Il progetto include un documentario per la televisione
e un racconto scritto da Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli,
Acqua in bocca (minimum fax).
L´oggetto del documentario è principalmente una jam session letteraria fra Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli,
ripresi durante la creazione di un racconto "a quattro mani", da qui il titolo del progetto.
I due scrittori mostrano come creano le loro
opere e da dove attingono gli spunti che arricchiscono le rispettive letterature, la
Sicilia per Camilleri e l´Emilia-Romagna per Lucarelli.
Il documentario è stato realizzato tra Agrigento, Palermo, Roma e in Emilia Romagna.
I brani riportati di seguito sono stati pubblicati su
ttl del 24.6.2006
LE REGOLE DEL DELITTO
In anteprima brani dal documentario: un dialogo tra Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli sul mestiere di scrittore e il romanzo giallo
I brani che seguono sono tratti da A quattro manidi Matteo Raffaelli, «un ritratto di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli durante la creazione di un’opera letteraria a quattro mani»: un film-documentario nato da un'idea di Daniele Di Gennaro e prodotto da Rosita Bonanno per minimum fax media.
Dall’esperienza del documentario sta nascendo un «romanzo epistolare», costruito sul carteggio-partita a scacchi fra i due scrittori-investigatori, che sarà pubblicato nel 2007 da minimum fax.
COME COMINCIARE
Lucarelli: «Hai la consapevolezza che diventerai uno scrittore di gialli la volta in cui capisci che per interessare i genitori non ti siedi e dici: “oggi la maestra ha fatto questo e questo”, ma ti siedi e dici: “non immaginerete mai cosa ha fatto la maestra oggi”. E i genitori si bloccano: “Cosa ha fatto?”. E se sei un vero giallista non dici niente. Ti fermi, e ti versi un bicchier d'acqua. I genitori sempre più preoccupati: “Cos’ha fatto?!?”. E allora racconti che la maestra ha fatto quello che la maestra di solito fa i tutti giorni.
Questo è il giallista.
Cominci a scrivere perché hai in testa una storia e questa storia non te la sta raccontando nessuno. Io ho cominciato a scrivere esattamente per questo motivo, Avevo in mente una storia, una specie di viaggio epico di tre persone alla ricerca di qualcosa in paesi sconosciuti, una specie di polpettone di avventura. Ero un ragazzino, avevo tredici anni, avevo una gran voglia un pomeriggio di domenica, non avevo niente da fare, di questa cosa qua.
Se avessi trovato un romanzo un film un fumetto che me l’avessero raccontata probabilmente mi sarei spento per un altro po’. Il fatto è che non c’era.
Come faccio ad avere questa storia qui? Me la racconto da solo. L’unico modo per fare questo era mettermi lì con la penna e scrivermela».
Camilleri: «Io trovo dei documenti che dimostrano che nella torre di Carlo V in una notte del 1848 vengono ammazzate 114 persone, non solo ma trovo gli atti di decesso di 114 persone in una notte. Trovo altri documenti e un giorno dico a Leonardo Sciascia: “Leonardo perché non vieni a pigliare un caffè a casa mia a Roma?".
Leonardo viene. “Leona’ perché non scrivi questo che mi sembra un libretto meraviglioso per la Sellerio? Ti do ‘sti documenti scrivili”.
Dopo una ventina di giorni, torna, “Mi posso prendere un altro caffè a casa tua? Senti Cammellè - perché lui mi chiamava sempre Cammellè - perché vuoi che lo scriva io questo libro?”. “Perché io come la sai scrivere tu non lo saprei scrivere mai”. “Ma perché lo vuoi scrivere come lo scriverei io? Scrivilo come lo sai scrivere tu. Io ne farei un libello, mentre tu no”. “E poi chi me lo pubblica? Sarà un affarino da 60 pagine”.
“Non ti preoccupare ti presento Elvira Sellerio” E io scrissi questo libretto che si chiamava La strage dimenticata. E Garzanti mi rimproverò: “Camilleri perché hai pubblicato con la Sellerio?”.
“Sa Livio, perché è un libro di argomento siciliano”. “Perché gli altri libri erano di argomento ungherese?”.
DOBBIAMO MERAVIGLIARE
Lucarelli: «Il romanzo giallo non diciamo che ha delle regole, perché tutti gli anni esce fuori uno scrittore di gialli che dà le sue dieci regole che contraddicono le altre dieci dell’anno prima. Non parliamo di regole, diciamo che ha una grammatica.
Ha una grammatica ben precisa che è una grammatica narrativa, cioè racconti le cose in un certo modo, ottenendo certi effetti, e alla fine tutto quello che racconti deve tornare in un certo modo. All’interno a questa grammatica devi fare quella cosa che è tipica dello scrittore, che è meravigliare. Devo, all’interno
di questa grammatica, trovare un mio spazio, questo vuol dire che devo romperla scardinarla, rifarla, trovarne le contraddizioni, e riscriverla. Questa cosa si chiama sperimentare. Allora il romanzo poliziesco, il giallo, che viene sempre considerato ingessato, in realtà è un romanzo sperimentale, fisiologicamente, per
natura, se no non funzionano le cose che scrivi».
