preston («Voleva imporre anche la musica a noi barbari di questa città! E con il nostro denaro» esclama sdegnato Giovanni Mulè Bertolo). Ci riuscì, malgrado l'opposizione delle autorità locali e il bello è che non si è mai saputo il perché di questo suo intestardirsi sul Birraio. Naturalmente durante la rappresentazione accaddero numerosi incidenti, un impiegato postale che disapprovava vistosamente venne il giorno appresso trasferito («dovette abbandonare il posto perché non aveva che 700 lire all'anno di stipendio e non poteva allontanarsi da Caltanissetta»), i cantanti furono subissati da fischi.
A un certo momento dovette accadere qualcosa di più serio, perché, dice sempre il giornalista, «entrarono in teatro militi a cavallo, truppa con le armi». Ma a questo punto i membri della commissione preferiscono glissare e passano ad altro argomento.
La storia, sia pure cosi scarnamente accennata nella deposizione, mi pigliò e cominciai a travagliarci sopra. Ne è venuto fuori questo romanzo, che è tutto inventato, a parte, naturalmente, lo spunto iniziale.
Debbo ringraziare Dirk Karsten van den Berg per essere riuscito a procurarmi libretto e partitura del Birraio.
Dedico ad Alessandra, ad Arianna e a Francesco questa storia che leggeranno quando saranno grandi risentendo, lo spero, la voce del loro nonno.
A. C.
Per la rubrica Scrittori da marciapiede di Videosapere del 1996 un Andrea Camilleri
che in quel periodo comincia a farsi conoscere come scrittore intervista per strada alcuni
passanti: l'intento è quello di interrogarli sui loro gusti letterari per verificare se il suo
libro Il birraio di Preston li possa interessare.
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