Da uno dei romanzi di Corrado Augias con protagonista l'ex poliziotto e playboy Giovanni Sperelli.
Qui Sperelli indaga
sull'assassinio di una modella di pittori nella Roma del 1911. Indaga, indaga, scopre
che non è un comune delitto passionale, ma c'è sotto una grossa trama politica (sta per
scoppiare la guerra fra Italia e Libia).
La trama del romanzo
Roma, 1911. La capitale è in festa per celebrare i cinquant'anni del Regno d'Italia. Tra
l'inaugurazione di una mostra, la costruzione di arditi viadotti e le celebrazioni in pompa
magna, il governo Giolitti si prepara alla poco gloriosa impresa di Libia con la quale spera
di inserirsi nel "concerto" delle grandi nazioni europee. In questo scenario, un banale
omicidio può rivelare un caso di spionaggio internazionale dai risvolti inaspettati in
cui, tra gli intrighi di un quartiere residenziale, si muovono personaggi misteriosi. Primo
romanzo di una trilogia italiana di spy stories (Quel treno da Vienna, Il fazzoletto azzurro,
L'ultima primavera) il cui protagonista è nientemeno che Giovanni Sperelli - fratellastro del dannunziano Andrea
- commissario di pubblica sicurezza alle prese
con rischi mortali.
Andrea Camilleri sul set con Jean Rochefort (foto Fondo Andrea Camilleri)
La strategia della phoné
di Domenico Moretti
Curioso come Andrea Camilleri si sia ritagliato uno spazio così ridotto per ciò che concerne l'aspetto attoriale. Seguendo l'ordine cronologico, il primo film in cui Camilleri recita è un prodotto televisivo: Quel treno da Vienna (1989) di Duccio Tessari. È il primo titolo di una miniserie, Guerra di spie (gli altri due sono rispettivamente Il fazzoletto azzurro e L'ultima primavera), tutti andati in onda su Raidue alle ore 20,30, una volta alla settimana. Tratti dagli omonimi romanzi spionistici di Corrado Augias, i tre film vedono per protagonista Giovanni Sperelli (Jean Rochefort), ex commissario di polizia, fratello immaginario del più celebre Andrea di Il piacere di Gabriele D'Annunzio. Quel treno da Vienna è ambientato in piena Belle époque. Nel 1911, a cinquant'anni dal raggiungimento dell'Unità d'Italia, i politici della penisola vogliono conquistare la Libia per farne una colonia. In questo scenario storico il maresciallo Marchisio (Felice Andreasi), piemontese in servizio a Roma, indaga sulla morte di Amelia Battiferri, uccisa dopo essere stata sodomizzata. Ostacolato da tutte le alte cariche dello Stato, Marchisio decide di andare fino in fondo e, in questa sua impresa, viene aiutato dall'ex commissario dandy Giovanni Sperelli. Andrea Camilleri appare dopo circa 18 minuti scarsi e interpreta un ambiguo e untuoso capo della Polizia, Salvatore Caramelo. Le apparizioni del "neo-attore" sono in tutto cinque e hanno una struttura fissa e immutabile, tranne che nell'epilogo. La migliore è la prima. Un'enorme stanza ministeriale. Scura, vi filtrano pochi raggi di luce. Giovanni Sperelli entra in questo luogo con un certo fastidio. E nell'oscurità, prima di vederlo fisicamente, ascoltiamo la voce - ormai a noi posteri notissima e inconfondibile - di Camilleri. Una phoné rauca ma profonda, in cui i suoni sembrano provenire da una regione antica. Poi, piano piano, appare Salvatore Caramelo: seduto, tranquillo, enigmatico, come un esperto entomologo controlla e ispeziona i movimenti, le reazioni di Giovanni Sperelli. Quando quest'ultimo s'innervosisce, il capo della Polizia con tutta calma risponde, scandendo bene delle parole che sembrano uscite da un romanzo di Sciascia: «Io sono un umile servitore di quello che vince». Il corpo di Salvatore non si muove mai, sembra essere un tutt'uno con la sedia e l'enorme scrivania. Anzi, appare un oggetto tra gli oggetti. L'unico elemento che lo differenzia dalle altre cose della stanza è che parla e che mangia.
Questo primo incontro si riproporrà con poche varianti altre tre volte: stessa stanza, stessa posizione e stessi interpreti (il capo della Polizia perennemente seduto, Sperelli in movimento per contenere un nervosismo e un disagio mal celati). Tranne l'epilogo, quando cioè viene smascherato l'assassino, Douglas (Leo Gullotta), un agente del controspionaggio turco. Solo in quel caso il capo della Polizia dovrà recarsi sul luogo e svolgere i convenevoli di rito. Ma anche in questa occasione il suo corpo e i suoi movimenti sono sempre estremamente rallentati, probabili prolungamenti di quella stanza ministeriale impolverata: troppo grande per contenere un uomo solo, troppo piccola e vuota per nascondere i tanti segreti di Stato.
(Il brano qui riportato è tratto dall'articolo pubblicato in
Camilleri secondo Camilleri)