Camilleri: «Negli ultimi trent’anni il giallo considera il delitto un elemento scatenante, ma non determinante ai fini del racconto. Oggi non è tanto il chi ha ucciso che interessa in un romanzo giallo, ma il perché è stato ucciso. Questo perché è stato ucciso uno, fa sì che si esca dal romanzo giallo, dallo schema trito del giallo, per diventare un romanzo qualsiasi, senza possibilità di catalogazione, poiché tutto il contesto, vale a dire il perché, diventa alla pari con l’elemento scatenante».
NON SERVIAMO A NULLA
Camilleri: «Non credo che la letteratura serva a nulla, nel modo più assoluto, è una necessità di racconto mia, di raccontare qualche cosa che, per dieci minuti, possa divertire gli altri, interessare, ma non oltre questo tempo. L’altro giorno l’Unità ha scritto un articolo in cui si chiede se Camilleri sopravviverà, a parte che Camilleri a questa frase si stringe furiosamente i cabbasisi, come direbbe Montalbano, a Camilleri non gliene frega niente se sopravvive nei suoi romanzi, sono domande che lascio agli altri, i quali pensano che la letteratura continuando nel tempo possa servire a qualche cosa di diverso, se non a essere letteratura alta, importante, ma lì ti fermi.
Chi va a leggere Delitto e Castigo è predestinato a leggere Delitto e castigo. Ciò a dire che la letteratura non riguarda l’uomo, riguarda una minuscola particella dell’umanità.
Non è che Delitto e castigo letto al popolo modifica il popolo, non modifica nulla. Il lettore sceglie un libro come sceglie una donna o un amico, è lo stesso tipo di rapporto».
Lucarelli: «Io cerco quello che diceva Hemingway, spero di scrivere il meglio e più onestamente possibile, finché vivrò e spero di vivere per sempre. Io cerco sempre una storia nuova da raccontare, che sia la più bella storia che mi sia venuta in mente, con parole più belle di cui dispongo, nel miglior modo che conosco».
A QUATTRO MANI
Un documentario di creazione che si immerge nei colori del giallo e del noir mettendo faccia a faccia due maestri della letteratura di genere contemporanea: Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli: è nato così A quattro mani di Matteo Raffaelli.
Il confronto serrato fra i due scrittori, provocati a vicenda dal regista-interlocutore in un serrato e confidenzialissimo scambio, fa risalire entrambi lungo il percorso della loro scrittura, il background cinematografico, musicale e letterario, l’ambiente familiare e l’Italia nella quale hanno cominciato a vivere e a scrivere a 40 anni di distanza l’uno dall’altro.
Dal loro dialogo emerge un percorso di lettura e di visione, un «corso di scrittura», uno spettacolo di battute e riflessioni sul nostro tempo, uno show fatto da due persone che per vicende diverse di esperienza diretta conoscono profondamente lo strumento televisivo e i suoi tempi.
I luoghi delle loro storie, la Sicilia di Porto Empedocle e l'Emilia, si intrecciano come teatri del loro racconto e fanno da sfondo a una «jam session narrativa» dove sia Montalbano che Grazia Negro, i due personaggi più amati dai loro lettori, si trovano di fronte allo stesso delitto, in Toscana, guarda caso
ospiti delle due case di campagna degli stessi protagonisti secondari, Camilleri e Lucarelli. I due scrittori scrivono così una storia a quattro mani, dove i due immaginano e guidano tutte le mosse che i protagonisti dei loro romanzi metterebbero in atto di fronte a un cadavere trovato in terra con dei pesci rossi asfissiati sul pavimento.
Così il documentario «trasmette » insieme la psicologia dei personaggi e dei loro autori, e insieme l’affiatamento di due scrittori che per classe e simpatia entrano dritti nel cuore dello spettatore.
Cronache di un'anteprima
di Franco
Ore 18:30, 2006, il 27 giugno.
Le parole di Papageno sulla musica di Mozart accompagnano i titoli di testa e il viaggio di un pizzino che parte da una pasticceria di Palermo per arrivare sulla scrivania di Lucarelli.
Nascosto dentro un cannolo.
Dal punto di vista spettacolare questa è la trovata migliore di tutti i 55 minuti della produzione.
Come fan del CFC non ho niente da recriminare.
E' sempre una grande emozione ammirare il nostro Sommo, sentirlo parlare e leggere passi da alcune opere: il "Cane", il "Birraio" (pur sui gorgheggi della Regina della Notte).
Se amate Camilleri non resterete delusi.
Vi invito quindi a non mancare all'appuntamento quando, nel prossimo autunno, il documentario sarà trasmesso in TV.
Sui contenuti non vorrei aggiungere altro per evitare di sciupare la sorpresa e il piacere della "prima" televisiva pubblica. E anche perchè, chi proprio volesse, può trovare un certo numero di episodi fedelmente trascritti in TuttoLibri (La Stampa) del 24 giugno 2006.
Se ne riparlerà in questa sede, presumo, a tempo debito.
Vorrei riportare invece alcune cronache della presentazione del documentario, che ha visto protagonisti Daniele De Gennaro, ideatore, Matteo Raffaelli, regista, e Carlo Lucarelli con i suoi occhioni (noir) da bambinone contento, soprattutto quando ti insinua oscuri sospetti e tenebrose inquietudini. Patàca!
All'interno dei recinti dell'antico Macello di Bologna, elegantemente ristrutturato per ospitare dal 2003 la straordiaria Cineteca, la sala Auguste Lumière, detta sbrigativamente Lumière 1 - il 2 sta per Louis, ça va sans dire - accoglie nella sua fresca penombra una cinquantina di persone. Accoglie anche il diligato fradicio, appena sbarcato da un Eurostar che da Milano è riuscito ad accumulare più di mezz'ora di ritardo.
Sarà per via che l'universo si espande...
Il documentario viene presentato nella rassegna "Invasioni di campo" - sconfinamento fra letteratura e cinema.
Non si può negare che i due autori abbiano "sconfinato" un bel po', anche clamorosamente.
La platea palpita di motivate aspettative: "Un ritratto di Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli durante la creazione di un'opera letteraria a quattro mani" assicura il programma.
Come si incontreranno due mondi distanti quanto l'Italia in tutta la sua lunghezza, due generazioni distanti una quarantina d'anni, e due stature?
Li vedremo lavorare insieme?
Come conciliare un approccio tecnico-sperimentale con uno filosofico-teatrale?
L'ideatore e il regista presentano in apertura minimum fax, editore di Roma che ha affiancato ai libri una sezione "media" per i progetti audiovisivi, di cui questa è un'occasione esemplare.
"Viaggio nell'immaginazione, nella giornata, nell'urgenza di entrambi" sintetizza incisivo il De Gennaro.
Il documentario "è stato visto come una jam session narrativa" gongola il regista vagamente capellone, citando il TuttoLibri come se fosse il conferimento di un dottorato.
"La preparazione del documentario ha portato all'idea del libro" rivelano, mentre la platea va col pensiero alla classifica delle vendite del prossimo Natale.
Finalmente passano la parola al patàca con la domanda che, ammettiamolo, ci aveva sempre arrovellato:
"Che cosa invidi a Camilleri, e che cosa Lui ti ruberebbe?".
La platea pensa subito a clausole contrattuali da capogiro, mentre Lucarelli la prende da molto lontano.
"Siamo diversi: uno guarda a Simenon l'altro a Ellroy".
Ma in fondo il risultato del confronto porta a due mondi molto simili.
"Si possono vedere come due capi di uno stesso filo".
"Condividiamo lo stesso immaginario: per esempio gli sceneggiati che io ammiravo in tv e che lui realizzava".
"Entrambi interpretiamo le inquietudini della realtà che ci circonda attraverso il noir".
Inoltre per Lucarelli il modello di ambiente immaginario creato dagli scrittori emilianoromagnoli non ha niente da invidiare ad altri modelli, come sfondo credibile per il noir.
Ciò premesso, "una cosa veramente invidio a Camilleri: il lavoro sul linguaggio. Lui ha in mano una lingua forte. Noi abbiamo la parlata del gergo cittadino".
La platea concorda: sul linguaggio non c'è storia (... ma solo sul linguaggio?).
Risposta numero due:
"Cosa potrebbe invidiarci Camilleri? Non lo so, non mi viene in mente nulla".
Neanche alla platea.
Ultima domanda: "Lo schermo dà una mano alla letteratura?".
Ultima risposta: "No. Lo schermo, se mai, può alimentare l'immaginario degli scrittori, ci può essere uno scambio tra i linguaggi, ma non un soccorso del cinema o della Tv verso la scrittura".
"Piuttosto vedo il rischio opposto: le censure narrative imposte dal linguaggio del cinema e della Tv possono far appiattire la scrittura sui moduli audiovisivi".
"E' un vero danno per la scrittura realizzare male la versione filmata di un buon romanzo di successo".
Concludono annunciando la programmazione del documentario sugli schermi di Rai Tre in autunno, come se fosse stata chissà quale ardua conquista.
Tutta la platea pensa: "Vi piace vincere facile?".
Parte il filmato.
"Mozart ?"
...
"che c'azzecca ?"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"Bologna nella nebbia!"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"filmati d'epoca (non per niente siamo in cineteca!)"
...
"ma quando si incontrano?"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"Bologna vista dalla cima delle Due Torri, geniale!"
...
"quando inizia la jam session?"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"è gia iniziata !?!"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"dov'è Grazia Negro?"
...
"primo piano del Sommo, davanti alla libreria di casa!"
...
"mi sono perso Zingaretti ?"
...
"mi sono perso ?"